PENNE – GUALDO TADINO: UN ABBRACCIO DI 240 Km
Interminabile cavalcata attraverso l’Appennino Centrale per il Giro d’Italia che oggi visiterà le terre colpite dai terremoti del 2016 e del 1997 con una frazione nella quale si alterneranno tratti pedalabili ad altri vallonati, con l’aggiunta di una lunga salita da affrontare subito dopo la partenza. È l’occasione buona per lanciarsi in fuga e le possibilità d’andare sino al traguardo non saranno così remote perché la continua alternanza di terreni di gara renderà oltremodo duro il lavoro di recupero per le squadre dei velocisti. E, in tal ottica, c’è il precedente di Gubbio 1989 che farà ben sperare gli attaccanti di giornata.
Il Giro è un abbraccio continuo e lo è in particolar modo quando visita città, paesi e frazioni i cui abitanti hanno provato sulla loro pelle il brivido del dramma. È già successo in questa edizione con la tappa terminata nella Valle del Belice e lo farà ancora a quasi metà del suo cammino, quando attraverserà il cuore dell’Appennino, in questi ultimi vent’anni in più occasioni provato dall’esperienza dei terremoti. Si comincerà con un omaggio alle vittime della strage di Rigopiano del 18 gennaio 2017, colpo di coda del sisma che aveva colpito il cuore della nostra penisola pochi mesi prima, mentre nel finale si sfiorerà quello che fu l’epicentro del terremoto del 1997, che pareva un ricordo oramai lontano nel tempo. Una tappa “aperta”, dunque, e in tutte le accezioni di questo termine. Perché fare un pronostico su frazioni come quella che condurrà il gruppo da Penne a Gualdo Tadino, dall’Abruzzo all’Umbria passando per le Marche, appare un’impresa ardua. A un primo sguardo l’altimetria sembra quella di una tappa destinata ai velocisti e quella dell’arrivo allo sprint sembra comunque come una delle soluzioni più probabili, poiché negli ultimi 70 Km l’ultima difficoltà di rilievo è quella non certo insormontabile di Annifo, passata la quale si dovranno poi percorrere quasi 30 Km per andare al traguardo, privi di ostacoli naturali. Tutta la fase precedente sarà, però, movimentata da un continuo e snervante saliscendi alternato a tratti pedalabili e queste continue variazioni di “palcoscenico” potrebbero mettere a dura prova il gruppo inseguitore. In aggiunta, ci sarà una salita lunga in partenza e non è detto che oggi si riesca a riacciuffare il drappello dei fuggitivi, tanto più che l’altimetria odierna ricorda molto quello della tappa L’Aquila – Gubbio del Giro del 1989. Anche in quell’occasione il percorso presentava una salita impegnativa nella prima fase, poi tanti su e giù e dopo l’ascesa di Annifo – ultima difficoltà di gara come in questo percorso – 55 Km per raggiungere il traguardo, molti di più di quelli che precederanno la retta d’arrivo di Gualdo Tadino: ebbene, quella volta fu la fuga ad arrivare, con successo di Bjarne Riis, allora ancora sconosciuto – al punto che, durante la telecronaca, De Zan lo continuerà a chiamare “Reis” – e che si imporrà all’attenzione mondiale sette anni dopo vincendo il Tour de France.
Questa lunga frazione – la più chilometrica dell’edizione 2018 – prenderà le mosse da Penne, uno dei borghi più belli d’Italia (fu ammesso nell’omonimo club nel 2012), noto anche come “Città del mattone” perché molti dei suoi monumenti medioevali presentano i mattoni a vista. Superato uno zampellotto subito dopo il “chilometro 0”, si affronterà immediatamente il tratto più ostico della tappa risalendo le pendici sud orientali del Gran Sasso in direzione di Farindola e Rigopiano, che sarà attraversata circa 2 Km prima dello scollinamento, previsto in località Fonte della Creta dopo aver affrontato un’ascesa lunga quasi 16 Km e caratterizzata da una pendenza media del 5,9%, comunque mai impegnativa (se non nei 700 metri che precedono il GPM e che salgono al 9,7% medio) ma che potrebbe sicuramente farsi sentire se la partenza avverrà a velocità sostenuta. In discesa si percorrerà inizialmente la provinciale per Castelli – centro conosciuto per la produzione di ceramiche, iniziata in epoca rinascimentale – per poi deviare verso la valle del Vomano, prima di raggiungere la quale il tracciato transiterà ai piedi del colle sul quale sorge la chiesa romanica di Santa Maria di Ronzano, parte d’una scomparsa abbazia benedettina eretta tra il 1170 e il 1180. Superato il corso del fiume Vomano, si affronterà la più impegnativa delle colline che denotano la fase centrale del tracciato (Bruzzolana, 6,4 km al 5,4%) per poi planare su Teramo, il capoluogo della più settentrionale provincia abruzzese, situato dove si trovava l’antica Aprutium, che poi divenne Urbs Interamnia sotto i romani che vi eressero, tra l’altro, un teatro ancor oggi visibile nonostante che nei secoli vi siano state cavate pietre per innalzare altri monumenti cittadini, come la cattedrale di Santa Maria Assunta.
Attraversata Teramo inizierà un tratto dolcemente vallonato di una trentina di chilometri che si snoderà al margine orientale dei Monti della Laga, il quinto gruppo montuoso dell’Appennino centrale per altitudine, unito a quello del Gran Sasso dall’omonimo parco nazionale: si tratta di un’area che alcuni anni fa individuò nel ciclismo un ottimo veicolo promozionale iniziando una lunga collaborazione con la Gazzetta dello Sport che portò tra quei monti diverse manifestazioni organizzate dalla “Rosea”, sulle quali spicca la tappa del Giro d’Italia che terminò nella stazione di villeggiatura di San Giacomo nel 2002, vinta dallo scalatore messicano Julio Alberto Pérez Cuapio. Sfiorato il colle sul quale si trova il borgo di Civitella del Tronto, dominato da un’imponente fortezza voluta dal re di Spagna Filippo d’Asburgo, il percorso lascerà l’Abruzzo per entrare in territorio marchigiano, che accoglierà il Giro nel corso della discesa verso Ascoli Piceno, il cui centro storico – uno dei più ammirati d’Italia – ha avuto tra i suoi visitatori più illustri anche un divo di Hollywood del calibro di Dustin Hoffman che nel 1972 vi girò gran parte delle scene del film “Alfredo Alfredo”: nella pellicola, firmata da Pietro Germi e interpretata anche da Stefania Sandrelli, si possono ammirare, tra gli altri luoghi ascolani, la centralissima Piazza del Popolo, il chiostro maggiore di San Francesco e la chiesa di Santa Maria Intervineas, set del matrimonio tra Hoffman e la Sandrelli.
Dopo Ascoli inizierà il tratto più frastagliato della tappa, una cinquantina di chilometri di ondulazioni che si supereranno percorrendo strade abituali per il gruppo, più volte solcate sia al Giro, sia alla Tirreno-Adriatico, che da queste parti ha inscenato appassionanti e tormentate frazioni collinari, talvolta rivelatesi determinanti per la classifica generale. Non dovrebbero esserci grosse sorprese stavolta perché il percorso eviterà i tratti più arcigni dell’entroterra piceno, nel quale s’incontrano anche muri d’impressionante asprezza (l’appuntamento è rinviato all’indomani, quando si transiterà per Filottrano), mentre l’unico grosso ostacolo che si sarebbe dovuto superare viaggiando in direzione dell’Umbria, il valico della Croce di Casale (729 metri), sarà tagliato infilandosi nella galleria-traforo di circa 1,5 Km inaugurata nel 2007 e che evita una salita che, comunque, non sarebbe stata insormontabile. Si tornerà a vedere il cielo in vista del passaggio da Comunanza, borgo abitato sin dall’epoca romana (vi sono stati rinvenuti di resti di stabilimenti termali) il cui centro storico è raggruppato lungo le rive del fiume Aso. Il tratto successivo, tra i più tortuosi della tappa, condurrà i “girini” sulle strade di Amandola, località di villeggiatura alle porte dei Monti Sibillini in direzione dei quali si possono svolgere interessanti escursioni come quelle che conducono al Santuario della Madonna dell’Ambro (in comune di Montefortino) e alla Gola dell’Infernaccio, mentre spingendosi molto pià lontano, al confine tra Umbria, Marche e Lazio, è possibile arrivare fino al Monte Vettore e al caratteristico Lago di Pilato, noto come Lago degli Occhiali per la forma che assume nei periodi di piena e che, secondo la tradizione, si sarebbe formato nel momento nel quale Ponzio Pilato si lavò le mani e consegnò Gesù Cristo ai crocifissori. Superato lo strappo di Rustici – momento più impegnativo di questo frangente di corsa (1,3 Km al 7,2%), dalla cui cima nelle giornate più terse l’occhio riesce a spaziare fino al lontano Gran Sasso – si scenderà verso la località termale di Sarnano, conosciuta agli appassionati di sport in quanto porta d’accesso alla stazione invernale di Sassotetto, la principale delle Marche: la conoscono non solo gli amanti dello sci poiché la strada che vi conduce costituisce una delle ascese più impegnative dell’Appennino, nota sia agli appassionati di ciclismo – quest’anno inserita nel programma della Tirreno-Adriatico come arrivo di tappa – sia a quelli d’automobilismo per il Trofeo Scarfiotti, cronoscalata disputata per la prima volta nel 1969 e intitolata al pilota Ludovico Scarfiotti, cugino dell’avvocato Agnelli scomparso l’anno precedente in seguito ad un incidente avvenuto sul circuito di Rossfeld, in Germania. Siamo dunque alle soglie di una delle salite più note della regione e curiosamente proprio in questo punto terminerà il tratto più accidentato della frazione, che prenderà ora a scendere dolcemente verso Caldarola, centro il cui nome ricorda la temperatura di scomparse fonti termali, la cui vena d’acqua s’esaurì attorno al XVI secolo.
Dopo tanti saliscendi i successivi venti chilometri sul velluto sembreranno quasi una “pacchia” mentre si risalirà la valle del Chienti, inizialmente costeggiando il lago artificiale di Caccamo, realizzato negli anni ’50 per il fabbisogno elettrico dei comuni del circondario. Procedendo verso l’Umbria il gruppo transiterà sotto i pittoreschi ruderi della Rocca di Varano e poi lascerà sulla sinistra la strada per San Maroto, frazione dell’ex municipio di Pievebovigliana (Valfornace dal primo gennaio 2017) che merita la deviazione per godere della vista di un vero e proprio gioiello dell’arte come la chiesa romanica di San Giusto, alla cui costruzione operarono anche maestranze provenienti dalla lontana Siria, come lasciato intuire dalla sua pianta circolare di derivazione bizantina.
Non ci sarà, invece, spazio per distrazioni per il gruppo, che sicuramente a questo punto sarà già da tempo impegnato nelle fasi di “tamponamento” del vantaggio accumulato dai fuggitivi e che si troverà ora ad affrontare un tratto piuttosto delicato, pur essendo dolcissima la pendenza che si dovrà superare per salire sul Piano di Colfiorito, nome con il quale s’identificano una serie di sette altipiani carsici nati in seguito alla bonifica di altrettanti piccoli laghi. È in quest’area che alle 11.42 del 26 settembre 1997 fu registrato l’epicentro della scossa più celebre del terremoto che sconvolse l’Umbria, quella che provocò il crollo della volta della basilica di San Francesco ad Assisi. La scossa scaturì dalle viscere della montagna sottostante Annifo, la piccola frazione di Foligno che fu quasi interamente distrutta dal sisma e per i cui abitanti fu allestito un villaggio di container che l’anno successivo fu meta di una storica visita di Giovanni Paolo II: vent’anni dopo sarà il Giro a ricalcare le orme di Papa Wojtyła e proprio in prossimità delle casupole costruite nelle ore dell’emergenza avrà inizio il tratto più difficile dell’ultima salita in programma oggi, mille metri esatti al 6,9% di pendenza media.
Gli ultimi 30 Km di gara, totalmente privi di difficoltà, debutteranno con la lenta discesa verso Nocera Umbra, cittadina sviluppatasi in età romana lungo la Via Flaminia e il cui centro storico subì notevoli danni in occasione del terremoto di vent’anni fa in seguito ripristinati, come quelli che patì il “Campanaccio”, torre simbolo della città umbra. I 15 Km conclusivi, infine, non presenteranno poi altre alternative alla pianura e in quell’ultimo tratto vedremo se il lungo abbraccio attraverso gli appennini avrà “stritolato” le speranze dei velocisti….
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Fonte della Creta (1254 metri). Valicata dalla SP 37 “di Castelli” tra Rigopiano e Castelli.
Sella di Colle dei Cavatori. Valicata dalla SP 37 “di Castelli” tra Rigopiano e Castelli.
Sella di Colle Corneto (895 metri). Valicata dalla SP 37 “di Castelli” tra Rigopiano e Castelli.
Valico Croce di Casale (729 metri). Valicato dalla SP 237 (ex SS 78 “Picena”) tra Marsia di Roccafluvione e Comunanza. I corridori non saliranno fino al valico poiché percorreranno la variante della provinciale che transita in galleria sotto il passo, a una quota di 570 metri. Il valico è stato in tre occasioni GPM al Giro d’Italia: vi transitarono in testa Roberto Conti nel 1987 (tappa Giulianova – Osimo, vinta dal francese Robert Forest), Stefano Giuliani nel 1988 (tappa Urbino – Ascoli Piceno, vinta da Guido Bontempi) e l’australiano Phil Anderson nel 1990 (tappa Teramo – Fabriano, vinta da Luca Gelfi).
Colle Croce (872 metri). Valicato dalla SP 440 “di Annifo” tra Annifo e Sorifa, nei pressi dell’omonima località.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Uno degli accessi al borgo di Penne
Rigopiano
Chiesa di Santa Maria di Ronzano
Teramo, resti del teatro romano
Civitella del Tronto e la sua fortezza visti dalla strada che percorreranno I “girini”
Uno scorcio del borgo di Comunanza
Santuario della Madonna dell’Ambro, sui Monti Sibillini
Lago di Pilato
Lago di Caccamo
Rocca di Varano
San Maroto (Valfornace), chiesa di San Giusto
Annifo, il villaggio prefabbricato per i terremotati che nel 1998 fu visitato da Giovanni Paolo II
Nocera Umbra e il “Campanaccio”
Gualdo Tadino, Piazza Martiri della Libertà