TOUR DE FRANCE: GLI UOMINI DI CLASSIFICA

luglio 1, 2010
Categoria: Approfondimenti

Non soltanto Contador e Armstrong, protagonisti annunciati e più attesi, ma anche Denis Menchov, Cadel Evans, Ivan Basso, i fratelli Schleck, Carlos Sastre e altri ancora. Andiamo a scoprire più nel dettaglio gli atleti che si contenderanno la maglia gialla parigina sulle strade del Tour de France, anche alla luce di un percorso molto diverso rispetto agli anni passati.

Foto copertina: Lance Armstrong visiona i tratti in pavé in programma nella 3a tappa (foto Roberto Bettini)

Contador, Armstrong, Vinokourov, Menchov, Gesink, Rogers, Evans, Sastre, Sanchez, Kloden, Leipheimer, Brajkovic, Van den Broeck, Wiggins, Vande Velde, Basso, Kreuziger, Andy e Frank Schleck. In un ipotetico Tour de France ideale, non sarebbe facile trovare molti altri nomi di richiamo da inserire fra i pretendenti alla maglia gialla o, quanto meno, ad un piazzamento di prestigio sui Campi Elisi. Con Valverde che ha finalmente visto risolversi la grottesca situazione della passata stagione, sono davvero poche le assenze al via da Rotterdam, fra cui spicca, dal punto di vista di noi italiani, quella di un Vincenzo Nibali che aveva originariamente incentrato la sua stagione sulla Grande Boucle, e, fosse stato quello del Giro d’Italia, avrebbe certamente potuto ambire a ripetere o migliorare l’eccellente 7° posto di 12 mesi fa.
Parlando di pretendenti al successo finale, è d’obbligo partire da chi la vittoria l’ha colta l’anno passato, e anche al via olandese si presenterà decisamente al primo posto nella griglia dei favoriti. Stiamo ovviamente parlando di Alberto Contador, che avrà a disposizione una squadra certamente inferiore rispetto a quella mostruosa del 2009, capace di dominare il Tour alla maniera della US Postal di inizio millennio, ma (quasi) tutta per lui, e, con elementi quali Iglisnky, Navarro, Noval, Tiralongo, De la Fuente e Hernandez, comunque fra le migliori del lotto, specie in montagna. Il percorso sembra peraltro sorridere al madrileno, che avrà a disposizione due frazioni alpine, quattro pirenaiche (facciamo pure tre, visto che dubitiamo che i big possano muoversi in una frazione come quella di Pau, con i tradizionali 60 km dalla vetta dell’Aubisque al traguardo) e le frazioni intermedie di Les Rousses e Mende per fare la differenza sul suo terreno. È peraltro da verificare che quella della cronometro di Pauillac sia da considerarsi una giornata sulla carta sfavorevole all’iberico, che ha di fatto perso il Delfinato nella prova contro il tempo di Sorgues, ma che lo scorso anno riuscì a battere Fabian Cancellara ad Annecy. Unico possibile rivale interno dello spagnolo, quest’anno, potrebbe essere Alexander Vinokourov, che non pensiamo possa però reggere il confronto con il più forte scalatore del lotto (sulla carta) su Alpi e Pirenei, e non dovrebbe trarre vantaggio dai 51 km a cronometro del penultimo giorno.
Preoccupazioni ben maggiori causerà al leader Astana la corazzata RadioShack, capitanata ovviamente da Lance Armstrong, che potrà contare, fra gli altri, su seconde punte d’eccezione quali i veterani Kloden, Leipheimer e Horner, e sul fresco trionfatore del Delfinato Janez Brajkovic. Il principale problema dello squadrone statunitense – Contador a parte – potrebbe essere quello legato alla non giovane età dei suoi leader: Armstrong e Horner vanno per i 39 anni, Leipheimer per i 37, Kloden ne ha appena compiuti 35, e il solo Brajkovic (26) è al di sotto della soglia dei 30. In assenza di validi riferimenti in questa stagione, non è quindi facile sapere se e quanto gli alfieri del team in rossonero avranno perso smalto rispetto a dodici mesi fa, anche se, nel caso del texano, l’eventuale calo dovuto a ragioni anagrafiche potrebbe essere compensato dalla sparizione dell’handicap delle tre stagioni da spettatore (Basso docet). Molto importante sarà capire quale sarà il ruolo di Kloden, Leipheimer & co. nelle gerarchie della squadra: se – come riteniamo più probabile – quello di gregari di lusso o quello di co-capitani, con tutte le implicazioni tattiche che ciò potrebbe avere (in frazioni come quelle di Saint-Jean-de-Maurienne, del Tourmalet e, volendo, di Pau, dover marcare su più colli un corridore o tre potrebbe fare una grossa differenza per la Astana, o per chiunque dovesse controllare la corsa).
Non c’è invece dubbio sul fatto che, almeno in avvio, avranno pari grado Andy e Frank Schleck, per quanto sia da verificare se la co-leadership dei due fratelli sia la strada migliore per provare a spodestare Contador. Con ogni probabilità, potrebbe esserlo solamente se, a differenza di quanto avvenuto dodici mesi fa, i due evitassero di aspettarsi a vicenda, quasi avessero paura di trovarsi uno in assenza dell’altro, e facessero ognuno corsa per sé, una volta stabiliti i rapporti di forza. Nell’ipotetica griglia dei favoriti cui si accennava poco fa, Andy parte comunque sicuramente avanti a Frank, che ha sì appena conquistato il Tour de Suisse, ma che pare meno in grado, rispetto al fratello, di fare la differenza in montagna, ed è maggiormente a rischio di pesantissime débacle a cronometro. Punto a favore dei due è certamente la solidità di una formazione collaudatissima, con motorini infaticabili e buoni per qualunque terreno come Cancellara e Voigt, cui vanno aggiunti due preziosi scalatori quali Sorensen e Fuglsang, in grado di restare con i capitani anche a selezione inoltrata.
Quella lussemburghese è senz’altro la più significativa delle molte coppie di uomini di classifica che si presenteranno al via della Grande Boucle con ambizioni di gloria. Viene poi subito alla mente quella formata da Ivan Basso e Roman Kreuziger, riedizione di quella che ha consentito agli uomini Liquigas di occupare primo e terzo gradino del podio all’ultimo Giro d’Italia, con il varesino nel ruolo di se stesso, e Kreuziger in quello di giovane pronto ad esplodere, felicemente interpretato da Vincenzo Nibali nel maggio scorso. Va però detto che, al di là dei possibili dubbi circa le possibilità di Basso di disputare due Grandi Giri da podio, il cast di supporto non pare all’altezza di quello della Corsa Rosa, con il solo Szmyd che pare in grado di restare con i capitani nelle fasi calde della corsa, in assenza di validi sostituti di Agnoli, Vanotti e Kiserlovski. Stupisce abbastanza l’assenza di Santaromita, fresco 2° classificato della prova tricolore, alle spalle di Giovanni Visconti, più di quella di un Peter Sagan che al Tour de Suisse ha pagato con il ritiro le moltissime corse disputate quest’anno.
Non troppo dissimile è il discorso relativo ad un’altra coppia decisamente interessante, quella composta, in casa Rabobank, da Denis Menchov e Robert Gesink. Per entrambi esistono valide ragioni per attendersi ottime cose: il russo ha rinunciato a difendere la maglia rosa conquistata alla grande nel 2009, preferendo puntare tutto sul Tour, dove deluse profondamente dodici mesi fa, proprio in virtù degli sforzi profusi alla Corsa Rosa; l’olandese viene invece da un eccellente Giro di Svizzera, in cui, a dispetto del 5° posto finale, ha lasciato probabilmente la migliore impressione in assoluto, con lo splendido assolo nella frazione di La Punt, in cui rifilò 1’ a Schleck, Armstrong, Leipheimer & co. sulle rampe dell’Albula. La stessa corsa elvetica ha però evidenziato, oltre alla ragione per la quale è lecito riporre grandi speranze in Gesink, anche il motivo per cui pensiamo che si debba comunque considerare Menchov, almeno in principio, come capitano, ossia la scarsissima propensione del 24enne di Versseveld alle prove contro il tempo. A vantaggio dell’olandese depone certamente la collocazione dell’unica maxi-cronometro, che gli risparmierà un pesante gap in partenza, che gli precluderebbe definitivamente le possibilità di aspirare alla leadership interna alla squadra, ma 3-4 minuti di handicap sono comunque da mettere in conto.
Altra coppia veterano – promessa è, infine, quella che Michael Rogers e Tony Martin formano nel team HTC, duo che parte però con ambizioni ben diverse ed inferiori rispetto a quelli considerati finora. Rogers non è infatti mai andato oltre un 9° posto alla Grande Boucle, e, estendendo il discorso a tutti i GT, un 7° posto al Giro 2009. Martin ha invece dimostrato nell’ultimo Tour de Suisse, con la débacle nella giornata di gloria di Gesink, di non essere ancora pronto per fare classifica in una grande corsa a tappe, specie alla luce dell’impegnativo tracciato del Tour 2010. Probabile dunque, per lui, un ruolo di cacciatore di tappe, in una formazione che, con elementi quali Eisel e Cavendish, minaccia di fare di nuovo incetta di successi parziali, come avvenuto lo scorso anno.
Non pensiamo si possa invece parlare di coppia per quel che concerne la Garmin, vista l’ormai assodata inadeguatezza di David Millar alle corse di tre settimane. I gradi di capitano dovrebbero dunque essere interamente sulle spalle di Vande Velde, che, puntando sulla consueta regolarità, cercherà probabilmente un piazzamento nei 10, dopo il sorprendente 5° posto della passata edizione.
Mettendo da parte il discorso relativo alle accoppiate di aspiranti alla top 5, ancora alcuni capitani unici meritano qualcosa più di una menzione. Su tutti, ovviamente, Cadel Evans, che, rispetto al Giro, avrà sì nelle gambe un GT più di molti suoi avversari, ma potrà contare su una formazione discreta, ossia ciò che gli è mancato sulle strade rosa per poter rivaleggiare fino in fondo con Ivan Basso. Oltre a Bookwalter, unico suo gregario salvabile a maggio, l’iridato potrà infatti contare sul suo predecessore Alessandro Ballan, oltre a Marcus Burghardt, Hincapie, Kroon e Santambrogio; non si tratta certo di una corazzata alla stregua di Astana e RadioShack, ma, per un corridore che non sarà probabilmente chiamato a gestire la corsa, e non più tardi di un mese fa si trovava regolarmente solo ad ogni minima pendenza, è senz’altro già qualcosa.
Chi invece al Giro ha deluso non certo per carenze della squadra è Carlos Sastre, che avrà in Florencio e Gustov gli uomini chiave in montagna, ma dovrà soprattutto preoccuparsi di gettarsi alle spalle le ultime due brutte corse a tappe disputate (Tour 2009 e Giro 2010), e ritrovare lo smalto – come minimo – della Corsa Rosa della passata stagione. La non eccessiva quantità di chilometri a cronometro costituisce sicuramente un punto a suo vantaggio, anche se, non più tardi di due mesi fa, si dicevano le stesse cose circa il percorso del Giro, e lo spagnolo è invece stato regolarmente staccato proprio laddove avrebbe dovuto giocarsi le sue possibilità di successo finale.
Rappresenta poi in parte un’incognita Bradley Wiggins, le cui credenziali risiedono tutte nel 4° posto dello scorso anno. La formazione a supporto è senz’altro molto interessante, anche se è da verificare l’aiuto che potranno dargli sulle grandi montagne Pauwels e Lovkvist. Quest’ultimo, dovesse ritrovarsi con una gamba paragonabile a quella di inizio Giro 2009, potrebbe peraltro rappresentare anche una valida alternativa al britannico, nel caso in cui questi non dovesse riconfermarsi ai livelli dell’anno passato.
Meno significative, ma comunque interessanti, sono poi le candidature di Jurgen Van Den Broeck e Samuel Sanchez, usciti in maniera molto diversa dal recente Giro del Delfinato: 4° e brillante in salita il belga, 18° e mai in lotta per la classifica lo spagnolo. Attenzione, all’interno del team Euskadi dell’olimpionico di Pechino, anche ad Egoi Martinez, anche se la lunga cronometro finale potrebbe dissuadere il basco dal nutrire ambizioni di classifica. Menzioniamo, infine, anche Damiano Cunego, probabilmente in Francia solo a caccia di tappe, ma che, in virtù della collocazione della crono di Pauillac, dovesse mostrare gambe al livello dei giorni migliori, potrebbe ritrovarsi in classifica dopo le Alpi, e dunque decidere di curare anche la graduatoria generale.
In chiusura, è doverosa una precisazione. Ciò che abbiamo scritto è stato orientato dai normali criteri con cui siamo soliti individuare i favoriti di ogni GT, e secondo quegli stessi dettami abbiamo assegnato delle ipotetiche “teste di serie”. Tutto ciò è però soggetto ad una variabile inusuale per il Tour, ossia quella del pavé della 3a tappa. Un’incognita che potrebbe rivoluzionare già in avvio le gerarchie della corsa, e modificare i piani di tutti i protagonisti. Difficile dire chi potrà trarre vantaggio nel caso in cui la frazione risultasse combattuta e magari flagellata dal maltempo, ma è ipotizzabile che ad approfittare della situazione possano essere i big assistiti da una formazione compatta, possibilmente con buoni specialisti delle pietre. Il pensiero corre dunque subito ai fratelli Schleck, che potranno contare su due vincitori della Roubaix – Cancellara e O’Grady – e su Matti Breschel, a Vande Velde (Van Summeren e Maaskant) e a Cadel Evans (Ballan, Burghardt e Hincapie). Una frazione dal profilo innocuo, ma che avrà nelle pietre un fattore che potrebbe sconvolgere il Tour sin dalle battute iniziali.

Matteo Novarini

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