MESTA LIEGI: ADDIO MICHELE

aprile 24, 2017
Categoria: 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News

Difficile scrivere di corse con nella testa e nel cuore la notizia della morte di Scarponi, ucciso mentre si allenava dall’errore omicida del guidatore di un furgone. Ci pensa Alejandro Valverde a immortalare il ricordo di Michele trionfando tra le lacrime a Liegi.

È uno strazio pensarci ora, ma Michele Scarponi è stato – anche – il miglior corridore italiano per la Liegi fra tutte le generazioni successive all’epoca dorata dei Bettini, Rebellin e Di Luca. Con la solita umiltà sorniona, non ha mai strombazzato la propria solidità nella decana delle Classiche, quella che sa sorridere anche agli scalatori ma solo se se dotati di guizzo, intuito e classe: ha sempre coltivato in modo quasi intimo una storia d’amore personale con la severa signora belga, sfiorando il podio all’esordio, un neoprofessionista di appena ventitré anni col completo zebrato della Domina, e di nuovo quando fu quinto dieci anni dopo, all’ultima stagione in Lampre, non mancando di intascare nel frattempo un altro paio di top ten. I Gasparotto o Nibali, invece, pur avendo dato una più netta impressione di poter agguantare la vittoria, non han brillato che per un paio di stagioni su queste strade. Il ricordo più recente e indelebile è quello di Scarponi che nel 2015 scala la leggendaria Redoute in testa alla corsa, mezzo minuto davanti al gruppo, con il giovanissimo e talentuoso Chaves in scia. Stava lavorando in funzione del capitano Fuglsang, oggi in lacrime alla partenza, ma quell’istantanea di Michele che scollina davanti a tutti sulle rampe del mito è un piccolo regalo che si fece e ci fece: proprio oggi acquista una rilevanza speciale.
È bello allora che arrivi qui il primo di una serie di omaggi a Michele Scarponi da parte dei suoi amici nel mondo del ciclismo, e la parola “amici” per una volta non sembra abusata come troppo spesso accade: Valverde, vincitore con gli indici e lo sguardo puntati al cielo, stenta a parlare nell’intervista, rifiuta come prima domanda di commentare il finale di gara e impone, anzitutto, il ricordo commosso, con la voce rotta e gli occhi rossi di pianto, del collega italiano e della famiglia di questi, a cui devolverà il premio.
Lo sprint folgorante di Valverde, a conclusione di una progressione che sgretola e spazza via la concorrenza, è uno dei pochi gesti tecnici che danno lustro a una giornata a cui, oggi, non ci sentiamo di rimproverare il solito, oppressivo grigiore e l’andamento mesto, contratto, come di chi corra con il cuore in un pugno. Sembra ormai questo il destino costante della Liegi, in attesa di novità che la ravvivino, però, solo per quest’anno, è davvero già molto riuscire a trovare la voglia di correre, spingere, scattare, soffrire.
Poche note di cronaca. La fuga del mattino dilaga, ma si sfalda sulla Rocca dei Falchi nonostante i sussulti finali dell’indefessa coppia Cofidis con Rossetto e Perez. Dietro bisogna aspettare il Maquisard affinché prenda corpo una mossa robusta, con in luce gli ottimi De Marchi, Brambilla e Benedetti rodando i motori per il Giro, assieme a nomi noti come Latour o Betancur, che fa respirare i suoi compagni Movistar fino ad allora in testa al gruppo, o la coppia Dimension Data di Fraile e Haas. La Redoute però, invece che spaccare la corsa, la rimpasta, con le trenate di Sebastian Henao e Kreuziger che ricuciono i distacchi. Eccoci alla Rocca dei Falchi dove ci prova l’altro Henao, il più forte Sergio Luis, con Kreuziger stavolta più aggressivo che difensivo. La testa del gruppo si rimescola con gli abituali giri di mano che vedono gruppetti diversi provare a sganciarsi tra scatti e controscatti – tutti piuttosto timidi, invero – finché non se ne va un’altra buona azione con il sempre coraggioso Tim Wellens a fare la parte del leone, più di nuovo un paio di italiani, Villella che scorta il suo capitano Woods, e Damiano Caruso che sembra pensare soprattutto ai suoi capitani belgi rimasti in gruppo, Van Avermaet e Teuns. Ci sono anche l’assatanato Kreuziger e la promessa Sam Oomen (oltre a Vuillermoz e Konrad).
La Sky è rimasta fuori dal mazzo e si incarica dunque di menare le danze dietro, levando le castagne dal fuoco a un Valverde provvisoriamente a corto di compagni. Moscon, il trentino 23enne che già fu splendido alla Roubaix, viene speso in un’infinita menata da mulo che smonta le velleità degli attaccanti, dei quali si rilancia in avanti solo l’indomito Wellens, senza che però il suo vantaggio faccia mai sperare che possa superare il Saint-Nicolas, la salita degli italiani che ci introduce al gran finale. Fedele al suo nome, la côte tra le case di mattoni imbruniti si apre e si chiude con begli spunti italici: il primo è ancora Villella, che allunga fluido, e viene agguantato solo dalla duplice fucilata di Sergio Henao e Albasini, ansiosi di anticipare. Il gruppo si ricompatta grazie all’intensità di Ion Izagirre altro gregario più o meno involontario di Valverde (in Movistar l’anno scorso, ma ora sarebbe pure capitano in casa Bahrein-Merida!): tuttavia prima che spiani l’ultimo metro del Saint-Nicolas squilla di nuovo un acuto italiano, con Formolo che allunga decisissimo e prende il largo, mentre dietro si tentenna.
Formolo regge bene sui saliscendi infarciti di sanpietrini, ma lo strappo finale di Ans incombe: il primo allungo è di Fraile, ma le polveri sono bagnate da quella fuga di tanti km fa.
Al fulmicotone la sparata di Daniel Martin ai -800 metri dal traguardo, lui sì prende il largo e dribbla Formolo in scioltezza: dietro però è l’Orica che s’incarica di tirare il guinzaglio, peraltro con un’azione confusa in cui non è chiaro se Adam Yates e Albasini collaborino o pensino ciascuno a sé – l’impressione è che entrambi pensino a Valverde, finiranno infatti settimo e ottavo. Quando Valverde innesca la sua progressione, lo sparpaglìo è graduale ma inesorabile, la lunga fila indiana di una ventina di uomini che serpeggiava per le vie delle periferie belghe si sbriciola, perdono le ruote i Bardet, i Majka, i Van Avermaet, mentre Valverde piomba su Daniel Martin come il falco su un coniglio, rifiata in curva, riapre il gas in piena spinta ma in appena pochi metri già capisce di aver schiantato tutti e con ampio anticipo si rialza, leva gli indici, guarda lassù, oltre il cielo di polvere e limatura, lasciandosi alle spalle gli affanni di Martin ancora secondo, di Kwiatkowski in rimonta affannosa, di Matthews che sprinta forte in salita dopo aver sgomitato sorprendentemente sulla Redoute, di Izagirre indomito, e poi tutti gli altri. Pozzovivo dodicesimo, primo degli italiani nell’ordine d’arrivo, ma il primo italiano, oggi, passava il traguardo con Valverde.
Comunque Scarponi oggi sarebbe stato contento dell’azzardo e della smorfia sofferta di Formolo, delle sortite di Villella, delle puntate offensive in funzione dei capitani fatte da De Marchi, Brambilla o Caruso, di Moscon duro, umile e fedele, del proprio capitano di anni anteriori Fuglsang, che arriva a dieci secondi dopo una gara cominciata con un pianto a dirotto ma altresì del compagno e collega Cataldo che, già distrutto emotivamente al via, non ce l’ha fatta a finire.
Eppure, va detto, questa corsa da italiani vede gli italiani anche se degnissimi sempre più outsider e gregari. Forse c’è un qualche rapporto con il calo di oltre il 40% dei km in bici percorsi all’anno per abitante, in Italia rispetto al 1997, vent’anni fa, quando Michele era juniores?
Michele Scarponi fu tra i primi e più entusiasti professionisti a sostenere, l’iniziativa #salvaiciclisti, innescata ormai cinque anni fa. Da allora i ciclisti morti in Italia hanno superato i milleduecento. Michele è uno fra le centinaia di ciclisti che ogni anno vengono ammazzati sulle strade italiane, chi per lavoro – come nel suo caso, o di chi in bici ci va in fabbrica o in ufficio – chi per il puro piacere di spostarsi senza rumore e inquinamento. Non credete a chi dice che è perché la bici è intrinsecamente pericolosa: la straripante maggioranza delle morti è causata da un veicolo a motore. Non credete a chi dice che non potrebbe essere diversamente, perché le strade sono fatte per le automobili: negli altri Paesi europei la situazione è ben diversa rispetto all’Italia. In Francia, dove il ciclismo, numeri alla mano, si pratica quanto in Italia, i morti si attestano intorno ai 150 all’anno. La media italiana dal 2001 al 2015 è di 300.
L’Italia è di gran lunga il Paese con la peggior combinazione di pratica ciclistica relativamente moderata e gran numero di morti: la Polonia, con cui ci disputavamo il poco ambito trofeo, ha rivoluzionato la propria sicurezza stradale nell’ultimo quinquennio. La Spagna, vent’anni fa uno dei Paesi meno pedalatori del continente nonostante il mito Indurain, ha cambiato in modo sempre più radicale il proprio codice della strada dal 2001 al 2014, con governi di ogni colore, e nell’ultimo biennio il ciclismo amatoriale ha scavalcato calcio, nuoto e atletica diventato lo sport più praticato nel tempo libero.
L’isteria dei guidatori italiani, sulle strade o in rete, ignora che vent’anni fa la presenza ciclistica sulle strade del Belpaese era quasi doppia e l’auge recente ha recuperato solo parte di quel prezioso patrimonio. Come si circolava allora? E come faranno mai in Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia, Corea del Sud con tre, quattro, dieci volte i ciclisti che ha l’Italia? Saranno tutti in coda, o viceversa la mobilità è molto più fluida ed efficiente per tutti?
Mentre in altri Paesi, come appunto la Spagna, le leggi obbligano i guidatori di veicoli motorizzati a contemplare perennemente la possibilità della presenza di un ciclista per reagire di conseguenza (dal metro e mezzo di distanza obbligatoria per sorpassare, fino ai limiti di velocità ridotti in orari di forti flussi ciclistici, o all’obbligo di considerare il gruppo come un tutt’uno e quindi attendere il passaggio fino all’ultimo ciclista nelle rotonde, e molto altro), in Italia invece non si stimola questa cura costante, per cui il ciclista italico o è invisibile o disturba. Se l’occhio non si abitua a guardare sempre con la massima attenzione per individuare ciclisti, pedoni, motociclisti, insomma, la cosiddetta utenza debole, ebbene la probabilità del “non l’ho visto” incrementa esponenzialmente. Non è un caso: è un evento reso possibile o probabile da un contesto. Magari sei controluce, hai fretta, non vedi bene, e se non c’è niente “di grosso” in arrivo, ti butti. Con l’incuranza di chi non sa o finge di non sapere che sta conducendo, a tutti gli effetti, una potenziale arma omicida.
Il Presidente della Federciclismo dichiara che per Scarponi si è trattato di un “destino scritto male”: ad essere scritto male è il codice della strada italiano. “Si sta lavorando”, dice Di Rocco: ma è in carica da dodici anni e mentre in questo stesso periodo altre nazioni hanno fatto passi da gigante sia nella pratica ciclistica, sia nella sicurezza, noi arranchiamo nella prima e sprofondiamo nella seconda. Se davvero ci si tiene, sarebbe il caso di fare un gesto di rottura e dare le dimissioni, di fronte a un caso così eclatante. Che cosa ha fatto la FCI, ad esempio, dall’incidente gravissimo di Marina Romoli a oggi? Quali azioni concrete, quali proposte, quali pressioni sulla politica? Incrociare le dita, sperando che non accadesse qualcosa di ancora più grave? Con centinaia di morti all’anno non è questione di auspici, è solo una questione di tempo. Il tempo corre, i ciclisti vengono uccisi. E fare ciclismo diventa sempre più duro perché ancor più dei morti è il non sentirsi rispettati che fa crescere, giustamente, la paura. Michele – lo dichiarò – percepiva un aumento dei rischi e dell’aggressività del traffico, ma rimaneva ad allenarsi in Italia perché amava la propria famiglia e perché amava questo Paese: sarebbe ora che il Paese ricambiasse l’amore che Scarponi e i ciclisti e cicliste italiani di ogni età, passione, velocità riversano sulle strade dell’Italia.
Scarponi non era in doppia fila. Non era passato col rosso. Non parlava con un amico. Non era in gruppo. Non era uno “che crede di essere al Giro”, perché il Giro lui sapeva benissimo che cosa fosse. Non era uno “che si compra la bici da corsa poi non la sa guidare”. Non si prendeva rischi. Non faceva il prepotente. Aveva il casco.
E noi non dovremmo più tollerare queste sciocchezze sulle centinaia di ciclisti che come Michele vengono uccisi da mezzi a motore, per poi subire l’insulto di vedersi colpevolizzati senza alcun fondamento logico.
Se l’Italia fosse un Paese al passo con gli altri, almeno cento, centocinquanta, duecento vite di ciclisti all’anno non andrebbero perse. È pura matematica. E magari, tra esse, anche quella di un grande uomo e grande campione come Michele Scarponi. O magari no, magari sarebbero stati altri “i morti in meno”: il rischio è e sarà sempre parte del ciclismo come della vita, ogni ciclista lo accetta. Ma vogliamo davvero tollerare di rimanere con il dubbio che, se solo avessimo costruito una cultura stradale migliore, lui, Michele, come tanti altri, sarebbe tornato a casa leggero sui pedali?

Gabriele Bugada

1 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 6:24:27
2 Daniel Martin (Irl) Quick-Step Floors
3 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky 0:00:03
4 Michael Matthews (Aus) Team Sunweb
5 Jon Izaguirre (Spa) Bahrain-Merida
6 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
7 Michael Albasini (Swi) Orica-Scott
8 Adam Yates (GBr) Orica-Scott 0:00:07
9 Michael Woods (Can) Cannondale-Drapac
10 Rafal Majka (Pol) Bora-Hansgrohe
11 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
12 Domenico Pozzovivo (Ita) AG2R La Mondiale
13 Sergio Henao (Col) Team Sky
14 Rui Costa (Por) UAE Team Emirates 0:00:10
15 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
16 Fabio Felline (Ita) Trek-Segafredo 0:00:14
17 Rudy Molard (Fra) FDJ
18 Julien Simon (Fra) Cofidis, Solutions Credits
19 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal
20 Patrick Konrad (Aut) Bora-Hansgrohe
21 Rigoberto Uran (Col) Cannondale-Drapac
22 Tom Dumoulin (Ned) Team Sunweb
23 Davide Formolo (Ita) Cannondale-Drapac
24 Dylan Teuns (Bel) BMC Racing Team 0:00:24
25 Omar Fraile (Spa) Dimension Data 0:00:28
26 Michael Gogl (Aut) Trek-Segafredo
27 Roman Kreuziger (Cze) Orica-Scott 0:00:34
28 Daniel Moreno (Spa) Movistar Team 0:00:51
29 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:54
30 Diego Ulissi (Ita) UAE Team Emirates
31 Damiano Caruso (Ita) BMC Racing Team
32 Lawrence Warbasse (USA) Aqua Blue Sport
33 Jay McCarthy (Aus) Bora-Hansgrohe
34 Gianluca Brambilla (Ita) Quick-Step Floors
35 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal
36 Simone Petilli (Ita) UAE Team Emirates
37 Enrico Gasparotto (Ita) Bahrain-Merida
38 Warren Barguil (Fra) Team Sunweb
39 Davide Villella (Ita) Cannondale-Drapac
40 Antwan Tolhoek (Ned) Team LottoNl-Jumbo
41 Jacques Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
42 Floris De Tier (Bel) Team LottoNl-Jumbo
43 Igor Anton (Spa) Dimension Data
44 Maurits Lammertink (Ned) Katusha-Alpecin
45 Tom-Jelte Slagter (Ned) Cannondale-Drapac
46 Pavel Kochetkov (Rus) Katusha-Alpecin
47 Sam Oomen (Ned) Team Sunweb
48 Louis Meintjes (RSA) UAE Team Emirates
49 Cyril Gautier (Fra) AG2R La Mondiale
50 Serge Pauwels (Bel) Dimension Data 0:01:00
51 José Gonçalves (Por) Katusha-Alpecin
52 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
53 Jarlinson Pantano (Col) Trek-Segafredo
54 Tanel Kangert (Est) Astana Pro Team 0:01:08
55 Tosh Van Der Sande (Bel) Lotto Soudal 0:01:56
56 Lilian Calmejane (Fra) Direct Energie
57 Enrico Battaglin (Ita) Team LottoNl-Jumbo 0:02:13
58 Pello Bilbao (Spa) Astana Pro Team
59 Jose Rojas (Spa) Movistar Team
60 David De La Cruz (Spa) Quick-Step Floors 0:03:22
61 Stéphane Rossetto (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:03:29
62 Nathan Haas (Aus) Dimension Data 0:03:38
63 Gregor Mühlberger (Aut) Bora-Hansgrohe
64 Tiago Machado (Por) Katusha-Alpecin 0:03:50
65 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert
66 Simon Clarke (Aus) Cannondale-Drapac
67 Stefan Denifl (Aut) Aqua Blue Sport
68 Alex Howes (USA) Cannondale-Drapac 0:04:42
69 André Cardoso (Por) Trek-Segafredo
70 Pawel Poljanski (Pol) Bora-Hansgrohe
71 Nick Van Der Lijke (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij 0:04:50
72 Giovanni Visconti (Ita) Bahrain-Merida 0:05:01
73 Manuele Mori (Ita) UAE Team Emirates 0:05:31
74 Carlos Betancur (Col) Movistar Team
75 Eliot Lietaer (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
76 Dion Smith (NZl) Wanty – Groupe Gobert
77 Yoann Bagot (Fra) Cofidis, Solutions Credits
78 Gianni Moscon (Ita) Team Sky 0:05:35
79 Diego Rosa (Ita) Team Sky
80 Alessandro De Marchi (Ita) BMC Racing Team
81 Bart De Clercq (Bel) Lotto Soudal 0:05:41
82 Fabien Grellier (Fra) Direct Energie 0:06:14
83 Bram Tankink (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:07:27
84 Thomas Sprengers (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise 0:07:40
85 Alexey Vermeulen (USA) Team LottoNl-Jumbo
86 Arthur Vichot (Fra) FDJ
87 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
88 Rúben Guerreiro (Por) Trek-Segafredo
89 Sebastian Henao (Col) Team Sky
90 Mark Christian (GBr) Aqua Blue Sport
91 Anthony Roux (Fra) FDJ
92 Laurens De Plus (Bel) Quick-Step Floors
93 Matej Mohoric (Slo) UAE Team Emirates
94 Guillaume Martin (Fra) Wanty – Groupe Gobert
95 Yukiya Arashiro (Jpn) Bahrain-Merida
96 Sébastien Delfosse (Bel) WB Veranclassic Aqua Protect
97 Tomasz Marczynski (Pol) Lotto Soudal
98 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team
99 Luis Angel Mate (Spa) Cofidis, Solutions Credits
100 José Mendes (Por) Bora-Hansgrohe
101 Paul Martens (Ger) Team LottoNl-Jumbo
102 Tao Geoghegan Hart (GBr) Team Sky
103 Lennard Hofstede (Ned) Team Sunweb
104 Michal Golas (Pol) Team Sky
105 Cesare Benedetti (Ita) Bora-Hansgrohe
106 Amael Moinard (Fra) BMC Racing Team
107 Toms Skujins (Lat) Cannondale-Drapac
108 Benoit Vaugrenard (Fra) FDJ
109 Arnaud Courteille (Fra) FDJ
110 Kevin Reza (Fra) FDJ
111 Rory Sutherland (Aus) Movistar Team
112 Thomas Voeckler (Fra) Direct Energie
113 Jonathan Hivert (Fra) Direct Energie
114 Alberto Losada (Spa) Katusha-Alpecin
115 Ángel Vicioso (Spa) Katusha-Alpecin
116 Jesus Herrada (Spa) Movistar Team 0:07:52
117 Anthony Perez (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:08:41
118 Romain Sicard (Fra) Direct Energie 0:09:15
119 Antoine Warnier (Bel) WB Veranclassic Aqua Protect 0:10:39
120 Bryan Nauleau (Fra) Direct Energie
121 Andrea Pasqualon (Ita) Wanty – Groupe Gobert
122 Perrig Quemeneur (Fra) Direct Energie
123 Gregory Habeaux (Bel) WB Veranclassic Aqua Protect
124 Christophe Masson (Fra) WB Veranclassic Aqua Protect
125 Dries Van Gestel (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
126 Matteo Bono (Ita) UAE Team Emirates
127 Marco Minnaard (Ned) Wanty – Groupe Gobert
128 Odd Christian Eiking (Nor) FDJ
129 Jeroen Meijers (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
130 Tsgabu Grmay (Eth) Bahrain-Merida
131 Pieter Weening (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
132 Matvey Mamykin (Rus) Katusha-Alpecin 0:10:44
133 Guillaume Bonnafond (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:11:32
134 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team 0:13:11
135 Remy Mertz (Bel) Lotto Soudal
136 Aaron Gate (NZl) Aqua Blue Sport
137 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
138 Lukas Pöstlberger (Aut) Bora-Hansgrohe
139 Simon Gerrans (Aus) Orica-Scott
140 Jaco Venter (RSA) Dimension Data
141 Oscar Riesebeek (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
142 Dries Devenyns (Bel) Quick-Step Floors
143 Michel Kreder (Ned) Aqua Blue Sport
144 Romain Guillemois (Fra) Direct Energie 0:13:32
145 Grega Bole (Slo) Bahrain-Merida
146 Pierre Roger Latour (Fra) AG2R La Mondiale 0:13:55
147 Quentin Jauregui (Fra) AG2R La Mondiale
148 Petr Vakoc (Cze) Quick-Step Floors 0:14:09
149 Benjamin Declercq (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise 0:14:41
150 Aime De Gendt (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
151 Rein Taaramäe (Est) Katusha-Alpecin
152 Nicolas Edet (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:15:35
153 Simon Yates (GBr) Orica-Scott 0:16:39

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