NON C’È STORIA AL GRAN PIEMONTE, ARU TRICOLORE AD IVREA.
Tutto facile per il campione sardo oggi nel Gran Piemonte, valevole per l’assegnazione della maglia tricolore. Il portacolori della Astana è scattato sull’ultima ascesa verso la Serra, con azione poderosa, riuscendo a staccare quasi subito tutti gli avversari che componevano il drappello decimato dal forcing di Cataldo. Il vantaggio non diminuisce neppure nel successivo tratto in pianura e Aru può godersi un prestigioso successo dopo mesi difficili.
Dopo averlo visto al Delfinato lottare con i big che saranno suoi diretti avversari sulle salite del Tour de France, era ovvio aspettarsi oggi una prova di Fabio Aru (Astana) votata alla ricerca della vittoria, in una corsa con un tracciato molto interessante ed aperto a molteplici soluzioni. C’era l’ipotesi di un arrivo in volata a ranghi ridotti ma non troppo, per la quale il maggiore indiziato era Sonny Colbrelli (Bahrain Merida), che è riuscito a lungo a rimanere coi migliori prima di alzare bandiera bianca. Altra opzione era l’arrivo di un drappello molto ristretto, nel qual caso Diego Ulissi (UAE Team Emirates) avrebbe potuto dire la sua. C’era, infine, l’ipotesi arrivo solitario, possibile solo grazie all’azione di qualche corridore di classe superiore. E’ stata proprio questa la soluzione che si è concretizzata, grazie ad un’azione di forza del sardo che ha staccato tutti i migliori, andando ad affondare con tutte le energie per guadagnare un numero di secondi che gli avrebbero permesso di tagliare il traguardo in prima posizione. Aru ha guadagnato 35 secondi in meno di 3 km di salita e, se si tiene conto delle odierne andature alte sulle ascese, ci si rende subito conto della netta differenza che si è vista oggi tra il sardo e tutti gli altri.
La maggior parte della corsa, che presentava un circuito finale con la salita alla Serra da affrontare quattro volte, è stata caratterizzata da una fuga nata quando i corridori avevano percorso circa 20 Km dal via ufficiale. In quel momento escono dal gruppo Paolo Prandini (Sangemini – MG.Kvis), Simone Sterbini (Bardiani CSF), Ettore Carlini (D’Amico Utensilinord) ed Enrico Battaglin (Lotto NL – Jumbo), i quali ricevono il placet del gruppo riuscendo a guadagnare rapidamente un margine che arriva a toccare una punta massima di dodici minuti. Proprio quando il vantaggio è ai massimi storici Prandini si rialza e si lascia riassorbire dal gruppo, mentre gli altri proseguono di buona lena, pur vedendo il vantaggio assottigliarsi progressivamente a causa del cambio di ritmo imposto in gruppo dagli uomini dell’Androni. I fuggitivi, pertanto, attaccano il circuito finale con un vantaggio più che dimezzato. In gruppo, nel frattempo, cominciano a muoversi le acque, con Diego Rosa (Sky) e Brambilla (Quick-Step Floors) che, con le loro trenate, assottigliano il gruppo già sulla prima ascesa alla Serra.
Durante la penultima ascesa sono Fabio Felline (Trek – Segafredo) prima ed Enrico Gasparotto (Bahrain Merida) poi a tentare di forzare il ritmo, riuscendo a riprendere i fuggitivi. L’azione più incisiva è, però, quella di Dario Cataldo (Astana), che riduce drasticamente il numero dei componenti del gruppo dei migliori e scollina addirittura con qualche metro di vantaggio su tutti gli altri.
Tutto rimandato all’ultima salita che vede, come ormai si era intuito, il forcing di Cataldo fino allo scatto secco di Fabio Aru, che si produce in un’accelerata davvero irresistibile. Dà tutto sè stesso il sardo e lo si vede più di una volta prodursi nel massimo sfrozo, a bocca aperta. Provano a rispondere Gianni Moscon (Sky) e Damiano Caruso (BMC), ma Aru rilancia continuamente l’azione rendendo vano ogni tentativo di reazione.
Moscon e Caruso vengono raggiunti da Rinaldo Nocentini (Sporting Clube de Portugal/Tavira) e Ulissi, ma neppure in quattro si riesce a ridurre il gap creato da uno scatenato Aru che, nella discesa e nel tratto in pianura verso il traguardo, prosegue a tutta andando ad indossare una prestigiosa maglia tricolore che potrà sfoggiare sulle strade del prossimo Tour de France. Proprio la convinzione ed il colpo di pedale che sembrano superare anche quelli dei giorni migliori inducono a sperare di vedere un Aru competitivo sulle strade della Grand Boucle, dopo il forzato stop che gli ha impedito di disputare il Giro d’Italia.
Benedetto Ciccarone