PESCO SANNITA – GRAN SASSO D’ITALIA: È L’ORA DI DARE I NUMERI!
Collocato esattamente nella stessa posizione della frazione del Block Haus dello scorso anno, ecco il tappone appenninico del Giro 2018. Le pendenze non sono cattive come quella dell’altra ascesa ma la tappa presenta numeri che lasciano ben sperare, a partire da quelli degli arrivi in salita finora affrontati, per passare poi ai chilometraggi dell’ascesa finale e complessivo della tappa e per finire con quello della quota della località d’arrivo, punto più alto dell’Appennino raggiungibile su asfalto. I numeri ci sono e, dunque, potrebbe esserci anche da parte dei grandi big al via del Giro, ispiranti anche dalle gesta del “Pirata”…
È giunta l’ora di dare i numeri e allora cominciamo a darveli noi: 3, 45, 224 e 2135.
3 sono gli arrivi in salita finora affrontati e non era mai successo nella storia del Giro che ce ne fossero così tanti nei primi nove giorni di gara. Nemmeno il Tour ha mai osato tanto e per ritrovar qualcosa del genere bisogna andare a spulciare le altimetrie delle Vuelte disputate in questi ultimi anni.
45 sono i chilometri che intercorreranno tra l’inizio dell’ascesa finale e il traguardo e, anche se questi non saranno continui, spezzati in due fasi da un GPM intermedio e da un lungo settore in falsopiano, certamente lasceranno il segno.
224 sono i chilometri complessivi di questa tappa e anche questo potrà avere un suo peso, se si pensa che da diversi anni le tappe “over 200” sono diventate sempre più rare e che i “girini” saranno reduci da una tappa di montagna, quella di Montevergine, che pure sfonda questo tetto (208 Km).
2135 sono, infine, i metri della zona d’arrivo, con la linea del traguardo tracciata al termine di quella che è la più elevata strada asfaltata dell’Appennino e anche questa quota affrontata molto presto potrebbe cogliere qualcuno alla sprovvista.
Ecco che questi numeri potrebbe per davvero ispirare… numeri da parte di qualche grande protagonista del Giro 2018 e, a questo punto della corsa, bisognerà certamente muoversi e non più giocare allo studio dei rivali e all’attendismo, come forse ci si potrebbe attendere tra Etna e Montevergine. C’è il precedente del 1999 che fa ben sperare, quando sul Gran Sasso, salita non certamente insormontabile che raduna i suoi tratti più impegnativi negli ultimi 4500 metri, Marco Pantani fece il numero che certo non lasciava presagire la salita e distanziò di 23” lo spagnolo José María Jiménez e di 26” l’elvetico Alex Zülle.
Questa lunga frazione che potrebbe movimentare il vertice della classifica, come capitato 19 anni fa con la conquista della maglia rosa da parte del “Pirata”, scatterà da Pesco Sannita, centro del beneventano situato a un tiro di schioppo dalla celebre Pietrelcina, paese natale di Padre Pio. Tutta la fase iniziale, poco meno di 100 Km, si snoderà prevalentemente lungo una serie di veloci superstrade, come la SS 87 che il gruppo percorrerà lasciando la Campania, transitando ai piedi dei colli sui quali sorgono i centri di Morcone e Sassinoro, entrambi pure legati alla figura di Padre Pio, che a Morcone trascorse gli anni del noviziato francescano e a Sassinoro fu in diverse occasioni pellegrino al Santuario di Santa Lucia al Monte. A una trentina di chilometri dal via il Giro entrerà in Molise, dove la superstrada che percorerrà il gruppo sfiorerà l’area archelogica dell’antica Saepinum poco prima di giungere alla Sella di Vinchiaturo, valico che geograficamente rappresenta il confine settentrionale dell’Appenino Campano e che “fisicamente” poco si avverte perché la statale lo attraversa in assetto di pianura. È solo dopo Bojano, centro seconda la leggenda fondato per volontà del dio Marte sul luogo dove un bue si sarebbe improvvisamente fermato durante le emigrazioni delle genti sannite dalla natìa Sabina, che si comincia per la prima volta a prender quota, anche se in maniera molto lasca: la prima ascesa degna di nota segnalata sull’altimetria è quella che termina presso il Santuario di Maria Santissima Addolorata, costruito in stile neogotico nel luogo dove il 22 marzo del 1888 la Madonna apparse alle pastorelle Serafina e Bibiana e presso il quale si sono concluse anche due frazioni della Tirreno-Adriatico, conquistate dal francese Laurent Jalabert (2000) e dall’elvetico Markus Zberg (2001). Una veloce discesa porterà i “girini” alle porte di Isernia, passata la quale si salteranno a piedi pari due storiche ascese del Giro, i valichi del Macerone e di Rionero Sannitico, inserite per la prima volta nel tracciato proprio nell’edizione del debutto della “corsa rosa” (1909), e che furono spesso affrontate negli anni del ciclismo eroico, rese impietose non solo dalle pendenze ma anche dal fondo sterrato che arrivò a mettere in nera crisi un campionissimo del calibro di Costante Girardengo. Anche sulla moderna variante della SS 17 sarà inevitabile affrontare un tratto di salita ma gli 11,3 Km al 4,2% verso lo svincolo per Rionero sono ben poca cosa rispetto alla strada tradizionale e potranno farsi sentire soltanto se da quelle parti dovrebbe esserci un’improvvisa accelerazione del gruppo. Al termine della discesa si entrerà in Abruzzo e contemporaneamente si abbandonerà la superstrada per tornare a pedalare sulla viabilità più consueta in direzione di Castel di Sangro, centro che rammenta nel nome uno scomparso maniero distrutto nel 1228 dalle truppe del cardinale Colonna per punire un signorotto locale della fedeltà dimostrata al re di Sicilia Federico II di Svevia. Qui inizierà l’unica salita che Mauro Vegni non ha potuto “saltare” in questa fase di gara, quella che in 9 Km al 4,8% sale a Roccaraso, la più nota località di sport invernali dell’Abruzzo, situata all’estremità meridonale delle Cinquemiglia, spettacolare altipiano che il gruppo attraverserà agevolmente percorrendo, subito dopo lo scollinamento, una scarsa dozzina di chilometri in perfetta pianura. Non era così in passato, quando prima di attraversare le Cinquemiglia ai viandanti si consigliava di far testamento per l’elevato rischio d’incappare in branchi di lupi, in orde di briganti o in rovinose tormente di neve, come quelle che, tra il 1528 e il 1529, falcidiarono due eserciti di passaggio causando ben 800 vittime. Tornati a valle, la corsa sarà attesa sulle strade di Sulmona, cittadina famosa anche fuori d’Italia per la produzione di confetti, che si possono gustare ammirandone i suoi principali monumenti, come l’acquedotto medioevale che sfiora la centralissima Piazza Garibaldi, le sue numerose chiese e, appena fuori città, la Badia Morronese fondata nel 1293 dall’eremita Pietro Angeleri, passato alla storia come Celestino V, il papa del dantesco “gran rifiuto”. Siamo all’inizio del tratto che condurrà dritti ai piedi del Gran Sasso, una venticinquina di chilometri di velluto nel corso dei quali si transiterà per Popoli, centro dal quale ha inizio la “Strada delle Svolte”, itinerario in salita movimentato da quattro tornanti che dal 1963 è teatro di una cronoscalata automobilistica la cui 56a edizione si terrà tra il 7 e il 9 settembre 2018. In diverse occasioni anche il Giro ha affrontato le “Svolte”, ma non accadrà quest’anno poiché dopo Popoli ci sarà ancora un lungo tratto da percorrere in pianura, infilandosi nella Valle del Tirino, all’inizio della quale si trova uno dei più importanti complessi industriali d’Italia, creato nel 1901 e che sei anni dopo fu il primo nella nostra nazione a produrre alluminio utilizzando il metodo elettrochimico. L’ultimo tratto sul fondovalle vedrà i corridori attraversare il centro di Bussi sul Tirino e sfiorarne uno dei suoi monumenti più caratteristici – la chiesa di Santa Maria di Cartignano, totalmente priva del corpo centrale a causa dei terremoti che l’hanno ripetutamente colpita – poco prima di giungere all’appuntamento con il Gran Sasso. La prima fetta della lunga ascesa finale sarà considerata GPM a parte, una volta percorsi i 13,5 Km al 6% che terminano all’altezza di Calascio, centro dominato dall’altura sulla quale sorgono i suggestivi resti dell’omonima rocca, spesso utilizzati come set cinematografico: lassù saranno girate diverse scene de “Il nome della rosa” mentre il primo film in ordine di tempo che riprese quel luogo fu “Amici miei – Atto II°”, nello specifico per le scene della “crocifissione” di Gastone Moschin.
Dopo il passaggio da Calascio la salita momentaneamente s’interrompe per circa 5 km lasciando spazio al lieve falsopiano verso il delizioso borgo di Santo Stefano di Sessanio, sovrastato dalla struttura metallica che riproduce la forma del monumento simbolo del paesino, la Torre Medicea, in gran parte crollata durante il terremoto del 2009 e della quale sono in corso i lavori di ricostruzione. Alle porte di Santo Stefano la strada torna a salire, diretta all’altopiano di Campo Imperatore che, contrariamente a quanto segnalato sull’altimetria ufficiale della tappa, non coincide con la zona dove si concluderà la tappa ma si trova più a valle, a un’altitudine media di 1800 metri. Punteggiato da una decina di piccoli laghetti poco profondi come il Racollo e il Pietranzoni, i corridori lo raggiungeranno con 10 Km d’ascesa agevole (media del 4%), seguiti da un tratto in quota vallonato di sei chilometri e mezzo, percorrendo il quale si confluirà sulla principale strada d’accesso all’altopiano, che sale dall’Aquila, e si transiterà a breve distanza dai ruderi della chiesetta di Sant’Egidio, la cui costruzione risale all’anno 1000. Sfiorato il citato laghetto Petranzoni, la salita tornerà a essere definitiva protagonista del tracciato quando mancheranno 7,5 km al traguardo, preceduto dal tratto più impegnativo dell’ascesa che negli ultimi 4,5 Km sale all’8,2% medio, raggiungendo il picco massimo del 13% a circa 1500 metri dalla retta d’arrivo, prevista presso il celebre Hotel Campo Imperatore, principale struttura ricettiva dell’omonima stazione di sport invernali, famosa per aver ospitato Benito Mussolini dopo l’arresto nel 1943.
I numeri li abbiamo dati… ora tocca ai corridori!!!
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Vinchiaturo (552 metri). Attraversata dalla linea ferroviaria Campobasso – Isernia e dalla SS 87 “Sannitica” (tra gli svincoli di Guardiaregia e Sepino), costituisce lo spartiacque tra le valli del Biferno e del Tammaro e, secondo alcuni geografi, è in questo luogo – e non alla Bocca di Forli (che si trova presso Rionero Sannitico) – che transita il reale confine tra Italia Centrale e Italia Meridionale.
Valico di Pettoranello (739 m). Spartiacque tra il bacino del Biferno e quello del Volturno, è attraversato dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica”, tra Pastena e il bivio per Pettoranello del Molise. Si trova nei pressi del Santuario di Maria Santissima Addolorata.
Colle della Portella (1271 metri). Valicato dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica” tra Roccaraso e l’altopiano delle Cinquemiglia, all’altezza del bivio per Rivisondoli. Vi sorge il santuario della Madonna della Portella, detto anche Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.
Valico Piano delle Cinquemiglia (1265 metri). Valicato dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica” all’inizio della discesa che dall’altopiano delle Cinquemiglia conduce verso Sulmona. Prima salita del Giro d’Italia, affrontato nella terza tappa dell’edizione 1909 (Chieti – Napoli, vinta da Giovanni Rossignoli), dopo l’istituzione della maglia verde ha accolto 6 traguardi GPM. L’ultimo a scollinarlo è stato Giovanni Visconti nel 2009, nei chilometri iniziali della tappa Sulmona – Benevento vinta dall’indimenticato Michele Scarponi.
Sella di Pratoriscio (2130 metri). Punto terminale della SS 17 bis dir. C “della funivia del Gran Sasso”, coincide con il luogo dove sorge l’Hotel Campo Imperatore, presso il quale si concluderà la tappa, quotato 2135 sulle cartine ufficiali del Giro. Si tratta della terza volta che la corsa rosa si arrampica sin lassù: in precedenza si sono qui imposti lo spagnolo Vicente López Carril nel 1971, il danese John Carlsen nel 1989 e Marco Pantani nel 1999. Non fa testo la tappa del Gran Sasso del 1985, vinta da Franco Chioccioli, perché in quell’occasione si affrontò solo il tratto iniziale dell’ascesa, con il traguardo collocato in località Fonte Cerreto, a circa 1110 metri di quota.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Pesco Sannita, chiesa del Santissimo Salvatore
Morcone, il convento francescano nel quale Padre Pio trascorse gli anni del noviziato
Sassinoro, Santuario di Santa Lucia al Monte
Area archeologica di Saepinum
Castelpetroso, Santuario di Maria Santissima Addolorata
Altopiano delle Cinquemiglia
Sulmona, acquedotto medioevale
Badia Morronese
Bussi sul Tirino, chiesa di Santa Maria di Cartignano
Scorcio di Santo Stefano di Sessanio con la Torre Medicea crollata nel 2009 e attualmente in fase di ricostruzione
Un’altro scorcio di Santo Stefano con l’impalcatura che riproduce le fattezze della torre crollata
Campo Imperatore, Lago Racollo