FERRARA – NERVESA DELLA BATTAGLIA: SPRINT CON DEDICA ALLA LEGGENDA DEL PIAVE
Costituisce una delle ultime occasioni per i velocisti la tappa che aprirà la serie di frazioni dedicate al centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. Difficilmente le lievi difficoltà del finale, presenti sul circuito del Montello, tarperanno le speranze degli sprinter che, dopo questa giornata, avranno a disposizione solo i traguardi di Iseo e Roma. Le loro formazioni venderanno cara la pelle per tenere il più possibile cucito il gruppo, dopo esser andati a riprendere l’inevitabile fuga di giornata, mentre chi punta alla classifica generale se ne starà tranquillo nella “pancia” del plotone per non sprecare inutili energie alla vigilia della temuta tappa dello Zoncolan.
Sarà la prima di tre tappe celebrative – le altre saranno quella di Sappada e la cronometro di Rovereto – che concluderanno la serie di frazioni a “tema” dedicate al centenario della Prima Guerra Mondiale, introdotte nel 2014 dalla cronoscalata al Monte Grappa e proposte negli scorsi anni anche al Tour de France. Oggi, alla vigilia delle “battaglie” alpine che decideranno le sorti della corsa rosa, si arriverà a Nervesa con l’epilogo lungo le sponde del Piave, il fiume sacro alla patria che, secondo la celebre canzone patriottica composta nel 1918 da Giovanni Ermete Gaeta, mormorò l’immortale frase “non passa lo straniero” la notte tra il 23 e 24 maggio del 1915, momento nel quale l’Italia, dichiarata guerra all’impero austro-ungarico, sferrò il primo attacco contro l’esercito avversario. Agonisticamente parlando, però, in questa frazione di attacchi se ne vedranno ben pochi poiché, pur essendo previste alcune difficoltà altimetriche nel finale, questa sarà una delle ultime tappe che gli organizzatori hanno riservato ai velocisti – le prossime saranno quelle di Iseo e Roma – che ben difficilmente si faranno sfuggire l’occasione. Ci sarà sicuramente un controllo ferreo da parte delle loro squadre, ma anche chi vorrà tentare un assolo sulle due salitelle che movimentano il circuito finale troverà ben poco pane per i denti a causa dell’estrema facilità delle pendenze e poi del ritorno sulla pianura negli ultimi 13 Km. Si tratterà, dunque, di un’altra tappa di trasferimento, ideale per chi punta alla classifica per non sprecare troppe energie in vista dello Zoncolan, anche se non bisogna far mai calare l’attenzione perché gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e possono anche essere pagati a caro prezzo.
La tappa numero 13 vedrà i “girini” dare le prime pedalate dominati dalla mole del Castello Estense, cuore monumentale della città di Ferrara, prima di prendere la direzione del Po, che sarà varcato sul ponte di Pontelagoscuro, costruito in ferro nel 1912 nel punto dove si trovava un precedente ponte di chiatte risalente al 1865: è su quest’ultimo che era transitato il Giro il 13 maggio del 1909, nel finale della prima tappa della prima edizione della corsa rosa, terminata a Bologna con il successo del romano Dario Beni. Superato il fiume, si pedalerà per un lungo tratto sulle strade del Polesine, la regione storico-geografica corrispondente con il territorio dell’attuale provincia di Rovigo e il cui nome, derivante dal termine medioevale “pollìcinum”, significa “terra paludosa”: le acque, infatti, sono sempre state le grandi protagoniste di queste terre, nel bene della possibilità di coltivarle e trarne così la sussistenza ma anche nel male di storiche e disastrose alluvioni succedutesi nei secoli, le più celebri delle quali furono quelle che colpirono il Polesine nel 1951 e nel 1882, con quest’ultima che costrinse oltre 60000 sfollati ad abbandonare l’Italia e a cercar fortuna in America. A una trentina di chilometri dal via si toccherà il capolugo di quest’area, per l’appunto la città di Rovigo, dove il gruppo percorrerà il centralissimo Corso del Popolo, sui cui sampietrini il 28 maggio del 2001 Mario Cipollini perfezionò la sua 32a affermazione alla corsa rosa delle 42 ottenute in carriera al Giro, record ottenendo precedendo letteralmente “allo sprint” il grande Alfredo Binda, “fermo” a quota 41 successi. Il successivo tratto di questa frazione si svolgerà sulle strade della cosiddetta Saccisica, toponimo che identifica la porzione sudorientale della provincia di Padova, situata tra i Colli Euganei e la laguna di Venezia e il cui centro più importante è Piove di Sacco, l’antica Plebs Sacci che in epoca romana divenne un luogo nevralgico per i commerci trovandosi all’incrocio tra due frequentate strade consolari – le vie Popilia e Annia – ed essendo lambita dai corsi dell’Adige e del Bacchiglione. Attraversato questo centro, il cui simbolo è la Torre Carrarese, unico “residuo” di un castello eretto nella seconda metà del X secolo oggi “adottato” come campanile dal vicino duomo, si supererà il corso del Brenta e si entrerà in provincia di Venezia poco prima di giungere a Campagna Lupia, comune il cui territorio si spinge fino alle acque della laguna, sulle quali si affaccia inaspettato il casone di caccia di Valle Zappa, edificio che per lo stile ci si aspetterebbe di trovare in qualche sperduta landa dei Paesi Bassi e che fa la sua comparsa a sorpresa anche nel film “Ritratto di borghesia in nero”, girato nel 1977 da Tonino Cervi, figlio dell’indimenticato “Peppone”.
Successivamente la corsa giungerà nella zona della celebre Riviera del Brenta all’altezza di Mira, nel cui territorio municipale ricadono una ventina di ville, la più famosa delle quali è la “Malcontenta”, situata nell’omonima frazione e progettata da Andrea Palladio per la famiglia Foscari, tra i cui membri ci fu – secondo una leggenda – una dama costretta a vivere relegata tra quelle mura a causa della sua condotta ritenuta troppo licenziosa e che sarebbe la “Malcontenta” dalla quale poi derivò il soprannome della nobile dimora. Velocemente la corsa si allontenerà anche da quest’area del Veneto per puntare su Treviso, dove il gruppo sfreccerà sulla strada che costeggia le mura cittadine, innalzate nel cinquecento quando si pensò di fortificare la città dopo la sconfitta patita dalla Repubblica di Venezia per opera dell’esercito francese nella battaglia di Agnadello, episodio della Guerra della Lega di Cambrai.
Quando mancheranno poco più di 40 Km all’arrivo il gruppo approderà per la prima volta sulle rive del Piave all’altezza di Maserada, centro che per la sua posizione fu tra i più coinvolti dalle battaglie della Prima Guerra Mondiale e lo fu in almeno un paio d’occasioni, la prima nel novembre del 1917 quando la popolazione residente fu totalmente evacuata e successivamente nel giugno dell’anno successivo quando divenne uno dei “campi” dove si svolse la Battaglia del Solstizio, ultima offensiva dell’esercito austroungarico nei confronti dei nostri militari, comandati dal generale Armando Diaz e alla fine risultati vincitori. Qualche chilometro più avanti il percorso sfiorerà lo storico Ponte della Priula, rimanendo sulla sponda opposta rispetto a quella sulla quale si trovano l’omonimo abitato e il tempio votivo inaugurato nel 1983, poco prima di giungere a Nervesa e dare inizio all’anello conclusivo di 30 Km. Il circuito debutterà con il suo tratto più impegnativo, nel corso del quale sarà attraversata l’estremità orientale del Montello, la grossa collina di origine carsica che durante la Grande Guerra si trovò nel bel mezzo del fronte del Piave, divenendo suo malgrado uno degli obiettivi dell’esercito dell’Impero austro-ungarico. In quest’ambiente si affronteranno due modestissime ascese, la prima delle quali è un dolce falsopiano che i corridori incontreranno percorrendo la strada intitolata all’Ottava Armata che il 15 giugno del 1918 riuscì a respingere l’offensiva nemica che ambiva alla conquista della collina. Un pelo più impegnativa – roba da solletico, comunque – è la successiva salita di 1.8 Km al 3,2% che condurrà allo striscione del GPM, steso in prossimità del monumento eretto in memoria del generale Giuseppe Pennella, nel cuore della cosiddetta “Valle dei Morti”, accanto al sacello realizzato negli anni ’60 e dedicati ai militari dispersi sul Montello e dei quali non furono mai ritrovate le spoglie. Percorse le prime centinaia di metri della discesa si entrerà su quello che fu il circuito dei campionati del mondo del 1985, disputati nella vicina Giavera e vinti dall’olandese Joop Zoetemelk, ancor oggi detentore del primato di corridore più anziano a essersi imposto nel mondiale, all’età di 39 anni e nove mesi. Ripercorrendo le rotte iridate di 33 anni fa, in dolce discesa si farà ritorno a Nervesa dopo aver sfiorato uno dei luoghi più “sacri” della collina trevigiana, dove il gruppo transiterà tra i ruderi dell’abbazia benedettina di Sant’Eustachio, rovinata proprio a causa della guerra, e il Colesel de Zorzi, la bassa collinetta sulla quale sarà eretto negli anni ’30 il sacrario del Montello, progettato dall’architetto romano Felice Nori.
Terminata la discesa, come detto, si sarà già rientrati al “campo base” di Nervesa ma la tappa sarà ancora lungi dall’essere conclusa perché ora inizierà la seconda e più snella parte del circuito finale, da disputarsi nuovamente sul velluto della pianura per una ventina di minuti prima di porre termine alla 13a fatica del Giro n°101.
Mauro Facoltosi
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Castello Estense di Ferrara
Il ponte di Pontelagoscuro
Scorcio del Polesine alle porte di Polesella
Rovigo, la Torre Donà vista da Corso del Popolo
Piove di Sacco, Torre Carrarese
Villa Foscari, detta “La Malcontenta”, affacciata sul Canale di Brenta a Mira
Treviso, Porta San Tomaso
Il tempio votivo costruito presso il Ponte della Priula
Il monumento al Generale Pennella e il vicino sacello costruiti nel luogo del Montello dove terminerà il tratto più difficile della tappa odierna
I resti dell’abbazia di Sant’Eustachio a Nervesa della Battaglia