EMIRI ANCORA IN FESTA IN CROAZIA, BUON TERZO POSTO PER VINCENZO NIBALI
La seconda tappa del Giro della Croazia prevedeva un arrivo in salita, una perfetta prova per il grande favorito del Giro d’Italia Vincenzo Nibali. Lo Squalo dello Stretto in questa tappa è stato sempre nelle prime posizioni insieme ai suoi compagni, che hanno svolto un grande lavoro in suo favore. La vittoria è andata al corridore di casa del ciclista Kristijan Đurasek , militante nella formaziona araba della UAE Team Emirates, vittoriosa anche nella giornata d’apertura.
La seconda tappa del Tour of Croatia prevedeva la lunga salita finale verso il monte Biokovo, oltre 25 Km da percorrere all’insù, ma a causa del maltempo in mattinata l’organizzazione aveva preso la decisione di anticipare il traguardo di circa 14 Km. Poco dopo il via parte una fuga con cinque corridori, che vengono ripresi definitivamente a circa 18 km dal traguardo. Quattro uomini della Bahrain Merida – Agnoli, Boaro, Pellizotti e Siutsou – sono stati per gran pare della corsa in testa al gruppo a fare l’andatura e controllare la corsa per il loro capitano, Vincenzo Nibali. Iniziata la salita finale, cominciano gli scatti da parte di vari corridori, ma il team del siciliano continua a tenere alto il ritmo, recuperando i vari tentativi di fuga. A circa 12 km dal traguardo si stacca Manuale Boaro, dopo aver svolto un grande lavoro per lo Squalo dello Stretto, che sembra avere una buona pedalata, un buon segno in vista della Corsa Rosa. A circa 4 km scatta Samojlau della CCC, ma il gruppo avanza rapidamente con Pellizotti, che riesce a riprendere il fuggitivo bielorusso. A 1900 m dal traguardo è proprio Nibali a scattare; alla sua ruota si attaccano altri cinque corridori, ovvero il suo compagno Siutsou insieme a Rosòn, Đurasek, Hirt e Grossschartner. Mancano meno di 200 m, si supera l’ultima curva e Đurasek scatta andando a tagliare il traguardo per primo. Lo “Squalo” arriva terzo: il Giro è sempre più vicino e la condizione di Nibali migliora di giorno in giorno, allontanando lo spettro della débâcle vista alla Tirreno-Adriatico.
Giada Gambino