CRONOMETRO A BRAJKOVIC, DELFINATO SPALANCATO
Lo sloveno della Radioshack vince nettamente, contro pronostico, la 3a tappa del Giro del Delfinato, 49 km a cronometro da Monteux a Sorgues, rifilando 27’’ a Millar, 55’’ a Menchov e 1’46’’ a Contador, molto al di sotto delle aspettative, lascia per strada 1’46’’. Brajkovic guida ora la graduatoria generale, con 36’’ su Millar e 50’’ su Van Garderen. Contador scivola dal 1° al 4° posto, e rende ora 1’41’’ alla nuova maglia gialla. Domani via alle Alpi, con l’arrivo in quota a Risoul, al termine della tappa più lunga di questa edizione (210 km).
Foto copertina: Brajkovic impegnato nella cronometro di Sorgues (foto AFP)
Il Giro del Delfinato, che si preannunciava come un monologo di Alberto Contador, seriamente candidato, dopo i primi tre giorni di gara, ad indossare la maglia gialla dal primo all’ultimo giorno, è invece ora, dopo i 49 km a cronometro da Monteux a Sorgues, una corsa apertissima, con almeno quattro corridori – almeno sulla carta – in condizione di conquistarla. Questa improvvisa, ritrovata incertezza si deve soprattutto a Janez Brajkovic, ex eterna promessa slovena, che pareva destinato a scivolare nella mediocrità come un Fothen qualsiasi, che sta invece smentendo tutti coloro che già davano per appassito il talento ammirato quattro anni fa sulle strade del Tour de Suisse (5° a 22 anni). Il leader della Radioshack, divenuto capitano unico dopo il forfait di Haimar Zubeldia, ha strapazzato la concorrenza con straordinaria autorità , facendo segnare il miglior intermedio ad ogni rilevamento, scalando più forte di tutti la breve Côte de la Roque-sur-Pernes, e conservando il vantaggio nella successiva discesa, prima di portare a termine più velocemente di tutti l’ultimo terzo di gara. Non solo, ma il team di appartenenza dello sloveno, quella Radioshack che tra un mese tenterà di traghettare Lance Armstrong verso l’ottavo Tour, rappresenta un dettaglio non trascurabile. Se già si sapeva che il texano avrebbe potuto fare affidamento su veterani di sicuro affidamento quali Kloden, Leipheimer, Zubeldia, Popovych e Horner, a questi va ora aggiunto un nuovo, importante tassello, in attesa di vedere quale potrà essere la sua tenuta sulle grandi montagne.
Il 26enne di Metlika, in allegato alla vittoria di tappa, ha conquistato anche il simbolo del primato, sfilato al grande deluso di giornata, quell’Alberto Contador che, con la vittoria nel prologo della scorsa domenica, sembrava avere già una mano e mezza su questo Delfinato. In particolare, dopo due intermedi così così, ai quali rendeva, rispettivamente, 32 e 58 secondi a Brajkovic, lo spagnolo ha pagato moltissimo negli ultimi 18 km, dove ha visto quasi raddoppiare il suo ritardo nei confronti del nuovo leader, schizzato a 1’46’’. Legittimo, a questo punto, ipotizzare che la condizione di Contador possa non essere molto distante da quella dell’anno scorso, quando a cronometro rese diversi secondi a Cadel Evans, e in montagna faticò a reggere il passo dell’australiano e di Valverde, così come possiamo pensare di aver tratto conclusioni affrettate nel dare per più che probabile il suo successo finale dopo la bella prova di apertura.
Quel che è certo, come detto in apertura, è che, dopo aver pensato per tre giorni che fosse solo questione di tempo e volontà prima che Contador piazzasse la stoccata in grado di uccidere la corsa, ci troviamo invece, adesso, di fronte ad una gara quanto mai aperta. Non solo da Brajkovic, infatti, dovrà guardarsi l’ex maglia gialla – o meglio, non solo lui dovrà staccare in salita-, ma, se Van Garderen non desta particolare preoccupazione in ottica classifica generale, una certa considerazione merita senz’altro David Millar, non certo un mago delle grandi montagne, ma teoricamente in grado di resistere almeno in un paio delle quattro restanti tappe alpine. E se anche per il britannico appaiono comunque eccessivi gli ostacoli rappresentati dal Gladon e dall’Alpe d’Huez, in programma sabato, e non sarà facile per lui limitare i danni sulle ascese di Risoul e Chamrousse, non altrettanto si può dire per Denis Menchov, tanto sfortunato nei giorni scorsi quanto convincente quest’oggi, alla fine 5° a 55’’ dal vincitore, e portatosi in top 10 (8°), a 2’47’’ dalla vetta. Più dell’attuale ritardo, conta però soprattutto, per quel che concerne il russo, l’aver dimostrato di aver superato i postumi della caduta della 1a tappa, specie in ottica Tour de France.
Sarebbe invece un atto di fede attribuire ancora qualche chance di successo all’altro grande atteso della vigilia di questo Delfinato (non certo di questa cronometro, visto che già domenica aveva dato segnali poco incoraggianti), Samuel Sanchez, che ha pagato oggi oltre 4’ al vincitore, e a Jurgen Van den Broeck, solo 18° a 2’48’’, per quanto, nel suo caso, i 3’03’’ in generale lascino ancora un barlume di speranza. Sarà invece interessante osservare la tenuta in montagna di Branislau Samoilau, uscito con un’ottima gamba dal Giro d’Italia, oggi 12° a 2’27’’ da Brajkovic, anche se il divario in classifica è già pesante (quasi 4’).
È comunque probabile che buona parte dei nostri dubbi vengano dissipati già domani, quando il Delfinato prenderà le mosse da Saint-Paul-Trois-Châteaux, per arrampicarsi ai 1870 metri di Risoul, al termine della sua frazione più lunga (210 km). Gli ultimi 12,8 km, in salita con una pendenza media del 7%, chiariranno in maniera pressoché definitiva le condizioni di forma dei favoriti, e mostreranno chi è partito da Evian-les-Bains per vincere, e chi solo per preparare al meglio il Tour. In quale delle due categoria debba essere annoverato Contador è probabilmente l’interrogativo più importante, dal quale dipende buona parte dell’esito di questo Delfinato, e al quale sarà forse possibile rispondere fra 24 ore. Nel frattempo, è giusto però celebrare l’esplosione (definitiva?) del talento di Janez Brajkovic, riuscito finalmente a distinguersi dalla schiera di eterne promesse incompiute che da sempre pullulano in gruppo.
Matteo Novarini