EPILOGO A BOASSON HAGEN, DELFINATO A BRAJKOVIC

giugno 13, 2010
Categoria: News

Il giovane norvegese vince la 7a e ultima tappa del Giro del Delfinato 2010, 148 km da Allevard-les-Bains a Sallanches, con la scalata alla Côte de Domancy da ripetere 5 volte. Boasson ha staccato sull’ultima salita gli altri superstiti della fuga della prima ora, precedendo alla fine Duran Aroca di 26’’, Silin di 31’’ e Le Mével di 33’’. Nessun attacco da parte big, giunti a 39’’, con Vogondy, unico uomo di alta classifica rimasto attardato, che ha ceduto la 5a piazza a Coppel. Brajkovic conquista dunque il primo Delfinato della carriera, davanti a Contador e Van Garderen.

Foto copertina: Brajkovic e Contador sul podio finale del Giro del Delfinato (foto www.nieuwsblad.be)

La giornata che avrebbe potuto essere teatro degli ultimi assalti alla maglia gialla da parte di Alberto Contador, o di attacchi al podio orchestrati da Van den Broeck o dai quattro francesi stamane in top 10 (Vogondy, Coppel, Riblon e Rolland, rispettivamente 5°, 6°, 7° e 8°), si è invece risolta in un sostanziale nulla di fatto per quel che concerne la graduatoria generale. A sventare il rischio di una giornata piatta ha però fortunatamente pensato Edvald Boasson Hagen, che ha messo in mostra uno degli innumerevoli colpi del suo repertorio, salutando in salita gli ultimi superstiti di una corposa fuga sganciatasi nelle battute iniziale, sulle rampe di quella Côte de Domancy che, esattamente trent’anni fa, lanciò verso il primo e unico titolo iridato in carriera Bernard Hinault. Fra i tanti modi in cui abbiamo visto vincere il vichingo in questi ultimi anni, l’azione solitaria in salita era stata senz’altro tra le meno frequenti, ma l’apparente facilità con cui Boasson, a dispetto dei 76 kg dichiarati che si porta appresso, ha distanziato la compagnia non lascia dubbi circa le possibilità di miglioramento del 23enne norvegese anche in questo ambito. Il tutto a testimonianza di come le potenzialità del ragazzo, pur già evidenti, debbano ancora essere in gran parte scoperte, in primis da lui stesso.
Dopo una prima fase di tappa caratterizzata da grande battaglia per riuscire ad azzeccare l’ingresso in fuga, con vari tentativi neutralizzati per via dell’assenza di rappresentanti di questa o quella squadra (Sky, Katusha e Liquigas in particolare), l’azione buona si è sganciata dopo 50 km abbondanti dal via, con la partecipazione di Tjallingii, Perget, Silin, Aerts, Santaromita, Millar, Le Mével, De Weert, Cataldo, Boasson Hagen, Minard, Pauriol, Knees, Isasi, Perez, Lefèvre e Duran Aroca. Il drappello, in buona parte composto da presenze abituali nelle fughe di questo Delfinato, non ha mai potuto contare su un margine particolarmente rassicurante (si è rimasti al massimo nell’ordine dei 3’), ma ha tratto un ovvio ed enorme vantaggio dalla scarsissima belligeranza da parte degli uomini di classifica, scoraggiati forse anche dalla pioggia che è a lungo caduta sul circuito finale di Sallanches, e rendeva insidiosa la discesa verso il traguardo.
Così, riassorbito un gruppetto avvantaggiatosi quasi per caso, comprendente Brajkovic e Van Garderen, il plotone si è trascinato verso l’ultimo passaggio sotto il controllo degli uomini Ag2R, impegnati nel favorire la caccia alla top 5 di Christophe Riblon, mentre, in testa, la salita di Domancy iniziava a falcidiare i battistrada, senza bisogno di scatti o forcing. Con la caduta di Rémi Pauriol al terzultimo giro, il drappello di testa, ormai chiaramente destinato a giocarsi il successo parziale, si è ridotto ad un quintetto (Boasson Hagen, Santaromita, Silin, Le Mével, Duran), dal quale lo spagnolo ha tentato vanamente di evadere al penultimo passaggio. Sono bastate allora poche centinaia di metri dell’ultimo passaggio sull’ascesa di Domancy perché Boasson Hagen, quasi senza scattare, abbandonasse con apparente agio i compagni d’avventura, a loro volta poi sparpagliatisi nel tentativo di inseguire il norvegese, mentre, in gruppo, alcuni scatti da parte di seconde schiere imponevano un aumento di ritmo.
Mentre Boasson si involava tutto solo verso l’arrivo, cogliendo la quinta affermazione stagionale, Duran riusciva a conquistare un ottimo 2° posto solitario, 27’’ dietro il vincitore, 5’’ davanti al russo Silin (altro notevolissimo prospetto, classe 1988) e con 7’’ di margine su Le Mével, con Santaromita naufragato sulle ultime rampe. Fra i big, Brajkovic, Contador, Van Garderen, Van den Broeck, Coppel e Riblon si sono avvantaggiati negli ultimi metri di scalata e nella successiva discesa, mettendo da parte 22’’ nei confronti di un altro plotoncino comprendente Nicolas Vogondy; un guadagno insignificante per i primi quattro, rimasti ai primi quattro posti della generale nel medesimo ordine, ma prezioso per Coppel, che ha scavalcato il connazionale, relegandolo al 6° posto, davanti a Riblon per una questione di centesimi.
Si è dunque chiuso nel segno della Norvegia un Delfinato a fortissima marca slovena, con le vittorie di tappa di Grega Bole e Janez Brajkovic, e soprattutto i cinque giorni in maglia gialla e il successo finale dell’uomo Radioshack. Un Criterium che ha portato alla ribalta, oltre a quello già noto di Boasson Hagen, il talento dello stesso Brajkovic, forse anch’esso conosciuto, ma mai espressosi appieno ad alti livelli, ma anche quelli di francesi di belle speranze quali Sicard e Coppel, per i quali i rischi di naufragio sembrano essere legati soprattutto alla pressione cui vengono regolarmente sottoposti i potenziali uomini da corse a tappe transalpini. Per Boasson, invece, i problemi paiono dover essere tutti di chi scrive: ad appena 23 anni, già rende difficile evitare di ripetersi nella celebrazione delle sue doti. Per farci definitivamente terminare gli aggettivi, il corridore del Team Sky dovrebbe forse decidersi a misurarsi con le grandi classiche con ambizioni di successo; le qualità per farlo, a nostro giudizio, ci sarebbero già tutte.

Matteo Novarini

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