TSCHOPP!! STAPPATO IL TONALE
maggio 29, 2010
Categoria: News
Succede meno del previsto nella 20a tappa del Giro, l’ultima di alta montagna, da Bormio al Passo del Tonale (178 km). Il successo di tappa va all’elvetico Tschopp, fuggitivo della prima ora. Vinokourov e Sastre ci provano già sulla Forcola di Livigno, ma cedono sull’ultima ascesa. Gli altri big si muvono solo nel finale, con Evans che stacca tutti a 4 km dall’arrivo, e Scarponi che rosicchia qualcosa a Nibali. Basso guadagna secondi su Arroyo, e mette di fatto in cassaforte il suo secondo Giro.
Foto copertina (Tschopp al traguardo del Tonale) di Roberto Bettini, fotogallery di Giuseppe De Socio
Se l’ultima tappa di montagna del Giro 2010 avesse offerto uno spettacolo all’altezza delle passate giornate alpine (e delle attese della vigilia), avremmo avuto il perfetto coronamento di quella che resta, in ogni caso, una delle più belle edizioni della storia recente della Corsa Rosa. La paura della terribile discesa del Gavia, la stanchezza per le tre settimane corse alla morte e le pendenze tutt’altro che proibitive del Passo del Tonale hanno però potuto più delle intenzioni di gran parte degli uomini di classifica, rimasti sulle ruote della Liquigas fino a pochi chilometri dall’ultima vetta.
Hanno fatto eccezione Carlos Sastre, che ha cercato di sopperire con il coraggio a una condizione che non ha mai veramente convinto nell’arco di queste tre settimane, e Alexander Vinokourov, che male non stava, ma che non concepisce l’idea di accontentarsi di un piazzamento relativamente modesto. Sulla Forcola di Livigno, i due si sono aggregati separatamente – prima lo spagnolo, poi il kazako – al drappello di 20 uomini già usciti in precedenza dal gruppo, in cui spiccavano le presenze di Moncoutié, Petrov, Pinotti, Cunego e Simoni. La presenza dei vincitori del Tour 2008 (6° a 5’32’’ in classifica) e della Vuelta 2006 (8° a 6’22’’) ha però tarpato le ali al nascente tentativo di fuga, e in particolare al progetto di recupero in classifica di Pinotti (10° a 13’40’’) e Cunego (11° a 15’23’’), anche se ha avuto il gradito effetto collaterale di costringere il gruppo ad un’andatura sostenuta sin dalla prima salita.
Il margine dei battistrada non ha mai neppure raggiunto i 2’, mentre Lloyd, conquistando i GPM della Forcola e dell’Eira, e transitando 2° sul Foscagno, andava a restituire concretezza alla maglia verde che oggi indossava soltanto perché Basso doveva portarne una più ambita. Dopo un velleitario tentativo di Pirazzi sul Foscagno, più tardi respinto dalle rampe del Gavia, si è così giunti alle pendici della Cima Coppi, che avrebbe sulla carta dovuto essere il teatro dell’ultima, grande battaglia alpina di questo Giro. Davanti, gli attesi Vino e Sastre hanno però lasciato il proscenio a Simoni, per la prima volta a livelli accettabili in questo Giro, e Tschopp, che assieme al trentino ha distanziato tutti nel tratto più duro dell’ascesa, e ha poi soffiato al più titolato compagno d’avventura la soddisfazione di transitare per primo sul tetto della Corsa Rosa 2010. In gruppo, intanto, il dispiegamento di forze Liquigas, con Vanotti, Kiserlovski e Szmyd a pilotare il plotone per tutta l’ascesa, raffreddava gli spiriti di tutti, inclusi i delusi di ieri (Evans in primis) e coloro che, distacchi in partenza alla mano, avrebbero avuto tutte le possibilità di compiere un significativo balzo in avanti in classifica (su tutti Scarponi, 4° a 19’’ da Nibali).
Non solo, ma anche la tanto temuta (da Basso) picchiata dal Gavia a Ponte di Legno, la discesa più tecnica del Giro, è scivolata via molto tranquillamente, con il solo Tschopp, davanti, disposto a prendersi dei rischi, ripagati dal minuto che si è trovato a poter gestire su tutti ai piedi del Tonale. Né Arroyo, funambolo scendendo dal Mortirolo, né altri, fatta eccezione per Karpets e Righi, ampiamente fuori classifica, hanno voluto far pagare alla maglia rosa le sue scarsissime doti di discesista, e così la Liquigas ha potuto sedare la corsa fino a 4 km dall’arrivo, quando già l’elvetico al comando aveva in tasca la tappa, malgrado il disperato tentativo di rimonta di Vinokourov e dello stesso Righi.
Soltanto a 4000 metri circa dall’arrivo Cadel Evans ha inscenato il primo scatto tale da far sussultare gli spettatori, imitato poco dopo da Michele Scarponi. È possibile che i due non avessero gambe per provarci prima, ma immaginiamo il loro disappunto allorché Nibali, fenomenale spalla di Basso fino ad oggi, ha mostrato, forse per la prima volta in questo Giro, Zoncolan post-impresa del Grappa a parte, una gamba deficitaria, perdendo la scia di Scarponi, e non riuscendo nemmeno ad accodarsi a Basso, che cercava di riportarlo sul leader Diqugiovanni. Mentre Tschopp andava a cogliere il primo, meritatissimo successo in carriera al Giro d’Italia, Evans doveva così accontentarsi di un secondo posto amaro, complice il minuto e 25’’ recuperato allo svizzero nei soli 4 km conclusivi, chiudendo a soli 16’’ dal vincitore. 8’’ più tardi, Basso ha soffiato a Scarponi altrettanti secondi di abbuono, che potrebbero rivelarsi decisivi nella lotta per il gradino più basso del podio. Nibali ha infatti tagliato il traguardo al 6° posto, scavalcato nel finale anche da un Arroyo ancora una volta perfetto nella gestione dello sforzo, a 18’’ dal diretto avversario. Una prova deludente, ma sufficiente a garantire al siciliano 1’’ di vantaggio residuo nella cronometro di domani, e, soprattutto, la possibilità di partire dopo il rivale, comunque tutt’altro che da sottovalutare in una prova come quella di domani.
Prova che, in ogni caso, poco o nulla dovrebbe aggiungere per quel che concerne il discorso vittoria finale. Basso ha infatti portato a 1’15’’ il già rassicurante vantaggio su David Arroyo, difesosi anche oggi benissimo, legittimando definitivamente il 2° posto che andrà a cogliere, con ogni probabilità , tra 24 ore. Il discorso podio dovrebbe invece essere ristretto ai soli Nibali (+2’56’’) e Scarponi (+2’57’’), dal momento che i 51’’ che Evans rende al siciliano appaiono francamente troppi per poter essere ricuciti in appena 15 km. Nonostante cronometro così brevi siano sempre a rischio sorprese, l’australiano parte comunque con i favori del pronostico per il successo di tappa, assieme al connazionale Richie Porte, difesosi oggi molto bene, e ora 6° a 7’25’’, quasi certamente al riparo da eventuali assalti di Vinokourov, 7° a 7’31’’. Proprio i pochi chilometri contro il tempo, come ripetuto più volte negli ultimi mesi, sono probabilmente la pecca principale di un Giro che comunque, ora che il risultato appare abbastanza delineato, ci sentiamo di promuovere a pieni voti. Ai bilanci, in ogni caso, è giusto che si inizi a pensare da domani sera.
Matteo Novarini
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