TOUR 2018 – LE PAGELLE

luglio 31, 2018
Categoria: Approfondimenti

Ecco il super pagellone del Tour appena concluso e dominato anche quest’anno dal Team Sky, pur se con un nome diverso al vertice della classifica generale

GLI UOMINI DI CLASSIFICA – I PROMOSSI

Geraint Thomas. Vince, convince e ammutolisce tutti. Si diceva che nella terza settimana sarebbe crollato e invece questo non è successo. Undici giorni con la maglia gialla sulle spalle e due tappe vinte, alla Rosière – dove staccando tutti si prende anche la vetta della classifica generale – e in cimia alla mitica Alpe d’Huez, la vetta regina del Tour per antonomasia. Il corridore trentaduenne resiste agli attacchi (pochi) degli avversari grazie ad una condizione di forma ottimale, ripagando anche la fiducia del Team Sky, che lo assiste alla perfezione. Oltre al solito Wouter Poels (voto: 6,5), il gallese trova anche un Jonathan Castroviejo (voto: 7) in una delle sue migliori performance nei Grandi Giri. Dopo Wiggins e Froome è il terzo britannico in maglia Sky a vincere il Tour de France negli ultimi 8 anni. Scommessa vincente. Voto: 10

Tom Dumoulin. Due Grandi Giri corsi consecutivamente, due secondi posti, doppietta perfetta verrebbe da dire. Corre praticamente da solo, con la Sunweb che non lo ha praticamente mai aiutato. Sfortunato l’olandese a Mûr-de-Bretagne, quando lascia 53” sulla strada a causa di una foratura. Viene battuto solo da Thomas, sia in classifica generale, sia sulle vette dela Rosière e dell’Alpe d’Huez. Da campione del mondo in carica nella specialità qual è, fa sua la cronometro finale con arrivo ad Espelette, battendo Froome per 1”. Non è un fantasista, non è il classico uomo degli attacchi da lontano, non è lo scalatore perfetto che alberga nell’immaginario collettivo, ma c’è sempre. Resta sempre tra i big, sale col suo passo, difficilmente lo si stacca e appena la salita si alleggerisce stacca tutti o quasi. Portentoso. L’Indurain del futuro. Voto: 9

Chris Froome. Poteva decidere di puntare tutto per provare a vincere il suo quinto Tour de France, invece ha voluto provare ad entrare nella legenda del ciclismo con l’attacco alla ”doppietta”. Dopo aver vinto il Giro d’Italia si presentava al via del Tour de France agguerrito. Le fatiche della corsa italica si sono, però, fatte sentire sulle Alpi dove non riesce a fare la differenza. Sui Pirenei barcolla ma non molla. Dice definitivamente addio ai sogni di gloria nella tappina di Saint-Lary-Soulan, ma stringe i denti e si rifà nella cronometro finale dove si prende anche il gradino più basso del podio. Dopo Pantani, è il ciclista che che più di tutti si è avvicinato a vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. Settimo podio di fila raggiunto negli ultimi sette GT corsi. Mister Sette bellezze. Voto: 9

Primož Roglič.. Una delle sorprese più belle di questa edizione della Grande Boucle, anche se il talento del corridore sloveno era già emerso nelle scorse stagioni. Sull’Alpe d’Huez fa capire a tutti che sarebbe stato uno dei protagonisti. La LottoNL-Jumbo potrebbe sfruttare di più il gioco di squadra con Steven Kruijswijk (Voto: 7), ma contro questa Sky non ci sarebbe stato nulla da fare. Lo sloveno nella tappa con arrivo a Laruns attacca, riattacca e attacca ancora, staccando tutti sul Col d’Aubisque e andando a vincere di potenza. Conquista momentaneamente anche il terzo posto della generale, perso però nella cronometro di Espellette – terreno di gara sul quale, di solito, maggiormente eccelle – dove paga lo sforzo del giorno prima. Sorpresa. Voto: 8,5

Daniel Martin. Il supercombattivo del Tour conclude la corsa all’ottavo posto. Vince sul “muro” di Bretagna, è secondo sul Col de Portet, sempre propositivo e mai a pensare di risparmiare la gamba. Diciamo la verità, qualche suo tentativo di attacco, come quello sul Pic de Nore, è stata un’autentica ”pirazzata”, ma a noi l’irlandese piace così. Voto:7

Vincenzo Nibali. Il suo Tour termina sul più bello, sull’Alpe d’huez, a causa di un tifoso maldestro. I segnali erano stati buoni fino a quel momento, molto difficilmente avrebbe lottato per il titolo, ma sicuramente ci saremmo divertiti di più. Nota di demerito per la Bahrein-Merida che lo “abbandona” nella cronosquadre. Voto: 6

GLI UOMINI DI CLASSIFICA – I BOCCIATI

Romain Bardet. Le forature lo perseguitano nella prima parte del Tour, specie nella tappa di Roubaix. Il transalpino, però, quando la strada sale non ha la pedalata dei giorni migliori. Prova a lasciare il segno cercando una vittoria di tappa, sia sull’Alpe – quando rompe una tregua momentanea – sia nelle ultime tappe pirenaiche, ma non coglie nulla e non riesce ad andare oltre un terzo posto di tappa. Tour mediocre per uno con le sue potenzialità. Voto: 5,5

Nairo Quintana. Come un novello Sisifo cerca di portarsi perennemente in cima alla vetta del Tour, ma per un motivo o per un altro deve sempre rimandare e indietreggiare. Quest’anno se la prende anche con Unzué per la presenza di Mikel Landa (Voto:6) in squadra. Inizia a sentire la pressione e ‘’sbruffa”, cosa rara per lui. Alla fine il basco si metterà con Alejandro Valverde (Voto: 5,5) a disposizione del colombiano, specie nella mini tappa pirenaica dove Nairo taglierà per primo il traguardo. Una caduta nella frazione di Pau gli nega la possibilità di giocarsi le sue chances nella tappa con arrivo a Laruns, ma il suo Tour era già segnato sulle Alpi, dove il colombiano non è mai stato in grado di reggere il ritmo della Sky e di Dumoulin. Termina la competizione al decimo posto. Che la sua carriera agonistica sia già in fase calante? Voto: 5

Jakob Fuglsang. Finalmente tocca a me! Chissà cosa avrà pensato il corridore danese dell’Astana alla partenza di questo Tour de France, finalmente al via coi gradi di capitano. Ma dal 2013, quando arrivò settimo, ad oggi ne è passato di tempo. Non riesce mai a reggere il ritmo dei migliori, galleggiando sempre ai bordi della top ten. Mai incisivo, nessuna azione degna di nota. Chiuderà la Grande Boucle al dodicesimo posto. Voto: 5

Bauke Mollema. Per il trentunenne olandese della Trek una Grande Boucle totalmente anonima. Non riesce mai ad entrare nel vivo della corsa e sulle Alpi, a causa di una giornata no, decide di tirarsi fuori dalla lotta per la classifica generale. Cerca di rifarsi sui Pirenei e nelle frazioni sul Massiccio Centrale entrando nelle fughe di giornata, ma il massimo che riesce a raccogliere è solo il terzo posto nella tappa di Carcassonne. Voto: 4,5

Rafał Majka. Doveva essere l’uomo di classifica della Bora Hansgrohe, doveva. Sulle Alpi non regge il passo dei big e decide così di puntare alla vittoria di tappa. Non riuscirà nemmeno in questo. Voto: 4

Ilnur Zakarin. Aveva messo il Tour de France al centro della sua stagione ciclistica, ma il risultato è alquanto deludente. Solo un nono posto finale nella classifica generale, senza nessun acuto. Anonimo. Voto: 5

Adam Yates. Esce prestissimo di classifica, cerca di rimediare provando a vincere una tappa, ma non è il suo anno. Voto: rimandato

Rigoberto Urán: Cade nella tappa del pavé, da lì in poi sarà un calvario per lui, fin quando sarà costretto al ritiro. Voto: rimandato

I VELOCISTI – I PROMOSSI

Peter Sagan. Chiamarlo velocista è riduttivo. Sesta volta che conquista la classifica a punti del Tour de France, settima se non ci fosse stata l’espulsione dalla corsa lo scorso anno. Vince tre tappe: due classici piattoni e a Quimper, in leggera salita. Quattro podi di giornata, tante fughe e un quarto posto sulla dura salita di Mende. Unica pecca, la tappa di Roubaix quando perde le ruote di Van Avermaet nell’azione decisiva di giornata. Gioca con gli avversari in occasione degli sprint volanti, superiorità schiacciante. Cade nella diciassettesima tappa, si fa male, soffre, si rialza e porta la maglia verde a Parigi. Extraterrestre! Voto: 9,5

Dylan Groenewegen. Il venticinquenne olandese ci mette un po’ per entrare nel vivo della corsa. Osserva Dylan, osserva e impara andando a vincere due tappe consecutive: a Chartres e ad Amiens. L’anno scorso vinse a Parigi nella tappa finale, quando la maggior parte dei velocisti aveva abbandonato. Quest’anno, invece, batte i migliori entrando di diritto nell’élite della categoria. Voto: 8

Fernando Gaviria. Il colombiano vince di forza nel prologo e nella quarta tappa che andava da La Baule a Sarzeau. Il velocista della Quick-Step Floors ha a disposizione un discreto trenino, anche se non si vede il miglior Ariel Richeze (Voto:5,5), e cerca di sfruttarlo nel migliore dei modi. Uno dei velocisti più forti del panorama mondiale. Si ritira quando la carovana arriva sulle Alpi. Voto: 7,5

John Degenkolb. Non è un velocista puro, ma non si tira mai indietro quando c’è una volata da fare. Trionfa sul pavé, dove dimostra di esser tornato se stesso dopo aver subito due anni fa il terribile incidente mentre si allenava in terra spagnola. Sfiora il bis sui Campi Elisi. Risorto come la fenice. Da segnalare anche il terzo posto di Amiens. Ritrovato. Voto: 7

Alexander Kristoff. Lotta sempre il norvegese, lotta e sbraita, ma i risultati latitano. Il corridore della UAE Team Emirates sembrerebbe un perennemente piazzato in questo Tour, dove non vinceva dal 2014. Invece trova l’acuto vincente nella vetrina più importante, a Parigi sugli Champs-Elysées. Voto: 6,5

I VELOCISTI – I BOCCIATI

Arnaud Démare. Dopo la Milano-Sanremo del 2016, anche al Tour de France viene nuovamente accusato di traino dai colleghi. Dopo un avvio difficile, dove non si avvicina neanche minimamente alla vittoria, deve aspettare solo la diciottesima tappa per poter alzare le braccia al cielo, vittoria frutto anche dello splendido lavoro di Jacopo Guarnieri (Voto:6). Lo aspettavano tutti sui Campi Elisi, ma delude. Da rivedere. Voto: 5,5

Christophe Laporte. Ha dalla sua la giovane età, anche se a 25 anni tanto giovane non è. Secondo nella tappa di Pau, ma il velocista che ha preso il posto di Nacer Bouhanni nelle gerarchie della Cofidis deve essere più spregiudicato e aggressivo nelle volate. Voto: 5,5

André Greipel. Ultimo Tour de France corso con la maglia della Lotto Soudal. Il gorilla tedesco, però, non fa nulla in questa edizione per farsi rimpiangere. Si ritira quando arrivano le Alpi. Miglior piazzamento un terzo posto a Sarzeau. Voto: 5

Marcel Kittel. Il terzo posto nella prima tappa di Fontenay-le-Comte fa ben sperare, invece sarà solamente un fuoco di paglia. Correrà tappe in cui non disputerà nemmeno la volata, altre dove non si avvicinerà nemmeno lontanamente al gradino più basso del podio di giornata. Irriconoscibile. Voto: 4,5

Mark Cavendish. Si presenta sulle strade francesi fuori condizione. L’ombra di se stesso. Voto: 4

GLI ALTRI PROTAGONISTI – I PROMOSSI

Lawson Craddock È la maglia nera della 105° edizione del Tour de France avendo il corridore della Team EF Education First-Drapac chiuso la corsa in 145a ed ultima posizione, con un distacco di quasi 4 ore e mezza da Geraint Thomas. Il corridore texano merita, però, il massimo dei voti per aver disputato l’intero Tour con una microfrattura alla spalla, rimediata in una caduta nel finale della prima tappa. Inoltre ha volutamente donato 100 dollari in beneficenza per ogni tappa portata a termine, coinvolgendo nella raccolta anche i tifosi al punto che, a Tour concluso, sono stati raccolti oltre 225 mila dollari, che saranno utilizzati per la ricostruzione dell’Alkel Velodrome di Houston, danneggiato lo scorso anno dall’Uragano Harvey. Se fossimo stati al Giro avrebbe meritato a pieno titolo il “Trofeo Bonacossa”, con il quale la Gazzetta dello Sport premia il corridore autore delle più bella impresa alla corsa rosa. Voto: 10 e lode

Julian Alaphilippe. Miglior scalatore di questo Tour de France, dove raccoglie punti importanti entrando nelle fughe di giornata. Scalpita il transalpino, andando a vincere anche due tappe. Trionfi di classe, potenza e velocità, dove attacca in salita e blinda il successo in discesa. Uno dei più combattivi e propositivi del gruppo. Peperino. Voto: 8

Edgar Bernal. Prima volta che correva lungo le strade della Grande Boucle, il colombiano si è dimostrato una pedina fondamentale nello scacchiere anglosassone del Team Sky. Prezioso sull’Alpe, determinante per non far naufragare Froome nella mina tappa pirenaica. Voto: 7,5

Omar Fraile e Magnus Cort Nielsen. I due corridori dell’Astana riescono a centrare il bottino pieno entrando nella fuga di giornata, il primo a Mende, il secondo a Carcassonne. Voto: 6,5

Pierre-Roger Latour. Lo scalatore francese vince la classifica destinata ai giovani. Solo Daniel Martin gli nega la vittoria di tappa a Mûr-de-Bretagne. Nelle tappe alpine non regge il passo dei big, finisce 13° a 22 minuti circa da Thomas. In futuro farà grandi cose. Voto: 6,5

Damiano Caruso. Il ciclista siciliano è sempre affidabile e ligio al dovere. Vederlo partire al via coi gradi di gregario per Porte e soprattutto Tejay Van Garderen, due “re dei contrattempi”, fa male al cuore. Dopo il ritiro del tasmaniano e la débâcle dello statunitense prova a vincere senza fortuna una tappa del Tour entrando in quasi tutte le fughe di giornata. Voto: 6

Ion Izagirre. Sempre all’attacco i fratelli Izagirre, se non è Ion ad entrare nella fuga di giornata ci pensa Gorka (voto:5,5). Troppo forte Alaphilippe a Bagnéres de Luchon, più scaltro Cort Nielsen a Carcassonne, per Ion Izagirre solo secondi posti. Voto:6

Greg Van Avermaet. Conquista la maglia gialla nella cronosquadre di Cholet, la tiene fino all’undicesima tappa, quando iniziano le Alpi. Solo un grande Degenkolb lo batte a Roubaix. Voto: 6,5

GLI ALTRI PROTAGONISTI – I BOCCIATI

Franco Pellizotti. Purtroppo l’età per il Delfino di Bibione inizia a farsi sentire. Quando il suo capitano Vincenzo Nibali è in corsa non riesce a supportarlo adeguatamente. Dopo il ritiro del messinese prova a fare corsa per se, ma si arrende subito. Voto:4,5

Andrey Amador. Da un ciclista come lui si ci aspettava molto di più. Poco utile alla causa Movistar come gregario, lontanissimo dal cogliere un piazzamento importante quando va in fuga. Voto: 4,5

Warren Barguil. Non cura la classifica, prova a vincere quella per la maglia a pois, ma decide di lasciar perdere dopo aver visto un Alaphilippe indomito. Ci aspettavamo di vederlo lottare per portare a casa almeno una tappa, ma nulla. Anonimo. Voto:4,5

Laurens Ten Dam. Doveva essere l’ultimo uomo di Tom Dumoulin nelle tappe montane, doveva esserlo…. Voto: 4

Tejay Van Garderen. Fa la sua parte nella cronosquadre, per il resto molto negativo. Esce di classifica dopo il ritiro di Richie Porte. Prova ad essere protagonista nel prosieguo del Tour ma niente. Un’altra edizione della Grande Boucle da cancellare per lui. Voto:4

Domenico Pozzovivo. Finché lo squalo è in corsa, il lucano sembra risentire le fatiche del Giro d’Italia nelle gambe. Nibali esce di scena e “Mimmo” sale di condizione, ma senza risultati di rilievo. Voto:5

Luigi Giglio

È la maglia nera Lawson Craddock ad ottenere il voto più alto nel pagellone del Tour 2018 firmato ilciclismo.it (foto Bettini)

È la maglia nera Lawson Craddock ad ottenere il voto più alto nel pagellone del Tour 2018 firmato ilciclismo.it (foto Bettini)

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