SAN CANDIDO – PIANCAVALLO: AL GALOPPO SULLE TRACCE DEL PIRATA

maggio 26, 2017
Categoria: News

L’ultimo arrivo in salita del Giro ricondurrà la corsa a Piancavallo, dove nel 1998 Marco Pantani vinse una frazione della corsa rosa. Se il “Pirata” riuscì a lasciare il segno al termine d’una tappa disputata al quattordicesimo giorno di gara e caratterizzata dalla sola ascesa finale, anche gli scalatori in gara quest’anno avranno eguali opportunità, accresciute dal fatto che la frazione è leggermente più impegnativa e arriva in fin di Giro, quando le energie sono oramai in declino.

Ci sono luoghi che sono fortemente incardinati al ricordo di un corridore, soprattutto se questo se ne è andato troppo presto. È successo con Coppi, è successo con Pantani e accadrà anche con Michele Scarponi, del quale rimarrà incisa negli annali, per esempio, la vittoria nell’edizione 2009 della Tirreno-Adriatico, conseguita nella tappa che terminava a Camerino e che prevedeva la salita al Sasso Tetto, che appare già predestinata a entrare nella storia del ciclismo come “Cima Scarponi”. Il campionissimo, invece, ha legato il suo nome non a un solo colle ma a tanti passi, tutti quelli che dal 1965 a oggi si sono fregiati del titolo di “Cima Coppi”, assegnato anno per anno alla salita più elevata del Giro, anche se per antonomasia questo colle è e rimarrà il Passo dello Stelvio. Pantani, invece, non ha mai avuto una salita a lui espressamente dedicata, ma solo perché ci sarebbe l’imbarazzo della scelta; potrebbe meritarsi il titolo di “Cima Pantani” il Mortirolo ma anche Oropa, Plan di Montecampione o l’Alpe di Pampeago… o, perché no, la meno blasonata ascesa verso Piancavallo, l’unica stazione invernale della provincia di Pordenone, dove il “Pirata” si impose il 30 maggio del 1998, al termine della 14a tappa del Giro che vinse, e dove la corsa rosa farà ritorno 19 anni dopo (e sembrano storie dell’altro ieri). La tappa, sulla carta, non sembra delle più “potenti”, ma il suo grafico non particolarmente estremo se riletto alla luce della frazione del 1998 appare in una diversa prospettiva. Se lo scalatore romagnolo riuscì a distanziare i più quotati avversari, anche se non di moltissimo (Tonkov e Zülle giunsero al traguardo con 13” di ritardo), al termine di una tappa che presentava la sola ascesa finale dopo un percorso totalmente pianeggiante, la stessa possibilità l’avranno gli scalatori in gara al Giro del 2017, che affronteranno l’ascesa di Piancavallo in fondo ad frazione altimetricamente più movimentata e, soprattutto, collocata non al quattordicesimo giorno di gara ma a sole 48 ore della conclusione della corsa, in un momento nel quale le energie sono in declino. Dunque, potrebbero essere ben maggiori di quei 13 secondi i distacchi che si segnaleranno al termine di una salita che, quando venne a vederla in sopralluogo nella primavera del 1998, il russo Berzin paragonò all’Alpe d’Huez. Un parallelo solo apparentemente irriverente perché le due salite presentano diversi punti di contatto: simili sono la lunghezza, la pendenza media complessiva ed anche la “struttura” della strada d’accesso, ampia e smussata da tornanti (se ne incontrano complessivamente 14), con la salita che, in entrambi i casi, si presenta impegnativa all’inizio per poi perdere pian piano mordente nella fase conclusiva fino a scomparire letteralmente nei 2000 metri conclusivi.
La penultima tappa di montagna del Giro n° 100 scatterà dall’estremità orientale dell’Alto Adige, da quella San Candido che è una località dal nome caro all’appassionato di sport e di ciclismo (come non pensare all’indimenticato Cannavò), in questo caso derivato da quello del santo patrono, al quale è dedicata la locale collegiata, considerata dagli studiosi d’arte il più importante monumento romanico della provincia di Bolzano. Partenza, dunque, in mezzo alle montagne e, in effetti, la tappa subito debutterà in salita verso i 1636 metri del Passo di Monte Croce di Comelico, tetto della tappa che si raggiungerà al termine di un’ascesa non particolarmente impegnativa (7,9 Km al 4,3%) con la quale si abbandonerà l’area dolomitica per passare nel settore delle Alpi Carniche. Attraversato in discesa il Comelico, vallata che nel 1892 fu decantata in versi da Carducci nella poesia “Cadore” (“di borgate sparso nascose tra i pini e gli abeti
tutto il verde Comelico”
), si andrà subito ad affrontare un’altra salita, ancor più pedalabile della precedente, che avrà come meta il paese di Sappada, località di sport invernali situata ai piedi del Monte Peralba, sul quale ha le sorgenti il fiume Piave, e conosciuta per essere un’isola linguista germanofona, venutasi a formare sin dall’XI secolo quando in quest’angolo del Veneto si stabilirono alcune famiglie provenienti dal paesino austriaco di Innervillgraten, che ricordiamo sede di tappa al recente Tour of the Alps, dove vi s’impose l’australiano Rohan Dennis. Sappada ha, però, legato il suo nome all’episodio che fu la chiave di volta del Giro d’Italia del 1987, rimasto nella storia come “tradimento di Sappada” perché ordito dall’irlandese Stephen Roche ai danni della maglia rosa Roberto Visentini, attaccato nel corso della tappa dal compagno di squadra e andato incontro prima a una crisi fisica e poi a un’altra di nervi, che lo portarono a tagliare il traguardo con quasi sette minuti di ritardo, mentre Roche riprendeva quelle insegne del comando che aveva dovuto cedere al suo capitano qualche giorno prima, dopo la cronoscalata di San Marino. Il “fattaccio” iniziò lungo la discesa della Forca di Monte Rest per poi concretizzarsi sull’ascesa finale di Cima Sappada, percorrendo la strada che ora i “girini” solcheranno in discesa, entrata la corsa in Friuli-Venezia Giulia, verso i Piani di Luzza, dove si trova il Centro Biathlon, secondo stadio internazionale d’Italia per la pratica di questo sport e dello sci di fondo, presso il quale si sono svolti, tra le altre manifestazioni, i mondiali di biathlon estivo nel 2003 e alcune gare delle Universiadi invernali nello stesso anno. Siamo nel comune di Forni Avoltri, il centro di villeggiatura della Val Degano del quale sono originari gli antenati di Gore Vidal, lo scrittore statunitense scomparso nel 2012 che è principalmente ricordato per aver scritto le sceneggiature di film celebri come “Ben Hur” e “Improvvisamente l’estate scorsa”.
La discesa terminerà alle porte di Ovaro, il piccolo paesino il cui nome è particolarmente “temuto” dai partecipanti ai Giri d’Italia (ma non sarà il caso di questa edizione) perché è da questo centro – nel cui territorio si trova il principale edificio religioso della valle, la pieve di Gorto – che ha inizio il ripidissimo versante ovest del Monte Zoncolan, affrontato in quattro occasioni alla corsa rosa e che è già nelle “trame” che sta ordendo Enzo Cainero, disegnatore delle frazioni friulane del Giro, il quale vorrebbe riproporlo agli organizzatori nel 2018, stavolta abbinandolo all’inedito e non meno impegnativo versante che sale da Priola. Stavolta nessun sesto grado attenderà i “girini” che continueranno dolcemente a “scivolare” in direzione di Villa Santina – qui, in frazione Invillino, si trova un’altra interessante pieve, dedicata a Santa Maria Maddalena – dove il percorso della 19a frazione giungerà nella valle del principale fiume friulano, il Tagliamento, le cui sorgenti si trovano presso il non lontano Passo della Mauria, altro storico valico della corsa rosa, che è stato Gran Premio della Montagna in 14 occasioni e qui ci limitiamo a ricordare i passaggi in vetta degli eterni rivali Coppi e Bartali, rispettivamente nel 1946 e nel 1947. Non sarà questa la prossima salita che dovranno affrontare i corridori che, percorsi una decina di chilometri di pianura e attraversato il centro di Tolmezzo, si dirigeranno verso i 955 metri della Sella Chianzutan (11,8 Km al 6,1%), sfiorando a inizio ascesa il lago artificiale di Verzegnis, bacino creato nel 1957 dalla SADE, la società elettrica privata nota per aver progettato la diga del Vajont. Nel corso della successiva discesa si percorrerà la stretta ma spettacolare Val d’Arzino, che prende il nome dal torrente che l’attraversa e che si restringe ulteriormente nel tratto denominato “canale di San Francesco”, all’uscita dal quale si tornerà alla “luce” della pianura che accompagnerà i corridori nei seguenti 40 Km, sino ai piedi dell’ascesa finale. All’inizio di questo tratto si toccherà il centro di Pinzano – non distante dal ponte sul Tagliamento che alla fine degli anni ’60 prese il posto di un precedente manufatto travolto da una piena e che a sua volta aveva sostituito quello fatto saltare dagli alpini nel tentativo di fermare gli austriaci durante la disastrosa battaglia di Caporetto – poi si giungerà a Sequals, il paese del celebre pugile Primo Carnera, che qui nacque il 25 ottobre del 1906 e che vi morì il 29 giugno del 1967 – altro anniversario da ricordare nell’anno del centesimo Giro, trascorsi esattamente 50 anni – circa un mese dopo il suo definitivo rientro in patria dagli Stati Uniti, dei quali era divenuto cittadino dieci anni prima, desideroso di trascorrere i suoi ultimi giorni di vita, gravemente malato di cirrosi epatica, nella sua terra natale.
Fattosi più filante il percorso giungerà sulle strade di Maniago – la “città del coltello” per via delle numerose coltellerie artigiane che vi sono presenti sin dal medioevo – nel cui territorio sarà nel 1971 costituito il comune di Vajont, uno dei più piccoli d’Italia, creato per ospitare gli abitanti di Erto e Casso, sfollato in seguito all’inondazione provocata dalla frana precipitata dal Monte Toc nel sottostante lago. Qui, all’interno di un parco, è esposto un moncone della diga fittizia che fu realizzato nel 2001 quando fu girato l’omonimo film dedicato al quei tragici fatti. Compiuto un lungo “traversone” in direzione ovest, il tracciato della tappa cambierà bruscamente direzione dopo il passaggio da Montereale Valcellina, centro situato nel luogo dove “sfocia” nella pianura friulana la valle del torrente Cellina, non lontano dallo spettacolare orrido che dal 1906 al 1992, l’anno della dismissione da parte dell’ANAS, era percorribile in auto lungo un’impressione strada letteralmente scavata in trincea nella roccia. A questo punto la corsa virerà verso sud, correndo in quest’ultimo tratto di pianura rasente le pendici del Monte Cavallo e toccando la località di Malnisio, presso la quale si trova l’ex centrale “Antonio Pitter”, oggi convertita in museo scientifico e che ebbe l’onore d’esser stata la prima a illuminare Piazza San Marco a Venezia: è l’occasione ideale per far memoria anche della più bizzarra tappa partorita dal genio di Vincenzo Torriani che, dopo averci provato una priva volta nel 1963 senza riuscirvi, nel 1978 ottenne di far terminare una tappa a cronometro del Giro nel cuore della città lagunare, frazione che sarà vinta da Giuseppe Saronni.
Una breve e dolce discesina porrà, infine, termine alla lunga attesa dell’ascesa finale, planando verso il centro di Aviano, principalmente conosciuto per la presenza di una base aerea di proprietà dell’Aeronautica Militare, utilizzata come struttura d’appoggio dalla NATO. Ma ora a decollare verso il cielo saranno solo i “caccia” a pedali, pronti a ricalcare le rotte che, un caldo pomeriggio di quasi vent’anni fa, furono vittoriosamente solcate dal Pirata di Cesenatico.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo di Monte Croce di Comelico (1636 metri). E’ attraversato dalla SS 52 “Carnica”, tra i centri di Sesto e Comelico Superiore. Chiamato in tedesco Kreuzbergpass, vi transita anche il confine tra il Trentino-Alto Adige e il Veneto e quello tra le Dolomiti e le Alpi Carniche. Il Giro d’Italia l’ha finora scalato sei volte: conquistatori di questa cima sono stati Fausto Coppi nel 1948 (tappa Auronzo di Cadore – Cortina d’Ampezzo, vinta proprio dal “campionissimo”), il belga Martin Van Den Bossche nel 1970 (Rocca Pietore – Dobbiaco, Michele Dancelli), il britannico Robert Millar nel 1987 (Sappada – Canazei, Johan van der Velde), lo spagnolo Jon Unzaga nel 1990 (Velden – Dobbiaco, Eric Boyer), Fortunato Baliani nel 2007 (Lienz – Monte Zoncolan, Gilberto Simoni) e Gianluca Brambilla nel 2011 (Lienz – Monte Zoncolan, Igor Antón)

Valico di Cima Sappada (1276 metri). Erbosa sella spartiacque tra le valli del Piave e del Torrente Degano, vi transita la SS 355 “di Val Degano” che mette in comunicazione Sappada con Forni Avoltri. Il confine regionale passa alcune centinaia di metri sotto il passo, sul quale sorge la località di sport invernali di Cima Sappada, la più orientale del Veneto. Sull’atlante stradale del TCI è quotato 1286 metri, sulle cartine del Giro 2017 1296 metri. Il Giro l’ha affrontato due volte come GPM, la prima nel citato precedente del “tradimento di Sappada” del 1987 (tappa Lido di Jesolo – Sappada, vinta dall’olandese Johan van der Velde che transitò per primo anche in vetta alla salita) e la seconda nel 1990 nel corso della tappa Velden-Dobbiaco vinta da Boyer (primo a Cima Sappada Bruno Leali). Quest’anno la salita sarà semplicemente valida come traguardo volante, come avvenne anche nella tappa dello Zoncolan del 2011, quando lo sprint di Sappada fu vinto da Paolo Bettini.

Sella Chianzutan (954 metri). Valico prativo aperto tra i monti Piombada e Verzegnis, vi transita la SP 1 tra Verzegnis e la località Pozzis. Quotata 955 sulle cartine ufficiali del Giro 2017, è stato affrontato nel 2010 durante la tappa partita da Mestre e terminata sullo Zoncolan con il successo di Ivan Basso: a tagliare per primo la linea d’arrivo del GPM della Sella Chianzutan fu il francese Ludovic Turpin

Sella Pian del Cavallo (1277 metri). Vi sorge la stazione di sport invernali di Piancavallo, sede dell’arrivo.

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

La collegiata di San Candido e sullo sfondo le Dolomiti, che oggi il Giro saluterà

Passo di Monte Croce di Comelico

La cappella dedicata a Sant’Antonio in Borgata Bach a Sappada; è l’edificio di culto più antico del centro veneto

Lo stadio del biathlon ai Piani di Luzza di Forni Avoltri

Ovaro, Pieve di Gorto

Invillino (Villa Santina), Pieve di Santa Maria Maddalena

Lago di Verzegnis

La villa di Primo Carnera a Sequals, oggi sede di un museo dedicato al celebre pugile


La diga del Vajont come apparte nell’omonimo film del 2001 e un moncone della diga che fu costruita appositamente per le riprese, esposto in un parco del comune pordenonese di Vajont (www.davinotti.com)

Un tratto della dismessa strada che attraversava l’orrido della Valcellina

L’ex centrale di Malnisio

La base NATO di Aviano e, sullo sfondo, le montagne sulle quale sorge Piancavallo

Il massiccio del Monte Cavallo e, in trasparenza, l’altimetria della diciannovesima tappa del Giro 2017 (Google Street View)

Il massiccio del Monte Cavallo e, in trasparenza, l’altimetria della diciannovesima tappa del Giro 2017 (Google Street View)

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