CATANIA – CALTAGIRONE: SICILIA, U GIRU ANCORA CCA IÈ!!!
Il Giro ritrova la Sicilia, che già l’anno scorso ha accolto il Giro dopo la partenza dalla Sardegna e il lungo trasferimento attraverso il Tirreno. Stavolta si arriva da molto più lontano e si ripartirà con una tappa che potrebbe scombussalare leggermente la classifica a causa dei continui saliscendi che s’incontreranno sulle tortuose strade dei Monti Iblei. Può bastare un attimo per vedersi scappare sotto il naso il gruppo, lungo un percorso che poco agevola le operazioni d’inseguimento e che costituirà una bella gatta da pelare anche per quei corridori che solitamente faticano a ritrovare il colpo di pedale dopo il giorno di riposo.
In cento edizioni non era mai successo un simile fatto e non ci stiamo riferendo alla straordinaria e chiaccherata partenza della corsa rosa fuori dai confini del continente europeo. Il 101° Giro d’Italia farà scalo per tre giorni in Sicilia dopo il lungo trasferimento dall’Asia e fin qui nulla d’eccezionale, sennonché la “Trinacria” era già stata visitata dalla corsa l’anno scorso e finora mai il Giro aveva percorso le strade dell’isola in due edizioni successive, stavolta fermandosi per un giorno in più rispetto al 2017. Saranno 72 ore – anzi quasi 100 contando anche il riposo – di passione autentica, come quella che le genti del sud da sempre riversano sulle strade quando il Giro è ospite in casa loro, indipendentemente dalla regione attraversata. E la passione si sposerà a percorsi avvincenti, che vedranno i “girini” far ritorno sull’Etna dopo aver affrontato gli infiniti saliscendi siculi che caratterizzano in particolare la frazione del debutto del Giro 2018 sulle strade italiane, già insidiosa di suo per il collocarsi subito dopo il giorno di riposo, delizia per i più ma croce per diversi corridori perché interviene a spezzare il ritmo di gara consolidatosi nei primi giorni di corsa. La Catania – Caltagirone, insomma, potrebbe dunque rappresentare una brutta gatta da pelare per questi corridori anche perché non si ripartirà con una tappa tranquilla: i 191 Km che gli organizzatori hanno disegnato tra le due cittadine presentano solo meno di una decina di chilometri da percorrere in pianura e, per il resto, saranno un continuo salire e scendere lungo un percorso tortuoso che proporrà soli due GPM ma che, se si fosse voluto mettere il Gran Premio della Montagna in cima a ciascuna ascesa, ne avrebbe presentati una quindicina. Tanto per gradire ci sarà subito uno strappo in partenza, 2,3 Km al 4% per portarsi nel sobborgo catanese di San Giovanni Galermo e poi scendere verso Misterbianco, del quale è originario l’ex ciclista italo-belga Giuseppe “Pino” Cerami, scomparso nel 2014 e nel cui palmarès spiccano il successo nella Parigi-Roubaix nel 1960 e nella tappa di Pau al Tour de France del 1963, conquistata alla “veneranda” età di 41 anni (a tutt’oggi è il vincitore di tappa più anziano della Grande Boucle nel dopoguerra). Superato questo dentello iniziale si percorrerà quindi l’unico tratto di pianura per portarsi a sud di Catania, transitando nella zona dove si trova l’aeroporto di Fontanarossa prima di ritrovare i saliscendi, filo conduttore di questa prima tappa italiana del Giro 2018. Le successive difficoltà altimetriche anticiperanno il passaggio per i centri di Lentini e Carlentini, che ricordano nel nome la colonia greca di Leontinoi, della quale si sono conservati in particolare i resti dell’arcaica cinta muraria. Si giungerà quindi sulle strade di Sortino, uno dei comuni promotori del Trofeo Pantalica, scomparsa corsa professionistica che s’è disputata tra il 1975 e il 2003: è stato Beppe Saronni il recordman di successi (5 affermazioni) in questa gara che si correva in primavera e prendeva il nome dal principale richiamo turistico della valle dell’Anapo, la necropoli di Pantalica, protetta dall’UNESCO dal 2005 assieme alla vicina città di Siracusa e che costituisce una delle “eccellenze” archeologiche della Sicilia, sfruttata come luogo di sepoltura nel periodo a cavallo tra l’età del bronzo e quella del ferro. È subito dopo Sortino che avrà inizio la più lunga tra le numerose ascese previste oggi, quella delle cosiddette Pietre Calde, che si compone di un primo tratto di 3,5 Km al 4,8% e di una seconda parte ancor più pedalabile che raggiunge lo scollinamento, valido come GPM, in 9 Km inclinati al 2,9%. Leggermente più consistenti sono le pendenze della successiva discesa verso Ferla, cittadina iscritta nel circuito dei borghi più belli d’Italia e che nel 1970 divenne la fittizia Filaruta nel film “Il trapianto”, in parte qui girato dal celebre Steno, padre dei fratelli Vanzina, anch’essi affermati registi. I cinque tornanti verso Cassaro, centro il cui nome ricorda il dominio arabo su queste terre (la chiamarano Kasr, ovvero castello), movimentano la seconda parte della planata, terminata la quale si riprenderà l’ascensore per scavalcare dapprima il Monte Pavone e portarsi poi a Palazzolo Acreide, una delle principali cittadine dell’entroterra siracusano, pure inserita nella lista dei beni dell’umanità dell’UNESCO assieme agli altri centri tardobarocchi della Val di Noto, ma che offrono al turista anche interessanti richiami archeologici come i resti della sottocolonia greca di Akrai, presso la quale si trova il santuario rupestre dei Santoni.
È giunta l’ora di salutare la provincia di Siracusa per passare in quella di Ragusa, la più meridionale d’Italia, che sarà attraversata per circa una decina di chilometri nella zona dei Monti Iblei, transitando ai piedi della sua cima più elevata, il Monte Lauro (987 metri), un tempo parte di un vulcano sottomarino attivo nell’epoca del Miocene, iniziata 23 milioni di anni fa. All’inizio di questo tratto bisognerà affrontare un ripido strappo di circa 1 Km e mezzo (pendenza media del 7,3%), che introdurrà una porzione di percorso vallonata attraverso gli unici due comuni ragusani coinvolti dal percorso, Giarratana e Monterosso Almo, tra i quali si estende l’area archeologica del parco di Calaforno, dove sono state scoperte 35 stanze scavate nel sottosuolo in epoca preistorica e che furono inizialmente utilizzate come necropoli per poi essere convertite in santuario durante il periodo della dominazione greca.
Negli ultimi 55 Km si tornerà a pedalere sulle strade della provincia di Catania, che riaccoglierà la corsa con il secondo e ultimo gran premio della montagna, previsto a Vizzini (4,5 Km al 4,3%), il centro dove il 2 settembre del 1840 nacque Giovanni Verga, che vi ambientò diverse delle novelle che scrisse, come la celebre “Mastro Don Gesualdo”. Caltagirone dista una trentina di chilometri da Vizzini se si seguisse la strada più diretta, ma questa non è la via scelta dagli organizzatori, che faranno serpeggiare la carovana sulle alture degli Iblei con un tracciato tortuoso che ora in programma la breve salita (2,2 Km al 5,9%) verso Licodia Eubea, cittadina nella quale si trova il piccolo lago artificiale del Dirillo e della quale fu feudataria la famiglia Ruffo di Calabria, il casato di Paola del Belgio, regina dello stato nordeuropeo dal 1993 al 2013. Un tratto in quota di una decina di chilometri porterà quindi la corsa a Grammichele, centro caratteristico per la sua pianta esagonale che ricorda quella della friulana Palmanova e che fu disegnata dal principe Carlo Maria Carafa Branciforte, feudatario del luogo, dopo l’11 gennaio del 1693 un tremendo terremoto aveva raso al suolo il vicino centro abitato di Occhiolà. Anche in questo caso si sarebbe potuti andare velocemente al traguardo rimanendo in quota e, invece, pure stavolta è stato pensato un giro più ampio che prevede ora di affrontare una veloce discesa di una decina di chilometri verso la valle del torrente Caltagirone e da lì risalire per tornare sui colli con una morbida ascesa finale di 13 Km che, pur priva di notevoli pendenze, gola fa ai finisseur che potrebbe cogliere l’affermazione nella cittadina che per la prima volta nella storia accoglierà la corsa rosa e che celebre è per la produzione di ceramiche di pregio. Bellezze fragili, come fragile sarà ancora la classifica in questa prima fase di Giro e potrebbe bastare un nulla, tra gli “urti” dei numerosi saliscendi previsti, perché qualche pesce grosso rimanga incagliato nelle crepe che potrebbero aprirsi dalla maglia rosa in giù.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Portella Cugni. Valicata dalla Strada Provinciale 9 “Carlentini – Sortino”, tra i due centri,
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Catania, Piazza Duomo
La necropoli di Pantalica
Palazzolo Acreide, Basilica di San Sebastiano
Il teatro greco dell’antica Akrai, presso Palazzolo Acreide
Panorama sui Monti Iblei dalla cima del Monte Lauro
Palazzo Verga a Vizzini, casa natale di Giovanni Verga
Il lago Dirillo presso Licodia Eubea
L’esagonale piazza posta al centro dell’esagonale cittadina di Grammichele