BIS DI GREIPEL SUI CAMPI ELISI
Il tedesco ripete il successo del 2015 sul traguardo parigino, precedendo Sagan e Kristoff allo sprint. Nessun inconveniente per Chris Froome, che conquista così il suo terzo Tour de France negli ultimi quattro anni, secondo consecutivo. Sul podio, al suo fianco, Bardet e Quintana.
Per la seconda volta consecutiva, la tradizionale volata degli Champs-Elysées sorride ad André Greipel, già vincitore dodici mesi fa su Bryan Coquard. Uno sprint lineare e pulito, quello del tedesco, la cui formazione ha pilotato autorevolmente il gruppo fino ai 600 metri finali, quando è stata soppiantata dal trenino Katusha. Jacopo Guarnieri, in particolare, è riuscito ad imboccare al comando l’ultima curva, a 400 metri dal termine, con Alexander Kristoff ben piazzato alla sua ruota. Il norvegese, che a Berna aveva gettato al vento un successo pressoché acquisito sbagliando completamente il tempo del colpo di reni, è stato questa volta risucchiato molto prima, pochi istanti dopo essere rimasto al vento. Greipel, partito a ruota di Kristoff, è schizzato al comando, e soltanto negli ultimissimi metri Sagan ha abbozzato una rimonta, buona però soltanto per chiudere a mezza bicicletta dal campione nazionale tedesco.
È così sfumata, per lo slovacco, la possibilità di una clamorosa tripla premiazione nella cornice più bella del Tour: l’iridato di Richmond dovrà accontentarsi (fra moltissime virgolette) di maglia verde – con record personale di punti, seconda quota più alta di sempre dopo quella di André Darrigade del 1959, quando per la vittoria si assegnavano però 100 punti – e riconoscimento come supercombattivo della Grande Boucle. Risultati che fotografano solo in parte la grandezza della prova del fuoriclasse di Zilina, capace di entusiasmare prima per la capacità di ragionare fuori dagli schemi sempre più rigidi del ciclismo contemporaneo che per le doti atletiche, pure senza pari in gruppo.
Il principale vincitore di giornata, in ogni caso, non può che essere Chris Froome, che, tagliando il traguardo in parata in compagnia del resto della corazzata Sky, 1’13’’ dopo Greipel, ha messo definitivamente le mani sul terzo Tour de France in carriera, secondo consecutivo. La vittoria forse meno sofferta delle tre, nella quale il keniano bianco non ha nemmeno avuto bisogno di sfoderare prestazioni mostruose in montagna, in mezzo alla mediocrità degli avversari, carenti di gambe e ancor più di coraggio. Al contempo, quello della tripletta è un successo che accresce lo status di Froome ben al di là del mero dato statistico, consegnandoci un corridore che, se in precedenza aveva impressionato per forza e capacità di soffrire, nella Grande Boucle appena conclusasi si è segnalato anche come il più corridore di classifica più fantasioso. L’azione in discesa verso Bagnères-de-Luchon e quella in pianura nella frazione di Montpellier hanno offerto i soli momenti nei quali la lotta per la maglia gialla si è davvero infiammata; azioni che, alla luce dello strapotere messo in mostra a cronometro e del facile controllo esercitato in salita, si sono rivelate a conti fatti non necessarie, ma che proprio per questo risultano per certi versi ancor più encomiabili.
Nessuno degli avversari, del resto, ha provato a scalfire la tranquillità del leader, ad eccezione di Romain Bardet, che, pur dopo una gara nel complesso meno spavalda rispetto alle abitudini, ha comunque guadagnato una meritata piazza d’onore con l’azione in discesa verso Saint-Gervais-Mont-Blanc. Tutti gli altri non si sono spinti al di là di qualche scatto negli ultimissimi chilometri dell’ultimo colle; un atteggiamento rinunciatario giustificato solo in minima parte dallo strapotere del Team Sky, messa del resto in condizione di non deviare mai dal copione a lei più gradito.
Senza voler intentare un processo nei confronti dei corridori, che sono ovviamente sempre padroni di decidere della loro corsa e che non hanno l’obbligo di intrattenere il pubblico a scapito del proprio risultato, occorre riflettere sulle ragioni di uno spettacolo avvilente come quello al quale abbiamo assistito nelle ultime tre settimane, e capire se si tratti di una semplice casualità , prodotta da una tempesta perfetta di favoriti fuori forma, infortuni e altre concause, o se esista la necessità di ragionare più a fondo. Non crediamo che il ciclismo e il Tour de France possano permettersi molte edizioni tanto inguardabili prima che una buona fetta di pubblico decida di rivolgersi altrove per trascorrere i suoi pomeriggi estivi, specie quella di chi si avvicina alla bicicletta in occasione di un paio di corse all’anno.
Se il problema risiede tutto nella pochezza degli avversari di Froome, la soluzione potrebbe venire da sé, attendendo che si affaccino corridori di altro calibro, o semplicemente che quelli già in gruppo tornino protagonisti alla Grande Boucle (pensiamo a Contador e Nibali su tutti). Ci pare tuttavia necessario interrogarsi sul ruolo che giocano in questa strenua difesa del piazzamento, ad esempio, i mefistofelici punteggi UCI, che rendono per molti fondamentale la difesa di una posizione di rincalzo.
Non esente da colpe, a nostro avviso, è anche il tracciato, nel quale la quantità delle tappe di montagna è stata giudicata più importante della qualità . Otto tappe di alta montagna più una cronoscalata costituiscono un menù che pare appetitoso al momento della presentazione, ma che induce spesso a procrastinare ogni iniziativa. Nel caso di questo Tour, i Pirenei sono stati bypassati in vista del Mont Ventoux, quest’ultimo in attesa della cronometro, il Grand Colombier in funzione delle Alpi, queste, infine, perché ormai la classifica era delineata e non restava che combattere per il piazzamento.
Negli ultimi anni, inoltre, il Giro d’Italia si è allontanato almeno in parte da arrivi in salita durissimi, proponendo perlopiù tappe di montagna in cui l’ascesa più impegnativa era seguita da una meno aspra. Una formula che ha favorito le ultime due splendide edizioni della Corsa Rosa, ma che Prudhomme, Gouvenou e compagni hanno totalmente ignorato: tanti arrivi in salita, in media molto duri, narcotizzando ogni possibilità di azione da lontano. Paradossalmente, la politica del risparmio, in materia di salite, è prevalsa soltanto quando si trattava di fornire trampolini di lancio per offensive a lunga gittata: nella frazione di Andorra, quando alla durissima Collada de la Gallina è stato preferito il più breve Beixalis, e in quella di Culoz, nella quale i versanti più ardui del Grand Colombier, capaci di spaccare una corsa quasi per selezione naturale, sono stati chirurgicamente evitati.
Nulla di tutto ciò, in ogni caso, deve sminuire il successo di un Froome che, con il passare del tempo e dei successi, va sempre più allontanando da sé l’aura di corridore costruito in laboratorio secondo il vangelo dei marginal gains, dimostrandosi un corridore a tutto tondo, il più degno di sfilare in giallo a Parigi.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 André Greipel (Ger) Lotto Soudal 2:43:08
2 Peter Sagan (Svk) Tinkoff Team
3 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha
4 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data
5 Michael Matthews (Aus) Orica-BikeExchange
6 Jasper Stuyven (Bel) Trek-Segafredo
7 Ramunas Navardauskas (Ltu) Cannondale-Drapac
8 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits
9 Sam Bennett (Irl) Bora-Argon 18
10 Reinardt Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
11 Davide Cimolai (Ita) Lampre – Merida
12 Daniel Mclay (GBr) Fortuneo – Vital Concept
13 Leigh Howard (Aus) IAM Cycling
14 Maximiliano Richeze (Arg) Etixx – Quick-Step
15 Anthony Roux (Fra) FDJ
16 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Alpecin
17 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Alpecin
18 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNl-Jumbo
19 Michael Valgren (Den) Tinkoff Team
20 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
21 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
22 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff Team
23 Geoffrey Soupe (Fra) Cofidis, Solutions Credits
24 Oscar Gatto (Ita) Tinkoff Team
25 Daniel Martin (Irl) Etixx – Quick-Step
26 Jacopo Guarnieri (Ita) Team Katusha
27 Arthur Vichot (Fra) FDJ
28 Nairo Quintana (Col) Movistar Team
29 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
30 Stef Clement (Ned) IAM Cycling
CLASSIFICA GENERALE
1 Christopher Froome (GBr) Team Sky 89:04:48
2 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:04:05
3 Nairo Quintana (Col) Movistar Team 0:04:21
4 Adam Yates (GBr) Orica-BikeExchange 0:04:42
5 Richie Porte (Aus) BMC Racing Team 0:05:17
6 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 0:06:16
7 Joaquim Rodriguez (Spa) Team Katusha 0:06:58
8 Louis Meintjes (RSA) Lampre – Merida
9 Daniel Martin (Irl) Etixx – Quick-Step 0:07:04
10 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff Team 0:07:11
11 Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo 0:13:13
12 Sergio Henao (Col) Team Sky 0:18:51
13 Fabio Aru (Ita) Astana Pro Team 0:19:20
14 Sébastien Reichenbach (Swi) FDJ 0:24:59
15 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:28:31
16 Pierre Rolland (Fra) Cannondale-Drapac 0:30:42
17 Mikel Nieve (Spa) Team Sky 0:38:30
18 Stef Clement (Ned) IAM Cycling 0:38:57
19 Jarlinson Pantano (Col) IAM Cycling 0:38:59
20 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:42:28
21 Emanuel Buchmann (Ger) Bora-Argon 18 0:47:40
22 Damiano Caruso (Ita) BMC Racing Team 0:48:23
23 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Alpecin 0:52:14
24 Haimar Zubeldia (Spa) Trek-Segafredo 0:53:06
25 Ilnur Zakarin (Rus) Team Katusha 0:56:33
26 Tanel Kangert (Est) Astana Pro Team 1:03:59
27 Rafal Majka (Pol) Tinkoff Team 1:04:25
28 Wouter Poels (Ned) Team Sky 1:06:57
29 Tejay Van Garderen (USA) BMC Racing Team 1:12:06
30 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 1:19:59