UN SABATO DI “RISTRETTEZZE”
Nonostante cada in giorno di sabato, non aspettavi grandi difficoltà nei 235 “magri” Km che si dovranno percorrere per andare da Tortoreto Lido a Pesaro. In una tappa dove l’Adriatico sarà prevalente scenografia alla gara, le principali insidie arriveranno dalle piccole asperità collinari che punteggiano il finale e che qualche grattacapo potrebbero darlo al massimo alle squadre dei velocisti, mentre chi punta alla classifica dovrebbe trascorre un pomeriggio tranquillo alla vigilia della cronoscalata a San Marino. Ma la discesa finale, che ricorda il Poggio, potrebbe isprirare qualche alta sfera ben attrezzata per le planate, se si vorrà buttare sul piatto qualche energia…
12 maggio 2012, Recanati – Rocca di Cambio con arrivo in salita.
11 maggio 2013, cronometro individuale Gabicce Mare – Saltara.
17 maggio 2014, Foligno – Montecopiolo con la scalata al Carpegna e l’arrivo in salita.
16 maggio 2015, Fiuggi – Campitello Matese con arrivo in salita.
14 maggio 2016, Foligno – Arezzo con la salita sterrata all’Alpe di Poti.
13 maggio 2017, Molfetta – Peschici con la salita di Monte Sant’Angelo.
12 maggio 2018, Praia a Mare – Montevergine con arrivo in salita.
C’è un comun denominatore tra le frazioni sopra citate ed è quello del sabato e di un sabato ben specifico; tutte queste tappe, infatti, si sono disputate nel secondo week end di gara, momento nella corsa nella quale gli organizzatori sono soliti proporre percorsi quasi sempre rilevanti ai fini della classifica, di montagna, a cronometro oppure non durissimi ma insidiosi. Però, non sarà così nel 2019 perché sabato 18 maggio, secondo sabato del 102° Giro d’Italia, si correrà una tappa di trasferimento, sulla carta appetibile ai velocisti anche se per loro non sarà del tutto agevole. Vegni e soci non sono, però, tornati sui loro passi dopo gli standard di percorso impostati nelle ultime stagioni; semplicemente quest’anno hanno “addensato” tutte le difficoltà negli ultimi dieci giorni di gara – nel corso dei quali s’incontrerà una sola frazione tranquilla – e per questo non hanno calcato eccessivamente la mano nella prima settimana, che si concluderà comunque con la prima frazione a “cinque stelle” di difficoltà di questa edizione, la cronoscalata a San Marino. Alla vigilia di questo importante appuntamento, chiave di volta della centoduesima edizione della corsa rosa, si correrà dunque una tappa sulla carta non troppo impegnativa, totalmente pianeggiante nei primi 134 Km e movimentata da morbide colline negli ultimi cento. Si tratta di difficoltà che non fanno paura a nessuno, anche non renderanno agevole il lavoro alle squadre dei velocisti, in particolar modo nei tortuosi 25 Km conclusivi, che si snodano sulla spettacolare strada panoramica del promontorio del Monte San Bartolo, il cui tratto conclusivo ricorda la planata dal Poggio verso il traguardo della Milano-Sanremo. Si dovranno percorrere, infatti, una discesa a tornanti – 6 per la precisione, come nella planata ligure – e poi un breve tratto pianeggiante conclusivo, all’incirca lungo come quello che si deve superare per raggiungere lo storico traguardo di Via Roma. Considerate le numerose conclusioni allo sprint che ci ha riservato la “Classicissima” la possibilità che si arrivi in volata in quel di Pesaro è elevata, come alto è il rischio che il gruppo non ce la faccia a rientrare a causa delle tortuosità del finale, con buona pace dei fuggitivi di giornata. E non è escluso che qualche uomo di punta decida di approfittarne per tentare di guadagnare una manciata di secondi nel finale e il pensiero va ancora alla Sanremo e alla stupenda vittoria, in barba ai velocisti, conseguita lo scorso anno da Vincenzo Nibali che, da buon discesista qual è, potrebbe trovare ispirazione scendendo dal San Bartolo.
Il fischio di partenza risuonerà sul lungomare di Tortoreto Lido, località balneare il cui nome fa riferimento proprio ai volatili della famiglia dei columbidi, che qui hanno individuato un ideale habitat per nidificare sin dai tempi medievali, come ebbe a far notare in una sua lettera Papa Gregorio Magno nel VI secolo. Percorsi una decina di chilometri scarsi sul suolo abruzzese la corsa entrerà nelle Marche alle porte di San Benedetto del Tronto, principale località turistica della “Riviera delle Palme”, così chiamata proprio per la diffusa presenza di queste piante: ne sono state censite ben 8000 nella sola San Benedetto, monumenti naturali che si affiancano a quelli di pietra della cittadina marchigiana, come la torre rinascimentale dei Gualtieri e la cattedrale ottocentesca di Santa Maria della Marina. Costantemente seguendo il litorale adriatico ci si porterà quindi a Grottammare, paese natale di Papa Sisto V (pontefice per cinque anni, dal 1585 al 1590), e quindi a Porto San Giorgio, situato ai piedi della collina di Fermo, citta d’arte pittorescamante adagiata sull’elevazione che i sabini chiamavano Mons Sabbi e che merita una disgressione dal percorso di gara per ammirarvi il Duomo intitolato all’Assunta e la sottostante Piazza del Popolo, cuore della cittadina. Attraversate Porto Sant’Elpidio, alle porte del celebre “Distretto Calzaturiero Marchigiano” le cui origini risalgono al XV secolo, e Civitanova Marche, quando si giungerà a Porto Recanati il percorso cambierà temporaneamente scenario per una trentina di chilometri, abbandonando la costa per doppiare il promontorio del Monte Conero e la città di Ancona. All’inizio di questo tratto si transiterà ai piedi della città di Loreto, che domina dall’alto del colle con le strutture fortificate che cingono la celebre Basilica della Santa Casa, realizzate su incarico del cardinale Girolamo Basso della Rovere nel timore d’incursioni saracene che poi qui non accaddero ma che colpirono i centri vicini. Si sfiorerà quindi la Selva di Castelfidardo, area floristica protetta che rappresenta un caso unico in Europa per la ricchezza della sua biodiversità e presso la quale fu combattuta in epoca risorgimentale la storica Battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) tra le truppe dello Stato Pontificio e quelle del Regno di Sardegna, uscite vincitrici da questo scontro che spalancò le porte all’Unità d’Italia e che è qui ricordato da un sacrario costruito già l’anno successivo. Lambita Osimo – dove Simon Yates colse il secondo dei suoi successi di tappa al Giro 2018 – si ritroverà il Mar Adriatico in vista di Marina di Montemarciano andando a imboccare l’ultimo tratto di pianura totale di questa frazione, poco meno di 30 Km nel corso dei quali si toccherà la nota Senigallia prima di giungere a Marotta, località balneare soprannominata per anni la “Berlino dell’Adriatico” perché il suo territorio era suddiviso tra ben tre comuni, uno dei quali è San Costanzo, verso il quale i “girini” pedaleranno all’inizio del tratto collinare affrontando la prima lieve pendenza di giornata. Superato questo dolce zampellotto si scenderà nella valle del Metauro sfiorando il borgo di Piagge – dove nel 1996 è stata rinvenuta una grotta ipogea nei pressi del locale castello, luogo che gli studiosi indicano come “location” di riti esoterici o d’iniziazione a ordini cavallereschi – giungendo ai piedi della salita che più risalta sul grafico altimetrico odierno, il comunque pedalabile Monte della Mattera. Sono 9.2 Km al 3.6% nel corso dei quali si tocca l’abitato di Saltara, presso il quale si trova l’interessante Museo del Balì, science-center ospitato nell’omonima villa settecentesca. Gli appassionati di ciclismo ricorderanno, invece, che questa cittadina – dal 2016 confluita nel neonato comune di Colli al Metauro – è stata la sede d’arrivo non solo della tappa a cronometro citata a inizio articolo, vinta dal britannico Alex Dowsett, ma anche di un’altra frazione della corsa rosa (nel 2006, vittoria del belga Rik Verbrugghe), di una tappa della Tirreno-Adriatico conquistata dall’olandese Servais Knaven nel 2005, del campionato nazionale professionisti nel 2003, vinto da Paolo Bettini, e – ancor più indietro nel tempo – del campionato nazionale riservato alla scomparsa categoria degli “indipendenti” nel 1933, titolo conseguito dal corridore bergamasco, ma varesino d’adozione, Camillo Erba.
Discesi l’altro versante della Mattera, la corsa rosa sarà già a Pesaro, dove si sfiorerà il santuario gotico di Santa Maria dell’Arzilla per poi percorrerne le strade dell’estrema periferia sudoccidentale, superare il corso del fiume Foglia e puntare quindi verso il successivo GPM, il più ripido di giornata (la pendenza media è del 7.4% ma l’ascesa è lunga solo 1.4 Km), diretti a Monteluro, borgo ricordato sui libri di storia per una delle più sanguinose battaglie del XV secolo, combattuta tra le contendenti famiglie dei Montefeltro e dei Malatesta. A quest’ultima apparteneva il poco distante castello di Gradara, uno dei più visitati delle Marche grazie a Dante Alighieri, che vi ambientò le tragiche vicende amorose di Paolo e Francesca, ma che è conosciuto anche oltreoceano per il film “Il principe delle volpi”, qui girato nel 1949 dal regista statunitense Henry King ed incentrato sulle figure di Andrea Orsini e del temuto Cesare Borgia, interpretati dai divi hollywoodiani Tyrone Power e Orson Welles. La discesa verso la nota località balneare di Gabicce Mare, la più meridionale della riviera romagnola e l’unica a trovarsi in territorio marchigiano, anticiperà l’inizio del tormentato tratto finale disegnato lungo il promontorio del Monte San Bartolo, all’inizio del quale si affronterà la salita di Gabicce Monte (1.8 Km al 5.4%), antico borgo un tempo dotato di una fortezza oggi scomparsa – era il Castellum Ligabitii dal quale deriva il nome della località – che offre stupende viste panoramiche verso l’entroterra e in direzione di Rimini e Cesenatico. Superato l’ultimo Gran Premio della Montagna, inizierà un tratto serpeggiante – sia sotto l’aspetto planimetrico, sia per la fisionomia altimetrica – che conduce ai deliziosi borghi di Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara, frazioni pesaresi note la prima per il cinquecentesco Santuario del Santissimo Crocefisso, costruito “attorno” a un crocefisso che era stato rinvenuto in una cassa abbandonata nell’Adriatico in seguito ad un naufragio, e la seconda per le “focare”, giganteschi falò che venivano accesi nel punto più elevato del promontorio per avvertire i naviganti di tenersi al largo dalle ripide coste. Erano rudimentali fari, in epoche più recenti sostituiti da quello più “tradizionale” di Monte San Bartolo, oggi gestito dalla Marina Militare e situato dove avrà inizio il tuffo finale su Pesaro, terreno ideale per qualche inattesa imboscata, se qualcuno avrà voglia di giocarsi un po’ d’energie alla vigilia della delicata cronoscalata verso il Titano.
Mauro Facoltosi
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico delle Crocette (75 metri). Sovrastato dall’omonimo e boscoso colle, è valicato dalla SS 16 “Adriatica” tra il bivio per Numana e l’ossario della battaglia di Castelfidardo. Si tratta di uno dei valichi più bassi d’Italia che, nella speciale classifica stilata su “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo Editore), occupa il 25° posto dal basso, con il passo più “nanerottolo” costituito dall’anonimo Bocchetto, che si trova sull’Isola d’Elba (lungo la strada che collega Porto Azzurro a Rio nell’Elba) e che è alto appena 22 metri sul livello del mare.
Valico di Passo (361 metri). Valicato dalla SP 26 “Mombaroccese” tra Cartoceto e Mombaroccio, nei pressi dell’omonimo abitato, viene superato poco dopo lo scollinamento del Monte della Mattera.
FOTOGALLERY
Tortoreto Lido, sullo sfondo, vista dal soprastante borgo di Tortoreto Alto
San Benedetto del Tronto, Torre dei Gualtieri
Fermo, Duomo dell’Assunta
Il santuario di Loreto visto dalla statale Adriatica, dalla stessa prospettiva del gruppo
Sacrario di Castelfidardo
Saltara, Villa del Balì
Pesaro, Santuario di Santa Maria dell’Arzilla
Il belvedere di Gabicce Monte
Casteldimezzo, Santuario del Santissimo Crocefisso
Faro di Monte San Bartolo
Pesaro, Rocca Costanza