TIRANO – CANAZEI: CUSCINETTO SÌ… MA DI PIETRA!
Ultima frazione di trasferimento per la corsa rosa, ma quella che terminerà ai piedi delle Dolomiti non sarà una classica tappa “cuscinetto”, di quelle che s’inseriscono in mezzo ai tapponi e che di solito sono votate all’arrivo in volata. Il finale progressivamente “salente” e le salite previste nella prima parte del tracciato metteranno fuori causa i velocisti e le loro formazioni dei velocisti e nemmeno le squadre dei big saranno troppo interessate a spremersi quest’oggi: via libera ai fuggitivi, dunque, per un’occasione d’oro per tutti quei cacciatori di tappe che sono finora rimasti a bocca asciutta.
Dicesi tappe cuscinetto quelle frazioni che s’interpongono tra due giornate focali di corsa. In parole povere, una tappa di trasferimento inserita tra due tapponi per permettere di rifiatare e di ricalcolare i propri obiettivi, proprio come accadrà il 24 maggio, quando ci si metterà in sella lasciandosi alle spalle la durissima giornata caratterizzata dalla doppia scalata dello Stelvio e con il pensiero rivolto alle Dolomiti, che saranno teatro di gara ventiquattrore più tardi. Ma stavolta il cuscinetto non sarà affatto morbido e non poteva essere altrimenti, giungendo in una delle più note località dei Monti Pallidi e avendo in programma 219 Km che avranno un aspetto montagnoso nei primi 140 Km. Le difficoltà si esauriranno a quel punto ma, di fatto, la strada poi continuerà a puntare verso l’alto per tutto il tratto restante, su pendenze dolcissime che non si possono definir salita ma che certamente non faranno di questa tappa un’ennesima occasione per i velocisti, di solito protagonisti al traguardo in tappe del genere. A calcare il palcoscenico del Giro oggi saranno i fuggitivi che, proprio per l’impossibilità degli sprinter di primeggiare, avranno ben poche formazioni sguinzagliate al loro inseguimento, principalmente quelle di corridori che rischiano l’uscita dalla momentanea top ten della classifica e che dunque staranno attente che il vantaggio degli attaccanti non assuma dimensioni preoccupanti. Un’opportunità da non perdere, dunque, soprattutto per quei corridori e per quelle squadre che finora sono rimaste a secco di vittorie. Generale, invece, dovrebbe essere il disinteresse delle squadre dei big, che oggi cercheranno soprattutto di non sprecare troppe energie in vista della frazione di Ortisei. Le salite previste in questa tappa, tra l’altro, sono di “ordinaria amministrazione” e potrebbero far male solo se la tappa partirà molto velocemente, anche perché la prima inizierà ad appena 3 Km dal via, quando si lascerà la Valtellina per salire dal versante più impegnativo all’Aprica, stazione di villeggiatura nata “per caso” sull’omonimo passo in seguito ad un incidente capitato a una comitiva diretta a Sankt Moritz e che a causa di un guasto alla loro carrozza fu costretta a una breve vacanza forzata all’Aprica, risultata gradevole al punto che dall’anno successivo ci si tornerà puntualmente. Percorsi gli 11,5 Km al 6,8% dell’ascesa che ricondurrà la corsa rosa in Valcamonica, si completerà la risalita di quest’ultima in direzione del Tonale, toccando i principali centri dell’alta valle del fiume Oglio come Vezza e Temù, sede di un museo dedicato alla “Guerra Bianca” combattuta durante la Prima Guerra Mondiale sul lunghissimo fronte che andava dallo Stelvio fino al Lago di Garda attraversando i gruppi montuosi dell’Ortles-Cevedale e dell’Adamello-Presanella. Dopo la rinomata Ponte di Legno – il cui nome deriva dall’antica denominazione di Dalaunia di queste terre, citate per la prima volta come “Indalaunias” nell’atto di donazione della valle alla basilica di S. Martino di Tours (Francia) da parte di Carlo Magno – il percorso della 17a frazione andrà a raggiungere il suo culmine ai 1883 metri del Tonale, passo che nel 1933 accolse il quarto e ultimo dei traguardi GPM previsti in quell’edizione, la prima nella quale gli scalatori ebbero il riconoscimento di una speciale classifica, non ancora contraddistinta dalla maglia verde e conquistata da Alfredo Binda che quell’anno vinse anche il suo quinto e ultimo Giro d’Italia. Superati gli 8,2 Km al 6,3% del versante lombardo, la corsa entrerà in Trentino sfiorando il sacrario costruito negli anni ’30 dallo scultore bresciano Timoteo Bortolotti per accogliervi le spoglie di oltre 800 soldati caduti durante la Grande Guerra. I successivi 46 chilometri avranno come scenario la “valle dell’acqua”, come si potrebbe chiamare la Val di Sole, il cui nome deriverebbe, infatti, da quello di Sulis, la divinità celtica che diventerà Minerva per i romani e che era qui venerata quale protettrice delle fonti termale della zona, quelle di Peio e Rabbi. I corridori la percorreranno per intero, avendo per lunghi tratti la compagnia della linea ferroviaria a scartamento ridotto Trento-Malè-Mezzana, aperta nel 1909 – è una “coscritta” del Giro d’Italia, quindi –
E percorsa da un trenino che i locali ironicamente ribattezzarono “vaca nonesa” perché il fischio che annunciava il suo arrivo era molto simile a un muggito. Dopo Malè, paese del quale è originaria l’astronauta Samantha Cristoforetti, la corsa rosa giungerà tra i meleti della Val di Non approdando quindi a Cles, centro che ha tra i suoi figli più illustri Maurizio Fondriest e, andando molto più indietro nel tempo, il cardinale Bernardo Clesio, uno dei promotori del Concilio di Trento, evento per il quale tanto si prodigò, ma al quale non riuscì a partecipare perché morì a Bressanone nel 1539, sei anni prima dell’apertura della prima sessione: presso il borgo si trova ancora il castello che appartene al suo casato e che fu costruito a sorveglianza del Ponte Alto, manufatto romanico che collegava Cles al resto della Val di Non e che oggi non è più possibile ammirare poiché sommerso dalle acque del lago artificiale di Santa Giustina, la cui diga fu inaugurata nel 1951 e per molti anni fu la più alta d’Europa.
Al termine dela discesa si attraverserà la Chiusa della Rocchetta, stretta gola al di là della quale si apre la Piana Rotaliana, area del Trentino conosciuta per la produzione del Teroldego Rotaliano, vino il cui nome deriverebbe dal termine tedesco Tiroler gold (letteralmente “Oro del Tirolo”) oppure dalla Teroldola, varietà d’uva che ebbe il suo primo momento di gloria quando fu citata in un documento del Concilio di Trento. La pianura che qui troveranno i “girini” sarà di breve durata perché, una volta attraversato il corso dell’Adige, subito si riprenderà a salire, stavolta diretti in Val di Cembra, culla della dinastia dei Moser, famiglia nella quale sono nati ben 10 corridori che portano questo cognome – il più celebre dei quali è Francesco, vincitore di Giro d’Italia, Milano-Sanremo e record dell’ora nella fantastica stagione 1984 – ai quali si affianca anche il due vincitore della corsa rosa Gilberto Simoni, che dei Moser è cugino di secondo grado. La meta della salita – 8,1 Km al 5,7% – sarà collocata poco oltre Palù, la piccola frazione del comune di Giovo che ha dato i natali non solo ai Moser ma anche all’ex campionessa italiana di lancio del giavellotto Cinzia Dallona. Si scollinerà in frazione Ville, nella quale svetta la torre del cosiddetto “Castello della Rosa”, ma poi la strada continuerà a prender quota risalendo il tratto finale della pittoresca Val di Cembra, percorsa dal torrente Avisio e famosa per le “Piramidi di Segonzano”, pinnacoli di roccia scolpiti 50000 anni dall’azione erosiva delle acque. Altre acque che colorano d’azzurro quest’angolo del Trentino sono quelle del lago di Stramentizzo, bacino realizzato artificialmente nel 1956 sommergendo l’omonimo borgo e che oggi è frequentato dagli appassionati della pesca alla trota iridea. Giunti alle porte della Val di Fiemme inizierà l’interminabile tratto in leggera pendenza che si potrarrà per ben 45 Km sino a Canazei, superando in quest’ultima porzione di gara 634 metri di dislivello, che corrispondo a una pendenza media globale dell’1,4%. Solamente all’inizio di questo tratto questa salita si “concretizza”, esattamente nel momento nel quale si affronteranno i 3,6 km al 5,5% che si concludono alle porte del capoluogo della valle, la cittadina di Cavalese, il cui principale monumento è proprio il palazzo dalla facciata affrescata che accoglie dal 1810 la sede della Magnifica Comunità di Fiemme. Subito dopo Cavalese una lunga porzione di strada priva d’inclinazione attraverserà i centri di Tesero – dal quale parte la ripida strada d’accesso all’Alpe di Pampeago, scoperta dal Giro nel 1998 e alla quale si è poi tornati in altre quattro occasioni – e di Ziano, per poi giungere a Predazzo, località di villeggiatura situata nel punto dove la valle volge bruscamente in direzione delle Dolomiti e dove dal 1920 ha sede la più antica scuola militare alpina del mondo, quella della Guardia di Finanza, ospitata in una caserma che era stata originariamente costruita per i “cacciatori imperiali” dell’esercito asburgico e nella quale ha sede anche il 5° nucleo atleti sciatori del gruppo sportivo Fiamme Gialle, nel quale hanno militato campioni del calibro di Gustav Thöni, Piero Gros, Kristian Ghedina e, in campo femminile, Isolde Kostner e Denise Karbon.
Attraversata Predazzo – nel cui territorio comunale, lungo la strada diretta al Passo Rolle, si trova il Forte Dossaccio, costruito dagli austro-ungarici lungo quello che un tempo era il confine di stato – la strada riprenderà a puntare con dolcezza verso l’alto e, dopo il piccolo abitato di Forno (il cui nome ricorda l’abbandonata attività di lavorazione di una pietra locale, il Bol Ross, dalla quale era estratta una tintura usata come vernice protettiva) il gruppo saluterà la Val di Fiemme e passerà in Val di Fassa, giungendo poco dopo a Moena, località celebre tra gli appassionati di formaggi per il Puzzone DOP e tra quelli del ciclismo per la gran fondo di mountain bike “Val di Fassa Bike” (fino al 2007 nota come “Rampilonga”) e per i due tapponi del Giro che vi furono organizzati nel 1962 e nel 1963 sul medesimo tracciato e che Vincenzo Torriani ribattezzò “Cavalcata dei Monti Pallidi”. Solamente nel 1963 però – quando s’impose Vito Taccone, alla sua quinta affermazione in quell’edizione della corsa rosa – si riuscì ad andare regolarmente al traguardo perché l’anno prima le estreme condizioni meteorologiche costrinsero l’organizzazione a interrompere la corsa in vetta al Passo Rolle, dove fu dichiarato vincitore un altro corridore abruzzese, Vincenzo Meco.
Mentre le Dolomiti si faranno fisicamente più vicine, si giungerà a Vigo di Fassa, una delle principali stazioni di villeggiatura della valle, situata ai piedi del Catinaccio e non distante dalle spettacolari Torri del Vajolet, ai cui piedi giunsero altre due difficilissime frazioni della corsa rosa, entrambe vinta da corridori spagnoli, Andrés Gandarias nel 1976 e Mikel Nieve nel 2011.
Sono immagini di giri passati, recenti e più remoti, che s’affaccerrano alla finestra della memoria nel finale di questa tappa di transizione, in attesa dell’approdo odierno a Canazei e con già l’acquolina alla bocca al pensiero dello spettacolo che il tappone di Ortisei potrà offrire l’indomani. Oggi le Dolomiti faran solo da scenografica quinta, nulla di più.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo di Aprica (1113 metri). Ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valtellina con la Valcamonica tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla SS 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2017, è stata affrontata alla corsa rosa 12 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Sondrio, vinta da Marco Saligari che transitò in testa anche sul valico) e due come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Basso s’impose in rosa nella Trento – Aprica, e al termine della Brescia – Aprica del 2010, vinta da Scarponi). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi, nel corso della tappa Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa del Gavia, Chiesa Valmalenco – Bormio, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Leonardo Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Ivan Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte) , Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano, vinta dallo stesso corridore), l’ucraino Yuriy Krivtsov nel 2010 (passaggio intermedio nella citata tappa Brescia – Aprica), lo spagnolo Pablo Lastras Garcia nel 2011 (tappa Feltre – Tirano, vinta da Diego Ulissi) e Matteo Rabottini nel 2012 (Caldes – Passo dello Stelvio, con Matteo Rabottini primo in vetta e il belga De Gend). Nella tappa Pinzolo – Aprica del 2015, l’ultima volta, ci furono due passaggi, conquistati il primo dal canadese Ryder Hesjedal e il secondo dal vincitore della tappa che vi si concludeva, lo spagnolo Mikel Landa.
Passo del Tonale (1883 metri). Ampio valico prativo aperto tra il Monticello e la Cima di Cadì, costituisce anche il punto di separazione tra i massicci dell’Adamello e dell’Ortles-Cevedale. Sede della principale stazione di sport invernali della provincia di Trento, è valicato dalla SS 42 “del Tonale e della Mendola”, tra Vermiglio e Ponte di Legno. Vi transita il confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. Dal 1933, anno dell’istituzione dei GPM, è stato inserito 28 volte nel tracciato del Giro, contando anche la tappa alternativa che avrebbe dovuto sostituire la Ponte di Legno – Val Martello nel 2013 e sulla quale neppure si potè gareggiare. Il primo a conquistare questa storica vetta fu Binda nel 1933, nel corso della conclusiva Bolzano – Milano, pure vinta dall’asso varesino. L’ultima scalata avvenne nel 2015 durante la tappa Pinzolo – Aprica vinta dallo spagnolo Meana, con il connazionale Rubén Fernández primo sul passo. Il Tonale è stato teatro anche di due arrivi di tappa, conquistati dal colombiano José Jaime González Pico nel 1997 e dall’elvetico Johann Tschopp nel 2010.
FOTOGALLERY
Santuario della Madonna di Tirano
Uno degli ultimi tornanti della salita al Passo dell’Aprica
Scorcio di Temù
Il sacrario del Passo del Tonale
Un piccolo viadotto della linea ferroviaria Trento-Malè-Mezzana: qui siamo all’uscita da Malè
Cles, Castel Cles fa capolino tra i meleti
La Chiusa della Rocchetta
Distesa di vigneti nella Piana Rotaliana
Uno scorcio di Palù di Giovo
Ville di Giovo, Castello della Rosa
Piramidi di Segonzano
Lago di Stramentizzo
Cavalese, Palazzo della Magnifica Comunità
Predazzo, la caserma sede della Scuola Alpina della Guardia di Finanza
Predazzo, Forte Dossaccio
La chiesa di Forno e, sullo sfondo, le Dolomiti
Moena, chiesetta di San Volfango e chiesa parrocchiale di San Vigilio
Il Rifugio Gardeccia, presso il quale si conclusero I due tapponi terminati ai piedi delle Torri del Vajolet
Canazei, chiesa parrocchiale

La conca di Canazei con le Dolomiti sullo sfondo e, in trasparenza, l’altimetria della diciassettesima tappa del Giro 2017 (Google Street View)