È FINALMENTE IL GIORNO DI NIZZOLO
Il velocista brianzolo, dopo l’ennesima serie di piazzamenti senza vittorie al Giro d’Italia, conquista il tricolore a Darfo Boario Terme, battendo allo sprint Gianluca Brambilla. I due si erano sganciati nella discesa del muro di Cornaleto, all’ultimo giro. Terzo posto per un redivivo Pozzato.
Per Giacomo Nizzolo, forse il corridore in attività con il rapporto più sfavorevole tra podi e vittorie, ogni vittoria ha quasi il sapore di una liberazione. Nemmeno il 2016 è stato l’anno buono per sfatare il tabù probabilmente più sentito dal brianzolo, quello della vittoria al Giro d’Italia, ma ha portato in compenso a Nizzolo la più grande soddisfazione della carriera: il titolo italiano su strada, conquistato, al termine di una corsa poco spettacolare, in una volata a due con Gianluca Brambilla.
Se parliamo di “corsa poco spettacolare”, va precisato, non vogliamo togliere alcunché a Nizzolo, né del resto agli altri protagonisti della corsa, che hanno anzi fatto il possibile per animare un percorso troppo insulso per un campionato tricolore. Il muro di Cornaleto, 500 metri con punte del 18%, poteva anche essere un’asperità degna di designare il successore di Nibali, che ha optato in extremis per la rinuncia alla difesa del titolo; troppa, però, la pianura che appesantiva il circuito, percorso peraltro quattro volte soltanto (cinque, in realtà, le scalate al muro, poiché l’immissione nell’anello avveniva a metà giro), dopo una lunghissima fase iniziale in linea, priva di reali difficoltà.
Proprio nel tratto in linea di cui si diceva è nata, ad una decina di chilometri dalla partenza, la fuga che ha caratterizzato larga parte della corsa, con protagonisti Giorgio Cecchinel (Androni-Sidermec), Davide Leone (D’Amico-Bottecchia), Michele Scartezzini (MG.Kvis-Norda) e Alessandro Tonelli (Bardiani). Il margine dei battistrada non è mai decollato, arrivando al più a superare di poco i cinque minuti, ma riducendosi a due minuti circa già al momento dell’ingresso in circuito.
Il secondo passaggio sul muro è risultato fatale a Leone e Cecchinel, che hanno comunque soltanto anticipato di poco il rientro nei ranghi rispetto agli ex compagni d’avventura, raggiunti una tornata più tardi. Quasi in contemporanea si sono registrate le prime scaramucce in gruppo, con la Lampre – attivissima per tutta la giornata, forte di ben undici uomini – ad alzare il ritmo. Bettiol e Di Sante hanno tentato anche l’allungo, favorendo la formazione di un drappello al quale si sono congiunti De Negri, Frapporti, Conti, De Marchi e Viviani. L’avventura è durata poco, e ai piedi del muro, al momento della penultima scalata, il plotone si è presentato nuovamente compatto.
A provare è stato allora Daniele Colli, il cui eventuale successo, a poco più di un anno dallo spaventoso incidente di Castiglione della Pescaia, al Giro 2015, avrebbe rappresentato senza dubbio la più bella storia raccontabile oggi. Conti, Moscon, Boaro e Brambilla non hanno però dato particolari segni di commozione, marcando stretto il 34enne della Nippo-Vini Fantini.
Nemmeno il quintetto così formatosi è però riuscito a dar seguito all’azione, e così il gruppo, al suono della campanella, era di nuovo forte di (quasi) tutti i suoi elementi.
All’ultimo giro, Giacomo Berlato ha provato a giocare d’anticipo, avvantaggiandosi in un tratto pianeggiante, schiantandosi però contro il vento a sfavore che tormentava i corridori nella seconda parte della tornata, quella del ritorno verso Darfo Boario Terme. Tutto – come ampiamente prevedibile alla luce della pochezza del percorso – si è così risolto tra l’ultima salita e la relativa discesa.
A prendere in testa l’ascesa è stato proprio Nizzolo, che già sulle prime rampe dava la sensazione di salire con agio insospettabile per uno sprinter (anche se i più attenti ricorderanno altre brillanti prestazioni del brianzolo su percorsi anche più selettivi: non ultima quella della Tre Valli Varesine dello scorso anno, chiusa al terzo posto). Oscar Gatto è stato il primo a scavalcare Nizzolo e a tentare l’affondo, trovando la pronta replica di Gianni Moscon. In cima, dove un breve tratto pianeggiante offriva a chi era meno appesantito dalla rampa un’occasione d’oro per il contrattacco, a muoversi è stato Gianluca Brambilla, unico a tenere il passo di Gatto e Moscon insieme a Gavazzi e allo stesso Nizzolo.
Lo scatto non ha portato molto lontano l’eroe della tappa di Arezzo dell’ultimo Giro, ma subito dopo i corridori si sono trovati sotto le ruote la discesa: il terreno preferito di Brambilla, che si è fatto bastare le poche e facili curve della picchiata verso il triangolo rosso per guadagnare una manciata di metri.
Moscon, inizialmente alla sua ruota, aveva finito la benzina; Gatto, lanciatosi in un secondo momento all’inseguimento, ha ridotto il divario fino a sembrare sul punto di colmarlo, prima che un’altra curva pennellata da Brambilla ristabilisse le distanze e spegnesse la rimonta.
È stato allora che Nizzolo, forse presentendo di essere sul punto di cogliere l’ennesimo secondo posto, stavolta alle spalle di Brambilla, ha preso in mano le proprie sorti, lanciandosi in prima persona e in solitaria in caccia del leader.
L’azione è stata coronata dal successo a meno di 2 km dal traguardo, e l’immediata collaborazione nata fra i due ha sancito di fatto la fine delle speranze degli inseguitori. Brambilla ha forse peccato di troppa generosità, accettando un cambio di troppo e ritrovandosi a dover approcciare la volata dalla prima posizione, con il vento in faccia. Una situazione sfavorevole che comunque, alla luce della facilità con la quale Nizzolo ha regolato il rivale, non ha fatto che rendere più facile una vittoria che non sarebbe comunque sfuggita al corridore senz’altro più forte di giornata.
Nella volata dei battuti, è tornato a mettersi in mostra in una corsa di livello Pippo Pozzato, andato a guadagnare il gradino più basso del podio.
Matteo Novarini