SAN VITO AL TAGLIAMENTO – MONTE ZONCOLAN: IL KAISER SI (RI)TINGE DI ROSA
Primo tappone alpino col botto per il Giro 2018 che all’inizio della terza settimana di corsa propone l’arrivo in salita più duro della storia del ciclismo, il Monte Zoncolan, alla sua sesta apparizione sulle strade della corsa rosa. E non finirà qui perché, due mesi più tardi, dal tremendo versante di Ovaro saliranno anche le cicliste impegnate al Giro d’Italia femminile.
Non è la prima volta che lo Zoncolan si tinge di rosa e non sarà di certo l’ultima ma mai la tinta sarà accesa come quest’anno. Nel 2018, infatti, il “Kaiser” non lascerà dopo l’arrivo della tappa del Giro ma raddoppierà e, due mesi dopo, accoglierà il Giro Rosa con l’approdo della frazione “regina” della corsa riservata alle donne. Anche questa non è una novità perché il monte friulano era già stato sede di tappa del Giro Femminile nel 1997, ma in quella primissima occasione si “saggiò” il versante di Sutrio – il più facile, che poi facile non è visto che si tratta di 9 Km di strada inclinata all’8% – senza percorerre gli ultimi durissimi chilometri che, invece, toccarono ai professionisti nel 2003. Stavolta, invece, anche le rappresentanti a pedali del “gentil sesso” dovranno fare i conti con il tremendo versante di Ovaro, che i professionisti scoprirono per la prima volta nel 2007, dopo l’avvincendamento ai vertici della corsa rosa tra Carmine Castellano e Angelo Zomegnan. L’avvocato sorrentino che ereditò la “sala dei bottoni” del Giro dall’indimenticato Torriani era, infatti, contrario alla scalata dal versante ovest, ritenendola troppo problematica dal punto di vista logistico e della sicurezza, soprattutto perché le basse gallerie del finale avrebbero impedito il passaggio delle ambulanze. Zomegnan e Cainero, invece, hanno scommesso su quest’azzardo e hanno vinto, come confermato dallo spettacolo dell’arena naturale sottostante il traguardo, popolata da tifosi trattenuti da cordate di alpini, che fanno le veci delle transenne essendo troppo stretta la strada per collocare le barriere.
È uno spettacolo che quest’anno rivivremo per la prima volta sabato 19 maggio al termine di una frazione di 181 Km che abbinerà lo Zoncolan al breve ma non meno ripido Passo Duron, un’accoppiata già proposta otto anni fa in occasione della tappa vinta da Ivan Basso. In precedenza si affronteranno altri due ascese corte ma “pepate”, che potrebbero lasciare il segno nonostante entrambe si collochino molto presto nel tracciato e che, di sicuro, rappresenteranno un boccone amaro da digerire per tutti quei corridori che non hanno velleità di vittoria quest’oggi e, invece, dovranno stringere i denti per terminare la tappa entro il tempo massimo.
Pronti, partenza, via e lasciata San Vito al Tagliamento la pianura sarà ancora protagonista del tratto iniziale del primo tappone alpino. Si “veleggerà” in direzione di Casarsa della Delizia, nel cui cimitero riposano le spoglie di Pier Paolo Pasolini, legatissimo a questo centro per avervi trascorso l’infanzia nella casa natale dell’amata madre, Susanna Colussi, oggi sede di un centro studi intitolato al celebre regista scomparso drammaticamente nel 1975. Giunti alle porte di Spilimbergo – il cui duomo romanico-gotico di Santa Maria Maggiore nel 1969 fu “spacciato” dal regista Eriprando Visconti per convento monzese nel film storico “La monaca di Monza – Una storia lombarda” – la corsa svolterà per andare a superare il corso del Tagliamento, il re de fiumi friulani, e riprendere quindi la risalita verso nord in direzione di San Daniele del Friuli, immancabile tappa per i “ghiottoni” che qui possono deliziarsi il palato con l’omonimo e prelibato prosciutto crudo DOP, magari abbinando la degustazione a una visita ai monumenti cittadini, tra i quali spiccano la chiesa di Sant’Antonio Abate, definita la “Sistina del Friuli”, e la Biblioteca guarneriana, una delle più antiche d’Europa.
Ancora qualche chilometro in pianura poi arriverà il “rendez-vous” con la prima difficoltà altimetrica di giornata, con la quale il gruppo salirà sul Monte di Ragogna, elevazione ricca di ricordi della Grande Guerra e che darà una prima scremata al gruppo con le sue pendenze: sono poco meno di 3 Km d’ascesa, ma la sua inclinazione media del 9,6% (i primi 1500 metri salgono all’11%) e la sede stradale decisamente stretta metteranno in fila indiana il gruppo, lasciando sulla strada le prime “vittime” di questa giornata. Scesi a San Pietro di Ragogna, borgo dominato dai resti di un antico castello risalente all’XI secolo, inizierà un’altra trentina di chilometri tranquilli, un pelo più movimentati rispetto al tratto iniziale della tappa, nel corso dei quali si transiterà, poco prima di giungere a Peonis, di fronte al piccolo monumento che ricorda Ottavio Bottecchia, primo italiano a vincere il Tour de France e fare doppietta (1924-1925), eretto sul luogo dove fu trovato agonizzante il 3 giugno del 1927: morirà 12 giorni dopo all’ospedale della vicina Gemona e le indagini non risolsero mai il mistero sulla scomparsa del “Muratore del Friuli”. Al termine di questo tratto il gruppo giungerà al Lago di Cavazzo, il più vasto bacino naturale della regione, lungo le cui sponde ha inizio la seconda salita segnalata dall’altimetria, la facilissima Seletta di Mena (1,8 Km al 5,5%), scavalcata la quale immediatamente ne succederà un’altra, leggermente più impegnativa, diretta a Chiaulis, sede del comune sparso di Verzegnis (1,5 Km al 6,7%). La prossima meta dei “girini” sarà il centro di Villa Santina, attorno al quale si snoderà un circuito di una dozzina di chilometri che prevede la seconda salita “cattiva” di giornata, che culmina alle porte del borgo di Avaglio dopo aver affrontato 3,6 Km al 7,9%, complessivamente non estremi: i primi 1700 metri salgono, però, al 12,4% di media, stavolta su di una strada un po’ più ampia rispetto a quella del Monte di Ragogna. Si tornerà poi sul piano per l’ultimo tratto scorrevole di questa frazione, a cavallo del quale la corsa attraverserà il capoluogo della Carnia, la cittadina di Tolmezzo, nel cui cuore svetta il Duomo di San Martino, costruito nel 1764 sul luogo dove si trovava una preesistente chiesa dedicata al santo francese. All’uscita di Tolmezzo il percorso si avvicinerà alle salite che caratterizzano il finale prendendo quota con progressione, inizialmente risalendo il tratto iniziale del Canale di San Pietro, nome con il quale è chiamata la valle del fiume But, che si lascerà alle porte di Zuglio, uno dei più antichi centri carnici presso il quale è possibile visitare il Foro di Iulium Carnicum, la città romana più settentrionale d’Italia. Percorrendo quindi il Canale d’Incaroio (altro nome della Val Chiarsò) si giungerà nella località di villeggiatura di Paularo, paese d’origine della famiglia di Franco Pellizotti, dove si alzerà il sipario sulle fasi più attese di questa tappa. È proprio da questo centro che, infatti, hanno inizio i 4 Km al 10,2% che conducono al Passo Duron e che esibiscono un “biglietto da visita” niente male perché è proprio nei 500 metri iniziali che viene raggiunto il picco massimo di pendenza, una sventagliata al 18% che contribuirà ulteriormente a “epurare” il gruppo di testa. Dopo un brevissimo tratto in quota si affronterà una discesa nettamente meno pendente dell’ascesa appena affrontata, che porterà la corsa rosa a casa di Manuela di Centa, la fondista che conquistò la medaglia d’oro alle Olimpiadi Invernali di Lillehammer nel 1994: la sua Paluzza – la cui frazione di Timau è un’isola linguistica tedesca – sarà attraversata all’inizio di un brevissimo intervallo sul fondovalle del But, prima di tornare a puntare verso l’alto, verso i 954 metri della Sella Valcada. Del “tridente” finale di salite questo è il più “spuntato” ma sono comunque 4.9 Km al 7.1% stretti tra i due fuochi del Duron e dello Zoncolan e dunque necessiteranno di un approccio oculato da parte dei corridori. Terminata la penultima difficoltà di giornata all’ingresso della stazione invernale di Ravascletto, dalla quale una funivia permette di raggiungere direttamente la zona del traguardo, di fronte ai corridori si spalancherà l’ultimo tratto tranquillo, una decina di chilometri tra pianura e discesa prima di presentarsi con il coltello tra i denti ai piedi del “Kaiser”, un inferno di 10 Km all’11,9% che quest’anno aprirà le sue porte anche alle cicliste!!!
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Selletta di Mena (300 metri). E’ attraversata dalla SS 512 “del lago di Cavazzo” tra Somplago e Cavazzo Carnico. Mai affrontata come GPM, il Giro vi è transitato tre volte: nel 2011 durante la tappa Spilimbergo – Grossglockner vinta dal colombiano José Rujano, nel 2013 durante la Cordenons – Altopiano del Montasio vinta dal suo connazionale Rigoberto Urán e infine l’anno successivo in occasione di quello che è finora è stata l’ultima frazione con arrivo sullo Zoncolan, partita da Maniago e conquistata dall’australiano Michael Rogers.
Forcella Durone (1121 metri). È quello che è tradizionalmente chiamato Passo Duron. La quota è differente rispetto a quella indicata sulle cartine del Giro (1069 metri), ma non si tratta di un errore. Il valico vero e proprio, infatti, non è direttamente toccato dalla provinciale Paularo – Paluzza, dalla quale è raggiungibile deviando su di un sentiero sterrato per circa mezzo chilometro. La salita al Passo Duron, come segnalato sull’articolo, è stata affrontata per la prima – e finora unica – volta al Giro nel 2010, nel finale della Mestre – Monte Zoncolan vinta da Ivan Basso, dopo che in cima al Duron era transitato in testa il corridore francese Ludovic Turpin.
Forca di Liûs (1010 metri). Valico prativo attraversato dalla provinciale Paularo – Paluzza, tra lo scollinamento del Passo Duron e il bivio per la rotabile diretta al Monte Paularo. Chiamata anche Forcella di Liûs, è quotata 1003 metri sulle cartine del Giro 2018.
Sella Valcalda (958 metri). Valico che separa il Monte Crostis dal gruppo del Monte Arvenis (del quale fa parte anche lo Zoncolan), è attraversato dalla SS 465 “della Forcella Laverdet e di Valle San Canciano” tra le località di Cercivento e Comeglians. Quotata 949 metri sulle cartine del Giro 2018, finora è stata affrontata quattro volte come GPM. Primo passaggio nel 1987, nel corso della storica tappa Lido di Jesolo – Sappada, nella quale si consumò il tradimento dell’irlandese Roche ai danni di Roberto Visentini: quel giorno s’impose l’olandese Johan van der Velde, futuro “eroe del Gavia”, mentre il primo a scollinare sulla Valcalda sarà Roberto Conti. Tre anni più tardi, nel Giro di Gianni Bugno (1990), la salita fu affrontata nel corso della tappa italo-austriaca Velden – Dobbiaco (vinta dal francese Eric Boyer) e vi svettò in testa nientemeno che il tre volte vincitore del Tour Greg Lemond. Penultimo passaggio nel 2003, in occasione della San Donà di Piave – Monte Zoncolan, primo arrivo sul monte friuliano: il GPM fu di Marzio Bruseghin poi la tappa andrà a Gilberto Simoni. L’ultima scalata risale al citato precedente sullo Zoncolan del 2010 e anche questo GPM fu conquistato da Ludovic Turpin.
Sella del Monte Zoncolan (1730 metri). Vi transita la strada che mette in comunicazione Ovaro con Sutrio. È il luogo nel quale sarà collocato il traguardo.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
San Vito al Tagliamento, Piazza del Popolo
Casa Colussi a Casarsa della Delizia, sede del centro studi dedicato a Pier Paolo Pasolini
Gli affreschi che adornano la chiesa di Sant’Antonio Abate a San Daniele del Friuli, definita la “Cappella Sistina del Friuli”
Serie di ripidi tornanti nel tratto iniziale del Monte di Ragogna
Resti del castello di San Pietro di Ragogna
Peonis, la piazzola con il monumento a Ottavio Bottecchia
Lago di Cavazzo
Duomo di Tolmezzo
Zuglio, area archelogica della città romana di Iulium Carnicum
Paularo vista dal ripido tratto iniziale del Passo Duron
Timau di Paluzza, il tempio-ossario nel quale sono conservate le salme di militari caduti durante la Prima Guerra Mondiale