TOUR: CACCIATORI DI TAPPE E OUTSIDER
luglio 2, 2010
Categoria: Approfondimenti
Non soltanto la lotta per la maglia gialla animerà le tre settimane di Tour de France che partiranno sabato da Rotterdam. Andiamo pertanto ad analizzare i velocisti probabili protagonisti della lotta alla maglia verde, e i corridori che avranno nella ricerca del successo di tappa lo scopo della loro partecipazione alla Grande Boucle.
Foto copertina: Mark Cavendish vince sui Campi Elisi l’ultima frazione del Tour 2009. Anche quest’anno sarà lui lo sprinter da battere (foto Roberto Bettini)
In un Tour de France che, dopo il tradizionale via a cronometro, proporrà già il secondo giorno una frazione nervosa e, 24 ore più tardi, la tanto attesa giornata consacrata al pavé, prima di approcciare le prime montagne sin dalla fine della prima settimana, con gli arrivi di Les Rousses e Avoriaz, verrà probabilmente meno la tradizionale prima metà di Grande Boucle consacrata alle battaglie fra velocisti. Non mancheranno però, spalmate più sensatamente nell’arco delle ventuno tappe, le opportunità per gli sprinter di giocarsi le proprie carte, e, su un tracciato che proporrà più frazioni nervose e intermedie rispetto agli anni passati, corridori da classiche e attaccanti per vocazione avranno diverse possibilità di giocarsi il successo parziale.
Grandi protagonisti saranno dunque certamente, come ogni anno, i velocisti e le rispettive formazioni, con in testa, ovviamente, Mark Cavendish, cannibale dodici mesi fa, con sei vittorie allo sprint. Il britannico sarà assistito dalla solita grande squadra, probabile faro degli arrivi a ranghi compatti, grazie ad un treno che includerà vagoni d’eccezione quali gli ex iridati a cronometro Rogers e Grabsch (quattro titoli in due), il giovane Tony Martin, lo specialista Mark Renshaw e un apripista di lusso quale Bernhard Eisel, che potrebbe eventualmente sostituirsi all’atleta dell’Isola di Man in caso di necessità , e potrebbe essere lasciato libero di giocarsi le sue carte nella giornata del pavé. Giornata che dirà peraltro molto circa le possibilità di Cavendish di ampliare un po’ i suoi orizzonti, estendendo le sue ambizioni anche alle classiche del pavé negli anni futuri.
A capitanare lo stuolo dei rivali di Cavendish, rinfrancati dalle sole tre vittorie colte in questa stagione dallo sprinter HTC, sarà Tyler Farrar, già a segno due volte all’ultimo Giro d’Italia. Lo statunitense potrà peraltro contare su una formazione non inferiore a quella dell’avversario, con Dean e Hunter quali possibili ultimi uomini, e un treno che potrebbe comprendere Maaskant, Millar e Zabriskie. Subito dietro l’alfiere Garmin si colloca poi Thor Hushovd, maglia verde lo scorso anno (soprattutto in virtù dello scarso interesse manifestato da Cavendish per il simbolo del primato nella classifica a punti, ad onor del vero), anche se il solo Brett Lancaster avrà non poche difficoltà a rivaleggiare con autentiche corazzate come quelle dei due più accreditati rivali.
In assenza di Daniele Bennati, le speranze italiane saranno tutte, per l’ennesima volta, riposte in Alessandro Petacchi, reduce dalla vittoria di Wettingen al Tour de Suisse. Al suo fianco, lo spezzino troverà Danilo Hondo a lanciarlo nella mischia, con Lorenzetto e Bole in alternativa. Un team di supporto, sicuramente competitivo, anche se, almeno in partenza, lo sprinter Lampre partirà un gradino sotto i principali favoriti. Discorso che vale anche per Oscar Freire e Robbie McEwen, che, come Petacchi, scatteranno da Rotterdam con lo status di nomi altisonanti penalizzati da un’età non più verdissima. Entrambi si troveranno quasi certamente a dover fare tutto da soli allo sprint, anche se, alla luce delle caratteristiche dei due, l’assenza di una squadra a sostegno potrebbe non rivelarsi un ostacolo. Meritano infine almeno un accenno Gerald Ciolek, José Rojas Gil e Geraint Thomas, senza dimenticare Edvald Boasson Hagen, che pare tuttavia avere più possibilità in frazioni intermedie.
Frazioni intermedie in cui potrebbe essere protagonista anche Alexander Vinokourov, specialmente nel caso in cui, dopo le Alpi, dovesse risultare chiara la leadership di Contador in casa Astana in ottica classifica (pensiamo quindi, ad esempio, a frazioni come Gap e Mende, oltre ad eventuali fughe in frazioni pirenaiche come quella di Pau). Saranno poi certamente protagoniste formazioni francesi prive di veri uomini di classifica, quali la Française de Jeux di Di Gregorio e Le Mevel, la Ag2r di Roche e Nocentini, la Bouygues di Voeckler, Fédrigo, Rolland e Vogondy e la Cofidis di Taaramae (che potrebbe però, almeno in un primo tempo, provare a tener d’occhio anche la graduatoria generale). Al di fuori delle squadre d’Oltralpe, un discorso analogo potrebbe valere per compagini quali Katusha, HTC, Milram, Lampre e Caisse d’Epargne, che hanno tutte, sulla carta, uomini in grado di curare la classifica (rispettivamente Karpets e Joaquin Rodriguez, Rogers, Gerdemann, Cunego e Luis Leon Sanchez), senza offrire però grandi garanzie. Ecco dunque che, in caso di débacle di quanti potrebbero nutrire ambizioni in graduatoria generale, potrebbero trovare spazio atleti quali Brutt, Ivanov e Kolobnev, Martin e Monfort, Wegmann e Terpstra, Gavazzi, Spilak e Bole, Kiryienka e Moreau, oltre agli stessi Rodriguez, Gerdemann, Cunego e Sanchez.
In assenza di Tom Boonen, sarà consacrato alla ricerca di successi parziali attraverso fughe e attacchi nel finale anche il Tour della Quick Step, che avrà in Pineau, Barreto, Chavanel e Seeldrayers quattro elementi più che validi, che buoni per pressoché tutti i terreni. Non c’è poi Tour de France che si rispetti senza almeno un uomo Euskadi all’attacco in ogni frazione di montagna, con Egoi Martinez che, a meno di controprestazioni di Samuel Sanchez, che potrebbero costringerlo a curare la classifica, dovrebbe essere la carta migliore su Alpi e Pirenei. In ottica azzurra, bisognerà seguire con attenzione Eros Capecchi, molto attivo e altrettanto brillante all’ultimo Giro del Delfinato, con un ottimo 2° posto nella frazione di Grenoble. Meriterebbero poi attenzione Hincapie, Burghardt e Ballan, terzetto BMC, e la coppia olandese Kroon (anch’egli alla corte di Cadel Evans) – Moerenhout (Rabobank), che dovrebbero però essere sacrificati agli interessi di classifica dei capitani.
Capitoli a parte meritano poi le prove a cronometro (il prologo e la maxi-crono di Pauillac) e la tappa di Arenberg/Porte di Hainaut. Oltre agli uomini di classifica di cui abbiamo detto nei giorni scorsi (Kloden, Leipheimer, Armstrong, Contador, Evans, Menchov, Brajkovic, Rogers, Wiggins e altri ancora potrebbero dire la loro), saranno da tenere d’occhio specialisti quali Zabriskie e Grabsch, oltre, ovviamente, a Fabian Cancellara, favorito numero uno nelle due prove contro il tempo, e, a meno che le necessità dei fratelli Schleck non lo costringano a mettere da parte ambizioni personali, della tappa del pavé. Una frazione, quest’ultima, in cui formazioni quali Saxo Bank e BMC potranno cercare di mettere da parte minuti per i rispettivi capitani, ma, in virtù dell’abbondanza di specialisti delle pietre (Cancellara, O’ Grady e Breschel da una parte, Hincapie, Burghardt e Ballan dall’altra), potrebbero cercare con almeno un uomo anche il successo parziale. Subordinate alle necessità degli uomini di classifica saranno poi le ambizioni di Flecha e Boasson Hagen (per Wiggins), Klier e Hushovd (Sastre), Van Summeren e Maaskant (Vande Velde), Quinziato (Basso e Kreuziger) ed Eisel (Rogers). Ecco dunque che potrebbero approfittare della situazione outsider quali Sylvain Chavanel, libero da obblighi di scuderia, pronti a cogliere quel successo sulle pietre che ben difficilmente potrebbero conquistare sulle strade di Fiandre e Roubaix.
Matteo Novarini
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