I BIG SI CONTROLLANO, VOGONDY NE APPROFITTA
Va a Nicolas Vogondy la prima frazione alpina del Giro del Delfinato, 210 km da Saint-Paul-Trois-Châteaux a Risoul, grazie ad un attacco a 1600 metri dall’arrivo. Il francese ha approfittato di una delle molte fasi di stallo che hanno contrassegnato l’ascesa dei favoriti, rimasti coperti fino agli ultimi 4 km, quasi mai all’attacco con decisione, e giunti sul traguardo nello spazio di pochi secondi. Sempre in giallo Brajkovic, molto convincente sulla prima grande montagna della corsa, capace di tenere la ruota di Contador, e di rosicchiare qualche secondo agli altri avversari.
Foto copertina: Vogondy festeggia la sua prima vittoria in carriera al Delfinato (foto Reuters)
Alla partenza, si attendeva la prima grande battaglia tra i big; all’arrivo, si applaude il successo di uno dei tanti outsider che hanno cercato di approfittare del sorprendente attendismo che, in questa prima giornata alpina del Delfinato 2010, ha regnato fra i migliori, mai in avanscoperta fino ai 4 km finali, e mai apparsi seriamente intenzionati a correre rischi in termini di dispendio energetico. Outsider che risponde al nome di Nicolas Vogondy, quasi 33enne di Blois, due volte campione di Francia (nel 2002 e nel 2008), capace oggi di cogliere quello che è, titoli nazionali a parte, il successo più prestigioso della sua lunga carriera, grazie ad un’invidiabile scelta di tempo nel prodursi nell’unico scatto della sua giornata.
Erano stati lo statunitense Danny Pate e l’austriaco Stephan Denifl i primi a tentare l’avventura, avviando, attorno al trentesimo chilometro, l’azione destinata a caratterizzare gran parte della giornata. Tentativo giunto ad un vantaggio massimo di 8’ e mezzo circa, ma che sembrava dover essere neutralizzato, prima ancora che dal mai feroce inseguimento del gruppo, guidato alternatamente da Rabobank, Lampre, Liquigas e Radioshack, dal vento contrario che ha accompagnato i due lungo tutta la vallata che conduceva a Guillestre, ai piedi dell’ascesa finale. Ascesa sulla quale, tuttavia, nessuna squadra di vertice ha avuto la forza ed il coraggio di prendere in mano la situazione in maniera decisa, sicché Denifl, dopo aver deliberato di poter fare a meno della superflua collaborazione di Pate sin dai primi metri di salita, è stato in grado di mantenere pressoché invariato il suo margine per alcuni chilometri, e di passare l’ideale traguardo di metà scalata con ancora 1’ e mezzo di vantaggio.
Alle sue spalle, frattanto, uno stuolo di altre seconde linee (Lefevre, Santaromita, Samoilau, Le Mevel, Mangel, Martinez, Ovechkin, Calzati) metteva in sequenza scatti e controscatti, tutti naufragati, principalmente a causa del vento, dopo poche centinaia di metri. Ma a 4 km dall’arrivo, mentre la Radioshack di Janez Brajkovic iniziava forse ad accarezzare l’idea di poter amministrare la situazione fino al traguardo o quasi, è stato Denis Menchov a dare realmente fuoco alle polveri, con un attacco deciso, cui solo Pujol ha avuto il coraggio di replicare. La Astana ha così deciso di prendere in mano l’inseguimento, sostituendosi alla squadra del leader, e in particolare ad un encomiabile ma stremato Horner, al comando per svariati chilometri, prima che Alberto Contador in persona producesse la trenata per riportarsi definitivamente sul russo, dando al contempo modo a Brajkovic di mettere una prima volta in mostra la sua impressionante brillantezza.
Con una decina di corridori rimasti in testa (tra cui anche un sorprendente Eros Capecchi), e uno stoico Denifl ormai arresosi, nessun big ha però avuto le gambe o l’intraprendenza per approfittare di una situazione ormai animatasi, lasciando così spazio a chi forse era il primo a meravigliarsi di trovarsi in compagnia di Contador, Menchov, Brajkovic e Van den Broeck. È stato allora quel Nicolas Vogondy di cui si diceva in apertura il più lesto ad approfittare della fase di stallo, attaccando a 1600 metri dall’arrivo, guadagnando quasi gratis, in poche centinaia di metri, un discreto gruzzolo di secondi (possiamo ipotizzare una ventina, in assenza di rilevamenti cronometrici esatti), più che sufficiente a consentirgli di cogliere la prima vittoria stagionale. 12’’ più tardi, grazie ad un’azione più o meno analoga, Romain Sicard ha completato la doppietta francese, venendo però costretto a rimandare ulteriormente l’appuntamento con la prima affermazione in questo 2010.
Tra gli uomini di classifica, dopo un altro paio di effimeri cambi di ritmo negli ultimi 700 metri, prima da parte di Contador e quindi di Menchov, è stato proprio il capoclassifica Janez Brajkovic a destare l’impressione migliore, e non solo per la stupefacente facilità con cui ha replicato alle offensive del due volte trionfatore del Tour de France, come già si diceva in precedenza. A 200 metri dal termine, infatti, la maglia gialla si è concessa il lusso di muoversi in prima persona, con una progressione che gli è valsa il terzo posto parziale, a 15’’ dal vincitore, e un lieve ma psicologicamente significativo guadagno in classifica su tutti i rivali, Contador escluso. Taaramae, Rolland, Van den Broeck e Capecchi hanno così concesso 3’’ al leader, mentre Pauriol e Menchov, visibilmente sofferenti negli ultimi metri, hanno lasciato per strada 8’’.
Brajkovic ha così portato il suo margine sul più diretto inseguitore, Tejay Van Garderen, a 1’15’’, e ha conservato intatti i 101’’ che si trova a poter gestire nei confronti di Alberto Contador, salito nel frattempo dal 3° al 4° posto, scavalcando David Millar (ora a 1’56’’). Il vincitore odierno chiude la top 5 con 2’43’’ di ritardo, anche se appare difficile che possa difendere i 12’’ di vantaggio su Denis Menchov, 6° a 2’55’’, e i 23’’ su Van den Broeck, adesso 7° a 3’06’’. Knees (+3’10’’), Taaramae (+3’28’’) e Verdugo (+3’29’’) chiudono la top 10, con il 23enne estone della Cofidis che si lascia preferire in quanto a possibilità di restarvi, quando non di recuperare ulteriori posizioni.
A dispetto di uno spettacolo non propriamente esaltante, la prima frazione alpina del Delfinato 2010 ci ha comunque lasciato in eredità una più chiara definizione dei valori in campo, e innalza forse Janez Brajkovic dallo status di piacevolissima sorpresa a quello di favorito numero 1. Specie se domani, lungo le rampe dell’ascesa di Chamrousse (17,5 km al 7,5%), a dispetto 31 km che separano la vetta dal traguardo di Grenoble, i suoi rivali non daranno prova di un’intraprendenza diversa da quella, molto scarsa, manifestata quest’oggi, con la sola eccezione di Menchov. In caso contrario, quasi soltanto l’Alpe d’Huez si frapporrebbe fra lo sloveno e un sorprendente, ma sin qui meritatissimo, successo finale.
Matteo Novarini