ARENA DI FESTEGGIAMENTI, ARENA DI GLADIATORI
Più che le tipiche “due tappe in una” con uomini di classifica da un lato e lotta per la tappa dell’altro, a Verona vanno in scena le due facce della medesima strada, nonché dell’arrivo simbolico all’Arena: il palcoscenico per un festoso défilé per alcuni, l’ultimo lembo di spiaggia su cui combattere l’estrema battaglia. Vince Larsson, beffando un assatanato Pinotti e un indomito Vinokourov, che fra l’altro scavalca Porte. Nibali allunga su Scarponi dopo essersi visto affiancare virtualmente in salita.
Foto copertina: Basso entra in maglia rosa nell’arena di Verona (foto Reuters)
Simoni approda all’Arena, e sfodera un body nero come un frac, un abito da festa che ricorda a tutti i suoi tifosi che forse da domani “di signori non ce ne saranno più”: con tanto di camicia bianca, e cravatta rigorosamente rosa! Il simbolo di un Giro frizzante di festa e gioia, come è anche quello di Arroyo. Gioia e gloria che attendono anche Basso, quasi impersonati da Santiago e Domitilla che aspettano l’abbraccio del padre in fondo a quel sentiero rosa come la veste di Ivan.
Con un vissuto diametralmente opposto, Scarponi e Nibali si scannano in un duello all’ultimo sangue degno dei gladiatori che nelle arene incrociano le armi: in cima alla salitella Scarponi sopravanza il fantasma di Nibali per un secondo, affiancandolo in generale; Nibali però si getta in discesa a tomba aperta, ritrova fluidità per la propria pedalata prima incatramata, e va a riprendersi coi denti da squalo un podio meritatissimo, che completa la gioia Liquigas (anche se un dubbio resta: con una squadra e dei singoli così, è mai possibile aver rischiato di perdere?). Il guizzo del messinese gli frutta un pregiatissimo quinto di giornata, impreziosito dal ricordo della fatica di ieri.
Anche Pinotti ci butta tutta l’anima e forse qualcosa in più: scollina all’intertempo con il risultato migliore – che rimarrà tale – poi però la discesa, a sorpresa e a dispetto dei commentatori più decisiva della salita, tradisce lui come aveva tradito Wiggins (non a caso Pinotti prima della gara aveva specificato di essersi preparato osservando il video dell’inglese!). Sono due i secondi che lo separano da quella agognata vittoria di tappa, e poco importerà all’uomo HTC di concludere in crescendo una inimmaginabile classifica che lo vede nono, grazie al sorpasso su Kiserlovski.
Eh sì, la vittoria di tappa: bottino del vichingo Larsson, che approda in brutto ma efficace stile alla ciliegina sulla già ricca torta del Giro per gli uomini di Riis. Stridore di denti per lui, un altro combattente di oggi, però ancor più ruggenti e affamate (ma infine vuote) sono le fauci di Vinokourov, terzo al traguardo dopo l’ennesima prova fatta di cuore e veemenza. Come e più di Pinotti il kazako aveva spremuto ogni fibra muscolare ieri, come e più di Pinotti Vino è uomo di classifica: anzi possiamo dire che – andando a vedere i veri protagonisti di queste tre settimane – il capitano Astana è il meglio piazzato di giornata; a testimonianza di un desiderio insaziabile di conquistare quella sfuggente tappa. Mai domo, mai satollo, dare tutto in tutte le occasioni: un modello da imitare per chi oggi è ridotto a sperare “di fare una bella crono per difendere l’undicesimo posto”. Anche Vinokourov conquista un posto in graduatoria, come Pinotti, e si porta a ridosso della top five, a discapito di Richie Porte che incontra i limiti della propria giovane età nonostante un impegno profuso a fondo.
Richie Porte ci ricorda che questo è senz’altro il Giro degli australiani, quindi una menzione quotidiana la merita – più ancora di Evans oggi quarto ma un po’ opaco – Cameron Meyer, il giovanissimo campione australiano a cronometro della Garmin che a lungo ha tenuto la testa della classifica provvisoria. Lo scalza Konovalovas, specialista a quanto pare non genericamente delle cronometro, ma proprio delle “cronometro conclusive del Giro”. I pezzi da novanta devono ancora arrivare, tuttavia, anche se uno di essi – il favorito Wiggins – farà cilecca (davanti a Meyer, ma dietro agli altri): la strada mossa planimetricamente e altimetricamente si discosta troppo dalla geometria euclidea dei pistard, la stanchezza di tre settimane durissime svuota le gambe in vano frullìo affaccendate. Regge così ancora per un po’ il tempo di Konovalovas, almeno fino a che non fermano le lancette i nomi che abbiamo più sopra elencato.
Si ferma anche l’ultimo orologio, le grandi cifre gialle smettono di susseguirsi sui quadranti. Almeno per un mese, ma intanto culliamoci ripercorrendo nella memoria questa straordinaria giostra, battaglia, avventura rosa.
Gabriele Bugada