GIUGNO: AROMA DI GIRO, PROFUMO DI TOUR
giugno 2, 2018
Categoria: Approfondimenti
Non è semplicemente il mese di mezzo tra Giro e Tour. I trenta giorni di giugno sono ciclisticamente ancora più intensi di maggio e luglio per le numerose corse che si succedono, talvolta accavallandosi tra di loro, schierando ai nastri di partenza sia i reduci dalla Corsa Rosa, sia i futuri protagonisti della Grande Boucle, anticipandone le sfide. È il caso del Delfinato che scatterà appena una settimana dopo la fine del Giro e che proporrà integralmente uno dei tapponi alpini del Tour 2018. Alla corsa francese seguirà una settimana ad alta “gradazione ciclistica” nella quale si snoderanno in parallelo il Tour de Suisse, il Giro d’Italia Under 23, la Route d’Occitanie e il Giro di Slovenia. Dopo l’inedita l’Adriatica Ionica Race, la nuova corsa a tappe creata da Moreno Argentin, il mese si chiuderà a Boario Terme con il campionato nazionale professionisti.
L’aroma del Giro è ancora nelle narici e sui palati degli appassionati di ciclismo e già comincia a sentirsi il profumo del lontano, ma mica tanto, Tour de France. Appena una settimana dopo la fine della corsa rosa, infatti, prenderà il via il Critérium du Dauphiné, la breve corsa a tappe transalpina che nel 2018 taglierà il traguardo della settantesima edizione e che da quasi una decina d’anni è divenuta una sorta di anteprima di lusso del Tour de France, soprattutto per l’altisonanza di ì starting-list che segnalano ai nastri di partenza diversi dei big che si contenderanno la maglia gialla un mese più tardi. Da quando l’organizzazione è passata dalle mani del quotidiano locale Le Dauphiné libéré ad ASO, lo stesso gruppo che allestisce la “Grande Boucle”, il Delfinato ha assunto ancor più i connotati di finestra aperta sul Tour, andando talvolta a proporre salite o percorsi che si dovranno poi affrontare a luglio. È proprio il caso dell’edizione che si disputerà quest’anno e che vedrà i corridori testare l’intero tracciato della frazione alpina della Rosière, collocata al penultimo giorno di una corsa che, come il solito, servirà i suoi piatti forti nelle ultime quattro tappe d’alta montagna, affiancate da due nervose frazioni di trasferimento e altrettante prove a cronometro, la prima delle quali sarà il classico prologo d’apertura, in programma il 3 giugno sulle pianeggianti strade di Valence. Dalla stessa cittadina si ripartirà l’indomani alla volta di Saint-Just-Saint-Rambert, dove si giungerà dopo aver percorso 179 Km in un contesto collinare e affrontato lievi ma continue difficoltà altimetriche che fanno gola ai “finisseur”, come la Côte du Barrage de Grangent (1,3 Km al 4,5%) che dovrà essere ripetuta due volte nel circuito finale con l’ultimo passaggio collocato a soli 4 Km dalla linea d’arrivo. Ascese che sull’altimetria paiono più sensibili proporrà la successiva Montbrison – Belleville di 181 Km, ma una volta superati i quattro GPM (due dei quali di 2a categoria) che s’incontreranno tra l’87° e il 150° Km di gara, si pedalerà senza più ulteriori difficoltà nei rimanenti 30 Km che potrebbero anche consentire ai velocisti di andare a disputarsi l’unico traguardo adatto alle loro potenzialità. A partire dalla terza tappa ci sarà spazio solo per chi punterà alla vittoria finale, la cui prima fetta sarà assegnata al termine della cronometro a squadre disegnata per 35 Km sulle filanti strade che collegano Pont-de-Vaux a Louhans-Châteaurenaud, pianeggianti e movimentate da rarissime curve. Quasi certamente la squadra vincitrice farà registrare una media superiore ai 53-54 Km/h, così com’è certo che a essere determinanti per la classifica saranno, però, le salite che debutteranno il giorno successivo sulle strade del Delfinato. In un crescendo di difficoltà, la quarta frazione sarà la meno impegnativa tra quelle che costituiscono il gran finale della corsa, con l’arrivo in salita di 2a categoria di Lans-en-Vercors (4,8 Km al 7,5%) preceduto dal Col du Mont Noir, ascesa “hors catégorie” lunga oltre 17 Km e caratterizzata da una pendenza media del 6,9%. Stessa classificazione per l’arrivo alla stazione invernale di Valmorel (12,7 Km al 7%), che ospiterà il traguardo della frazione del giorno dopo, a sua volta collocata alla vigilia della tappa più attesa. Sabato 9 giugno, infatti, si partirà da Frontenex alla volta de La Rosière, ripercorrendo per filo e per segno le rotte dell’undicesima tappa del Tour de France 2018: cambierà solo la sede di partenza (il 18 luglio si partirà dalla vicina Albertville), ma identica sarà la successione delle quattro salite da superare nel breve volgere di 110 Km, introdotte subito dopo il via dalla difficile Montée de Bisanne (12,4 Km all’8,1%), alla quale seguiranno il Col du Pré (12,6 Km al 7,6%) e i quasi 2000 metri del Cormet de Roselend (5,7 Km al 6,4%) ad anticipare l’ascesa finale di 17,6 Km al 5,8%, che corrisponde alla prima parte della salita che conduce al celebre Passo del Piccolo San Bernardo. Ventiquattrore più tardi il “Dauphiné” si concluderà con l’arrivo in salita a Saint-Gervais Mont Blanc, dove, dopo esser nuovamente saliti sul Roselend, sarà riproposto il finale della 19a tappa del Tour de France 2016 vinta da Romain Bardet e che, a sua volta, era già stato testato l’anno prima proprio al Delfinato in occasione di una frazione conquistata da Chris Froome: come allora il traguardo sarà collocato in cima alla Montée du Bettex (7 Km al 7,7%), anche stavolta preceduta di una manciata di chilometri dal “muro” della Côte des Amerands (2,7 km all’11,2%).
Mentre in Francia si starà disputando la tappa della Rosière nella vicina Confederazione Elvetica prenderà il via l’82a edizione del Tour de Suisse, corsa che nell’ultimo decennio ha perso molto dell’appeal di un tempo a causa della crescita esponenziale del Delfinato e del contemporaneo impoverimento del tracciato. La differenza tra le due corse sarà ancora più evidente nel 2018 perché quest’anno non ci sarà il durissimo arrivo in salita ai Ghiacciai di Sölden, presenza fissa nelle ultime tre edizioni, e le due tappe d’alta montagna inserite nel tracciato non paiono particolarmente difficili. Un peso non indifferente l’avranno così i 50 Km delle sfide contro il tempo, i primi 18 dei quali si dovranno affrontare nella cronosquadre che aprirà la corsa il 9 giugno a Frauenfeld. Il giorno successivo la capitale del Canton Turgovia ospiterà anche partenza e arrivo della prima tappa in linea, costituita da un nervoso circuito di una quarantina da ripetere tre volte, comprensivo della breve ma ripida ascesa di Herden (1,8 Km al 7,6%), da superare a circa metà dell’anello. Largo ai finisseur l’indomani sul traguardo della Oberstammheim – Gansingen, tappa movimentata negli ultimi 70 Km da cinque GPM di 3a categoria, con la salita di Hagenfirst (3,9 Km al 4,9%) a rappresentare l’ultima opportunità per una “sparata” a 6,5 km dal traguardo. Il giorno dopo si farà scalo a Gstaad, una delle più rinomate ed elitarie stazioni di sport invernali della Svizzera, ma non aspettatevi un percorso d’alta montagna perché il massimo della giornata sarà rappresentato dalla pedalabile salita al Passo Saanenmöser (1283 metri, 7,2 Km al 4,6%), dalla cui cima mancheranno poco meno di 10 Km al traguardo. Il primo “rendez-vous” con gli scalatori sarà così rimandato alla successiva frazione di Leukerbad, dove l’ascesa alla rinomata località termale del Canton Vallese (1364 metri, 14 Km al 4,5%) sarà preceduta dal GPM di Montana Village (13,5 Km al 5,8%). La sesta frazione proporrà la “Cima Coppi” del Tour de Suisse 2018 (Passo della Furka, 2433 metri, 16,3 Km al 6,5%) e subito dopo un altro passo sul quale si sfiorano i 2000 metri di quota (Klausenpass, 1948 metri, 23,3 Km al 6,2%), ma poi il tracciato di “sgonfierà” letteralmente negli ultimi 70 Km verso Gommiswald, totalmente privi di difficoltà sino ai piedi della facile rampetta di 3 Km al 5,2% che condurrà al traguardo. A questo punto a chi punta alla classifica finale facendo conto delle sue doti di scalatore rimarrà solo la terzultima frazione, che si concluderà con l’interminabile ascesa di Arosa (1740 metri), 28 Km apparentemente facili (la media è del 4,1%) che presentano i tratti più esigenti nei primi 6 Km (media dell’8,1%) e negli ultimi 3000 metri al 9%, al termine dei quali in passato si sono imposti campioni del calibro di Gino Bartali e Tony Rominger. Sarà quindi Bellinzona ad accogliere le ultime due giornate di gara ospitando l’arrivo della forse unica frazione destinata ai velocisti e poi quella della pianeggiante cronometro conclusiva di 34 Km.
In parallelo con il Tour de Suisse si correrà il Giro Ciclistico d’Italia, ovvero la corsa rosa destinata agli Under 23 (quelli che un tempo si chiamavano “dilettanti”), ritornata a far parte del calendario lo scorso anno dopo un breve periodo di pausa e il cui tracciato avrà fatto spiccare un vero e proprio “salto sulla sedia” a molti corridori. In previsione dei durissimi mondiali di Innsbruck e su indicazione del commissario tecnico Davide Cassani, l’organizzatore Marco Selleri ha, infatti, allestito un percorso notevolmente infarcito di salite e che si strutturerà su undici frazioni, cinque delle quali di montagna. Si pensi che il tracciato dell’edizione 2017 presentava una sola grande ascesa, quella verso il Gran Sasso d’Italia dove terminò la tappa conclusiva, mentre quest’anno si dovranno affrontare cinque colli di 1a categoria, altrettantidi 2a ed anche un “hors catégorie”! L’atto inaugurale sarà un tradizionale cronoprologo di circa 4 Km che si effettuerà giovedì 7 giugno a Forlì, sede d’arrivo anche della prima frazione in linea, una delle meno impegnative con 138 Km da percorrere partendo da Riccione e due colline di terza categoria da affrontare tra i – 45 e i – 20 Km all’arrivo. Prime montagne un po’ più consistenti s’incontreranno già al terzo giorno di gara, lungo i 138 Km che da Nonantola condurranno a Sestola, traguardo in quota preceduto di una decina di chilometri dallo scollinamento della salita di Montecreto (4 Km al 7,3%). Dopo la facilissima frazione da Rio Saliceto a Mornico al Serio – 164 Km e neanche un cavalcavia – si affronteranno le prime due tappe alpine, cominciando con quella che terminerà ai 1744 metri del Passo Maniva, percorsa un’ascesa finale lunga 10 Km e caratterizzata da una pendenza media dell’8,3%, già nota agli appassionati per aver ospitato negli scorsi anni diversi arrivi di tappa del Brixia Tour, corsa che non è più organizzata dal 2011 e nel cui albo d’oro spiccano i successivi ottenuti nelle ultime due edizioni da Domenico Pozzovivo nella tappe che si concludevano al Maniva. Ancor più impegnativa sarà la tappa che si disputerà l’indomani da Boario Terme a Folgarida, con l’ascesa al Tonale a precedere l’impegnativo arrivo in salita alla Malga di Dimaro (12,2 Km al 7,2%), che ha preso il posto dell’approdo originariamente previsto dall’organizzazione a Malghet Aut e che avrebbe proposto ai professionisti del futuro un ripidissimo troncone finale sullo sterrato. Dopo la frazione interlocutoria da Dimaro a Pergine Valsugana, occasione d’oro per le fughe ma che potrebbe anche fare la gioia dei velocisti, si affronteranno le ultime due tappe alpine, la prima con l’arrivo in salita al Pian delle Fugazze (7,9 Km all’8,7%) e la seconda con la fedele “riproduzione” degli ultimi 97 Km del percorso del tappone di Asiago del Giro d’Italia dello scorso anno, vinto dal francese Thibaut Pinot e che prevedeva il Monte Grappa (24,1 Km al 5,3%, è l’ascesa “hors catégorie”) e la salita di Foza (14,1 Km al 6,5%). L’indomani la corsa si concluderà con un doppio impegno, al mattino una semitappa di una settantina di chilometri destinata ai velocisti, con arrivo a Valdobbiadene, e al pomeriggio una cronometro individuale di 22.4 Km che terminerà in vetta all’arcigno muro di Cà del Poggio (1,2 Km al 12,2%) e che sarà affrontata secondo una modalità inedita, che prevede partenze distanzate non da tempi fissi per tutti ma che corrisponderanno ai reali distacchi di classifica.
Sarà un momento particolarmente pregno d’appuntamenti per gli appassionati di ciclismo quello che si vivrà attorno alla metà del mese perché, contemporaneamente a Tour de Suisse e “Giro Baby”, si disputerà anche la Route d’Occitanie, breve corsa a tappe inedita con questa denominazione – fino al 2017 era nota come “Route du Sud” – e che negli ultimi anni è stata spesso scelta come tappa d’avvicinamento al Tour de France da diversi big che ne hanno approfittato anche per portarsi a casa la vittoria finale (Contador nel 2015, Quintana nel 2016). Il percorso dell’edizione 2018, quattro tappe in tutto, proporrà le frazioni più interessanti per ultime mentre la prima (Cap-Découverte – Ségala Carmaux) sarà “affaire” per velocisti e la seconda (Saint-Gaudens – Masseube) presenterà parecchie colline ideali per l’azione di un finisseur. A decidere la 42a edizione della corsa francese sarà il tappone pirenaico di sabato 16 giugno, poco meno di 200 Km infarciti di colli tra Prat-Bonrepaux e la stazione di sport invernali di Les Monts d’Olmes, dove si giungerà dopo aver affrontato cinque salite, tre delle quali di 1a categoria: nell’ordine, il Port de Lers (10,3 Km al 6,6%), il Col du Chioula (9,7 Km al 7,3%) e l’ascesa che condurrà al traguardo (14,1 Km al 4,8%). L’interesse sull’ultima tappa riguarderà solamente i primi 91 Km della conclusiva Mirepoix – Cazouls-lès-Béziers, di 193 Km complessivi: è al termine di quel tratto che si scollineranno i 1200 metri del Pic de Nore, ascesa di 17 Km al 5,7% che il mese successivo sarà affrontata anche al Tour de France nel corso della frazione che giungerà a Carcassonne.
“Non c’è due senza il tre, e il quattro vien da sé” recita un vecchio proverbio e vale anche per la fase centrale del mese di giugno che, accanto alle tre corse sopra citate, vedrà svolgersi anche il Giro di Slovenia con al via via uno dei corridori che potrebbero essere protagonisti al Tour, lo scalatore polacco Rafał Majka, vincitore dell’edizione disputata lo scorso anno, l’ultima strutturata in quattro frazioni poichè a partire dal 2018 gli organizzatori sono riusciti ad ottenere un giorno di gara in più. Per il corridore della Bora-Hansgrohe sarà, però, difficile ripetersi perchè la tappa “inedita” sarà una cronometro individuale lunga quasi 22 Km – terreno sul quale Majka ha sempre sofferto – mentre è stata tolta la tappa di montagna che aveva sempre caratterizzato il percorso delle ultime edizioni e che dodici mesi fa gli consentì di issarsi al vertice della classifica generale, sostituendola con due frazioni di media montagna decisamente meno adatte agli scalatori.
Il 20 giugno sarà il giorno di un “fiocco rosa” perché in quella data prenderà il via una nuova corsa a tappe, l’Adriatica Ionica Race, fortemente voluta da Moreno Argentin il cui progetto è quello di dare vita ad una gara che colleghi l’Italia alla Grecia attraversando la penisola balcanica. L’edizione del debutto si disputerà, però, interamente sul suolo italiano e si annuncia particolarmente interessante in ottica Tour perché sarà la seconda tappa (la prima era il Delfinato) dell’itinerario d’avvicinamento di Vincenzo Nibali alla Grande Boucle, oltre a proporre un percorso reso spettacolare dalla presenza di un tappone dolomitico che non sfigurerebbe nel tracciato di un Giro d’Italia. A tenere a “battesimo” questa corsa sarà proprio la cittadina natale di Argentin, San Donà di Piave, dalla quale scatterà la prima frazione, una cronometro a squadre che si concluderà a Lido di Jesolo dopo aver percorso 23 Km completamente pianeggianti ma nei quali si potrebbe fare i conti con il vento, sovente contrario rispetto alla direzione di marcia. S’intuisce la mano del quattro volte vincitore della Liegi nel disegno della seconda tappa da San Donà a Maser (152 Km), il cui grafico ricorda nel finale l’andamento altimetrico della “Doyenne”: a decidere le sorti della tappa dovrebbe essere la doppia ascesa ad Asolo nel finale, da approcciare da due versanti differenti, con l’ultimo scollinamento piazzato a circa 7 Km dal traguardo. L’indomani scatterà da Mussolente la frazione dolomitica, che si concluderà dopo 158 Km ai 2233 metri del Passo Giau, affrontato dal versante meridionale, il più impegnativo tra i due possibili, che presenta una pendenza media del 9,2% distribuita in poco meno di 10 Km d’ascesa. Non sarà l’unica difficoltà in programma poiché strada facendo dovranno esser superati altri due celebri valichi dei “Monti Pallidi”, il Rolle (20,6 Km al 5,9%) e il Valles (6,6 Km al 7,1%). Apparentemente innocua può apparire la successiva tappa di 229 Km da San Vito di Cadore a Grado per la totale pianura che caratterizza gli ultimi 136 Km mentre prima si dovrà affrontare la sola salita del Passo Crosetta, di 2a categoria. Invece, i problemi maggiori questa frazione potrebbe presentarli proprio in pianura perché a una ventina di chilometri dalla conclusione si dovranno percorrere due lunghi tratti sterrati (il primo di 3,7 Km e il secondo di 2,4 Km), che entrambi debutteranno con una secca curva a sinistra e con un sensibile restringimento della carreggiata: a rendere ancora più intenso questo finale di gara ci sarà il fatto che nel bel mezzo del tratto d’asfalto che separa i due settori bianchi ci sarà il traguardo volante di Aquileia. Domenica 24 giugno la neonata corse a tappe chiuderà i battenti con una frazione di circa 125 Km che si concluderà a Trieste affrontando un circuito cittadino di 6,5 Km movimentato da una breve salitella che non dovrebbe essere troppo d’impiccio ai velocisti, se si pensa che si tratta di un anello molto simile a quello della tappa finale del Giro d’Italia del 2014, terminato nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia con il successo allo sprint dello sloveno Luka Mezgec.
E sempre un velocista, infine, potrebbe essere il corridore che si fascerà quest’anno del Tricolore. La federazione ha, infatti, assegnato l’organizzione del campionato nazionale professionisti per il 2018 all’Associazione Sportiva Boario, che già li aveva allestiti due anni fa, quando a Boario Terme s’impose Giacomo Nizzolo. Il percorso sul quale si gareggerà sabato 30 giugno non sarà esattamente lo stesso del 2016, poiché è stata totalmente esclusa dal tracciato la risalita della Valcamonica fino a Ponte di Legno, mentre è confermato il circuito finale attorno a Boario Terme con il breve ma ripidissimo muro di Cornaleto (250 metri al 17%) da ripetere più volte. Quando vinse Nizzolo, però, il muro era collocato a 5 Km dall’arrivo e dove essere scalato cinque volte, mentre quest’anno le scalate complessive sono state portate a otto, avvicinando ancora di più l’ascesa della cima dal traguardo: i velocisti, se vorranno ancora essere protagonisti e aver l’onore di vestire la maglia tricolore, stavolta dovranno sudarselo il rettilineo d’arrivo.
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE
Critérium du Dauphiné
www.criterium-du-dauphine.fr/en
Tour de Suisse
www.tourdesuisse.ch/de
Giro Ciclistico d’Italia
www.giroditaliau23.it
La Route d’Occitanie
www.laroutedoccitanie.fr
Tour de Slovénie
https://tourofslovenia.si/en
Adriatica Ionica Race
www.adriaticaionicarace.com
Campionati nazionali
http://campionati-italiani-ciclismo.it