CHE CONFUSIONE: E’ IL TOUR DE SUISSE

giugno 15, 2010
Categoria: News

Sin dalla prima tappa si è visto un Giro di Svizzera molto caotico, scatti, controscatti, fughe, cadute e tanto trambusto. Non ha fatto eccezione la terza tappa con una caduta nel finale che ha di fatto regalato la vittoria ad Alessandro Petacchi.

Foto copertina: la caduta che ha caratterizzato la volata vinta da Petacchi (www.hln.be)

Una boccata d’ossigeno per Alessandro Petacchi, una vittoria attesa fin dal Giro d’Italia ed arrivata forse nel modo meno atteso: regalata da una caduta, una manovra scellerata di Cavendish sul rettilineo finale che conferma la poca lucidità vista in gruppo in questi giorni. L’atleta inglese taglia la strada al tedesco Haussler quando le velocità si aggirano sui sessanta orari e la frittata è fatta. I due cadono trascinando con loro anche Boonen, mentre al ruzzolone scampa il blu-fucsia Petacchi che si aggiudica la terza tappa davanti a Breschel e Marcato, al suo secondo podio in tre giorni.

La tappa che, come detto, si è chiusa in volata in quel di Wettingen, si presentava ricca di strappi e molto insiodiosa, terreno adatto per gli scattisti che vogliono far saltare la corsa con la loro esplosività. Così non appena il gruppo chiude sull’attaccante di giornata – il francese Feillu, che era transitato in testa al primo passaggio sul GPM di Regensberg dopo 160km di fuga – il solito Morabito è transitato in testa al gruppo al traguardo volante precedendo Gavazzi e Kroon.

Sulla falsariga della seconda tappa, dopo Morabito ha tentato di andarsene Gilbert, ma anche quest’oggi con poca fortuna; così sul secondo GMP del Regensberg transitano nell’ordine Poels, Hasjedal, Gilbert e Rodriguez, col secondo che si avvantaggia subito dopo lo striscione, mentre Hoste e Gutierrez si lanciano all’inseguimento.

Il gruppo tirato dagli uomini in giallo della Columbia va però a richiudere anche sul canadese, portando il plotone dritto dritto verso una volata in cui il proprio portacolori era il più ovvio favorito, questo almeno fino a quando una sua mossa, a metà tra l’accidentale e lo scellerato, ha messo fuori gioco gran parte dei velocisti, facendo rischiare per molti di loro anche l’incolumità fisica.

Andrea Mastrangelo

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