OSIMO – IMOLA: TRE MONTI, UNA SALITA E UNA VOLATA
È una giornata interlocutoria per la corsa rosa quella che condurrà il gruppo da Osimo a Imola, dove si arriverà subito dopo aver affrontato la storica ascesa dei Tre Monti, che ci riporta con la mente alla fantastica cavalcata di Vittorio Adorni ai mondiali del 1968. Se in quell’occasione la salita fu ripetuta 18 volte, stavolta ci sarà una sola scalata, che arriverà in fondo ad un percorso totalmente privo d’ostacoli naturali (se si eccettua la piccola Siligata) e, dunque, non ci sarà da sorprendersi se al traguardo sfrecceranno per prime le ruote dei velocisti. I Tre Monti non sono poi così duri e gli sprinter ci hanno oramai abituato a farsi vedere davanti a sgomitare al termine di tappe ben più impegnative di queste.
Si chiama “Tre Monti” ma in realtà è una salita sola, neanche troppo impegnativa (sono 4,3 Km al 4,2%), ma entrata a pieno titolo nella storia del ciclismo fin dal primo settembre del 1968, quando fu ripetuta 18 volte nel circuito che ospitò i campionati del mondo consacrati dalla stupenda cavalcata di Vittorio Adorni. L’ultima esibizione su quel “palco” risale a 3 anni fa, quando furono proposte quattro scalate ai “Tre Monti” nel finale della Forlì – Imola, terminata con il successo di Il’nur Zakarin, il corridore russo che si era fatto notare per la prima volta qualche settimana prima imponendosi a sorpresa nel Tour de Romandie. Nel 2018 la corsa rosa tornerà nuovamente sull’ascesa imolese ma, stavolta, non ci sarà d’attendersi la vittoria di qualche “grande sfera” del ciclismo e, anzi, ci sarà la probabilità che all’arrivo – se non andrà in porto la sparata di qualche finisseur – si presenti un gruppo discretamente folto, “abitato” anche da qualche velocista. Quest’anno, infatti, i “Tre Monti” saranno davvero uno solo perché gli organizzatori hanno previsto una sola ascesa, collocata al termine di una frazione totalmente pianeggiante, e spostato il traguardo più lontano dalla cima della salita rispetto al 2015, quando si arrivò sulla pista dell’autodromo. Si tratterà, in soldoni, di una lunga frazione di trasferimento che farà il paio con quella, ancora più semplice, che si correrà il giorno successivo alla vigilia delle prime due tappe alpine. Dopo le fatiche delle nervose frazioni disegnate sull’Appennino ci sarà, dunque, tutto lo spazio per recuperare, sempre che anche oggi – come oramai spesso capita – si viaggi ad altissime media sin dai chilometri iniziali che, lasciata Osimo, prevedono la breve discesa verso Ancona, dove i “girini” transiteranno alle porte del capoluogo delle Marche, dominato dal Colle Guasco sulla quale si trova la Cattedrale di San Ciriaco, innalzata a partire dall’anno 996 sul luogo dove si trovava un tempio pagano dedicato alla dea Afrodite e che era stato effigiato anche su uno dei rilievi della Colonna Traiana a Roma. Il passaggio da Ancona rappresenterà l’inizio dell’ultimo tratto “marittimo” del Giro 2018, che sarà anche uno dei più snelli di questa frazione perché per una buona sessantina di chilometri si pedalerà quasi costantemente in linea retta lungo la costa dell’Adriatico, incontrando molto raramente curve, soprattutto nell’attraversamento dei centri abitati. Uno dei più celebri tra quelli che saranno toccati in questa fase di gara è Senigallia, frequentata località balneare la cui storia è molto antica, come ben ci ricorda il nome di questo centro, che deriva da quello della popolazione celtica dei Galli Sénoni, fondatori del primitivo nucleo di questa cittadina che vanta, tra i suoi monumenti, la Rocca Roveresca e Palazzo Mastai, nel quale nacque Papa Pio IX (1792 – 1878), ultimo sovrano dello Stato Pontificio.
Dopo Marotta – località turistica scherzosamente definita la “Berlino dell’Adriatico” perché il suo territorio è suddiviso tra i tre comuni di Fano, Mondolfo e San Costanzo – la corsa giungerà a Fano, il cui nome deriva da quello della “Fanum Fortunae”, dea della fortuna alla quale i romani qui dedicarono un tempio dopo aver sconfitto i cartaginesi nella Battaglia del Metauro, episodio decisivo della Seconda Guerra Punica.
A Pesaro – dove si trova un Palazzo Ducale decisamente meno celebre e spettacolare di quello della vicina Urbino, affacciato sulla centralissima Piazza del Popolo – il gruppo saluterà il mare per doppiare il tortuoso promontorio di Gabicce, andando incontro all’unica difficoltà altimetrica che spezzerà la monotonia della pianura nei primi 200 Km di gara. La salita è la microscopica Siligata, di una facilità estrema ma forse ancor più inserita nella storia del ciclismo rispetto ai “Tre Monti”: si tratta, infatti, della primissima salita affrontata al Giro d’Italia, inserita il 16 maggio del 1909 – dal versante opposto rispetto a quello della tappa odierna – nel percorso della Bologna-Chieti, seconda tappa della prima edizione della corsa rosa. Sono circa 1000 metri al 5% e, dunque, si tratta di un’ascesa che nulla ha di “dantesco”, pur trovandosi lettarlemente immersa nel ricordo di Dante Alighieri perché a breve distanza dalla Siligata si trovano due luoghi che furono citati nella Divina Commedia: il borgo di Fiorenzuola di Focara e il castello malatestiano di Gradara, teatro del peccaminoso “liaison” tra Paolo e Francesca nell’opera del “Divin Poeta” e della storia d’amore pure “sconveniente” tra il carbonaro Pietro Missirilli e la principessa Vanina Vanini nell’omonimo film di Roberto Rossellini.
Si tornerà a pedalare in pianura con il passaggio dalle Marche all’Emilia-Romagna, che spalancherà le proprie strade al Giro nella zona della gettonatissima riviera romagnola, che il gruppo attraverserà sulla statale Adriatica che in questo tratto corre lontana dal litorale, rimanendo alle “spalle” di rinomati centri come Cattolica, Riccione e Rimini. Dopo quest’ultima ci sarà una decisa virata verso ovest con il passaggio dalla Statale Adriatica alla Via Emilia, la storica spina dorsale della viabilità regionale, il cui nome ricorda quello del console Marco Emilio Lepido che ne promosse la costruzione per collegare Arinum con Placentia, le odierne Rimini e Piacenza. Il cambio di rotta si “sposerà” anche a un impercettibile cambio di quota mentre si pedalerà in direzione di Santarcangelo di Romagna, centro nella cui squadra di baseball ha militato negli anni giovanili un certo Fabio De Luigi, il popolare attore comico che prima di ottenere la celebrità televisiva ha praticato questo sport arrivando fino alla serie A1. Si toccherà quindi Savignano sul Rubicone, nei cui pressi si trova Gatteo, centro ritenuto la “patria del liscio” per aver dato i natali a Secondo Casadei, fondatore dell’omonima orchestra e autore di “Romagna Mia”, vero e proprio inno nazionale di questa terra, scritto nel 1954. La corsa rosa giungerà quindi sulle strade di Cesena, dove si respirerà per un attimo il mai sopito profumo delle imprese di Marco Pantani: poco prima di entrare in città, infatti, si transiterà dalla frazione Case Castagnoli, nella quale il 22 aprile 1984 il “Pirata” ottenne all’età di 14 anni la sua primissima vittoria in carriera, in una corsa riservata alla categoria dei “giovanissimi”.
Attraversata Cesena – nel cui cuore si trova Piazza del Popolo, sovrastata dalla Rocca Malatestiana che domina dall’alto del Colle Garambo – ad accogliere le successive pedalate dei “girini” sarà la cittadina di Forlimpopoli, l’antica Forum Livii Popilii, anch’essa “dotata” di un castello, fatto innalzare nel XVI secolo da Egidio Albornoz, il cardinale spagnolo al quale papa Innocenzo VI aveva affidato la riconquista della Romagna. Si giungerà quindi a casa di un’altra gloria ciclistica romagnola, l’ottantacinquenne Ercole Baldini presso la cui abitazione, in Viale Bologna 325 nella frazione forlivese di Villanova, dal 2003 è allestito un museo che illustra le gesta della “locomotiva di Forlì”, l’unico corridore al mondo ad aver vinto in carriera la medaglia d’oro alle Olimpiadi (a Melbourne nel 1956), un grande giro (il Giro d’Italia del 1958) e i campionati del mondo (sempre nel 1958, a Reims).
Seguitando a percorrere la Via Emilia il gruppo farà quindi “visita” a Faenza, pur non avendo certamente il tempo per ammirare le bellezze di questa cittadina celebre per la produzione di ceramiche di pregio, un campionario del quale è visibile nel MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche), istituzione importante al punto da esser stata riconosciuta dall’UNESCO nel 2011 “Monumento testimone di una cultura di pace”.
Imola è alle porte e i corridori la raggiungeranno dopo aver attraversato Castel San Pietro Terme, centro che ebbe questo nome ufficialmente solo nel 1959, anche se era conosciuto come località curativa sin dal medioevo.
Gli ultimi 19.3 Km si disputeranno in circuito, sfiorando il celebre autodromo intitolato a Enzo e Dino Ferrari un attimo prima di lanciarsi verso i Tre Monti, ascesa di poco più di 4 Km al 4,2% che debutta dolcissima prima di proporre il suo momento più impegnativo nel chilometro al 7,9% che contiene il picco massimo del 10%, per poi lasciar il posto ad un breve tratto pianeggiante in quota prima del dentello finale che “morde” ancora attorno al 7% di media. Riusciranno questi numeri a far “secchi” i velocisti oppure, poco meno di nove chilometri più avanti, vedremo in testa alla corsa ancora parecchi di loro intenti alla sfida dell’ultimo millimetro?
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico della Siligata (122 metri). Non segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), è attraversato dalla SS 16 “Adriatica” tra la località Cattabrighe (Pesaro) e il bivio per Gradara. Coincide con l’omonima località
MODIFICHE AL PERCORSO
Rispetto a quando segnalato nell’articolo l’arrivo sarà all’interno dell’autodromo e il circuito finale sarà più breve (15.3 Km)
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Ancona, la cattedrale di San Ciriaco vista dal porto
La Rocca Roveresca di Senigallia
Il Palazzo Ducale di Pesaro
Lo scollinamento della modesta ma storica salita della Siligata
Rimini, Tempio Malatestiano
Cesena, Piazza del Popolo
La Rocca Albornoziana di Forlimpopoli
Faenza, uno scorcio del Museo Internazionale delle Ceramiche
Imola, sullo sfondo, vista dalla strada che sale verso i Tre Monti