PELLEGRINI SULLE STRADE DEL SUD

maggio 16, 2019
Categoria: News

La tappa più meridonale del Giro 2019 condurrà la carovana della corsa rosa a un approdo inedito, San Giovanni Rotondo. La cittadina pugliese che deve la sua notorietà a San Pio da Pietrelcina sarà raggiunta al termine di quella che è la frazione più impegnativa della prima settimana di corsa, comunque non particolarmente difficile e poco incline alla selezione. La lunga ascesa finale verso Coppa Casarinelle, sulla quale si scollinerà a una dozzina di chilometri dal traguardo, presenta infatti tenere pendenze ed è più morbida – per fare un paragone a “tema” – di quella che conduce al santuario di Montevergine, dove il Giro ha spesso fatto tappa negli ultimi anni senza che si muovessero mai troppe foglie in gruppo.

Le grandi corse a tappe e i grandi santuari sono entità che non sono mai andate particolarmente d’accordo. Troppo grandi sono i flussi turistici che gravitano attorno alle seconde e che mal si conciliano con il baccano e i numerosi mezzi che si portano appresso Giro e Tour: basti pensare che la corsa francese solo in due occasioni è riuscita a porre un arrivo di tappa a Lourdes, mentre la vicina Pau ha fatto negli anni una vera e propria incetta di traguardi, arrivando a collezionarle oltre sessanta. Per l’arrivo di una corsa dalle dimensioni del Giro sono più “gestibili” i piccoli santuari come Oropa e Montevergine e questo non è certamente il caso di San Giovanni Rotondo che, in 110 anni di storia della corsa rosa, l’ha ospitata una sola volta e di passaggio, semplice GPM lungo la tappa che da Foggia conduceva a Vasto – correva l’anno 1998 – che vide il successo dello svedese Glenn Magnusson sul traguardo posto nella cittadina abruzzese, mentre sotto lo striscione posto in prossimità del convento nel quale visse Padre Pio transitò per primo Paolo Bettini. È arrivata l’ora di colmare questa lacuna e così anche la nuova capitale religiosa del Gargano, titolo che negli ultimi anni San Giovanni ha “scippato” alla vicina Monte Sant’Angelo, avrà l’onore e l’onere di ospitare l’arrivo di una frazione del Giro, la più impegnativa della prima settimana pur non essendo particolarmente difficile. Avete presente i poco selettivi arrivi a Montevergine, al quale abbiamo accenato poco fa? Ebbene, il finale sul Gargano sarà ancora più semplice perché la salita principale del tracciato, Coppa Casarinelle, è di poco più facile rispetto a quella che conduce al santuario irpino e non sarà nemmeno arrivo di tappa poichè, una volta raggiuntone lo scollinamento, mancheranno ancora una dozzina di chilometri al traguardo, comprensivi di un piccolo spuntone che farà gola più ai cacciatori di tappe che ai corridori che puntano al successo finale. Anche il percorso complessivo della frazione più meridionale del Giro 2019 si presenta decisamente abbordabile, con il grosso delle difficoltà concentrate negli ultimi 30 Km e la prima parte di gara movimentata da isolati e facili dislivelli, con ampi tratti da percorrere su veloci superstrade.
I primi 11 Km pianeggianti saranno una sorta di viaggio nella memoria dei tristi giorni della Seconda Guerra Mondiale, con la partenza ai piedi dell’abbazia di Montecassino e il passaggio, alla fine di questo tratto, presso il centro campano di San Pietro Infine, i cui resti bombardati dell’abitato – oggi preservati dal Parco della Memoria Storica – alcuni anni dopo la fine del conflitto furono scelti dal regista statunitense Charles Vidor per girare alcune scene del film “Addio alle armi”, ispirato all’omonimo romanzo di Ernest Hemingway e ambientato durante la Prima Guerra Mondiale.
Attraversata di “volata” la Campania, con la facile salita verso il breve tunnel dell’Annunziata Lunga (4.2 Km al 5.1%) la corsa entrerà in Molise, planando quindi dolcemente su Venafro, città di origini molto antiche testimoniate dalla presenza di ben due teatri d’epoca romana, anche se di essi sono giunti ai nostri giorni pochissimi resti.
Superato il corso del Volturno, il tracciato della sesta frazione lascerà temporaneamente la viabilità “tradizionale” per imboccare la tangenziale che, in dolce ascesa, supera di lascio la città di Isernia, ciclisticamente conosciuta per essere una delle porte d’accesso al Macerone, storico valico appenninico “della prima ora”, inserito nel percorso del Giro fin dalla prima edizione del 1909, quando facevano terribilmente dannare i corridori le forti pendenze del versante settentrionale, rese ancora più ostiche dal fondo sterrato, lo stesso sul quale nel 1921 soffrì terribilmente Costante Girardengo, che quel giorno si vide costretto al ritiro dalla corsa. La salita che affronteranno ora i “girini” del 2019 è, però, di tutt’altra pasta perché si dovranno raggiungere molto agevolmente (5.6 Km al 3.9%) i 739 metri del Valico di Pettoranello, localmente conosciuto con il toponimo di Passo dell’Addolorata per la presenza in zona dell’omonimo santuario, costruito in stile neogotico sul luogo dove il 22 marzo del 1888 la Madonna apparse alle pastorelle Serafina e Bibiana e presso il quale si sono concluse due frazioni della Tirreno-Adriatico, conquistate dal francese Laurent Jalabert (2000) e dall’elvetico Markus Zberg (2001).
Inizierà subito dopo uno dei tratti più veloci e snelli di questa tappa, un rettilineo di 11 Km in leggero falsopiano discedente che si snoda parallelo alla catena del Matese, verso il quale sale la strada diretta a Campitello, la principale stazione di sport invernali del Molise, nata negli anni ’60 sul luogo dove si trovava fino a quel momento uno stabile frequentato esclusivamente dai pastori (il Rifugio Iezza) e che fu lanciata dal Giro d’Italia nel 1969 con l’arrivo di una tappa vinta da Carlo Chiappano, il corridore pavese che, appesa la bici al chiodo qualche anno più tardi, rimarrà poi nell’ambiente come direttore sportivo della formazione nella quale debutterà nel professionismo il giovane Giuseppe Saronni.
Sfiorata la cittadina di Bojano, fondata nel luogo dove un bue si sarebbe improvvisamente fermato durante le emigrazioni delle genti sannite dalla Sabina, si giungerà in piano alle porte dell’ampia Sella di Vinchiaturo, valico che rappresenta il confine settentrionale dell’Appenino Campano, situato non distante dall’area archeologica di Saepinum, tra i cui resti spiccano anche in questo caso quelli del teatro romano. A questo punto ci sarà un brusco cambio di direzione, con la corsa che svolterà a sinistra in direzione di Campobasso, il capoluogo regionale sul quale domina il principale monumento cittadino, il mediovale Castello Monforte, al cui interno ha sede la più elevata stazione meteorologica dell’Aeronautica Italiana (808 metri di quota) e accanto al quale si trova la chiesa di Santa Maria Maggiore, nel cui convento attiguo visse San Pio da Pietrelcina tra il 1905 e il 1909. Seguirà un altro tratto velocissimo, seguendo in scorrevole discesa la statale che percorre la valle del torrente Tappino correndo ai piedi dei colli sui quali sorgono i centri di Campodipietra e Gambatesa, dov’è possibile visitare il Castello Di Capua e ammirarne il suo interessante ciclo di affreschi cinquecenteschi e, al contempo, godere delle viste panoramiche verso il vicino lago artificiale di Occhito. Entrato in Puglia il percorso della tappa si troverà ora di fronte la catena dei Monti della Daunia, che la statale supererà in galleria giungendo con la più ripida salita prevista dal tracciato di gara – sono 3.5 km al 6.1% – al “traforo” di circa 1.4 Km che transita sotto il Passo del Lupo, valico alto circa 800 metri la cui vetta è “popolata” dai diciotto aerogeneratori dell’impianto eolico di Volturino. Tornati alla luce del sole, la prossima meta del gruppo sarà il Tavoliere, la più vasta pianura dell’Italia Meridionale (si estende per 4000 Km quadrati, superata in estensione solo dalla Pianura Padana), che si raggiungerà poco prima del passaggio sulla tangenziale sottostante la città di Lucera, soprannominata “Chiave di Puglia” per la sua importanza strategica, imperniata attorno alla Fortezza Svevo-Angioina fatta erigere nel 1233 da Federico II di Svevia, l’imperatore del Sacro Romano Impero che qualche anno più tardi promuoverà anche la costruzione di Castel del Monte, celeberrimo maniero divenuto uno dei simboli della regione Puglia. La stessa “sorte” di Isernia e Lucera toccherà a Foggia, che la carovana del Giro salterà imboccandone un tratto della circonvallazione per poi svoltare in direzione della penisola del Gargano, lo “sperone” dello stivale italico. Percorrendo l’ultimo tratto tranquillo di questa frazione nel mosaico dei campi del Tavoliere, si andrà velocemente incontro alla salita di Coppa Casarinelle, circa 16 Km al 4,1% per arrivare fino a 678 metri di quota dopo aver toccato Rignano Garganico, il centro più piccolo del promontorio ma anche il più panoramico: le viste che si ammiranano dal “Balcone delle Puglie” non abbracciano soltanto la sterminata pianura sottostante ma, nelle giornate più terse, consentono di spingere l’occhio fino alla lontana Majella. Seguirà la brevissima discesa su San Marco in Lamis, centro toccato dalla “Via Sacra Langobardorum”, variante della storica “Via Francigena” che qui vedeva i pellegrini fermarsi presso l’Abbazia di San Giovanni in Lamis, oggi nota con il nome di Convento di San Matteo perché vi è conservata una reliquia – un molare – dell’apostolo, proveniente dalla cattedrale di Salerno. Sfiorando l’antica abbazia il gruppo andrà a superare l’ultimo ostacolo naturale di giornata, la breve ascesa – 2.4 Km al 5.8% – che condurrà nella frazione di Borgo Celano, dove è possibile visitare il Museo Paleontologico dei Dinosauri, qui realizzato perché nel luogo dove esattamente vent’anni fa i geologi hanno scoperto numerose impronte di questi “colossi” vissuti oltre 100 milioni di anni fa.
Sette chilometri più a valle sapremo se questa tappa sarà riuscita a lasciare anche solo una piccola stigmata sull’ancora corta classifica del Giro d’Italia.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella delle Pastinelle (102 metri). Separa i Monti Trocchio e Maio e vi transita la SS 6 “Via Casilina” tra Cassino e la località. Coincide con l’omonima località, situata all’altezza del bivio per Cervaro.

Passo Annunziata Lunga (tunnel). Valicato dalla SS 6 dir “Via Casilina” tra San Cataldo e Venafro, a circa 300 metri di quota e al confine tra le provincie di Caserta (Campania) e Isernia (Molise). Sopra il tunnel c’è l’omonimo valico geografico (449 metri), valicato dalla SP 9 “Nunziatalunga” che collega le medesime località.

Valico di Pettoranello (739 metri). Spartiacque tra il bacino del Biferno e quello del Volturno, è attraversato dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica”, tra il bivio per Pettoranello del Molise e Pastena.

Sella di Vinchiaturo (552 metri). Attraversata dalla linea ferroviaria Isernia – Campobasso e dalla SS 87 “Sannitica” (tra gli svincoli di Guardiaregia e Sepino), costituisce lo spartiacque tra le valli del Biferno e del Tammaro e, secondo alcuni geografi, è in questo luogo – e non alla Bocca di Forli (che si trova presso Rionero Sannitico) – che transita il reale confine tra Italia Centrale e Italia Meridionale. Sarà solamente sfiorata dal percorso di gara che, all’imbocco dell’ampia sella svolterà in direzione di Campobasso percorrendo la SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica”, dalla quale si stava provenendo.

Valico del Lupo (tunnel). Valicato dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica” tra la località Ponte Catola e il bivio per Volturino, a circa 640 metri d’altitudine. Il soprastante valico geografico (812 metri) è valicato dalla SP 134 che collega Volturino e la Crocella di Motta.

FOTOGALLERY

Abbazia di Montecassino

Le rovine della chiesa di San Pietro Infine dominano il Parco della Memoria Storica del comune campano

Tra i ruderi di San Pietro Infine si gira “Addio alle armi” nel 1957 (www.davinotti.com)

Tra i ruderi di San Pietro Infine si gira “Addio alle armi” nel 1957 (www.davinotti.com)

Venafro, gli scarsi resti del Teatro Romano

Castelpetroso, Santuario dell’Addolorata

Il teatro romano di Saepinum

Campobasso, Castello Monforte

Gambatesa, Castello Di Capua

La macchia azzurra del Lago di Occhito vista da Gambatesa

Lucera, Fortezza Svevo-Angioina

Il Gargano visto dal Tavoliere: in alto si scorge la macchia bianca dell’abitato di Rignano Garganico

Panorama sul Tavoliere da Rignano Garganico

San Marco in Lamis, Convento di San Matteo Apostolo

Borgo Celano, uno dei dinosauri ricostruiti all’esterno del Museo Paleontologico

Il vecchio santuario di San Giovanni Rotondo e, in trasparenza, l’altimetria della sesta tappa del Giro 2019 (www.turismovieste.it)

Il vecchio santuario di San Giovanni Rotondo e, in trasparenza, l’altimetria della sesta tappa del Giro 2019 (www.turismovieste.it)

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