GIRO 2010, PROMOSSI & BOCCIATI

giugno 3, 2010
Categoria: Approfondimenti

Si è appena conclusa un’emozionante edizione del Giro ed è quindi giunto, come per gli studenti a fine anno scolastico, il tempo delle pagelle anche per i ‘girini’.

Promossi

Ivan Basso: smentisce sulle rampe dello Zoncolan tutti coloro che lo davano per spacciato dopo aver assistito a prove non esaltanti sia al Giro del Trentino che a quello di Romandia. Il varesino ha dimostrato, ancora una volta, di saper preparare gli appuntamenti importanti con un lavoro lungo e meticoloso. In corsa riesce a gestirsi con freddezza anche durante le fasi più critiche e a coordinare il lavoro di una squadra all’altezza del proprio capitano. Su di un percorso ricco di salite ma non di lunghe cronometro individuali, Basso non ha avuto rivali. Se il ritmo in montagna è quello dei momenti migliori, rimane un’incognita il suo rendimento nelle gare contro il tempo; questo in ottica della sua partecipazione al Tour può essere motivo di preoccupazione. Voto 10.

David Arroyo:
lo spagnolo ricorda il Chiappucci del Tour del 90′. Grazie alla fuga bidone verso L’Aquila sconvolge le tattiche di corsa e mette paura ai suoi colleghi più quotati con il suo rendimento costante. Capace di gestirsi come pochi, nella tappa della sua débâcle, per poco non gli riusciva il colpaccio grazie ad una discesa magistrale del Mortirolo. Conquista meritatamente una seconda piazza che può valergli la carriera. Voto 9.

Vincenzo Nibali: corre in appoggio di Basso tutta la corsa, infondendogli, con la sua fedeltà, quella serenità e sicurezza che sono risultate determinanti per il suo capitano. Riesce comunque a conquistare una splendida tappa di montagna grazie ad una discesa del Grappa che ci ha ricordato le acrobazie di Savoldelli. Sulle salite che presentano le pendenze maggiori patisce ancora un po’ il ritmo dei migliori. Al Giro non aveva mai brillato, anche a causa della giovane età, riuscendo a dare il meglio di sé al Tour. Questa edizione della corsa rosa ci ha presentato invece un atleta in grado di vincere, già dal prossimo anno, anche sulle nostre strade. Il terzo posto, conquistato nella cronometro conclusiva di Verona, lo sta a certificare. Voto 9.

Michele Scarponi: l’unico che riesce a tenere il passo di Basso in montagna, conquista la splendida tappa del Mortirolo regolando, in volata, il varesino e Nibali anche se il suo capolavoro lo compie nella tappa di Montalcino, quella dello sterrato. Patisce solo le pendenze micidiali dello Zoncolan, forse a causa del rapporto troppo duro che usa per affrontare il Mostro della Carnia. Il sogno di raggiungere il terzo gradino del podio sfuma lungo la discesa delle Torricelle nel corso della cronometro conclusiva di Verona, per opera di Nibali, molto più bravo del marchigiano a guidare la bici quando la strada tende all’ ingiù. Bisogna poi notare che se si escludono i due minuti e mezzo persi nella cronometro a squadre, Michele si sarebbe giocato la maglia rosa per una manciata di secondi! Voto 8,5.


Cadel Evans:
abbastanza fastidioso il fatto che il Campione del Mondo abbia ripetuto nel corso del Giro, in quasi tutte le interviste concesse, che la mancanza di una squadra in grado di supportarlo lo stava lentamente logorando. Dico fastidioso perchè è stato l’australiano a firmare il contratto con la Bmc e, di conseguenza, spettava a lui e solo a lui pretendere che la squadra avesse, tra le proprie fila, gregari di rango capaci di correre un GT ad alto livello (Liquigas docet). Comunque, Cadel si è ben comportato nell’arco delle tre settimane, andando a vincere la splendida tappa dello sterrato, indossando per un giorno la maglia rosa e, infine, conquistando la classifica a punti (graduatoria che premia il più costante negli ordini d’arrivo). Sulle salite più arcigne soffre, e parecchio, forse perchè dovrebbe lavorare maggiormente sulla frequenza di pedalata invece di insistere a tirare dei rapporti che, portandolo ad alzarsi sui pedali, a lungo andare, induriscono troppo i muscoli. L’augurio è di rivederlo competitivo alla Grand Boucle migliorando, come si merita, il deludente quinto posto della corsa rosa. Voto 8.

Alexandre Vinokourov: un leone, non c’è che dire. Pur non essendo un ciclista da lunghe corse a tappe, dà spettacolo in tutte le frazioni di media montagna, scattando più volte nei primi dieci giorni di corsa. Nelle tappe olandesi si riscopre maestro nel creare ventagli in gruppo, sfruttando le forti raffiche di vento che sono sempre presenti lungo le coste di quelle terre. Quando arrivano le salite più severe non regge (ma lo si sapeva) il ritmo dei migliori. Ad ogni modo, riuscendo a gestirsi con intelligenza, evita quelle crisi che lo avrebbero messo fuori classifica. Solo nella penultima tappa, quella del Gavia, spinto dalla voglia di far sua finalmente una tappa, conduce la gara in maniera troppo dispendiosa che, svuotandolo di energie preziose, non gli ha permesso di giocarsi la vittoria nella salita finale. Gli rimane, comunque, la soddisfazione di aver tenuto per qualche giorno il simbolo del primato e di aver colto, con la crono finale, un ottimo sesto posto nella classifica generale. Voto 7+.

Richie Porte: nel ‘giro degli australiani’ questo giovane ciclista ha la soddisfazione di indossare per tre giorni la maglia rosa e dominando la classifica del miglior giovane. Al debutto in un grande giro, dimostra un rendimento elevato e costante, nonostante la sua inesperienza. Balzato inaspettatamente sulla vetta della classifica generale al termine della famigerata tappa aquilana, riesce a concludere in settima posizione un ottimo Giro d’Italia. Sarà lui l’erede di Cadel Evans? Voto 8.

Marco Pinotti: la vera sorpresa di questo Giro. Che fosse un ottimo cronoman lo si sapeva ma vederlo nelle prime posizioni su montagne come lo Zoncolan, francamente, era difficile da prevedere. L’unico rammarico rimane il secondo posto, a soli due secondi dal vincitore, nella cronometro di Verona, a causa di un paio di curve affrontate con poca lucidità. Un nono posto da incorniciare. Voto 8.

Bocciati

Carlos Sastre: partito da Amsterdam con l’ambizione di far suo un Giro d’Italia disegnato sulla carta per scalatori, perde terreno in tutte le tappe a lui teoricamente più congeniali. Si è confermato un atleta da Tour de France, una gara in cui riesce ad esprimere al meglio le sue doti di scalatore e, soprattutto, di fondista su salite che presentano pendenze non così arcigne come quelle italiane. L’ottavo posto finale, per un ex vincitore del Tour, può essere considerato una pesante sconfitta. Voto 4.

Damiano Cunego: non è un atleta da corse a tappe, nonostante si sforzi di programmare una stagione incentrata su questi appuntamenti. Il Giro d’Italia 2004 ormai è solo un lontano ricordo e anche il Cunego di quell’anno è solo un lontano parente del Cunego del 2010. Il secondo posto conquistato nella tappa di Montalcino ed il quarto posto agguantato sullo Zoncolan non modificano un giudizio complessivo che resta non soddisfacente. Perde anche la soddisfazione di entrare nella Top 10 a causa di un ottimo gregario di Basso, Kiserlovski (voto 8 ) , che lo precede di una posizione nella generale. Lo vogliamo vedere più competitivo nelle corse di un giorno. Voto 4,5.

Bradley Wiggins: il pistard inglese scopertosi scalatore sulle montagne francesi del 2009, dopo un avvio fulminante nel prologo di Amsterdam dove ha fatto sua la prima maglia rosa, ha visto ridimensionate le sue ambizioni man mano che le pendenze della corsa rosa lo respingevano. Ha detto di voler migliorare il quarto posto ottenuto lo scorso anno al Tour; vedremo se le salite francesi saranno più clementi con lui. Voto 5.

Francesco Gandolfi

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