LA LUNGA CRONO VERDE, DOPPIO TRIONFO LIQUIGAS
I paragoni motoristici si sono sprecati per una tappa di potenza e velocità : come spesso accade nei Gran Premi la girandola del tempo atmosferico ha condizionato quello cronometrico. Ma la fortuna è una belva che si può tentare di addomesticare: la preparazione meticolosa della Liquigas, il lavoro collettivo di team (a rafforzare la metafora della F1) hanno portato in dote un’inattesa vittoria di giornata e il ritorno della maglia rosa in ogni senso “in Italia”, sulle spalle di Vincenzo Nibali.
Foto copertina: la Liquigas al traguardo di Cuneo (foto Giuseppe De Socio)
Il contrasto più vivido in cui riassumere la giornata è quello che affianca le immagini di una Liquigas che giunge al traguardo con sette elementi, squadra tra le più compatte sotto lo striscione, e il filmato di Vinokourov che nell’ultimo chilometro tenta disperatamente di trattenere attorno a sé gli almeno cinque uomini necessari a far bloccare il tempo. Vinokourov ha sostenuto la prova “a squadre” per così dire quasi da solo, con il sostegno tecnico più sensibile in Grivko: per la maglia rosa si susseguivano trenate in testa protratte anche per un minuto, due o tre volte più lunghe che i compagni; e soprattutto un inesausto incitare, sferzare, che nel finale sembra trascendere in rabbia ma che fino a lì era riuscito a strappare ogni goccia di impegno a una formazione obiettivamente carente in vista di una prova siffatta. Per contro la Liquigas prepara questo impegno da oltre sei mesi, lavorando sulle bici e sulla posizione di ogni singolo atleta fin da ottobre; il percorso pur apparentemente uniforme è stato sezionato e dissezionato, per assegnare a ogni ingranaggio della macchina collettiva un tratto ben definito in cui esprimere al meglio le proprie caratteristiche al servizio del gruppo. Saranno così 38 i secondi che divideranno la squadra della nuova maglia rosa, un Nibali attento e brillante fin dal prologo, da quella della maglia rosa precedente: coronamento, per la Liquigas, di una solidità d’assieme che già aveva pagato ricchi dividendi nel turbinio olandese. Un’infilata di capiclassifica nella quale la rapidità dei mutamenti non ha inficiato bensì esaltato la serie di protagonisti in rosa: Nibali succede a Wiggins, Evans e Vinokourov, dando così un duplice significato al “ritorno in Italia” del Giro.
Proprio Wiggins ed Evans sono tra gli sconfitti di giornata. La sfortuna che dopo il prologo ha colpito l’inglese ha continuato ad aleggiare sul Team Sky, il quale a dispetto dell’onomastica si è visto beffare da un cielo generoso di vento in coda per la Liquigas nel secondo e più duro settore; soprattutto però ha inciso la foratura di Sutton proprio al primo chilometro: con un distacco finale di 13″ questi elementi sono stati senza dubbio decisivi per precludere il secondo successo alla formazione più titolata per questo esercizio. Un secondo posto per altri ottimo è invece deludente per chi mirava senza dubbio alcuno alla vittoria finale, specialmente essendo evaporata ogni chimera di classifica general conclusiva.
Evans, come Vinokourov, è stato leader vero: la BMC però, concentrata per motivi di sponsor sulla California, si è dimostrata davvero inadeguata, assestandosi a 1′20″ dai primi, in una mediocrità da mezza classifica, tra Rabobank e Lampre, che promette ulteriori sofferenze per chi volesse puntare alla maglia rosa.
A questo proposito, una vera valanga di secondi si è abbattuta su Scarponi e Garzelli, le cui squadre si sono rispettivamente classificate quartultima e penultima, con distacchi attorno ai due minuti e mezzo. Uno scossone preventivabile, che per fortuna è attenuato dalla buona condotta dei due fuori dai confini nazionali. Discorso diametralmente opposto per Pozzovivo, perché sebbene la sua squadra – tanto o più inadatta delle altre due citate – si sia mantenuta ai due terzi della classifica, con un distacco di 2′08″, la zavorra per lo scalatore lucano (personalmente in difficoltà fin dall’inizio della prova) si fa abnorme. Un auspicio in più in vista di una terza settimana spettacolare, giacché i potenziali attaccanti dotati di qualità sulle forti pendenze saranno molti e spregiudicati.
Delusione anche per la Garmin ottava a 50″, ma partire con un uomo importante in meno (Vande Velde fratturatosi in Olanda) in un esercizio dimostratosi tanto esigente e selettivo non poteva che rivelarsi fatale. Le traballanti ma vive speranze di Millar di vestire l’unica maglia di GT che non avesse ancora avuto il piacere di indossare sfumano così, a meno di non vederlo protagonista in qualche fuga da lunga gittata durante il prosieguo dela corsa.
Affine il discorso relativo al promettentissimo germoglio australiano Porte: però la Saxo che corre il Giro ha solo il marchio della formazione di Riis, i pezzi da novanta sono in America. Gli organizzatori del Giro dovrebbero ricordarsene in futuro.
Il podio di giornata è completato a 21″ dall’HTC, anch’essi delusi e su due fronti: tre “maglie rosa potenziali” e una tappa appetibile se ne vanno, a continuare una striscia di prestazioni sempre ai margini dell’auspicabile che va avanti fin dal prologo.
Eccellente invece la Katusha, che mantiene Karpets in zone interessanti (arriva quarta a 27″), così come la Cervélo, quinta a 38″, appaiata all’Astana: Sastre viene ben difeso dai suoi scudieri, e addirittura accumula vantaggio su molti avversari.
Su tutti gli altri ben poco da dire e forse poco da chiedere oggi, anche se la presenza dei 3 team francesi negli ultimi 7 posti perpetua i dubbi sulla politica delle convocazioni (sappiamo che diversi team erano presenti di diritto, tuttavia una buona negoziazione avrebbe forse potuto assicurarne la sostituzione con formazioni più motivate e competitive).
Gabriele Bugada