LE ORME DI SCARPONI: IL GIRO DEL 2011 – PARTE TERZA
Si conclude il racconto del Giro del 2011 con le ultime due tappe di montagna, quelle di Macugnaga e del Sestriere, e quindi quella della cronometro conclusiva di Milano: un’edizione della corsa rosa che terminerò con il netto successo di Contador e noi de ilciclismo.it pensammo di celebrare anche il secondo arrivato “taroccando” con Photoshop una foto di Scarponi che trasformò la livrea blu-viola della Lampre in una casacca rosa. Foto che si rivelò profetica perché Michele pochi mesi più tardi sarà decretato ufficialmente vincitore del Giro, a causa della positività al clenbuterolo di Contador riscontrata al Tour del 2010
19a tappa: Bergamo – Macugnaga
GREGARI E CAMPIONI GRANDI COME IL MONTE ROSA
Due maglie prima uguali oggi diverse, e non solo perché quella del campione ama cambiare colore assecondando i primati nelle varie classifiche; la stessa passione per la strada che sale, due destini quasi opposti: Paolo Tiralongo, gregario tra i più forti al mondo quando la strada si inerpica, capace di concludere un grande giro tra i dieci, ma fino ad ora nessuna vittoria da professionista; Alberto Contador, pressoché infallibile collezionista di GT, cannibale gentile che ama l’Italia e il rosa.
L’anno scorso al Tour de France il siciliano aiutò Alberto, ancora all’Astana, a conquistare la vittoria più ardua nella carriera del campione spagnolo: ritmo alto e intimidatorio nelle salite, una semplice presenza capace però di protrarsi fin addentro alle tappe più impervie, tanto rassicurante per il capitano quanto scoraggiante per gli avversari che tanto avrebbero giovato dal muoversi prima dei finali. Quest’anno le strade si sono divise, Paolo ha scelto di onorare fino in fondo il contratto con l’Astana e non si è aggregato al clan spagnolo trasferitosi in blocco da Riis: l’amicizia però è rimasta, tanto che proprio Tiralongo spiegò a Contador la salita dell’Etna di cui quest’ultimo non aveva potuto effettuare la ricognizione; e la spiegazione deve essere stata assai efficace, giacché proprio sull’Etna Contador ha elevato il primo e strutturalmente più fondante gradino del proprio strepitoso cammino in rosa.
Oggi è Contador che fa da guida e gregario per Tiralongo: il terzo scatto del siciliano, quello buono per prendere il largo, viene effettuato proprio nel punto segnalato da Alberto. Non sulle rampe più aspre, ma qualche centinaio di metri prima, in modo che le difficoltà sorgano di fronte agli inseguitori proprio all’atto di dare impulso alla caccia. Si è studiato bene questo Giro, il fenomeno in rosa, a differenza di Joaquim Rodriguez che dopo aver profuso ogni energia della squadra nel tenere la corsa, sperpera anche l’attimo decisivo: lui sì che preferisce aspettare il finale, ma la ruota di Paolo oggi era quella buona, baciata dalla benedizione di Contador e dall’intreccio di circostanze che fanno la differenza tra la vittoria e la resa.
Era stato Di Luca l’ultimo uomo Katusha, un Di Luca che ha attraversato questo Giro tra pochi lampi, tanta sopravvivenza, e l’astuzia di risparmiare ogni energia per distillare qualche giornata luminosa: oggi era una di queste, e nel fondovalle della Valle Anzasca incupito da nubi e pioggia ha brillato Danilo nelle vesti di uomo squadra, davanti per venti km, di strappi dapprima prima, poi di opprimenti falsipiani; mai un cambio, ma un’andatura capace di scremare il gruppo che da cinquanta unità calava a trenta, poi a venti componenti. Con una vittima illustre: Rujano, stroncato dal tempo avverso, dalle andature martellanti sul passo e infine costretto a condurre tutto il proprio drappello in testa fino al traguardo, a oltre 2′ dai migliori. Ma soffrono anche Machado, Arroyo, perfino Menchov; Visconti che la squadra ventilava come uomo di giornata; Garzelli, al risparmio in vista di domani dopo le fatiche del Mottarone (di cui diremo).
Sempre Di Luca chiude su uno scatto di Tiralongo, poi di nuovo su un secondo: ma al terzo non c’è nulla da fare. D’altro canto più di così a un Di Luca che fa il gregario con la classe del campione che è, non si poteva proprio chiedere.
Dietro è la Saxo a tirare, ma il ritmo è regolare, non infernale: più diretto a tamponare scatti che a fare selezione. Proprio il lavoro strategico così ben impostato per Alberto da Paolo nel Tour 2010. Viene quasi il dubbio che lo spagnolo covi una di quelle mezze giornate no… se non che lo vediamo risalire tranquillo al fianco del compagno Navarro, scambiare qualche parola. C’è tensione nell’aria, mentre il vantaggio di Tiralongo supera i 30″.
Rodriguez esita, poi capisce che cosa sta accadendo e parte secco, senza però attendere il momento migliore, ma così, d’un tratto, di rabbia e alla cieca. Dopo di lui anche Gadret. Nonostante il terreno poco propizio agli scalatori puri, i pesi piuma hanno fame di battaglia, la Katusha anche di vittoria. Scarponi, Nibali si agitano, ma prima che la bagarre impazzi Alberto Contador si alza sui pedali e congela il tempo in un’accelerazione irreale, gioca con gli avversari, li dribbla senza che essi possano anche solo pensare di aggrapparsi alla sua ruota. C’è forse anche un po’ di ruggine verso Rodriguez, che gli “contende” il titolo di più forte scalatore, almeno sotto certe definite e rare condizioni, che gli combinò un pasticcio a Mende 2010, che unico tra gli spagnoli non l’ha aiutato nel tappone dolomitico (magari per inconscia e irrazionale fedeltà all’antico capitano e amico Valverde).
C’è, sicuramente, la voglia di prendere la corsa in mano, da padrone quale ne è, e disporne a proprio piacimento.
Da solo, è su Tiralongo: si scambiano uno sguardo, qualche parola di incitamento dello spagnolo che passa avanti per affrontare le centinaia di metri che avvicinano alla “volata”. Non c’è alcun cambio di ritmo, nessuna forzatura, la scia da seguire è fluida e accogliente: al momento giusto lo scatto, col volto del siciliano che si deforma in una maschera di sforzo sovrumano, mentre dietro di lui Alberto, sereno, gli guarda letteralmente le spalle, covando appena un filo di apprensione per il rientro di un grande Nibali.
“C’è rispetto tra noi” dirà poi Tiralongo di Contador: perché nel ciclismo il campione sa che il gregario è grande quanto lui, altrettanto indispensabile alla vittoria quanto il guizzo di genio che il campione, solo, possiede, ma che di per sé raramente può bastare. C’è un sentirsi alla pari nella fatica, diversa ma difficile a dirsi maggiore per gli uni o per gli altri. Dirà Contador: “sono più contento che abbia vinto lui che non se avessi vinto io”. La frase simbolo dei gregari, che racchiude la loro grandezza di cui Alberto oggi, per un giorno, si rende partecipe. Queste sono le amicizie che ci affascinano, nel ciclismo, non quelle improbabili con un qualche Schleck, con chi è pronto ad assecondarle davanti alle telecamere per poi smentirle, negarle, rinnegarle, e dunque infine scoprirle nell’ipocrisia da social network o reality show che le nutre.
Un altro siciliano, Nibali, si può annoverare tra i vincitori di giornata: ancora una volta non si sa se penalizzato o aiutato dalla propria scarsa repentinità nello scatto, dalla propria regolarità di passo anche nelle accelerazioni, si conferma nuovamente il migliore dietro Contador. Racimola 5″ su Scarponi, cui aggiungere gli 8″ di abbuono, soprattutto da un segno di freschezza che va a ribadire come i distacchi patiti nel tappone dolomitico fossero legati agli sforzi dell’azzardo piuttosto che a un vero e proprio cedimento tecnico. Scarponi invece si dichiara “stanco, molto stanco”, infatti non riesce seppure per poco a riprendere Gadret e Rodriguez che, in quest’ordine, rimarranno intercalati rispetto a Nibali, ma soprattutto viene passato da un arrembante e stupefacente Kruijswijk: lo aspettavamo, ma questa brillantezza è un dato davvero eclatante
nella terza settimana di un Giro dove, attenuatesi le salite, si è cominciato a viaggiare sempre ai 50km/h all’ora in pianura.
Più dietro, non di troppo, Kreuziger, a 21″ da Contador, e poi alla spicciolata Dupont (tornato in spolvero a 29″), Sivtsov (a 34″, un altro che ha ritrovato la magia dopo le crisi e la grande fuga), assieme a Nieve, ora capitano dopo il crollo odierno di Antòn (a venti minuti), a 40″ infine, dodicesimo, l’ottimo Cataldo. Del buco subito da Rujano abbiamo detto, mentre a un minuto circa ci sono Menchov e Arroyo.
In generale, dunque, Nibali si porta a 34″ da Scarponi in vista di due giornate decisive. Gadret rafforza il quarto posto, mentre altrettanto determinanti saranno le ultime tappe per la lotta verso il quinto posto finale, con Sivtsov, Nieve e Kreuziger racchiusi in 30″. Per quanto visto il posto spetterebbe di norma al ceco, che però è il più arretrato. Rodriguez, oggi ottavo, è in crescita, ma paradossalmente con gli enormi limiti a cronometro dovrà ancora farsi valere per salvare non solo la posizione ma perfino la top ten, ad ora chiusa invece dai più confortevoli Menchov e Rujano, entrambi ottimisti per l’una o l’altra tappa del finale di Giro.
La cronaca va completata con il resoconto della prima fase di tappa, corsa durissima sotto pioggia battente e ancora una volta affrontata a ritmi mostruosi, intorno ai 50km/h, fino all’uscita della fuga dopo poco più di un’ora. Sono Pineau, Rabottini e Bak ad andarsene, poi sul Mottarone uscirà dal gruppo Garzelli nell’auspicio di riprenderli e conquistare il Gpm con cui mettere al sicuro la maglia verde. Con un distacco salito in pianura a 12′, poi sceso a 120″, al varesino finiscono per mancare 5″ fatali, così i punti saranno solo 3 e la maglia resterà ancora esposta domani alle insidie “cannibalistiche” di Contador. Dietro Garzelli salgono Tschopp e Cherel, che rientrano in discesa; i sei procedono con accordo altalenante, ma le ambizioni Katusha stroncheranno i loro sogni, con Garzelli che si fa riprendere volontariamente e strategicamente, mentre Pineau e Rabottini (risparmiatosi a lungo: con la “scusa” di Visconti capitano, o Ulissi detta moda?) saranno gli ultimi a salutarsi con una bella pacca sulle spalle del francese al giovane collega, ancora una volta dunque all’insegna dell’amicizia.
27 maggio 2011
Gabriele Bugada
20a tappa: Verbania – Sestriere
COMMOVENTE KIRYIENKA IN SCENA SUL FINESTRE
Poesia quindi. Capacità ed arte di voler trasmettere a chi legge ed ascolta un messaggio. Il poeta è il bielorusso Kiryienka, il suono delle note sono le sue pedalate. Scandite magistralmente in una giornata di sole. Il pubblico è numeroso, fin dal mattino inizia a riempire gli spazi adiacenti al palco naturale del Colle delle Finestre. Eccolo Vasil affacciarsi sulla scena, sereno, dopo essersi scrollato, da un bel po’, di dosso tutti i compagni di fuga, in vista degli ultimi chilometri della salita più dura della tappa. Al GMP delle Finestre, lassù, dove terra e cielo si fondono e con nel cuore un solo, unico e bellissimo pensiero ed un messaggio da trasmettere: il ricordo dello sfortunato compagno ed amico Xavier Tondo concretizzatosi poi nell’ascesa successiva al Sestriere. C’è da soffrire, e tanto. La prima ora di corsa è volata via ad una media alta di ben 48.1 km/h con la riuscita della fuga di giornata. Sono in 13: Betancur (Acqua & Sapone), Vicioso (Androni), Minguez (Euskaltel), Vorganov (Katusha), Ulissi (Lampre), Kiryienka (Movistar), Salerno (Liquigas), Lang (Omega Pharma), Jufre (Astana), Mazzanti (Farnese Vini), Popovych (RadioShack), Seeldraeyers (Quick Step) e Veuchelen (Vacansoleil). Il loro vantaggio massimo sarà di poco inferiore ai 12’. Il gruppo maglia rosa lascia fare, arrivando ai piedi del Colle delle Finestre con 5’ di ritardo. A guidarlo sono gli uomini di Gadret per numerosi chilometri, poi a prendere in mano la corsa, sono i Liquigas. Segno evidente che Nibali, nonostante un inconveniente al polpaccio, a causa di una precedente caduta, ci tiene a tener duro. Il siciliano però ai meno 1500 metri dal GPM del Colle delle Finestre accusa un po’ il ritmo imposto da Rodriguez seguito da Scarponi, Gadret, Contador, Menchov e Kruijswijk, scollinando con 20” di ritardo. Ancor più indietro Kreuziger ma che riuscirà a rientrare nella discesa prima del Sestriere proprio come Nibali. Su per il Finestre già fin dalle sue iniziali e durissime rampe avevano perso contatto dal gruppo maglia rosa, tirato da un ritrovato ed inesauribile Szmyd, sia Arroyo sia Siutsou che il duo Euskadi Antón e Nieve. Dei tredici in fuga Kiryienka è il primo a salutare tutti, seguito soltanto da Betancour e da Rujano unico ad evadere, dopo averci provato per ben 5 volte, dal gruppo maglia rosa. Al GMP Kirryenka ha un vantaggio sui due sudamericani all’inseguimento di 3’50” e di 5 ’40 sul gruppetto maglia rosa. Giù dal Finestre, nel successivo falsopiano verso il Sestriere non c’è animo battagliero tra gli uomini di classifica. Anche perché, ormai, le dolci pendenze della strada non consentono di fare la differenza. Rientrato, dopo aver corso qualche rischio in discesa, Kreuziger prova un allungo ma è subito riassorbito. Ci prova allora Menchov, poi Rodriguez, poi anche Gadret ed infine Scarponi ai meno 1800 metri dal traguardo con Contador in ultima posizione, tranquillo, a lasciar fare. L’unico a pagare è ancora una volta Nibali, ben 22” di ritardo da Scarponi. Il marchigiano si riprende così, con gli interessi, il tempo perso a Macugnaga rafforzando, ora con 56”, il secondo posto della generale. Il francese Gadret resta quarto mentre piombano in 5° e 6° posizione Rodriguez e Rujano. Da segnalare che la maglia verde è stata vinta da un maestoso Garzelli mentre intanto, già da tempo Kiryienka faceva calare il sipario sulla sua esibizione ornata da un gesto bellissimo e commovente. Le mani ad indicare la divisa Movistar e poi le braccia al cielo verso il sorridente Xavier Tondo. Domani crono conclusiva a Milano.
28 maggio 2011
Antonio Scarfone
21a tappa: Fiera di Milano – Milano (cronometro individuale)
TRE ANNI DOPO MILANO INCORONA CONTADOR, CRONO A MILLAR
L’ultima fatica di questo durissimo Giro è stata dunque una crono di 25 km con partenza da Rho Fiera e arrivo in Piazza Duomo nel centro di Milano; originariamente i km dovevano essere 31 ma la concomitanza con il ballottaggio delle elezioni comunali ha fatto sì che venisse modificato il percorso, il che in ogni caso non ha influito sulla prova. Pronti via e la maglia nera Van Emden (Rabobank), ottimo cronoman al di là delle quasi 5 ore di distacco nella generale da Contador, fa segnare un buonissimo tempo ma viene poco dopo battuto dal danese Alex Rasmussen (HTC), già quattro volte campione del mondo su pista, che gli infligge 55” malgrado sia stato vittima di una foratura a circa 800 metri dal traguardo e abbia dovuto percorrere in quelle condizioni un tratto finale caratterizzato da diverse curve e dal lastricato, perdendo così diversi secondi. Che il tempo di Rasmussen fosse comunque difficile da battere lo si è compreso quando specialisti come Meyer (Garmin), Gretsch (HTC) e Clement (Rabobank) giungono al traguardo rispettivamente con 57”, 1′01” e 1′25” di distacco ma Millar (Garmin), che dopo un avvio di Giro da protagonista si era risparmiato negli ultimi giorni per dare il meglio in questa prova, complice la foratura del danese recupera i 6” di distacco che aveva all’ultimo intertempo e fa meglio di lui per 7” al traguardo.
Più il tempo passava e più era chiaro che lo scozzese sarebbe rimasto nelle primissime posizioni fino al termine, anche perchè il vento contrario è aumentato soprattutto nella seconda parte del percorso; subito dopo di lui è arrivato Konovalovas (Movistar), vincitore della crono finale del Giro 2009 a Roma, che ha accusato 1′30” di ritardo e anche Porte (Saxo Bank), che pure a sua volta si era risparmiato per tutta la corsa non avendo fatto classifica come un anno fa, si è fermato a 43”; da sottolineare in positivo invece le prove di Popovych (Radioshack), molto deludente nel complesso malgrado sia andato spesso in fuga, che ha contenuto il distacco in 55” e del nostro Montaguti (AG2R) che è rimasto a lungo il primo degli italiani a 1′19” da Millar, seguito da Ulissi (Lampre) che come sul Nevegal ha confermato le sue buone qualità nelle prove contro il tempo chiudendo con un ritardo di 1′42”.
Via via che si sono susseguiti gli arrivi la leadership del britannico era sempre più salda; il trionfatore del Sestriere Kiryienka (Movistar) ha perso 1′22”, Machado (Radioshack) ha contenuto il ritardo in 1′12” a conferma di un finale di Giro in crescendo che gli darà fiducia per il futuro anche se da lui ci si attendeva di più del 20° posto finale e Cataldo (Quickstep) ha perso 1′47” non riuscendo per poco a strappare la 12a posizione nella generale al francese Dupont (AG2R).
Infine a uno a uno sono arrivati i big che lottavano per la top ten; Kruijswijk (Rabobank) ha suggellato un grandissimo Giro perdendo solo 1′31” da Millar e salvando il 9° posto dall’assalto di Siutsou (HTC) che gli ha recuperato solo 15” ma quantomeno ha conquistato la decima piazza a discapito di Nieve (Euskaltel) che ha accusato ben 3′47” ma può essere più che soddisfatto della sua corsa e dell’impresa compiuta nel tappone dolomitico con arrivo a Gardeccia. Come era prevedibile Kreuziger (Astana) ha strappato il 6° posto a Rujano (Androni) chiudendo con un distacco di 1′26” contro i 2′25” del venezuelano che però ha salvato la 7a piazza dall’assalto di un ancora deludente Menchov (Geox), giunto a 2′03” da Millar, e soprattutto ha dato spettacolo in montagna dimostrando di essere tornato quello del 2005 anche se qualche alto e basso e i 5′ persi nella tappa di Orvieto gli hanno pregiudicato un piazzamento finale ancora migliore. Malgrado le loro scarse qualità a cronometro Gadret (AG2R) e un Rodriguez (Katusha) in netta crescita negli ultimi giorni hanno conservato il 4° e il 5° posto chiudendo rispettivamente a 2′51” e 2′14” da Millar.
Con il francese troppo lontano per puntare al podio e Contador inarrivabile il maggior interesse della giornata consisteva nella lotta per il secondo posto tra Nibali (Liquigas) e Scarponi (Lampre), con il marchigiano che alla vigilia aveva 56” di vantaggio; il siciliano è partito molto forte guadagnando una decina di secondi nei primissimi km ma già al primo intertempo il distacco tra i due si era stabilizzato e al traguardo è rimasto di 10”, con Nibali che ha chiuso la crono all’11° posto e primo degli italiani a 1′18” e Scarponi a 1′28”: grandissimo Giro in ogni caso per entrambi che non hanno potuto fare nulla contro Contador ma malgrado il livello complessivo molto alto hanno superato nettamente gli altri avversari, anche se Nibali nelle tappe di Gardeccia e Sestriere ha palesato ancora qualche limite nella resistenza come già al Giro 2010 e all’ultima Vuelta malgrado il successo finale.
Quella di Contador non è stata una semplice passerella malgrado il vantaggio abissale in classifica e malgrado lui stesso avesse dichiarato prima del via che non avrebbe corso a tutta per godersi gli applausi dei tifosi; il madrileno è invece partito a razzo facendo segnare un tempo di 1” inferiore a quello di Millar e ha chiuso con un comunque eccellente 3° posto a 36” dallo scozzese e a 29” da Rasmussen. L’ordine dell’arrivo della crono ha visto poi Porte 4° a 43”, Popovych 5° a 55”, Van Emden 6° a 1′02”, Meyer 7° a 1′04”, Gretsch 8° a 1′08”, Machado 9° a 1′12” e Siutsou 10° a 1′16”.
Contador ha conquistato il suo secondo Giro d’Italia e la sua quinta grande corsa a tappe consecutiva con un vantaggio di 6′10” su Scarponi, 6′56” su Nibali, 10′04” su Gadret, 11′05” su Rodriguez, 11′28” su Kreuziger, 12′12” su Rujano, 12′18” su Menchov, 13′51” su Kruijswijk e 14′10” su Siutsou e si è aggiudicato anche la maglia rossa della classifica a punti complice un percorso avaro di traguardi per velocisti; la maglia bianca di miglior giovane è andata secondo pronostico a Kreuziger che però ha dovuto lottare fino alla fine per avere la meglio su Kruijswijk mentre il quasi 38enne Garzelli grazie soprattutto alla fuga nella tappa di Gardeccia si è aggiudicato per la seconda volta la maglia verde di miglior scalatore: infine la classifica per squadre a tempi è stata vinta dall’Astana e quella per squadre a punti dalla Lampre.
29 maggio 2011
Marco Salonna