TOUR DE FRANCE 2016 – LE PAGELLE
luglio 25, 2016
Categoria: Approfondimenti
Faccio affidamento alla bontà dei lettori nel capire la mia difficoltà nel dover scrivere le pagelle del Tour più noioso, banale e soporifero che ricordi. Perciò nei giudizi che trovate di seguito ho tenuto conto non solo delle prestazioni e dei risultati oggettivamente conseguiti dai ciclisti ma anche delle potenzialità rimaste inespresse e quindi delle aspettative andate deluse.
Una cosa, però, mi preme sottolineare: non è la prima volta che in tempi recenti la più grande corsa a tappe, nonché terzo evento sportivo mondiale dopo Olimpiadi e Campionato del Mondo di Calcio, esibisce un’organizzazione, a volte, precaria al punto da mettere a rischio o l’incolumità dei corridori o il corretto svolgimento della prova. Taluni ’spettacoli’, fortunatamente, al Giro non si sono mai verificati.
Christopher Froome: capitano di una squadra apparsa ancora più invincibile rispetto alle passate edizioni, non è mai però sembrato debordante, nonostante la classifica generale finale evidenzi un distacco netto dagli avversari. Di questa sua partecipazione forse si ricorderanno l’invenzione di un nuovo stile per affrontare le discese, grazie al quale ha vinto la seconda tappa pirenaica, e la corsa a piedi verso Chalet Reynard. Voto: 10
Romain Bardet: una partecipazione in linea con i risultati ottenuti nelle passate edizioni fino all’acuto nella penultima tappa alpina, grazie al quale ha scalato la classifica e ottenuto un prestigioso secondo posto nella generale. Qualche anno fa avevo coniato per Bardet e Pinot la definizione di “scalatorino” per indicare un bravo scalatore ma non dotato della potenza per scavare grossi distacchi in montagna. Questo Tour lo ha confermato, perchè mi sembra che un risultato migliore lo stesso Bardet non lo avesse previsto. Voto: 9
Nairo Quintana: aldilà dei timidi allunghi sul Mont Ventoux ha condotto una gara nel più totale anonimato, limitandosi a stare il più possibile incollato alla ruota di Froome. Forse i lunghi mesi di allenamento in Colombia, lontano dalle competizioni, non gli hanno dato la brillantezza necessaria in gara. Tuttavia, l’impressione è che per lui e per la squadra il posto sul podio costituisse un risultato già più che soddisfacente. Voto: 5
Adam Yates: compirà 24 anni i primi giorni di agosto e senz’altro nemmeno lui pensava di poter giungere nei primi cinque al Tour quest’anno. Vincitore a sorpresa di una Classica di San Sebastian e di un Giro di Turchia, è stato a lungo sul podio virtuale per poi pagare un po’ di distacco dai migliori sulle Alpi. Sul podio di Parigi sale comunque come trionfatore nella classifica destinata al miglior giovane. Voto: 9
Richie Porte: finalmente non si è arenato sulle prime montagne e, se non fosse rimasto attardato pesantemente dalla sfortuna nella prima settimana di corsa, avrebbe potuto benissimo salire sul podio e forse insidiare la supremazia di Froome. Rimane a lui l’onore di aver provato in un paio di occasioni a mettere in difficoltà lo strapotere del Team Sky. Voto: 8
Alejandro Valverde: non finisce mai di stupire questo ciclista che, a 36 anni suonati, dopo una primavera corsa da assoluto protagonista con la vittoria alla Freccia Vallone e in una tappa alpina al Giro d’Italia, al termine del quale si è tolto la soddisfazione di salire sul terzo gradino del podio, in questa Grande Boucle corsa in appoggio a Quintana ha sfiorato un paio di volte il successo di tappa ed ha concluso sesto nella generale. Chapeau! Voto: 9
Joaquim Rodríguez: a 37 anni non è più in grado di reggere il ritmo dei migliori in salita, tuttavia riesce – grazie ad una azione coraggiosa nell’ultima tappa alpina – ad aggiudicarsi il settimo posto finale, con lo stesso distacco di Louis Meintjes. Ha annunciato il ritiro a fine stagione e la sua voglia di soffrire in montagna mancherà di certo al pubblico del ciclismo. Voto: 7
Louis Meintjes: dopo aver vinto da quasi sconosciuto la Settimana Coppi e Bartali, dominando l’impegnativa tappa regina, in questa edizione coglie un ottavo posto che, a soli 24 anni, può far sperare in un futuro da vincitore. A differenza del suo coetaneo Yates, il corridore della Lampre ha evidenziato ottime doti da scalatore e di recupero sulle tre settimane. La condotta passiva che ha tenuto in corsa è apparsa più dettata dal timore reverenziale verso i più blasonati avversari che non dalla mancanza di gambe. Voto: 8
Daniel Martin: non gli è mancata la voglia di attaccare ma, non essendo un ciclista da gare a tappe, i suoi tentativi, a volte velleitari, non sono andati a buon fine, come spesso invece gli è accaduto nelle più prestigiose e dure gare in linea. Il nono posto finale non può modificare il giudizio su queste sue caratteristiche tecniche. Sarebbe opportuno nel futuro abbandonare l’idea di curare la classifica generale per concentrarsi sulle vittorie di tappa. Voto: 6
Roman Kreuziger: trovatosi a dover supplire l’assenza imprevista di Contador., dovuta ad una caduta, riesce ad agguantare il decimo posto finale nell’ultima tappa alpina grazie al lavoro eccezionale di un generosissimo e straripante Peter Sagan (allo slovacco Campione del Mondo e vincitore della Maglia Verde Voto: 10 e lode) e alla contemporanea debacle del nostro Fabio Aru (Voto: 4). Voto: 6
Francesco Gandolfi