LA PRIMA GIALLA È ANCORA DI CANCELLARA
Lo svizzero conquista per la quarta volta la prima leadership del Tour de France, imponendosi nel prologo di Rotterdam con 10’’ su Tony Martin, a lungo al comando, e 20’’ su David Millar. Migliore dei big Lance Armstrong, che rende 22’’ all’elvetico, guadagnandone però 5 su Alberto Contador. Distacchi significativi, fra i favoriti, per Sastre, Basso, Menchov, Wiggins, Vande Velde e i fratelli Schleck, che pagano fra i 32 e i 47 secondi nei confronti del texano.
Foto copertina: Fabian Cancellara veste la prima maglia gialla del Tour 2010 (foto Roberto Bettini)
È stato un prologo segnato dalla pioggia quello che ha aperto, per le vie di Rotterdam, il Tour de France 2010. Una pioggia che ha risparmiato (o quasi) solamente i primi e gli ultimi a partire, condizionando invece, in misura maggiore o minore, gran parte dei protagonisti attesi, specie quelli scattati nell’intervallo compreso fra la prova di Tony Martin e quelle di Armstrong, Cancellara e Contador. Alla fine, le condizioni climatiche non hanno comunque impedito che a vincere fosse il favorito numero uno della vigilia, nonché quasi certamente il cronoman più forte del lotto, quel Fabian Cancellara che ha aperto con una vittoria la Grande Boucle come sempre accaduto, dal 2004 in poi, quando il Grand Départ si è tenuto fuori dai confini francesi (Liegi 2004, Londra 2007, Monaco 2009). L’elvetico, ultimo fra gli specialisti a prendere il via – escluso Contador, da tenere sempre e comunque in considerazione -, ha spezzato in extremis, per 10’’, il sogno di Tony Martin, 25enne di Cottbus che è andato vicino a regalare alla Germania un’altra grande soddisfazione sportiva, ad un paio d’ore scarse dal 4-0 rifilato all’Argentina nei quarti di finale del Mondiale sudafricano, occupando la vetta della graduatoria per un paio d’ore.
Il tedesco era stato fra i pochi nomi di richiamo a partire relativamente presto, scelta rivelatasi poi azzeccata, alla luce dell’acqua che le nuvole olandesi hanno riversato sul tracciato poco dopo. Come lui avevano fatto – fra i grandi – solamente Levi Leipheimer, alla fine 7° a 28’’ dal vincitore, e Alexander Vinokourov (38’’ il suo passivo al termine della prova). Meno fruttuosa è stata invece la via di mezzo per cui hanno optato Bradley Wiggins, indiziato numero 2 per la prima leadership del Tour, e invece addrittura 74° a 56’’, e Christian Vande Velde, 92° a 1’ esatto. Il resto dei pretendenti al podio parigino aveva invece tenuto una linea prudente, restando sul canovaccio classico delle partenze nel finale. Dopo le buone prestazioni di altri due scudieri d’eccezione di Lance Armstrong, Kloden (17° a 36’’) e Brajkovic (13° a 35’’), preludio all’eccellente prova offerta più tardi dal texano, di Linus Gerdemann (10° a 35’’) e David Millar (3° a 20’’), sono giunte quelle piuttosto incolori di Rogers (14° a 35’’) e Cadel Evans (23° a 39’’). Accanto a due sole prestazioni realmente positive, quelle di Armstrong e Contador, di cui tra poco diremo, molte sono invece state poi quelle deludenti, a cominciare, per attese e blasone, da quelle di Ivan Basso, 72° a 55’’, di Denis Menchov, 74° a 56’’, e dei fratelli Schleck, con Frank 79° a 57’’, e Andy addirittura 122° a 1’09’’. Male pure Samuel Sanchez, 75° a 56’’, preceduto anche dai non eccelsi Robert Gesink (+51’’) e Carlos Sastre (+54’’), per i quali un certo gap in apertura era comunque preventivabile.
I due protagonisti più attesi di questa Grande Boucle, Armstrong e Contador, sono stati gli ultimi, inframezzati dal poi vincitore Cancellara, a prendere il via, con il texano che ha subito scaldato la corsa facendo registrare, a metà percorso, il 3° tempo (divenuto 4° dopo il transito della belva in maglia iridata partita 1’ dopo di lui), solamente avvicinato da Contador, transitato con 1’’ di distacco dal rivale. Il texano, che è parso, in attesa di test più significativi, avere almeno parzialmente recuperato l’agilità che lo aveva contraddistinto negli anni d’oro, mai veramente messa in mostra dodici mesi fa, ha poi dilatato a 5’’, nella seconda parte di gara, il margine nei confronti dell’avversario, la cui pedalata è sembrata invece meno sciolta rispetto alle uscite migliori. Un guadagno minimo per l’americano, ma che, psicologicamente, potrebbe avere una valenza ben superiore rispetto al puro dato cronometrico.
Difficile, in ogni caso, che Contador e gli altri aspiranti alla maglia gialla – inclusi quanti hanno oggi rimediato distacchi più sensibili – si facciano impressionare dalla manciata di secondi volata in questa apertura, ben consapevoli degli oltre 3600 chilometri che ancora li separano da Parigi, come sottolineato da un’inquietante scritta apparsa su un palazzo a bordo percorso. Per avere qualche riscontro realmente significativo circa le condizioni degli uomini più attesi bisognerà probabilmente aspettare – come minimo – la frazione di Les Rousses; molto meno potrebbe però bastare per registrare i primi divari significativi. Già domani, con i 223 km da Rotterdam a Bruxelles, i lunghi tratti in riva al Mare del Nord e il vento che spesso li flagella potrebbero costituire infatti delle incognite significative, pronte ad accendere subito, se si presenteranno le condizioni giuste, una corsa che mai come quest’anno potrebbe prendere una propria fisionomia in qualsiasi momento. Il tutto, ovviamente, in attesa del giudizio del pavé, che, distante appena tre tappe, già incombe con su questo Tour de France.
Matteo Novarini