IL PLAN INCORONA GARZELLI

maggio 25, 2010
Categoria: News

Il 36enne varesino vince in 41’28’’ la cronoscalata di Plan de Corones, 16a tappa del Giro d’Italia, precedendo Evans di 42’’ e Gadret di 54’’. 6° posto per Basso, preceduto anche da Nibali e Scarponi. Il re dello Zoncolan rende 28’’ a Evans, che riduce il ritardo dal leader Liquigas a 42’’. Buona difesa di Arroyo, che chiude 16° a 2’16’’, mantenendo 2’27’’ di vantaggio in classifica generale. Porte (+2’17’’) scivola al 3° posto, dietro Basso.

Foto copertina: l’incoronazione di Ivan Basso (foto Giuseppe De Socio)

Il varesino che non ti aspetti. In quella che doveva essere la tappa del nuovo duello tra Evans e Basso, è sbucato a sorpresa Stefano Garzelli, pesantemente attardato sul Monte Grappa e sullo Zoncolan, ma capace di divorare gli ultimi e più impegnativi 5 km dell’ascesa ai 2273 metri di Plan de Corones, in cui ha rifilato dal minuto in su a tutti gli avversari. A cominciare dal campione del mondo, più veloce di tutti fino al Passo Furcia, ma che ha poi pagato 55’’ nella seconda parte, pur incrementando il vantaggio sugli altri big, per arrivare ad Ivan Basso, che ha perso terreno dal suo più temibile avversario lungo tutti i 13 km scarsi della prova, accusando 18’’ sull’asfalto e 10’’ sullo sterrato.
Dopo alcuni avvicendamenti in testa alla classifica prima dell’entrata in scena dei big, è stato Rigoberto Uran a piazzare il primo tempo di peso, con un 43’04’’ che gli sarebbe poi valso il 7° posto finale, prima dell’insediamento al comando di Garzelli, che in un colpo solo ha abbattuto le barriere dei 43 e 42 minuti, rifilando oltre 1’ e mezzo al colombiano. È risultato subito chiaro come si trattasse di una prova notevole, ma ben pochi ipotizzavano che nessuno sarebbe poi stato in grado di scalzare il trionfatore del Giro 2000 dalla testa della graduatoria. Tanto più che Scarponi, Nibali ed Evans hanno fatto registrare in rapida successione intermedi paragonabili o inferiori a quello di Garzelli al Passo Furcia, con l’australiano più veloce di tutti, che già recuperava 18 dei 79 secondi resi a Basso sullo Zoncolan.
Uno dopo l’altro, però, le firme più attese hanno lasciato per strada parecchi secondi nella seconda e più tremenda parte di gara, spostando così l’interesse di tutti dalla lotta per la vittoria di tappa, apparsa già saldamente nelle mani del vincitore finale dopo l’arrivo di Evans, a quella per la classifica generale, dove Basso vedeva sciogliersi parte delle certezze acquisite domenica. L’uomo Liquigas ha infatti concesso alla fine 28’’ a Evans, vedendo ridursi a 42’’ il margine nei suoi confronti in graduatoria generale, e non ha guadagnato nulla nella seconda metà di gara nei confronti di Arroyo, difesosi strenuamente, e alla fine capace di limitare a 1’06’’ il ritardo nei confronti del più diretto inseguitore (1’’ meno di Porte, scivolato però al 3° posto). Il varesino resta dunque il favorito principale per il successo finale, ma le quotazioni di Evans sono in risalita, e il sorpasso su Arroyo appare strettamente legato alla tappa dell’Aprica, e a quanto Basso saprà fare quel giorno sul Mortirolo.
Mentre Arroyo, Basso ed Evans continuano a giocarsi la Rosa di Verona, sono invece in netto ribasso le quotazioni di Carlos Sastre, presentatosi al via da 4° in classifica, con 22’’ di margine sul campione del mondo, salvo poi accusare oltre 2’ e mezzo sul traguardo, dicendo probabilmente addio alle residue possibilità di successo. Molto meglio, oltre al sorprendente Gadret (3° a 54’’), Nibali, 4° a 1’01’’, e Scarponi, 5° a 1’07’’, in mezzo ai quali resta un discreto Vinokourov, 8° a 1’37’’. Abbastanza deludente Cunego (14° a 2’10’’), mentre accettabile, viste le caratteristiche, è stata la difesa di Marco Pinotti, 25° a 2’43’’, facente parte della foltissima schiera di corridori (venti) giunti con un ritardo compreso tra i due e i tre minuti. Karpets e la sua mole imponente hanno prevedibilmente pagato le pendenze estreme del Plan, mentre Gerdemann, 9° stamane, è pressoché uscito di classifica con una atroce prova da 103° posto, a 5’59’’ dal vincitore. Vincitore che ancora una volta, come dodici mesi fa, dovrà rimpiangere una giornata nera, quella del Grappa, che ha di fatto compromesso le sue possibilità di un piazzamento di rilievo in classifica generale (i 9’ accusati sullo Zoncolan crediamo siano stati in gran parte frutto di una deliberata scelta di salvare la gamba).
In classifica, Arroyo guida dunque ora con 2’27’’ su Basso, 2’36’’ su Porte e 3’09’’ su Evans, con Sastre (+4’36’’), Nibali (+4’53’’), Vinokourov (+5’12’’) e Scarponi (+5’25’’) pronti a fiondarsi sul podio nel caso in cui al più che probabile cedimento di Porte se ne aggiunga uno più grave del previsto da parte della maglia rosa. Difficile che altri possano invece inserirsi nella lotta, visto che tra il leader Diquigiovanni e il resto del gruppo, capeggiato da Kiserlovski, intercorrono 3’ e mezzo e una notevole differenza di passo in salita.
Domani, il Giro trascorrerà un’altra giornata sulle Alpi, sebbene decisamente più tranquilla delle ultime tre, con l’ascesa del Passo Palade, a 70 km dal traguardo, a fare da riscaldamento per la breve ascesa che porterà sul traguardo di Peio Terme, quasi certamente decisiva. Probabile l’arrivo di una fuga, anche se i 20’’ di abbuono in palio, il possibile successo parziale e la possibilità di mettere in difficoltà qualche corridore meno esplosivo potrebbero allettare qualche uomo di classifica con la necessità di recuperare. Di certo, in ogni caso, se Arroyo lascerà la maglia rosa di qui a Verona, non accadrà domani.

Matteo Novarini

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