IL GIORNO DI SCHLECK
Frank Schleck vince a Schwarzenburg la 3a tappa del Tour de Suisse, grazie ad una decisa progressione sull’ultimo strappo di giornata, a poco più di un chilometro dal traguardo. 2° posto per Rigoberto Uran, che ha anticipato di 3’’ un drappello regolato da Bauke Mollema. Cancellara perde 7’’ sulle ultime rampe, e si vede sfilare la maglia gialla da Tony Martin, giunto a 3’’, per un solo secondo. Schleck sale al 6° posto in generale, a 13’’ dal nuovo leader.
Foto copertina: Frank Schleck taglia a braccia alzate il traguardo di Schwarzenburg (foto AFP)
Non è facile ipotizzare quale possa essere l’attuale umore di Bjarne Riis, e, più in generale, del clan Saxo Bank. Perché se da un lato a Frank Schleck è bastato poco più di un chilometro di salita per fare il vuoto e dimostrare di essere già in una condizione da Tour de France, dall’altro Fabian Cancellara, grande favorito di questo Tour de Suisse, ha profondamente deluso nella prima vera difesa della sua maglia gialla, cedendola subito a Tony Martin, sia pure per un solo secondo. Certo, allo svizzero resta ancora la cronometro conclusiva di Liestal per riprendere possesso del primato, e il percorso, che evita accuratamente le grandi montagne, e colloca le pochissime presenti ben lontane dal traguardo, con la sola eccezione del Passo dell’Albula, lo favorisce. Ciò che preoccupa di più, dal punto di vista dell’elvetico, è però l’enorme fatica con cui ha tenuto le ruote dei migliori già a partire dall’ultimo GPM di giornata, la tutt’altro che proibitiva ascesa di Kalchstatten, che non ha generato danni ben peggiori soltanto grazie al sacrificio di Andy Schleck, probabilmente dettato anche della condizione ancora comprensibilmente deficitaria del lussemburghese.
La frazione è stata caratterizzata a lungo dalla fuga a tre orchestrata da Capelli, Veikkanen e Pliuschin, azione capace di acquisire un vantaggio massimo di un quarto d’ora circa, mentre il gruppo affrontava, com’era logico attendersi, il Col des Mosses, ascesa di 1a categoria, sapientemente piazzata ad oltre 100 km dal traguardo, ad andatura poco più che cicloturistica. Al termine della discesa, tuttavia, il margine dei battistrada ha iniziato a calare inesorabilmente, sotto l’impulso di Saxo Bank e VacanSoleil, mentre il russo decideva di sbarazzarsi della compagnia italo-finlandese a 30 km e spiccioli dal termine, poco prima dell’ingresso nel circuito finale di Schwarzenburg. Inizio del circuito che è coinciso soprattutto con l’apertura delle ostilità in gruppo, sancite dagli attacchi in serie da parte di uomini VacanSoleil e Rabobank, con la partecipazione di nomi illustri quali Robert Gesink. Già allora è sorto qualche dubbio circa la condizione della maglia gialla, in virtù della presenza attiva, nei drappelli che si andavano formando, di Gustav Erik Larsson e Frank Schleck. Il grande lavoro cui accennavamo prima da parte di Andy Schleck ha però consentito al beniamino di casa di azzerare il ritardo poco dopo la conclusione della discesa da Kalchstatten, con il gruppo che si è presentato compatto agli ultimi 20 km di gara.
Dopo i coraggiosi ma vani tentativi solitari di Albasini prima e Luis Leon Sanchez poi, è stato un drappello comprendente Oscar Freire e Alessandro Ballan a causare qualche patema alla Saxo Bank, che aveva nel frattempo preso decisamente in mano le redini della corsa. Gruppetto che è però naufragato, al pari di molti di quelli formatisi sull’ultimo GPM, per via della scarsissima collaborazione fra i suoi componenti, e rivelatosi alla fine buono soltanto per favorire l’azione in contropiede di Giampaolo Cheula, anch’essa fallita. Soltanto l’erta finale di Saint Michael è stata dunque in grado di sventare uno sprint assai numeroso, anche grazie alla pronta apertura di ostilità da parte degli uomini HTC, non appena la strada si è impennata. Michael Rogers ha spianato la strada all’attacco di Tony Martin, probabilmente in caccia più della maglia gialla che del successo di tappa, al quale si sono accodati per primi Nicolas Roche, Frank Schleck e Rigoberto Uran, imitati poco dopo da un altro drappello di corridori, fra i quali spiccava la pimpante e sempre agile pedalata di Lance Armstrong.
Cancellara, rimasto subito attardato, è stato ancora una volta salvato dalla generosità del più giovane degli Schleck, mentre, al comando, Frank prendeva in contropiede l’attaccante Roche e si involava verso il secondo successo stagionale, dopo al tappa conquistata al recente Giro del Lussemburgo, resistendo al ritorno di Rigoberto Uran, capace di ridurre il divario a pochi metri sull’arrivo. Tony Martin ha pagato lo sforzo prodotto nei primi metri di salita, ma ha conservato sufficiente brillantezza da restare agganciato al secondo gruppetto, regolato da Mollema e comprendente Gesink, Carrara e Garate, giunto a 3’’ dalla coppia al comando. Cancellara ha tagliato il traguardo, con l’eccellente compagnia di Armstrong, Leipheimer e Joaquin Rodriguez, a 7’’ dal vincitore, vedendosi così sfilare la maglia gialla per un misero secondo, come detto, dallo stesso Tony Martin. Ritardo di per sé insignificante, se non fosse, come si diceva in apertura, per la scarsa impressione destata dallo svizzero sulle prime vere difficoltà di questo Tour de Suisse.
Un TdS che pernotterà a Schwarzenburg, e, con una classifica che vede, dopo Martin e Cancellara, il 3° posto di Lovkvist, il 4° di Uran, il 6° di Schleck, il 13° di Leipheimer, il 14° di Rodriguez e il 17° di Gesink (tutti con distacchi fra i 9’’ e i 27’’), ripartirà domani alla volta di Wettingen, dove giungerà dopo 192,2 km abbastanza nervosi, ma che paiono strizzare l’occhio ai velocisti. Spazio dunque, probabilmente, ai Freire, agli Haussler, ai Cavendish e alle altre ruote veloci del gruppo, che hanno intanto perso Peter Sagan, non partito stamane. Senza dimenticare, tuttavia, che in un Giro di Svizzera dal profilo così agevole, in cui molti pretendenti alla vittoria finale dovranno lavorare di fantasia, ogni frazione potrebbe essere quella buona per una sorpresa.
Matteo Novarini