VALDENGO – BERGAMO: VIAGGIO NELL’OROBIA FELIX

maggio 21, 2017
Categoria: News

Oggi il Giro farà scalo a Bergamo, cuore di una delle provincie più prolifiche di Giro in virtù via delle ben otto edizioni vinte da corridori provenienti da questa terra. Alle “perle” delle tre vittorie conseguite da Felice Gimondi si affiancano l’affermazione di Antonio Pesenti nel 1932 e le doppiette firmate da Gotti e Savoldelli in tempi più recenti. Non poteva, per questo motivo, essere banale la tappa che vi giungerà e che andrà a riproporre il finale dell’ultima edizione del Giro di Lombardia. Il tracciato non è particolarmente impegnativo ma, se i pretendenti alla maglia rosa avranno voglia di menare le gambe, potrebbe uscirne una giornata importante ai fini della classifica e magari anche spettacolare, come accaduto lo scorso autunno nella “Classica delle foglie morte” vinta dal colombiano Chaves.

Non poteva mancare Bergamo nel percorso del Giro n° 100. In 107 anni di storia la provincia orobica è una di quelle che ha messo in bacheca un numero invidiabiale di affermazioni nella classifica finale della corsa rosa, otto in tutto, che non è record ma quasi. Il primo a portare a casa il Giro era stato l’Antonio Pesenti da Zogno, vincitore dell’edizione del 1932 con quasi undici minuti sul secondo, il belga Demuysere; arriveranno poi le tre vittorie del Felice Gimondi da Sedrina (1967, 1969 e 1976) e quindi, in tempi recenti, le doppiette dell’Ivan Gotti da San Pellegrino Terme (1997-1999) e del Paolo Savoldelli da Rovetta (2002-2005). Meglio hanno fatto solo le province di Torino e Varese, con un bottino di 9 Giri a testa, ma se per un attimo proviamo a immaginare il Giro senza Merckx, vera e propria bestia nera di Gimondi, ecco che il primato bergamasco sarebbe assoluto perché il campione di Sedrina avrebbe fatto sue almeno altre due edizioni della corsa rosa – quelle che lo videro secondo piazzato alle spalle dell’asso belga nel 1970 e nel 1973 – portando a 5 il numero delle sue affermazioni personali, come i grandi campioni del pedale, e a 10 il totale delle vittorie orobiche.
Per tutto questo e anche per la giornata domenicale non poteva essere banale il tracciato della tappa che terminerà nella “città dei Mille”, anche se non è stato allestito un palcoscenico di gara particolarmente impegnativo. Le voci che, mesi fa, cominciarono a girare subito dopo l’annuncio dell’arrivo a Bergamo avevano lasciato intendere che sarebbe stato ricalcato il finale dell’ultima avvincente edizione del Giro di Lombardia e così gli appassionati cominciarono a pregustare un tappone che avrebbe riproposto gli ultimi 100 Km della “classica delle foglie morte” vinta dal colombiano Chaves, con le durissime salite della Valcava e di Sant’Antonio Abbandonato prima e quelle meno impegnative verso Miragolo San Salvatore e Selvino poi, prima del tradizionale finale con la salita verso la città alta. Gli stessi appassionati saranno poi rimasti con l’amaro in bocca nello scoprire, il giorno della presentazione ufficiale della corsa rosa, che non ci sarebbero state le prime due salite, le più ripide, e si sarebbero affrontate solo le rimanenti, collocate al termine di una prima parte di gara totalmente pianeggiante. A ben guardare non si poteva far di più, poiché ne sarebbe uscita una tappa di quasi 260 Km, inserita in un Giro già zeppo di salite e che già di suo supera di una settantina di chilometri il tetto massimo di 3500 Km stabilito dall’UCI. Anche così, comunque, rimane una tappa interessante perché, se affrontata con spirito garibaldino sin dai primi chilometri, una partenza a tutta – come spesso avviene da diverse stagioni a questa parte in quasi tutte le frazioni – potrebbe far giungere qualcuno dei big ai piedi delle due ascese finali con parecchie tossine in corpo. È un po’ quel che faceva Merckx ai suoi tempi, mettendo alla frusta i suoi nei chilometri iniziali per tirare il collo agli avversari prima del tempo e presentarsi poi all’approccio delle salite del finale con molti degli sfidanti già alla frutta.
La tappa che chiuderà il terzo week end in rosa partirà da Valdengo, il centro del biellese che anche tre anni fa ospitò il via di una frazione, quella vinta da Fabio Aru a Plan di Montecampione. Dopo pochi chilometri si tornerà a pedalare sulle strade del vercellese, ritrovando il paesaggio delle risaie dopo il passaggio da Rovasenda, nel cui castello medioevale fu ospite durante i giorni della resistenza il partigiano “Silva”, nome di battaglia dietro il quale si nascondeva il futuro celebre ingegner Paolo Caccia Dominioni. Si supererà quindi il corso del Sesia alle porte di Carpignano, interessante per il suo “ricetto”, borgo fortificato nel quale si trova la romanica chiesa di San Pietro. Prima di lasciare il piemonte, la corsa toccherà Oleggio, dove un altro edificio religioso d’epoca romanica merita la sosta: è l’antichissima Pieve di San Michele, collocata all’interno del cimitero cittadino e che presenta brani d’importanti cicli affrescati in epoca romanica, uno dei pochi giunti fino ai nostri giorni nell’Italia settentrionale.
Attraversato il Ticino su un caratteristico ponte di ferro situato presso la dismessa diga Paladella, dalla quale ha inizio il Naviglio Grande, la corsa farà l’ingresso in Lombardia, dove si percorreranno inizialmente le strade della provincia di Varese che, come rammentavamo all’inizio, è stata ed è ancora oggi terra fertile di campioni del pedale. Si pensi soltanto che sono originari di quest’angolo d’Italia il primo vincitore della corsa rosa (Luigi Ganna) e il primo corridore a vincerne cinque edizioni (Alfredo Binda), anche se il tracciato si terrà lontano dai rispettivi borghi natali (Induno Olona e Cittiglio), percorrendo invece le industriose strade del Basso Varesotto, un’area che riserva anche inattese perle d’arte come i santuari di Santa Maria di Piazza a Busto Arsizio e della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno. Il passo verso la Brianza è breve e i corridori avvertiranno questo passaggio con un mutamento del panorama di corsa, quando le sconfinate estese pianeggianti che caratterizzeranno i primi chilometri lasceranno il posto alle morbide colline tipiche di questo contesto, senza tuttavia affrontarle. Infatti, il percorso rimarrà “aderente” alla pianura ancora per lunghi ttratti e solo saltuariamente l’altimetria si incresperà leggermente, in particolar modo dopo il centesimo chilometro di gara, dopo che la corsa sarà transitata dal centro di Arosio, comune della valle del Lambro che nel 1976, in occasione del terzo e ultimo Giro vinto da Gimondi, ospitò l’arrivo di una frazione che prevedeva la duplice scalata al Ghisallo e che terminò con il successo allo sprint del belga Roger De Vlaeminck proprio davanti al bergamasco. Successivamente il percorso toccherà Renate – paese natale dello schermidore Edoardo Mangiarotti, l’atleta italiano che ancor oggi vanta il maggior numero di medaglie conquistate alle Olimpiadi (6 d’oro, 5 d’argento e 2 di bronzo per un totale di 13) – per poi transitare ai piedi della collina di Montevecchia, verso la quale sale una delle più conosciute e ripide salite della Brianza, quel Colle del Lissolo che è un irrinunciabile “ingrediente” della Coppa Agostoni. È anchè una vera e propria oasi di pace, ben rappresentata dai luoghi di culto che vi si trovano, come il Santuario della Beata Vergine del Carmelo, che offre anche spettacoli panorami sulla Brianza, e il monastero della Bernaga nel quale trascorse gli ultimi anni di vita Mons. Pasquale Macchi, che fu segretario personale di Papa Paolo VI sin dagli anni nei quali il futuro pontefice era arcivescovo di Milano. Superato sul fiume Adda a Brivio quello che un tempo era il confine di stato tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia, i “girini” giungeranno finalmente sulle strade della provincia di Bergamo, ma ci sarà ancora parecchia pianura da “mangiare” prima di arrivare all’appuntamento con le salite odierne. In questi ultimi 25 Km di “tranquillità” ci sarà ancora il tempo per un paio di divagazioni artistiche, quando la corsa transiterà al cospetto della storica abbazia di Pontida – luogo presso il quale il 7 aprile del 1167 si tenne il famoso giuramento che porterà alla nascita della Lega Lombarda, alleanza militare tra diversi comuni della Pianura Padana in opposizione a Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero – e poi lambirà il centro di Almenno San Bartolomeo, nelle cui campagne si trova una delle più pregevoli chiese romaniche della provincia di Bergamo, la Rotonda di San Tomè. Siamo alle porte di casa Gimondi, che da diversi anni abita a Paladina in una spettacolare villa in forma di castello ma che è originario di Sedrina, uno dei primi centri della Val Brembana, collocato all’uscita di una stretta gola che la strada supera con spettacolare serie ponti sovrapposti realizzati tra la seconda metà del ‘400 e il XX secolo. Raggiunta la vicina Zogno, il paese di Pesenti, terminerà il lungo preambolo della pianura e si attaccherà l’ascesa verso i due “Miragoli”, San Salvatore, punto d’inizio della discesa successiva, e San Marco, presso la quale sarà collocato lo striscione del GPM e che, delle due frazioni di Zogno, era un tempo la più celebre per la presenza della famiglia Gritti, che vi fabbricava apprezzatissimi orologi a pendolo d’altissima precisione, mentre oggi la principale meta dei turisti è rappresentata dal venerato santuario della Madonna del Perello. Per arrivar lassù, a 931 metri di quota, i corridori dovranno percorrere 8,7 Km di salita al 7%, numeri che alle soglie della terza settimana di gara potrebbero presentare il conto se qualche corridore deciderà di forzare l’andatura. Bisognerà muoversi ora perché troppo facile sarà l’ostacolo immediatamente successivo, anche – ma era un altro contesto di gara – se Chaves promuoverà l’attacco decisivo proprio lungo i 7 Km al 5,4% che conducono a Selvino, stazione di sport invernali tra le più “comode” d’Italia, distante appena una decina di chilometri dalla pianura padana, della quale sono originarie le ex sciatrici Paoletta e Lara Magoni e dove è in progetto la realizzazione dello Skidome, innovativo impianto sciistico sotterraneo. La panoramica discesa a tornanti su Nembro – spesso oggetto di appassionanti finali di tappa alla oramai “defunta” Settimana Ciclistica Lombarda, organizzato per l’ultima volta nel 2013 – riporterà i corridori a livello della pianura e per una decina di chilometri si ritroverà il “liscio” avvicinandosi al “ruvido” finale sulla Boccola, con la breve ma ripida salita verso Bergamo Alta che dal 1995 caratterizza tutti i finali delle corse con arrivo nella città di Gioppino, 1200 metri nei quali la pendenza media passa da “quota zero” al 7,9%, con un brevissimo tratto in acciottolato e un picco del 12% raggiunto in prossimità dello scollinamento, quando anche la sede stradale decisamente ristretta contribuirà a mettere in fila indiana quel che rimane del selezionato gruppo dei migliori.
Poi il tuffo verso la città bassa metterà il suggello a una tappa di media montagna, che media non lo sarà affatto… e il successo al Lombardia di Chaves, il corridore che concluse l’ultimo Giro d’Italia al secondo posto a 52” da Nibali, la dice lunga.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Cà del Colle (1012 metri). Attraversata nel corso della discesa da Miragolo San Salvatore a Rigosa.

Sella Selvino (941 metri). Vi sorge l’omonima località di sport invernali e mette in comunicazione la Val Seriana con la Val Brembana e la Val Serina. Quotata 948 sulle cartine del Giro 2017, è stata affrontata 4 volte alla corsa rosa, due come GPM di passaggio e altrettante come arrivo di tappa. La prima volta fu scalata nel 1969 nel finale della semitappa Zingonia – San Pellegrino Terme, vinta da Marino Basso dopo che al GPM era transitato in testa Michele Dancelli. Ci si tornerà nel 1976 nel finale della Terme di Comano – Bergamo, vinta in casa da Gimondi con Wladimiro Panizza primo a Selvino. I due arrivi di tappa saranno, infine, conquistati dall’americano Andrew Hampsten nel 1988 (Novara – Selvino) e dall’elvetico Tony Rominger nel 1995 (cronoscalata da Cenate): in entrambi i casi saranno i vincitori di tappa a imporsi, qualche giorno più tardi, anche nella classifica finale della corsa rosa.

FOTOGALLERY

Castello di Valdengo

Castello di Rovasenda

Carpignano Sesia, l’imbocco di uno dei vicoli del ricetto medioevale, lungo il quale si trova la Chiesa di San Pietro

Oleggio, Pieve di San Michele

Il Ponte di Oleggio visto dal punto dove il Naviglio Grande si stacca dal corso del Ticino

Busto Arsizio, Santuario di Santa Maria di Piazza

Saronno, Santuario della Beata Vergine dei Miracoli

Montevecchia, Santuario della Beata Vergine del Carmelo

La celebre abbazia di Pontida

Almenno San Bartolomeo, la Rotonda di San Tomè vista dalla strada che percorreranno I “girini”

I ponti sovrapposti di Sedrina, costruiti in diverse epoche

Miragolo San Marco, visione retrospettiva della chiesa parrocchiale

Uno dei venti tornanti della panoramica discesa da Selvino a Nembro

Bergamo, Porta San Lorenzo e il tratto in acciottolato della salita della Boccola

Bergamo Alta e, in trasparenza, l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2017 (news.fidelityhouse.eu)

Bergamo Alta e, in trasparenza, l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2017 (news.fidelityhouse.eu)

Commenta la notizia