STAGIONE 2019, UN FEBBRAIO CORTO MA INTENSO
gennaio 25, 2019
Categoria: Approfondimenti
In 28 giorni – anche qualcuno in più strabordando tra gennaio e marzo – il mese di febbraio concentra già una trentina d’importanti appuntamenti del calendario ciclistico, che vede il debutto del gruppo in Europa. La maggior parte delle corse organizzate nel vecchio continente nel secondo mese dell’anno si svolgeranno in Spagna, ma si comincerà “timidamente” a correre anche in Francia e in Italia, mentre i paesi extraeuropei saranno ancora protagonisti con la Vuelta Colombia 2.1 e le corse arabe.
Sarà anche il mese più corto che ci sia, ma i 28 giorni di febbraio sembrano non finire mai per l’appassionato di ciclismo grazie alle quasi 30 gare – tra corse in linea e a tappe – concentrate in questa fase dell’anno. Qui ci limiteremo a presentarvi gli appuntamenti principali, comunque non pochi, che propone il calendario, per il quale il mese inizia con un giorno d’anticipo perché è fissata al 31 gennaio la partenza della prima corsa europea del 2019, la Challenge Ciclista Mallorca, gara a tappe atipica perché non è prevista nessuna classifica generale mentre i corridori possono scegliere a quale delle cinque frazioni prendere il via. Giunta alla sua 28a edizione, la corsa organizzata alle Baleari quest’anno presenterà un tracciato più impegnativo del solito per la scelta di inasprire il percorso inserendo un arrivo in salita, pur se non difficile, e raddoppiando la tradiziona ascesa al Puig Major, mentre ai velocisti rimarranno i bruscolini della frazione conclusiva. Si comincerà con i 177 Km del “Trofeo Ses Salines-Campos-Porreres-Felanitx”, solitamente preda per gli sprinter ma non sarà così stavolta perché sarà questa la tappa dell’arrivo in salita, posto in vetta al Puig de Sant Salvador, percorsi 5 Km al 6.2% di pendenza media. Il giorno dopo nel corso del “Trofeo Andratx-Lloseta” (172 Km) si salirà per la prima volta sul Puig Major, la montagna più alta dell’isola di Maiorca, affrontandola dal versante più impegnativo (851 metri, 14 Km al 6%) a una cinquantina di chilometri dal traguardo. Seguirà l’appuntamento con il “Trofeo Serra de Tramuntana”, vero e proprio tappone in miniatura perché in 140 Km dovranno essere superate sette salite, con il ritorno sul Puig Major (dal lato più facile) e il Coll den Bleda (4.2 Km al 5.1%) da affrontare quale ultima difficoltà di gara a 5 Km dal traguardo di Deià. Come il solito sarà il “Trofeo Playa de Palma-Palma” a chiudere la corsa spagnola, che terminerà sul lungomare di Palma di Maiorca dopo quasi 160 Km che prevedono l’unica salita a 34 Km dall’arrivo e un circuito conclusivo di 11 Km che dovrà essere ripetuto una volta.
Dopo la Spagna il ciclismo si risveglierà dal letargo anche in Francia dove, dopo il Grand Prix Cycliste la Marseillaise del 3 febbraio, il sette del mese scatterà la prima corsa a tappe transalpina dell’anno, l’Étoile de Bessèges, dove si assisterà a un cambio di rotta esattamente inverso rispetto a quello intrapreso dagli organizzatori della challenge maiorchina. Se nel cuore del Mediterraneo si era optato per un indurimento del tracciato, al contrario la corsa francese è stata nettamente addolcita togliendo un giorno di gara e piallando il più possibile le prime tre frazioni, che saranno terreno di conquista per i velocisti, mentre è stata confermata la cronometro dell’ultimo giorno, quest’anno unica tappa decisiva. Si comincerà con una frazione di 145 Km che vedrà i corridori pedalare da Bellegrade a Beaucaire transitando per due volte sulla modesta Côte de la Tour (700 metri al 5.8%), da superare l’ultima volta a 45 Km dall’arrivo. 158 Km misurerà la seconda tappa, che da Saint-Geniès-de-Malgoirès porterà il gruppo a La Calmette, dove si giungerà dopo aver affrontato un altro tracciato privo di grandi difficoltà. Anche la tappa “titolare” della corsa, disegnata per 158 Km attorno a Bessèges, non dovrebbe sfuggire al controllo delle squadre degli sprinter poichè l’ascesa al Col de Trélis (3 Km al 6.1%), della quale venivano solitamente proposti più passaggi, dovrà esser scavalcata una sola volta e subito dopo il via, non incontrando poi più grandissime difficoltà altimetriche fino al traguardo: non possono, infatti, essere ritenuti rilevanti i 5.5 Km al 3% della Côte de Méjannes-le-Clap da scavalcare a 60 Km dall’arrivo e nemmeno lo strappo di mille metri al 6% che s’incontrerà ai meno 16. Così il nome del 49° vincitore dell’Étoile lo conosceremo solo al traguardo della conclusiva cronometro individuale in programma sulle strade di Alès, 11 Km pianeggianti fino ai piedi dell’ascesa verso il belvedere dell’Ermitage, un chilometro e 700 metri al 7,5% che sanciranno il nome del successore di Tony Gallopin, che lo scorso anno fece l’en plein portandosi a casa sia la vittoria di tappa, sia il successo in classifica generale.
Ci si sposterà nuovamente in Spagna per la 70a edizone della Volta a la Comunitat Valenciana, nella quale il campione del mondo in carica Alejandro Valverde dovrà difendere il titolo di recordman di successi (3 volte, l’ultima lo scorso anno) e avrà come principali avversari il britannico Geraint Thomas e il colombiano Esteban Chaves, voglioso di riscatto dopo due stagioni decisamente fallimentari. Chi punterà al successo finale sarà già all’opera nella giornata inaugurale del 6 febbraio, quando si disputerà una cronometro individuale lunga poco più di 10 Km sulle pianeggianti strade di Orihuela, che terminerà in cima a un secco strappo di 700 metri all’8.2%. Attorno ad Alicante si dipanerà la seconda frazione, un anello di 166 Km con un profilo di media montagna nei primi 125 Km – che culminano con l’ascesa ai 1017 del Puerto de la Carrasqueta (7.8 Km al 3.4%) – mentre il restante tratto non riserverà più difficoltà e potrebbe consentire ai velocisti di lasciare il segno in questa giornata. Due sono gli arrivi in salita che caratterizzeranno il percorso della Vuelta Valenciana 2019 e il primo di questi, il più facile, sarà affrontato l’indomani al termine della Quart de Poblet – Chera, 194 Km che prevedono due pedalabili ascese a ridosso del finale, il Sot de Chera (4.1 Km al 5.8%) e il Salto de la Mora (5.4 km al 4.5%), superato il quale si continuerà debolmente a salire anche nei 2.7 Km conclusivi. A decidere la corsa sarà la successiva frazione di 188 Km che scatterà da Vila-real per terminare in vetta all’impegnativa ascesa dell’Ermita de Santa Lucía, sopra la località di Alcossebre, i cui 3.4 Km al 9.7% (con un picco del 20% a 1500 metri dall’arrivo) non costituiranno una novità per il gruppo essendo questa salita già stata affrontata al Giro di Spagna nel 2017, quando qui si era imposto il kazako Alexey Lutsenko mentre avevano ceduto qualche secondo Aru e Nibali. L’atto conclusivo della corsa sarà, invece, una pura formalità perché gli appena 88 Km che si dovranno percorrere tra Paterna e Valencia non presenterano il becco d’una salita.
Sempre in terra di Spagna quest’anno tornerà a essere una corsa a tappe la Vuelta Ciclista a la Región de Murcia Costa Cálida, ridotta a gara di un giorno nelle ultime sei stagioni. La 34a edizione della corsa di casa di Valverde, che pure dovrebbe essere ai nastri di partenza, si snoderà nell’arco di 48 ore, tra il 15 e il 16 febbraio, e il primo giorno proporrà un tracciato di 189 Km favorevole ai velocisti tra Yecla e San Javier mentre la seconda e ultima frazione sarà quella più impegnativa con i 180 Km che si dovranno percorrere tra Beniel e Murcia che prevedono prima la salita simbolo della corsa iberica, il Collado Bermejo – Cima Marco Pantani (1199 metri, 7.2 Km al 7.1%), e poi la non meno tradizionale ascesa della Cresta del Gallo (4.4 Km al 6.5%), da alcuni anni presenza praticamente fissa delle corse professionistiche con arrivo a Murcia e che dovrà essere scalata a 12 Km dal traguardo.
Si tornerà quindi a volare oltreoceano per la seconda edizione del Tour Colombia 2.1 (12-17 febbraio), disputata per la prima volta lo scorso anno con il nome di “Colombia Oro y Paz” e che non va confusa con la storica Vuelta a Colombia, che si corre dal 1951 nel mese di agosto. Se lo scorso anno le “stelle” al via erano tutte colombiane, stavolta gli organizzatori sono riusciti ad ampliare il “parterre de roi” e accanto ai locali Quintana, López e Urán ci saranno anche il francese Alaphilippe e, udite udite, il quattro volte vincitore del Tour de France Chris Froome. Ancora non sappiamo se sarà l’uomo da battere, essendo questa la sua prima uscita stagionale, ma potrebbe comunque essere lui il primo a vestire la prima maglia di leader perché la tappa d’apertura sarà una cronometro a squadre di 12 Km a Medellin, disegnata su di uno scorrevole circuito che la Sky non dovrebbe aver troppi problemi a interpretare grazie alle rare curve proposte dal tracciato.
Il gruppo si sposterà quindi a La Ceja attorno alla quale si disputerà la prima delle due frazioni riservate ai velocisti, un circuito ad altissima quota (la sede d’arrivo è a più di 2100 metri sul livello del mare) privo di difficoltà in grado d’impensierire gli sprinter. L’indomani nella stessa zona si correrà una frazione più movimentata che prevede di ripetere quattro giri di un circuito di 42 Km, con l’arrivo a Llano Grande e l’ascesa dell’Alto El Nano (3.9 Km al 5.6%) da affrontare l’ultima volta a 17 Km dal traguardo, a sua volta preceduto di 6 Km da uno strappo di mille metri al 4.9%. Si tornerà a Medellin per la quarta frazione, costituita da un anello cittadino di 24 Km da ripetere sei volte e caratterizzato da una salita di 1.3 Km al 6.6% che non dovrebbe far troppa paura agli sprinter anche se, affrontata l’ultima volta a circa 13 Km dall’arrivo, potrebbe ispirare qualche tentativo o rimanere nelle gambe dei velocisti più stanchi. Cambierà decisamente la musica nelle ultime due frazioni, deputate a costruire la classifica generale finale e inserite in ordine crescente di difficoltà cominciando con la tappa disegnata attorno alla cittadina di La Unión, dove il traguardo sarà anticipato di 4.5 Km dalla cima dell’omonimo “alto” (7.5 Km al 5.2%), in vetta al quale si toccheranno i 2534 metri di quota, tetto massimo del Tour Colombia 2.1. Leggermente più basso ma molto più esigente nella lunghezza e nelle pendenze sarà l’Alto de Palmas, ai cui 2519 metri si concluderà il giorno dopo l’ultima e più impegnativa tappa, percorsi dal raduno di partenza di El Retiro 174 Km, gli ultimi sedici dei quali in salita al 6,6%.
In un vero e proprio ping pong mondiale, i riflettori dei media ciclistici si accenderanno ora sulla penisola araba, dove dal 16 al 21 si correrà la decima edizione del Tour of Oman, il cui percorso – a livello difficoltà altimetriche – non si discosterà di una virgola dal classico clichè della corsa organizzata da ASO e che offrirà anche in questo caso grosse opportunità agli scalatori, come ci ricordano il successo di Vincenzo Nibali nell’edizione disputata nel 2016 e le due vittorie consecutive conseguite da Froome nel bienno 2013-14. Il primo giorno saranno indubbi protagonisti i velocisti, complice l’unica frazione totalmente piatta prevista dal percorso, che condurrà in 138.5 Km da Al Sawadi Beach a Suhar Corniche, dove potrebbero però esserci delle sorprese perché, gareggiando costantemente lungo le coste dell’Oceano Indiano, il vento potrebbe provocare pesanti distacchi in caso di ventagli. Le successive due frazioni saranno, invece, tarate sulle misure dei finisseur, ai quali sarà offerta la possibilità d’affermarsi prima sul traguardo di Al Bustan – preceduto di 5 Km dalla salita di Al Jissah (1.4 Km al 9%) – e poi a Qurayyat, dove l’arrivo sarà collocato al termine di un’ascesa di 2.8 Km al 6.5%. Il quarto giorno di gara la protagonista sarà la salita di Bousher Al Amerat, da ripetere tre volte (da due versanti differenti) percorrendo i 125 Km previsti tra Yiti e Mascate, dove il traguardo sarà collocato presso l’Oman Convention and Exhibition Centre, 27 Km dopo l’ultimo scollinamento e questo potrebbe consentire anche un arrivo allo sprint a ranghi ridotti. Sarà la penultima la frazione decisiva, che proporrà l’immancabile arrivo in salita sulla Jabal al Akhdhar, presenza fissa della corsa araba fin dalla seconda edizione, quando per la prima volta il gruppo scoprì i quasi 6 Km dall’ascesa omanita, che si arrampica fino a 1235 metri di quota superando una pendenza media del 10.5%.
Protagonisti il primo giorno, i velocisti torneranno a calcare il palcoscenico del Tour of Oman nella conclusiva frazione di 135 Km che prevede nel finale tre giri del tradizionale circuito disegnato sulla corniche di Matrah.
Si farà quindi ritorno in Europa per la prima corsa italiana (Trofeo Laigueglia, quest’anno in calendario il 17 febbraio sul medesimo tracciato che nel 2018 vide imporsi Moreno Moser e che ha il suo punto di forza nella quadruplice ascesa a Colla Micheri) e quindi per due gare a tappe in contemporanea (20-24 febbraio) che avranno come terreno di svolgimento la penisola iberica, la Volta ao Algarve em Bicicleta in Portogallo e la Vuelta a Andalucía in Spagna. Cominciamo con la corsa geograficamente a noi più lontana, quella portoghese, il cui percorso può essere considerato una fotocopia delle ultime edizioni perché continueranno a farne parte, nella medesima posizione temporale, gli arrivi in salita agli “alti” di Fóia e di Malhão e la cronometro individuale del terzo giorno. Il primo saranno in scena i velocisti, chiamati a esibirsi al termine del 199 Km della Portimão – Lagos, tappa che prevede un paio di pedalabili ascese da affrontare nelle fasi centrali mentre gli ultimi 70 Km si presentano leggermente nervosi. Una prima fetta della vittoria finale sarà giocata al secondo giorno di gara sulla salita che condurrà, dopo la partenza da Almodôvar e percorsi 187 Km, agli 887 metri l’Alto da Fóia, il punto più elevato della regione dell’Algarve. 8 Km è lunga l’ascesa finale, che sale al 6.1% di pendenza media e che l’anno scorso è stata conquistata dal polacco Michał Kwiatkowski, vincitore anche della classifica finale, mentre nel passato recente si sono imposti lassù l’irlandese Daniel Martin (2017) e lo spagnolo Luis León Sánchez (2016). Gli esiti di questa frazione potranno già l’indomani essere ribaltati dalla tappa contro il tempo, che si correrà in circuito a Lagoa, sulla distanza di 20 Km e su di un tracciato abbastanza veloce, nel quale il tratto più impegnativo sarà costituito da uno strappo di 600 metri al 5,3% da superare nelle fasi iniziali. Archiviata la successiva Albufeira – Tavira, 198 Km nervosi ma ancora favorevoli alla volata finale, a determinare il nome del vincitore della 46a edizione della corsa lusitana sarà la conclusiva frazione di 173 Km che scatterà da Faro per terminare ai 512 metri dell’Alto do Malhão, ascesa più breve dell’Alto do Fóia, ma pure in grado di stuzzicare i garretti dei grandi campioni grazie all’elevata pendenza media (9,2%) che si registra nello spazio di 2700 metri: basti ricordare che il plurivincitore in vetta al Malhão è stato Alberto Contador, che ha messo la sua firma lassù in tre occasioni, nel 2010, nel 2014 e nel 2016.
Pur non proponendo nessun arrivo in salita, nettamente più impegnativo si annuncia il percorso della “parallela” Vuelta a Andalucía e potremmo vedere le “stelle” al via della corsa spagnola sgomitare già nel finale della prima tappa che, 170 Km dopo la partenza da Sanlúcar de Barramed, si concluderà ad Alcalá de los Gazules in cima a un muro di 1200 metri al 10.8%, lo stesso che dodici mesi fa ha accolto un arrivo di questa stessa corsa con la vittoria di Tim Wellens. La seconda frazione sarà la più semplice delle cinque in programma, ma quest’anno chanches per i velocisti non dovrebbero essercene poichè la strada salirà anche nel finale della Siviglia – Torredonjimeno, pur se stavolta su tenere pendenze (5.6 Km al 2.7%). Le rimanenti tre giornate di gara saranno quelle decisive, introdotte da una breve ma difficile cronometro individuale di 16 Km disegnata tra Mancha Real e La Guardia de Jaén con due tratti da percorrere in salita, prima verso i quasi 930 metri dell’Alto de Siete Pilillas (4.5 Km al 3.6%) e poi per raggiungere il traguardo e a questo punto potrebbero risultare determinanti per sancire l’ordine d’arrivo i 1800 metri conclusivi al 7.6%. La tappa regina della corsa sarà la penultima, corta ma molto difficile perché nel corso dei 120 Km che condurrano il gruppo da Armilla a Granada si dovranno affrontare due tra le più impegnative salite che risalgono le pendici della Sierra Nevada, prima l’Alto del Purche (8.9 Km al 7.7%) – conosciuto anche con il nome di Puerto de Monachil – e poi l’Alto de Hazallanas, 7.3 Km al 9.6% che nel 2015 erano stati arrivo di tappa proprio alla corsa andalusa, quando vinse Alberto Contador, mentre stavolta saranno seguiti da una velocissima discesa di 17 Km che si concluderà a 5 Km dal traguardo. Il giorno dopo la parola “fine” alla 65a edizione della “Ruta del Sol” sarà vergata al termine di una frazione di media montagna di 165 Km che sulla carta non pare particolarmente impegnativa, perché i primi 4 GPM – tutti pedalabili – sono “confinati” nei primi 74 Km della Otura – Alhaurín de la Torre, mentre l’ultima ascesa dovrà essere superata quando al traguardo mancheranno ancora 30 Km. Ma quest’ultima difficoltà potrebbe rivelarsi un boccone indigesto per qualcuno se si sarà usciti dalla frazione granadina con le ossa peste: l’Alto della Valle de la Vida potrebbe rappresentare la “muerte” per le ambizioni di classifica a chi rimarranno sullo stomaco i suoi 2.3 Km al 10% di pendenza media, dove si raggiungerà un picco del 20% e che saranno resi ancor più selettivi dalla sede stradale notevolmente ristretta.
Infine, il corto ma ricco mese di febbraio si concluderà con una novità, anche se – a ben guardare – non si tratta di una “primizia” vera e propria l’UAE Tour che si disputerà tra il 27 e il 2 marzo, corsa nata dalla fusione dei preesistenti giri a tappe di Dubai e Abu Dhabi, come questi organizzati dalle mani italiane di RCS Sport. Dopo aver ottenuto dall’Unione Ciclistica Internazioni un giorno di gara in più (la prima versione del calendario prevedeva la partenza il 28) Vegni e soci hanno allestito un interessante palcoscenico che affianca i due “pilastri” delle precedenti gare (il muro di Hatta del Dubai Tour e la Jebel Hafeet dell’Abu Dhabi Tour) a un secondo arrivo in salita e a una cronometro a squadre di 16 Km, che sarà frazione d’apertura disegnata sulle ventose strade dell’isola artificiale di Al Hudayriat. La seconda tappa del Giro degli Emirati Arabi Uniti sarà la prima delle quattro riservate ai velocisti e vedrà il gruppo percorrere 184 Km sulle strade della capitale Abu Dhabi, con partenza da Yas Marina e l’arrivo situato sull’isola di Al Marina, con l’unica insidia rappresentata dal vento che spira dal Golfo Persico e che potrebbe condizionare la gara. Gli scalatori entreranno per la prima volta in scena il giorno successivo affrontando i 9.5 Km al 7.4% dell’ascesa verso la Jebel Hafeet (1024 metri), la “Montagna Vuota”, atto terminale di una frazione per il resto completamente pianeggiante ma resa insidiosa dagli ampi tratti che si dovranno percorrere nelle terre desertiche che circondano la città di Al Ain. La carovana si sposterà poi nell’emirato di Dubai per una frazione che collegherà due “location” tradizionali della soppressa corsa araba, l’isola artificiale di Palm Jumeirah e la spettacolare diga di Hatta, ai confini con l’Oman: si tratterà della tappa più lunga (205 Km), che riserverà i momenti più palpitanti nel muro conclusivo di 100 metri al 15.2%, sì ripido ma anche troppo breve per impedire ai più resistenti tra i velocisti di sprintare su questo traguardo che, negli scorsi anni, è stato conquistato dal tedesco John Degenkolb, dallo spagnolo Juan José Lobato e dall’italiano Sonny Colbrelli. Si tornerà ad assistere a uno sprint più tradizionale l’indomani quando sarà in programma la traversata del “Corno d’Arabia”, 181 Km dalle rive del Golfo Persico (Sharjah) a quelle dell’Oceano Indiano (Khor Fakkan), lungo le quali si snoderanno gli ultimi 40 Km di gara, nei quali il vento potrebbe ancora rivelarsi un’insidia di non poco conto. Al penultimo giorno di gara il ciclismo scoprirà – novità nella novità – una salita inedita, quella che condurrà il gruppo verso la Jebel Jais (1934 metri), la montagna più alta degli Emirati Arabi. In attesa del completamento della strada che la risale fin quasi alla vetta, previsto alla fine della prossima estate, i corridori per quest’anno si limiteranno a percorrerne i primi 14 Km, che salgono fino a quota 1325 metri affrontando sette spettacolari tornanti e superando una pendenza media del 5.8%, ultima possibilità di lottare per la classifica prima della conclusiva frazione di Dubai riservata alle ruote veloci.
Mauro Facoltosi
I SITI DELLA CORSE
CHALLENGE CICLISTA MALLORCA
http://vueltamallorca.com/challenge-mallorca/
GRAND PRIX CYCLISTE LA MARSEILLAISE
http://www.lamarseillaise.fr/sports/grand-prix-la-marseillaise
ÉTOILE DE BESSÈGES
http://www.etoiledebesseges.com/
VOLTA A LA COMUNITAT VALENCIANA
VUELTA CICLISTA A LA REGIÓN DE MURCIA COSTA CÁLIDA
TOUR COLOMBIA 2.1
TOUR OF OMAN
https://www.tour-of-oman.com/fr
TROFEO LAIGUEGLIA
https://trofeolaigueglia.wordpress.com/
VOLTA AO ALGARVE EM BICICLETA
http://voltaaoalgarve.com/en/home-2/
VUELTA A ANDALUCÍA
http://www.vueltaandalucia.es/
UAE TOUR

La spettacolare strada che risale la Jebel Jais, l'inedita salita degli Emirati Arabi Uniti che il gruppo scoprirà all'UAE Tour (www.drive.com.au)