MORTIROLO: CARLO MAGNO PRIMO UOMO SOLO AL COMANDO
maggio 6, 2010
Categoria: News
Fu il grande imperatore il primo uomo al comando sul tremendo passo valtellinese, 1216 anni prima del passaggio in testa del venezuela Sierra, primo professionista a scollinarlo. In mezzo anche un passaggio dell’Eroe dei Due Mondi e vien quasi da dire che si fa prima a stilare l’elenco degli italici luoghi dove Garibaldi non sia mai stato. Poi lassù, a 1854 metri di quota ha piantato radici il Giro d’Italia…. da allora sono già passati vent’anni e almeno due generazioni di professionisti hanno avuto l’occasione di misurarsi con le sue pendenze estreme. Ma di chi stiamo parlando? Del Mortirolo, ovviamente.
Il Mortirolo? Mai scalato dal Giro! Il primo grande a scavalcare in testa il passo è stato il venezuelano Sierra? Giammai! Si può salire solo da Mazzo e Edolo? No, ci sono ben nove alternative oltre ai due versanti classici. Concludendo la carrellata sulle grandi ascese del Giro 2006, andiamo anche a scoprire i misteri di quello che, della corsa rosa, è il “monte dei martiri” (nome per nulla fuori luogo, come vedrete).
IL NOME
Innanzitutto, per evitare di generare confusione, spieghiamo subito la questione del nome. Quello che è scalato al Giro non è il Mortirolo ma il Passo della Foppa (1854m), come giustamente segnalato sull’atlante stradale TCI, che però ha sbagliato il chilometraggio del versante di Mazzo, riportando circa 3 Km in meno. Il Mortirolo è altrove. Anzi, ne esistono due, a brevi distanze dal Foppa, come vedrete nell’appendice relativa ai valichi riportata nell’articolo di descrizione della tappa. È invalso l’uso di chiamarlo “Mortirolo” dal nome del sottostante pianoro, dove nel 774 vi si svolse uno scontro tra le truppe longobarde e quelle capeggiate da Carlo Magno, reduce dalla conquista di Pavia. Fu, dunque, il celebre imperatore d’Occidente il primo “dominatore” del valico, che deve il suo nome a quel fatto d’arme: il toponimo deriva, infatti, dall’originale “Monte dei Martiri”. Secondo altri, e queste sono le ipotesi più probabili, il nome deriverebbe dal termine usato nel Medioevo per indicare le zone ricche di acque stagnanti oppure dal latino “monterolum”, col significato di monte poco elevato.
Il toponimo Foppa, invece, significa buca, fossa o concavità.
LA STORIA
Dopo Carlo Magno, bisognerà aspettare quasi 1000 anni per vedere il passaggio di un altro grande personaggio dal Foppa-Mortirolo. Ed anche in questo caso non è un ciclista. Un giorno del 1859 a Tovo di Sant’Agata, sul versante valtellinese, ad Antonio Armanasco (detto “Stefanol”), un adolescente del luogo intento a spaccar legna, si presentò un signore fiero e imponente che gli chiese di accompagnarlo al passo. Ottenuto il permesso dai genitori, “Stefanol” e quell’uomo s’incamminarono per le vecchie mulattiere di Tovo, giungendo prima in territorio di Mazzo e poi al Mortirolo. Quel signore si chiamava Giuseppe Garibaldi. Fino a pochi anni prima il passo era ritenuto, assieme ad Aprica e Tonale, uno dei punti più delicati di contatto tra la Repubblica Cisalpina e l’Impero Austriaco. Altri fatti d’arme avvenuti nella sottostante piana risalgono alla seconda guerra mondiale, quando vi si combatté la “battaglia del Mortirolo”, da molti storici ritenuta la più grande battaglia campale combattuta in Italia da forze partigiane.
Le “battaglie” ciclistiche sono, invece, cominciate nel 1990, anno del primo passaggio del Giro d’Italia, che da allora ha proposto il Mortirolo in nove occasioni: a domare il mostro valtellinese sono stati il venezuelano Leonardo Sierra nel 1990 (tappa Moena – Aprica, vinta dallo stesso Sierra), Franco Chioccioli nel 1991 (prima scalata dal versante di Mazzo, tappa Morbegno – Aprica, identico vincitore), Marco Pantani nel 1994 (tappa Merano – Aprica, idem), Ivan Gotti nel 1996 (tappa Cavalese – Aprica, idem) e nel 1999 (tappa Madonna di Campiglio – Aprica, primo al traguardo lo spagnolo Roberto Heras), Wladimir Belli nel 1997 (tappa Malè – Edolo, primo il russo Pavel Tonkov), Raffaele Illiano nel 2004 (tappa Bormio – Presolana, primo Stefano Garzelli), Ivan Basso nel 2006 (tappa Trento – Aprica, idem) e lo spagnolo Antonio Colom nel 2008 (tappa Rovetta – Tirano, vinta da Emanuele Sella).
LA SCALATA
Il versante più celebre del Mortirolo è quello che sale da Mazzo di Valtellina, borgo agricolo tra i frutteti (soprattutto meleti). Tra i suoi monumenti c’è la torre di Pedenale, nei boschi sopra Mazzo. Era parte di un vasto complesso, appartenuto ai Venosta e smantellato dai Grigioni nel 1526, posto a guardia delle vie che conducevano al Mortirolo. Infatti, sarà lambita, con l’omonima contrada fortificata, dalla strada che sale al passo, una delle più ripide d’Italia. C’è di peggio, comunque: dallo stesso Zoncolon all’altoatesino Edelweiss, passando per le ascese venete della Bocca di Forca e della Punta Veleno, mentre il non plus ultra è rappresentato dalla proibitiva strada della “Scanuppia” (anche perché è effettivamente proibito percorrerla in bici), vicino a Rovereto.
Preso da Mazzo, il Mortirolo presenta 12,4 Km d’ascesa, 1310 metri di dislivello e una pendenza media del 10,5%, con una punta massima del 18%. L’inizio dell’ascesa è a quota 542m, 400 metri oltre il centro di Mazzo. Dopo uno strappo di poco più di centro metri, comunque già impegnativo (8,6% la media), la strada perde quota per 200 metri. Si riprende a salire a quota 551m e, da questo punto in poi, non concederà più soste. Con 200 metri d’ascesa al 7% si raggiunge il bivio che è tradizionalmente preso come punto d’inizio del Mortirolo. I successivi 2,7 Km, che presentano una pendenza media del 9,4% e si concludono nella contrada San Matteo, presentano i primi tratti veramente difficili, 0,5 Km all’11,4%, seguiti da 0,3 Km al 13%. Subito dopo, però, appena prima di giungere in San Matteo (da vedere l’omonima chiesetta, da poco restaurata), s’incontra il punto più facile di tutta la scalata, altri 300 metri, ma caratterizzati da una pendenza media del 5,2%. Gustatevelo perché proprio adesso inizia il troncone più duro dell’ascesa: salendo attravero le frazioni Termen e Viez, si superano 374 metri di dislivello nel volgere di 2,8 Km. Ne risulta una pendenza media da urlo: 13,4%! È facile intuirlo: è in questo frangente che si tocca la punta massima del 18%. Accade nei 400 metri che precedono il passaggio da Termen, dove la media si attesta al 14,6%. Superata quota 1200m sembrerà di pedalare sul velluto, dopo cotanto ascendere. In realtà la pendenza è sempre a due cifre (0,9 Km al 10,5%) e poi la strada ripiglia a salire duramente per un altro chilometro, dove la media risale brutalmente al 13,1%. I successivi 1000 metri sono gli ultimi veramente impegnativi, caratterizzati da una media dell’11,6%: nei restanti 3,5 Km la salita diventa un pochino più umana, con una media del 9,1% e sporadici strappi a due cifre di pendenza. Con 400 metri al 9,4% si raggiunge il bivio dove giunge, da sinistra, il versante che sale da Grosio, asfaltato da non molti anni. Dopo 1,6 Km al 9,1%, all’altezza del bivio per la località Loop il Mortirolo torna a ruggire, anche se a fasi alterne: 400 metri all’11,7%, 300 “facili” metri al 7,4%, 200 metri all’11,5%, 300 metri al 6,3% e la coltellata finale, i cento metri al 13% che precedono la volata per il GPM. Gli ultimi 150 metri, infatti, ha una pendenza “solo” del 5,3%.
I MILLE VERSANTI DEL MORTIROLO
Oltre a quello di Mazzo e Edolo, è possibile ascendere al Mortirolo da altri nove versanti, tra facili e difficilissimi, diretti e meno diretti. C’è n’è anche uno per gli amanti delle “ruote grasse”.
Edolo (via diretta): è il versante più celebre dopo quello di Mazzo. Si sale al passo in 17,2 Km, transitando per il centro di Monno. La pendenza media è del 6,9%, il tratto più duro è costituito dagli ultimi 2,7 Km, caratterizzati da una media dell’8,5% e da uno strappo di mezzo chilometro al 10,2%
Grosio: si tratta del versante più recente, asfaltato da pochi anni. Dal ponte sul fiume Adda al passo, sono 14,6 i chilometri d’ascesa, caratterizzati da una pendenza media dell’8,3% e dall’alternarsi di tratti pedalabili ad altri durissimi. Particolarmente violento l’abbrivio: i primi 3 Km hanno una pendenza media dell’11,1%. Il tratto finale è in comune al versante che sale da Mazzo
Tovo di Sant’Agata: è il versante sterrato del Mortirolo. In pratica si tratta della strada che fu percorsa da Garibaldi e “Stefanol” nel 1859. Sistemata nel 1980, la salita termina sfociando sulla panoramica strada di cresta Aprica – Mortirolo, descritta più sotto.
Tirano: altro versante recente, che fino a poco tempo fa presentava, nel finale, pochissime centinaia di metri su fondo sterrato. L’ascesa, che transita per la località Cologna, misura 14,5 Km, termina a quota 1754m e presenta una pendenza media dell’8,9%, con alternanza di tratti pedalabili e durissimi. Conclusa l’ascesa, si sbocca sulla strada di cresta Aprica – Mortirolo. In pratica, è la strada che al Giro 2010 sarà affrontata in discesa, dopo aver superato il GPM di Trivigno.
Stazzona (via Santa Cristina): partendo da Stazzona, frazione di Villa di Tirano, è possibile abbinare la conquista del Mortirolo a quella di un altro valico, il Santa Cristina (1427m). La salita a quest’ultimo, seguendo per un brevissimo tratto la SS 39 diretta all’Aprica, prevede 12,5 Km d’ascesa, con una pendenza media dell’8,2%. Durissimo il tratto che precede il Santa Cristina (l’ultimo chilometro sale all’11,3%), scollinato il quale s’incontra la strada di cresta Aprica – Mortirolo.
Tresenda (via Aprica): salire da Tresenda comporta raggiungere il Passo dell’Aprica (1173m, 12 Km al 6,5%), scendere per circa 1,5 Km verso Edolo e poi imboccare la strada di cresta Aprica – Mortirolo. È, inoltre, possibile “mixare” i due versanti appena descritti e salire al Santa Cristina da Tresenda (13 Km al 7,9%).
Edolo (via SS 39): in questo caso si tratta di percorrere il versante più facile dell’Aprica fino al bivio posto 1,5 Km prima del passo, per poi svoltare a destra e imboccare la strada di cresta Aprica – Mortirolo. Fino all’Aprica sono 15 Km al 3,3%, ma c’è la possibilità di salire per la ripida strada parellela che sarà affrontata nel finale della tappa Brescia – Aprica del Giro 2010
Edolo (Monte Padrio): è sicuramente il versante più duro per ascendere al Mortirolo, dopo quello di Mazzo. Nel tratto iniziale si segue la statale dell’Aprica fino alla località Lombro. Abbandonata la SS 39, si sale ripidamente fino a quota 1825m, dove si sbuca sulla strada di cresta Aprica – Mortirolo. L’ultimo tratto misura 9,4 Km e presenta una pendenza media del 9,8%, con parecchi picchi a due cifre (massima del 20% al Km 2,7). Da anni, in molti auspicano un suo inserimento nel percorso del Giro, magari in abbinamento al Mortirolo.
Strada di cresta Aprica – Mortirolo. Si tratta di un percorso altamente spettacolare. La strada, stretta ma asfaltata, si svolge sulla cresta che separa la Valtellina dalla Val di Corteno, laterale della Valcamonica. L’unico grosso centro abitato toccato è la località turistica di Trivigno, dove si tocca la pendenza massima dell’itinerario (14%). La strada misura 27 Km (calcolati dal bivio sotto il passo dell’Aprica), dei quali 16,5 Km di salita, in tre tratti. Il primo termina a quota 1867m, presso la vetta del Monte Padrio e prevede 13,5 Km al 5,3%. Dopo 2,3 Km di discesa (media del 3,2%), si affronta il secondo tratto in salita, 1200 metri al 6,5%. Un altro chilometro di discesa (4,6%) e poi si affronta l’ultima salita, che tocca la quota massima di 1930m: sono 2 Km al 5,3%, con i mille metri finali al 7,5%. Da questo punto al Mortirolo mancano 7 Km, tutti pianeggianti (a parte i 900 metri finali, in discesa al 4,9%).
“La “direttissima del Mortirolo”: è l’ultima scoperta, in ordine di tempo. Si tratta di una stradina che parte nel centro di Mazzo e taglia il primo tortuoso tratto del Mortirolo, rendendo la salita più breve ma più micidiale. Questa variante confluisce sulla strada principale dopo 2,5 Km, nei pressi della chiesetta di San Matteo, e presenta una pendenza media complessiva dell’11% ma va anche considerato che i 300 metri che precedono il ricongiungimento sono quasi pianeggianti. Fino in vetta la salita risulta lunga 11,8 Km e la media si attesta sull’11,1%.
Mauro Facoltosi
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