NONSOLOGIRO
maggio 8, 2017
Categoria: Approfondimenti
Mentre in Italia si corre il Giro il resto del mondo del ciclismo non starà certamente alla “finestra”. Il mese di maggio offre quasi una sessantina di corse e, tra queste, ne emergono quattro per importanza oltre alla corsa rosa. A calamitare l’interesse dei media sarà in particolare il Giro della California, che si correrà in concomitanza con la seconda settimana del Giro, ma le strade del Nord saranno nuovamente oggetto d’attenzione grazie alla Quattro Giorni di Dunkerque e del Giro del Belgio, ai quali si affianca anche il giovane Giro di Norvegia.
Non c’è soltanto il Giro d’Italia nel mese di maggio ciclistico. Ovviamente, le attenzioni di tutti gli appassionati di ciclismo italiani sono rivolte alla corsa rosa, ma questa non viaggia da sola poiché il calendario dell’UCI segnala, limitandosi alle sole corse professionistiche, ben 62 gare collocate tra il giorno della festa dei lavoratori e la fine del mese. Di queste 26 sono a tappe e su tutte ne spiccano cinque per storia e per considerazione da parte del massimo organismo internazionale: così accanto al Giro d’Italia e come lui iscritto nel circuito dell’UCI World Tour – la “serie A” delle corse ciclistiche – c’è il giovane Giro della California, mentre un gradino più in basso, classificate di “hors catégorie” come le ascese più celebri del Tour, stanno tre brevi corse a tappe, la Quatre Jours de Dunkerque e i giri di Norvegia e del Belgio, che contribuiscono a rendere il mese di maggio ancor più intenso e ricco d’interesse rispetto all’appena conclusa stagione delle classiche.
La prima di queste corse d’élite a prendere le mosse sarà il Giro d’Italia, salpato il 5 maggio da Alghero, poi dopo qualche giorno toccherà alla Quatre Jours de Dunkerque, che da quest’anno si chiamerà anche “Tour du Nord-Pas-de-Calais” e durerà un giorno in più. Con la modifica del nome è diventata di fatto il giro a tappe della regione francese dell’Hauts-de-France, una delle meno “dotate” in elevazioni (l’altitudine media è di 95 metri), ma gli organizzatori sono riusciti comunque a imbastire un tracciato interessante con i pochi “ingredienti” a loro disposizione: la pianura, il vento che spazza le zone costiere, le poche e modeste colline del Pas-de-Calais, un muro scovato dalle parti di Boulogne-sur-Mer e il pavè. Quest’ultimo sarà il protagonista della prima tappa che, martedì 9 aprile (lo stesso giorno dell’arrivo sull’Etna), condurrà il gruppo da Dunkerque a Iwuy, dove si giungerà dopo aver superato quattro settori di pietre negli ultimi 100 Km (su 192,5 Km complessivi), tra i quali quello di Mons-en-Pévèle, uno dei tre classificati a “cinque stelle” alla Parigi-Roubaix. Le due tappe successive – circuito di Saint-Quentin di 169,6 Km e Beauvais-Amiens di 152,9 Km – non saranno particolarmente impegnative e termineranno quasi sicuramente con la vittoria di un velocista mentre, al contrario, la quarta e la quinta frazione saranno quelle più impegnative sotto l’aspetto altimetrico. Interessante in particolare è la quarta tappa che partirà da Marck, vicino a Calais, e dopo aver costeggiato per un lungo tratto il canale della Manica terminerà dopo 166,5 Km nella località balneare di Le Portel con un circuito di una quindicina di chilometri che prevede la breve ma molto ripida salita di Saint-Étienne-au-Mont (1,1 Km al 9,2%), che dovrà essere prese di petto quattro volte, l’ultima a poco meno di 9 Km dal traguardo. La penultima frazione si correrà tra Boeschepe e il tradizionale traguardo di Cassel, dove si giungerà dopo aver affrontato un percorso collinare di 188,4 Km caratterizzato da nove GPM – anche se i “monts” da affrontare saranno molto più numerosi – e dall’ascesa finale non particolarmenteripida ma dal fondo lastricato. Sabato 13 maggio la 62a edizione della corsa francese si concluderà con una classica tappa-passerella per velocisti disegnata per 160,9 Km tra Coudekerque-Branche e Dunkerque, frazione che – considerata la bassa entità dei distacchi in classifica – potrebbe comunque rivelarsi determinante per assegnare la vittoria finale, anche per il concreto rischio di ventagli essendo il percorso – e il circuito finale in particolare – esposto alle brezze che spirano dal Mare del Nord.
In parallelo alla settimana centrale del Giro d’Italia, che in quei giorni proporrà la cronometro di Montefalco e i tapponi appennici del Blockhaus e di Bagno di Romagna, negli Stati Uniti si correrà la 12a edizione dell’Amgen Tour of California, che anch’essa vivrà i suoi momenti forti in montagna e contro il tempo. L’apertura, domenica 14 maggio, sarà favorevole ai velocisti perché nessuna difficoltà altimetrica movimenterà i 167 Km del circuito di Sacramento. Già l’indomani si affronteranno le prime salite e in particolare il Mount Hamilton (7 Km all’8,7%), che sarà affrontato a 47 Km dal traguardo della Modesto – San Jose di 144,5 Km, il cui finale ricalca fedelmente quello di una tappa disputata nell’edizione 2015 e vinta dal lettone Toms Skujiņš. Gli sprinter torneranno protagonisti nelle successive 48 ore poiché difficilmente sfuggiranno al controllo delle loro squadre i 192 Km della Pismo Beach – Morro Bay e i 159 Km della Santa Barbara – Santa Clarita che, delle tre tappe a loro riservate, sarà la più complicata da gestire per la presenza di diversi saliscendi nei primi 100 Km mentre il finale tenderà sempre a salire leggermente. Consecutivamente si affronteranno quindi le due frazioni più importanti, cominciando giovedì 18 maggio con la tappa che, partendo da Ontario, si concluderà con l’arrivo in salita ai 1964 metri della stazione di sport invernali di Mount Baldy, dove la corsa californiana ha già fatto scalo in tre occasioni: gli ultimi cinque dei 125 Km in programma presentano una pendenza media dell’8,4% e sono quasi un tutt’uno con la precedente ascesa alla Glendora Mountain Road (12,5 Km al 5,1%). Venerdì toccherà alla cronometro individuale che si disputerà su di un circuito di 24 Km disegnato sulle rive del Big Bear Lake, sul quale si sarebbe dovuto gareggiare anche nel 2015, quando la prevista prova contro il tempo fu “traslocata” all’ultimo momento a Santa Clarita a causa della neve: il percorso si snoda, infatti, a una quota vicina ai 2100 metri e questo, unito a un’altimetria perfettamente pianeggiante, costituirà una vera e propria “manna” per gli specialisti delle sfide con l’orologio. Come avvenuto nella citata edizione del 2015, il giorno successivo il Tour of California si concluderà a Pasadena, dove due anni fa s’impose in volata Mark Cavendish e dove stavolta le cose potrebbero andare differentemente perché l’ultima tappa – che scatterà da Mountain High e sarà lunga 125 Km – non sarà pianeggiante come quella vinta dallo sprinter britannico ma presenterà tre salite consecutive (due di seconda categoria e una di terza) nella fase centrale, salendo fino a quasi 1500 metri d’altezza e, pur non essendo impegnative, queste ultime difficoltà potrebbero anche rivelarsi decisive se il Mount Baldy e la cronometro non avranno ancora definito con certezza la classifica generale.
Nelle stesse date si disputerà la più giovane corsa del mazzo, essendo stato organizzato per la prima volta nel 2011 il Giro di Norvegia, corsa che nei suoi primi anni di vita non mai sfruttato il potenziale di montagne presenti nella nazione scandinava e sarà così anche nella settima edizione, che si manterrà costantemente sotto i 500 metri di quota, proponendo percorsi che faranno certamente gola ai finisseur, grandi favoriti per il successo finale. Sin dal primo giorno di gara avranno la possibilità di mettere le mani avanti perché la tappa d’avvio, Hønefoss – Asker, sarà l’unica a proporre l’arrivo in salita, al termine di un tracciato di 169 Km costellato da tanti piccoli dislivelli. Abbastanza movimentati si presentano anche i 194 Km della successiva Eidsvoll – Brumunddal, ma stavolta la totale mancanza di difficoltà nei 17 Km successivi alla cima dell’ultima difficoltà altimetrica – tra l’altro molto facile – depongo a favore di un arrivo in volata. Pur mancando grandi salite, anche in questa corsa si troveranno due tappe che si possono definire “regine” e la prima di questa sarà la terza, che condurrà il gruppo in 192 Km da Hamar a Lillehammer, dove furono ospitate le Olimpiadi Invernali nel 1994: il momento clou si vivrà nel circuito finale di circa 25 km che dovrà essere ripetuto tre volte e prevede, subito dopo il passaggio sotto la linea d’arrivo, la breve ma ripida salita di Kanthaugen (2,5 Km al 9,3%). Volata praticamente certa al termine della Lillestrøm – Sarpsborg, frazione più lunga assieme a quella d’apertura ma anche la più facile della breve corsa a tappe, poi a Oslo si celebrerà il gran finale percorrendo gli ultimi 155 Km tra Moss e la capitale norvegese dove si affronterà un circuito che ricalca in gran parte quello che ospitò il mondiale del 1993 vinto da Lance Armstrong e che fu pesantemente condizionato dalla pioggia e dalle strade scivolose, con la salita dell’Ekeberg (2,1 Km al 4,5%) da ripetere complessivamente quattro volte.
Infine, negli stessi giorni nei quali si svolgeranno le frazioni decisive del Giro i riflettori torneranno ad accendersi sulle strade delle grandi classiche che tra il 24 e il 28 maggio accoglieranno la più anziana – dopo la corsa rosa – delle corse a tappe di maggio, il Giro del Belgio, del quale si disputerà quest’anno l’87a edizione, aperta da una frazione destinata ai velocisti in programma tra Lochristi e la località balneare di Knokke-Heist, dove si giungerà dopo un tracciato di 178,8 Km privo di difficoltà altimetriche ma non d’insidie, che avranno la forma di due tratti di pavè, comunque molto lontani dal traguardo, e del vento che spira dal Mare del Nord. A movimentare questa e le altre frazioni saranno anche i traguardi volanti Primus e quelli del “chilometro d’oro”, inventato nel 2015 dagli organizzatori dell’Eneco Tour e che prevede tre sprint da affrontare nello spazio di un chilometro. Sarà quasi certamente volata anche al termine della seconda frazione, da Knokke-Heist a Moorslede per 199 Km, leggermente più impegnativa della precedente per la presenza di due breve ma ripide salite, tra le quali il Kemmelberg: l’ascesa simbolo della Gand-Wevelgem è lunga appena 500 metri ma presenta una pendenza media dell’11,6%, anche se i successivi 38 Km che si dovranno percorrere per andare al traguardo dovrebbero consentire ai diversi dei velocisti che si saranno staccati di rientrare in vista dello sprint. Si affronteranno a questo punto, una di seguito all’altra, le due tappe principali, una cronometro di 13,4 Km disegnata sulle pianeggianti strade di Beveren e quindi una tappa in circuito di 161 Km che riporterà il gruppo sulle strade della Liegi-Bastogne-Liegi, della quale sarà proposta una sorta di versione miniaturizzata. Partenza e arrivo fissate ad Ans (ma con un traguardo diverso rispetto alla classica), si dovranno superare complessivamente 10 “côtes” ricalcando in particolare il finale dell’edizione 2016 della “Doyenne” salendo sulla Roche-aux-Faucons (1,5 Km al 9,7%), a Saint-Nicolas (1,3 Km al 7,9%) e infine in Rue Naniot (600 metri al 7,8%): si tratterà di un finale particolarmente intenso per la scelta di collocare in corrispondeza delle prime due ascese, oltre ai relativi GPM, anche il “chilometro d’oro” (salendo alla Roche-aux-Faucons) e uno dei traguardi volanti Primus (in vetta al Saint-Nicolais). Nonostante la crono e queste difficoltà, non si tratta di percorsi particolarmente selettivi e, così, decisiva per la classifica generale potrebbe anche rivelarsi l’indomani la pianeggiante frazione conclusiva di 170 Km da Tienen a Tongeren, con l’ultima parola che in questo caso spetterà agli abbuoni.
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE
Qui i siti online delle corse citate nell’articolo
GIRO D’ITALIA
www.giroditalia.it/it
4 JOURS DE DUNKERQUE / TOUR DU NORD-PAS-DE-CALAIS
www.4joursdedunkerque.org
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
www.amgentourofcalifornia.com
TOUR OF NORWAY
www.tourofnorway.com/wp
BALOISE BELGIUM TOUR
www.sport.be/baloisebelgiumtour/2017/fr

Vista panoramica dalla cima del Mount Baldy, sulle cui pendici si snoderà la tappa regina del Giro della California (californiathroughmylens.com)