RISCATTO MOLLEMA A SAN SEBASTIAN
Dopo la delusione del podio sfumato in extremis al Tour de France, l’olandese della Trek-Segafredo si rifà imponendosi per distacco nella Clasica di San Sebastian. Decisivo un attacco nell’ultima discesa, grazie al quale Mollema si è sbarazzato di Gallopin, Valverde e Rodriguez. Fra gli italiani, grande prove di Gianluca Brambilla, 6° a 34’’.
Dopo una prima parte di stagione all’insegna di beffe tremende, con la maglia rosa di Kruijswijk al Giro e il secondo posto di Mollema al Tour sfumati a due tappe dal termine in circostanze sfortunate, il ciclismo olandese può finalmente gioire alla Clasica di San Sebastian. Merito proprio del 29enne della Trek-Segafredo, che, a poco più di una settimana dalla scivolata nella discesa del Mont Bisanne, ha agguantato in terra basca la vittoria più prestigiosa di una carriera costellata soprattutto di piazzamenti.
L’azione risolutiva è nata a 8 km dal traguardo, dopo pochi metri della picchiata che, dai 255 metri di Murgil Bidea (un altro versante della salita di Bordako Tontorra, già affrontata nelle ultime due edizioni, con pendenze ancora più estreme), riportava quel che restava del gruppo a San Sebastian. In testa, in compagnia dell’olandese, si trovavano due ex vincitori della Clasica, Gallopin e Valverde, e Joaquim Rodriguez, che sull’ascesa di Murgil, cucita dal sarto sulle caratteristiche del catalano, era riuscito anche ad assaporare qualche centinaio di metri di solitudine, prima di subire il rientro dei tre avversari.
È doveroso ma ormai quasi superfluo precisare che gli attacchi – almeno quelli con chance concrete di riuscita – si sono concentrati esclusivamente sulla rampa finale: inevitabile, quando si collocano salite con punte del 25% a ridosso del traguardo, peraltro adeguatamente distanziate da qualsiasi altra asperità . Una moda che andrebbe quanto prima invertita, ma che, al contrario, sta trovando nuove e sempre più illustri adesioni, come quella della Liegi-Bastogne-Liegi.
Al di là della fuga della prima ora, inscenata da Moser (Cannondale-Drapac), M. Costa (Lampre-Merida), Lang (IAM Cycling), Van Rensburg (Dimension Data), Roson (Caja Rural) e Chetout (Cofidis), facilmente tenuta sotto controllo dal lavoro congiunto di Sky, Astana e Movistar, la sola offensiva degna di nota, prima degli ultimi venti minuti di gara, è partita a metà della seconda scalata all’Alto de Jaizkibel, ormai relegato ad oltre 50 km dalla conclusione. Il promotore è stato Dario Cataldo, subito marcato da Mikel Landa. Diversi atleti, a più ondate, sono evasi dal gruppo per unirsi alla coppia, ma il drappello così formatosi, comprendente fra gli altri Alessandro De Marchi (unico azzurro presente fra i cinque convocati per Rio presente; gli altri hanno preferito il ritiro di Fiuggi), non è rimasto allo scoperto che per un pugno di chilometri.
La successiva ascesa all’Alto de Arkale è stata contrassegnata dal forcing tutto italiano della Cannondale, operato da Davide Villella prima e Davide Formolo poi. Malgrado la frattura prodotta dalla prima accelerazione, il ritmo impresso non è stato sufficiente a scuotere davvero la corsa; e così il plotone era ancora compatto quando Igor Anton e Paolo Tiralongo, sul breve e pedalabile Alto del Mirador – un tempo designato ad ultimo trampolino utile per scongiurare la volata -, tentato la sortita. La coppia è stata riportata nei ranghi dalla Orica-BikeExchange, emersa a quel punto come nuova guardiana del gruppo.
Il forcing degli uomini in verde e blu, protrattosi fino alle prime rampe di Murgil Bidea, era un chiaro preludio ad un attacco di Simon Yates; ma prima che il fratello del vincitore della passata edizione potesse prendere l’iniziativa, è stato Rigoberto Uran a bruciarlo sul tempo, dando un senso al lavoro profuso in precedenza dai compagni. Sono bastati pochi metri, però, per rendersi conto che l’affondo del colombiano era frutto più di un piano studiato a tavolino che di buone sensazioni del momento, e che l’offensiva avrebbe avuto gittata breve. Yates è stato il primo a rifarsi sotto, rilanciando a propria volta l’andatura, con tutt’altro piglio rispetto al colombiano.
Tuttavia, tanto brillante è stato il salto fuori dal gruppo dell’inglese quanto rapido il declino della sua azione. Rodriguez, che su rampe come quelle odierne continua a sfidare la logica del trascorrere degli anni, è rientrato in poche pedalate, mentre gli altri favoriti, pilotati da Valverde, stabilizzavano il ritardo intorno ai 30-40 metri.
Purito ha preso in mano le redini dell’azione, senza mai chiedere assistenza a Yates, del resto non in grado di fornirgliela. A due terzi circa della scalata, anzi, il britannico si è arreso, lasciando via libera a Rodriguez e venendo ben presto saltato anche da Mollema, Valverde e Gallopin.
I tre hanno acciuffato il battistrada proprio in vista dello scollinamento, dando vita al quartetto di cui si è detto in apertura. La tavola sembrava apparecchiata per una volata ristretta, che avrebbe visto in Valverde il naturale favorito, pronto ad eguagliare il record di tre vittorie in terra basca detenuto da Marino Lejarreta. Saltare ad una simile conclusione, però, significava dimenticare uno dei pochi assiomi del ciclismo contemporaneo: dato un gruppo poco numeroso, in cui siano presenti sia Valverde sia Rodriguez, questi ultimi si preoccuperanno soprattutto di scongiurare il successo del connazionale, e il vincitore sarà pertanto uno degli altri membri del drappello. Il più veloce a rammentare il postulato che fece le fortune di Rui Costa al Mondiale di Firenze – solo per citare il precedente più illustre – è stato proprio Mollema, involatosi all’imbocco della discesa conclusiva.
Beneficiando di un istante di incertezza fra gli ormai ex compagni d’avventura, l’olandese ha costruito in breve un margine di una decina di secondi, lentamente eroso dagli inseguitori lungo il resto della picchiata. Ritrovata la pianura, però, la faida tra i due primattori iberici ha sancito di fatto l’esito della corsa: Valverde e Rodriguez hanno iniziato a guardarsi, fornendo solo saltuariamente collaborazione a Gallopin, a sua volta poco incline a portare in carrozza i padroni di casa fino al traguardo.
I 5’’ che Mollema poteva vantare a 3 km dal traguardo si sono così dilatati fino a lambire i 15 sotto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro. Nulla poteva più fermare la cavalcata del ragazzo di Groningen, quanto mai bisognoso di risultati di prestigio nella fase finale della stagione, dovendosi ritagliare spazio in vista dell’approdo in casa Trek di Alberto Contador. È per lui ipotizzabile un 2017 sulla falsa riga del 2016 di Nibali: gradi di capitano al Giro e ruolo da gregario di lusso, con qualche giornata di licenza a disposizione, al Tour de France.
Poco più indietro, Gallopin regolava allo sprint Valverde, mentre Rodriguez, alla sua ultima uscita nella classica più prestigiosa di Spagna, si defilava per congedarsi dal pubblico basco.
A 34’’ è giunto il terzo gruppetto, la cui volata ha visto prevalere Greg Van Avermaet, l’uomo forse più tifato in assoluto quest’oggi, dopo lo sciagurato incidente che gli negò un successo pressoché acquisito l’anno passato (episodio che è, peraltro, alla base del cambio di percorso dell’edizione 2016, a favore di una strada con carreggiata più larga). Sesto, subito alle spalle del belga, un eccellente Gianluca Brambilla, che per qualche istante, sul Murgil Bidea, aveva illuso di potersi riportare anche sui leader. Potrebbe bastare questo risultato, in ogni caso, per far storcere qualche bocca dinanzi alla scelta di escluderlo dalla selezione olimpica, a favore di un De Marchi che nemmeno nel mese di luglio si è riproposto ai livelli di due anni fa.
Yates, Slagter, Roche e Devenyns hanno completato una top 10 di ottimo livello complessivo, malgrado l’inevitabile impoverimento del lotto partenti provocato dalla prova olimpica, distante una settimana appena.
Da segnalare il rientro in gara di Alberto Contador, a 20 giorni esatti dal ritiro dal Tour. Il fuoriclasse di Pinto ha chiuso 39°, a poco meno di due minuti dal vincitore, dopo aver dato segnali di sofferenza già sull’Arkale. Nulla di preoccupante, in ogni caso: gli occhi del Pistolero, rispetto a quelli di chi si è giocato il successo oggi, sono puntati due settimane più in là , al 20 agosto, quando scatterà da Ourense la Vuelta a España 2016.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo 5:31:00
2 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal 0:00:05
3 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
4 Joaquin Rodriguez (Spa) Team Katusha 0:00:22
5 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team 0:00:34
6 Gianluca Brambilla (Ita) Etixx – Quick-Step
7 Simon Yates (GBr) Orica-BikeExchange
8 Tom Jelte Slagter (Ned) Cannondale-Drapac
9 Nicolas Roche (Irl) Team Sky
10 Dries Devenyns (Bel) IAM Cycling 0:00:37