LE ORME DI SCARPONI: GIRO D’ITALIA 2009

aprile 26, 2017
Categoria: News

Nel 2009 Michele otteneva due belle vittorie di tappa in giornate interlocutorie, il 14 maggio a Mayrhofen, in quell’Austria dove coglierà il suo ultimo successo da professionista pochi giorni prima della sua drammatica scomparsa, e poi il 28 maggio a Benevento, andato in fuga in quella che, sulla carta, era una semplice frazione per velocisti. Vi riportiamo a quei caldi pomeriggi del Giro del Centenario di 8 anni fa

GRUPPO SCATENATO SULLE ORME… DEGLI SCARPONI

Come da tradizione, dopo le prime vere montagne il gruppo concede qualcosa alle fughe, favorito quest’oggi da un percorso estremamente vallonato, con due salite nella seconda metà di gara. Ad approfittarne è stato uno straordinario Michele Scarponi, capace di inserirsi nell’azione buona dopo 50 km, e di resistere nel finale ad un inatteso ma veemente rientro del gruppo maglia rosa.
L’azione buona ha avuto una gestazione incredibilmente lunga, di circa 50 km, nei quali il gruppo, malgrado i 700 metri di dislivello, ha tenuto un ritmo spaventosamente alto, che ha vanificato una quantità impressionante di tentativi di fuga. Il più attivo in assoluto in questa fase è stato Stefano Garzelli, uno dei grandi sconfitti di ieri, che ha provato sette volte l’attacco, prima di vedersi sfuggire Scarponi, Kiryenka, Gatto, Klostergaard e Bonnafond. Le prime due ore di corsa, nei quali la media è stata superiore ai 45 km/h, hanno ricordato i classici avvii di tappa del Tour de France, segno forse di come il Giro si stia avvicinando alla Grande Boucle, con tutti i pregi e difetti che ne conseguono: carattere più internazionale e maggiore attenzione da parte dei corridori stranieri da un lato, tendenza ad un maggiore attendismo e ad una gara più controllata dall’altro.
Nonostante la presenza davanti di Scarponi, il gruppo ha concesso alla fuga un vantaggio massimo di circa 9’, poco dopo la vetta del Felbertauern, prima ascesa di giornata. Il successivo tratto in fondovalle ha visto però un furioso ritorno del plotone, che ha riaperto i giochi di una tappa che appariva invece un discorso tra i cinque battistrada. Sulle rampe del Hochkrimml, la seconda e più dura salita di giornata, è stato proprio Michele Scarponi ad alzare l’andatura davanti, lasciandosi alle spalle con relativa facilità Gatto, Klostergaard e Bonnafond. Kiryenka ha retto il passo dell’alfiere della Diqugiovanni fino all’ultimo kilometro di salita, quando ha deciso di non strapazzarsi di troppo per tenere una ruota che sapeva di poter riprendere nella successiva discesa. Dietro, intanto, ad aggiungere un ulteriore motivo di interesse è stato Stefano Garzelli, che è finalmente riuscito ad evadere dal gruppo, recuperando circa 1’30’’ ai due battistrada rimasti, riducendo il margine a 2’30’’ in vetta, con il gruppo a 4’10’’. Il tentativo del varesino si è però spento in fondo alla discesa, complici la scarsa collaborazione che uno stremato Klostergaard poteva dargli e il ritmo sostenutissimo tenuto nel plotone dagli uomini Quick Step e Katusha, rispettivamente per Allan Davis e Pozzato. Il vantaggio di Scarponi e Kiryenka è pericolosamente sceso già nel tratto in discesa, anche per via di una foratura del bielorusso ai -25 circa. Il corridore della Caisse d’Epargne è riuscito a tornare sull’italiano, prima di staccarsi nuovamente a meno di 10 km dal termine, vittima dei crampi.
Il finale ha così visto un appassionante testa a testa a distanza tra uno stanchissimo Scarponi e il gruppo, alla cui testa si erano posti anche gli LPR, per un Alessandro Petacchi rientrato dopo l’Hochkrimml: 1’38’’ a 10 km dal termine, 1’22’’ a 8, 1’08’’ a 6. Per fortuna del marchigiano, a far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte ci hanno pensato le numerose curve che caratterizzano gli ultimi 5 km del tracciato odierno, e l’inspiegabile scarsa convinzione del gruppo, agevolato peraltro nella sua rincorsa dal vento contrario. Scarponi è così andato a cogliere con pieno merito il primo successo in carriera al Giro d’Italia, con una fuga di quasi 200 km, conservando 32’’ sui migliori. Alle sue spalle, il plotone è stato regolato da un Boasson Hagen che si è confermato uno dei più grandi talenti che il ciclismo odierno possa proporre con una volata che non ha mai dato neanche lontanamente l’impressione di poter perdere. Considerato che questo non ancora 22enne norvegese ha vinto quest’anno al Gand – Wevelgem pur sbagliando completamente lo sprint, è facile capire perché una squadra come la Columbia ha puntato forte su di lui già dall’anno scorso. Dietro di lui Allan Davis, finalmente in posizioni che gli dovrebbero competere, e Filippo Pozzato, che, con grande coerenza, ha sbagliato anche la volata per il secondo posto, dimostrando di non fare distinzioni con quelle per il primo.
Gli uomini di classifica sono giunti compatti sul traguardo, con una sola eccezione: Lance Armstrong. Il texano, che ha ormai evidentemente abbandonato ogni ambizione di classifica qui al Giro, ha pagato ancora una quarantina di secondi dagli altri big, lasciando pensare che forse anche la voglia di tener duro sia un po’ venuta meno (non si può credere che sia talmente fuori condizione da perdere terreno in salita da Petacchi, che ha chiuso in gruppo). Il che ci induce a rivolgere un accorato appello a buona parte dei giornalisti di TV e carta stampata, e della Rai in particolare: basta parlare di Armstrong come fosse il principale motivo di interesse del Giro. La Corsa Rosa presenta un lotto partenti con poco da invidiare al Tour, ha finalmente attratto grandissimi nomi del ciclismo internazionale quali Menchov, Leipheimer e Sastre, venuti in Italia non per preparare la Grande Boucle ma per fare risultato qui. Non capiamo perciò come si possa dedicare metà dello spazio riservato al Giro ad un atleta che ha certamente fatto in qualche modo la storia di questo sport con i suoi trionfi passati, ma che ora come ora non è un pretendente alla maglia rosa. Non che sia nostra intenzione promuovere una campagna anti-Armstrong, o che si voglia negare l’impatto mediatico che la presenza del texano ha generato. Troviamo però assurdo, per citare un esempio a nostro avviso eclatante, che, al termine della tappa dell’Alpe di Siusi, la seconda domanda fatta a Levi Leipheimer, vero capitano della Astana e uno dei principali favoriti per la maglia rosa di Roma, riguardasse il suo più celebre ma ora meno competitivo compagno di squadra.
In conclusione, una nota su quanto ha dichiarato il vincitore di giornata a fine corsa. Scarponi ha fatto sapere di essere stato alquanto seccato dal fatto di essere dovuto andare meno forte di quanto avrebbe potuto ieri, sull’Alpe di Siusi. Alla luce di quanto visto oggi, viene da pensare che forse valesse la pena di permettere a Michele di giocarsi le proprie carte. D’altro canto, fosse stato in classifica, avremmo assistito oggi ad una classica volata a ranghi quasi compatti, anziché a questa bellissima impresa.

14 maggio 2009

Matteo Novarini

SCARPONI BIS A BENEVENTO

Tappa strana, ma molto ben disegnata questa Sulmona-Benevento di 182km. Un solo GPM dopo appena 22km, per il resto sembrava una tipica tappa da velocisti. Sembrava appunto, perchè tutti quei saliscendi, le poche squadre interessate a tirare e soprattutto quegli ultimi 500m che alla fine di un Giro tagliano letteralmente le gambe, l’hanno trasformate in una delle più accattivanti e coinvolgenti frazioni di questo Centenario Rosa che ha visto trionfare un inedito Scaponi in versione scattista-calcolatore.
Numerosi attacchi nei primi chilometri, promossi soprattutto da un’attivissima Diquigiovanni: Simoni, Berolini e infine Scarponi. Dopo 50km si forma un drappello di 4 uomini inseguito a pochi secondi da altri 21 atleti che lungo la discesa di Rionero Sannitico danno grande spettacolo con scatti e controscatti fino al ricongiungimento con la testa in località Ravindola.
Poco da segnalare fino agli ultimi chilometri ce sono un paio di cadute senza gravi conseguenze. Il vantaggio dei battistrada, o forse sarebbe meglio dire della prima parte del gruppo, cresce fino a toccare quota 6’ per poi scemare sotto il ritmo della Fuji e della Caisse d’Epargne (per chi non se ne fosse accorto anche loro avevano preso il via da Venezia il 9 maggio scorso) che però non riescono a ricucire sugli attaccanti.
Nel frattempo i fuggitivi fanno il loro ingresso nel circuito di Benevento e qui ricomincia la bagarre. Qualcuno poteva pensare ad una volata di tutto il gruppetto tirato dalle squadre più rappresentate, ma per non far torto a nessuno i corridori hanno deciso che oggi i pronostici proprio non li avrebbero rispettati.
A 15km dal traguardo partono Grabovskyy (ISD) e Bak (Saxo Bank), qualche chilometro più in la tetano invece McCartney (Saxo Bank) e Devenyns (Quick Step), ma i loto tentativi durano appena il tempo di essere annotati sul taccuino. L’unico effetto sortito è quello di aver scremato il gruppo e perso tante energie, ma questo non sembra preoccupare gli attaccanti, in particolare McCartney, Devenyns e Cardenas (Barloworld) che a 5km dal traguardo tentano nuovamente l’allungo. Ancora una volta tutto inutile, si forma un gruppetto coi tre assieme a Pate (Garmin), Bak e Scarponi, sui quali, qualche attimo dopo, rientra anche Grabovskyy. Questi sette si apprestano a disputare la volta, McCartney si mette in testa a tirare per Bak, Pate alla sua ruota, con Devenyns, dietro gli altri che non sembrano avere più le gambe. Ma talvolta le apparenza ingannano, e questa è proprio una di quelle. Come pronosticabile è ancora il belga della Quick Step a scattare, ma ancora una volta sbaglia le misure, si pianta e Cardenas svernicia lui e i due uomini Saxo bank che gestiscono davvero male la loro superiorità numerica. A ruota di Cardenas, Pate che lo supera e si avvia verso il traguardo, se non fosse che dal fondo arriva un uomo in bianco-azzurro che uno a uno affianca e saluta i vecchi allocchi compagni di fuga, che ha lasciato scannarsi tra loro senza reagire e mostrandosi così molto abile anche in arrivi non adatti a lui, almeno fino ad oggi.

28 maggio 2009

Andrea Mastrangelo

Scarponi al traguardo di Benevento, Giro del 2009 (Getty Images Sport)

Scarponi al traguardo di Benevento, Giro del 2009 (Getty Images Sport)

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