NELLA NEBBIA, PAURA E STANCHEZZA: LA GUERRA MANCATA DEL TERMINILLO

maggio 16, 2010
Categoria: News

Chris Sorensen, privato da un infortunio durante la preparazione della possibilità di dare spessore al ruolo di capitano finalmente concessogli dalla squadra, è quello che ha più fame di tutti in una giornata in cui la stanchezza e la paura impastano le gambe dei protagonisti più attesi. Il danese va in fuga, e quando questa si sgrana emerge solo tra le nuvole del Terminillo. Poche novità in classifica generale.

Foto copertina: Chris Anker Sørensen taglia nella nebbia il traguardo del Terminillo (foto Riccardo Scanferla)

Siamo tornati nei binari consueti del Giro, a coronamento di una prima settimana stravolgente: come da frequente copione, il primo arrivo in salita – benché quest’anno più impegnativo della media – si rivela a conti fatti una piccola delusione.
La tappa si avvia velocissima, sul filo dei 50km/h (ma la media permarrà sempre sensibilmente sopra ai quaranta fino all’erta conclusiva), anche in virtù del controllo serrato da parte dell’Omega Pharma Lotto che trova nella maglia verde di Lloyd un senso per la propria gara, bloccando ogni evasione fino al primo Gpm conquistato in effetti dall’australiano.
Si susseguono poi una raffica di tentativi pressoché individuali, abortiti ogni volta da una Lampre fin troppo spietata; con lo scarso sostegno di una traballante Astana, era ovvio che sarebbe stato impossibile chiudere del tutto la corsa per il resto del percorso, e quindi forse sarebbe stato più opportuno lasciare scientemente via libera a un tentativo ben selezionato. Invece si tenta di stringere il pugno a oltranza, fino a che le forze non vengano meno, consentendo l’involarsi di un tentativo assai pericoloso precipitatosi rapace giù dal Monte Nibbio. Sono ben 17 gli uomini in fuga, tra i quali sono degni di nota Ochoa e Rodriguez in quanto possibili teste di ponte per Scarponi, i giovani e talentuosissimi sudamericani Uran (Caisse) e Sarmiento (Acqua&Sapone), Petrov della Katusha per le sue doti di grande fondista, il capitano designato della Saxo Chris Sorensen, ottimo grimpeur, la coppia BBox con Tschopp e Voeckler, nella quale sarà il secondo a profondere un’enormità di energie a favore del mantenimento delle distanze sul gruppo. Evidentemente mal riposta la fiducia in Tschopp, giusto però provarci nei limiti dei propri mezzi: magari una strategia a due per provare a prevalere sui compagni di fuga, però, sarebbe stata più sensata, anche a rischio di essere ripresi. Unico italiano, il giovane Stortoni della CSF.
Il velocista Hinault prevale in cima alla salita delle Marmore, mentre il distacco oscilla costantemente tra i due e i tre minuti. Dietro tira sempre e solo la Lampre, nella quale si ritira Petacchi per via della bronchite che lo perseguita da diverso tempo: il tempo da lupi (temperature prossime allo zero, pioggerellina, nubi basse con effetto nebbione) che avvolge la vetta scoraggia dall’insistere.
Un vero peccato per Cunego la scarsa assistenza trovata in gruppo: agli uomini di classifica dopo tutto sembra importare poco della tappa, evidentemente contano che se c’è da assestare distacchi essi possano arrivare comunque, o su azioni d’attacco o più probabilmente per cedimenti da dietro. I meno velocisti, tra i quali ovviamente gli uomini Liquigas, possono persino temere che arrivi in cima per primo un gruppetto con tutti i migliori, perché gli uomini più esplosivi raccoglierebbero addirittura abbuoni.
Anche qui è fatale l’alto numero di uomini in fuga: con svariate squadre presenti davanti, si riducono sensibilmente quelle disposte a operare un ricongiungimento per puntare a rimettere in gioco la tappa.
Già sui falsipiani e sugli zampellotti prima del Terminillo l’accordo tra i 17, che capiscono forse anche grazie alle radio di aver ricevuto un più o meno implicito via libera, si incrina. Chris Sorensen prova una, due volte, perseguitato però dalla tenacia di T-Blanc. Davvero peculiare questo eccesso di fiducia nei propri mezzi da parte del danese, disposto a sobbarcarsi ancor più km in solitaria… o è forse sfiducia sulla propria tenuta in salita? Difficile a credersi per l’uomo senz’altro più titolato di quel gruppetto, ma forse dopo l’infortunio nemmeno lo stesso Chris confidava nella propria condizione, che invece si rivelerà straordinaria.

In salita solo scaramucce, fino ai -10km quando l’allungo decisivo viene portato con veemenza impressionante da Stortoni, sul quale a breve si riporta Sorensen. Dietro è Petrov il più lesto a inseguire, senza però riuscire ad agganciare stabilmente la coppia al comando. Gli uomini di Savio forse tentennano meditando su opzioni tattiche diverse che implichino di rifiatare, o forse smeplicemente ne hanno di meno.
In gruppo la Lampre esaurisce definitivamente le proprie forze residue, e al comando si porta l’Astana che però non ha un grandissimo interesse a ricucire: ciò stimolerebbe senz’altro nuovi sommovimenti e attacchi; davanti son ridottissimi i rischi per la classifica. Nel gruppo si nota solo, per onor di cronaca, un allungo di Wegelius.
Sorensen, il volto deformato dalla sofferenza, attacca ancora: Stortoni cede, e la tappa si decide.
In gruppo prevale l’impalpabile fumosità che hanno le nuvole sul Terminillo: spettri, più che arrembanti campioni, propongono scatti accennati, quasi timorosi, immediatamente stoppati dal resto del gruppetto. Gadret, Cunego e Scarponi tra i più attivi, qualche abbozzo anche per Mollema e Garzelli; è però il solo Tondo Volpini, forse da ora capitano di una Cervélo che vede Sastre arenarsi, a riuscire a prendere una dozzina di secondi di vantaggio. Kiserlovski copre bene la Liquigas, stoppando e piazzando qualche accelerazione strategica. Senz’altro conforta un senso di umanità il vedere pagati a caro prezzo gil sforzi di ieri, benché l’idea che sia la paura il fattore più incisivo è confermata dal ritmo che si imprime al gruppetto: come una muta si bloccano collettivamente gli “azzardi” di chi cerchi lo scatto, poi ci si spancia larghi larghi sulla sede stradale a velocità più blande.
Finisce così, con Volpini che anticipa Cunego il quale a propria volta regola la volata di gruppetto. A pie’ di pagina possiamo segnalare i più prevedibili dei cedimenti: Millar pesantemente, meno (resta nei 10) Karpets. Nella nebbia della guerra (qui…mancata), la prima vittima è l’informazione: anche oggi spariscono indicazioni dei distacchi – fors’anche per le ammiraglie – e questo può aver condizionato l’evoluzione della corsa. E le classifiche sono assai carenti a quasi due ore dalla conclusione della competizione…

Gabriele Bugada

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