BRESCIA – APRICA: MORTIROLO, BASTA LA PAROLA
Il Giro è arrivato alla stretta finale, due giornate che effettivamente rischieranno di stritolare i muscoli dei “girini” sopravvissuti alle difficoltà finora affrontati. Oggi toccherà al Mortirolo il compito di “separare le capre dai cavoli” e ci riuscirà, come solo lui sa fare, falcidiando il gruppo con i suoi 12,8 Km al 10,1%. Dopo un decennio, inoltre, si ricomporrà l’accoppiata vincente col Valico di Santa Cristina, un binomio micidiale, che nel 1994 lanciò nell’orbita dei grandi del ciclismo il giovane Marco Pantani.
C’è il Mortirolo e abbiamo detto tutto. La tremenda ascesa valtellinese basta da sola a nobilitare una frazione della corsa rosa e c’è da starne certi che registreremo gran selezione al termine della Brescia – Aprica, il primo dei due grandi tapponi che decreteranno le gerarchie definitive del Giro d’Italia. Con l’eccezione delle scalate proposte nel 1990 (nell’edizione del debutto si salì dal versante più facile, nel finale della Moena – Aprica) e nel 2004, vanificata da un tracciato che la collocava ad appena 40 Km dal via della Bormio – Presolana, la salita al Mortirolo ha sempre lasciato un’indelebile impronta sulla classifica. Anche quest’anno si annuncia una grande giornata di ciclismo, foriera di ribaltoni in classifica anche perché sarà riproposta la tremenda accoppiata con il Valico di Santa Cristina, più impegnativo rispetto al passato poichè gli organizzatori ne hanno prolungato la scalata introducendo l’inedita appendice verso Trivigno. E siccome non c’è il due senza il tre, in aggiunta si dovrà andare a superare, e per ben due volte, un’altra novità, un piccolo muro scovato in una strada parallela al solito itinerario d’accesso all’Aprica, per l’ottava volta proposta come traguardo di tappa.
Questa delicatissima tappa presenterà tutte le difficoltà concentrate nella seconda metà mentre i primi 100 Km si risolveranno in una lenta marcia d’avvicinamento al gran finale: in previsione di quanto si dovrà andare ad affrontare è impensabile – anche se non impossibile (l’anno scorso si viaggiò a 50 orari nelle prime fasi della Cuneo-Pinerolo) – che il gruppo interpreti al massimo i chilometri iniziali.
Lasciata Brescia il tracciato della 19a frazione si porterà verso il lago d’Iseo, raggiungendone le rive dopo aver toccato il centro di Provaglio d’Iseo, paese natale dei Gavazzi, noto anche per le sue torbiere (riserva naturale) e per il monastero di San Pietro in Lamosa, fondato dai cluniacensi nel 1083. Il tratto rivierasco misurerà una ventina di chilometri e sarà meno complicato rispetto a quello affrontato il giorno precedente sulla Gardesana. Si dovranno, infatti, superare solo 5 gallerie scavate nella roccia, a tutto vantaggio dell’occhio che potrà godere del panorama sul Sebino e su Montisola, la più grande isola lacustre d’Europa assieme alla svedese Visingsö. Il nome ben identifica l’isola, che appare con la vetta d’una montagna semisommersa, al cui culmine si adagia dal XIII secolo il santuario della Madonna della Ceriola, mentre il principale monumento dell’isola è la Rocca Oldofredi.
Giunti all’estremo meridionale del lago il Giro farà il suo ingresso in Valcamonica, seguendone costantemente la strada di fondovalle sino a Edolo. Dopo un fugace sconfinamento in provincia di Bergamo, giusto per il passaggio da Costa Volpino e Rogno, si tornerà nel bresciano e ci si porterà nel principale centro della valle, il vasto comune che ha in Darfo il capoluogo mentre il vero e proprio cuore pulsante delle attività è costituito dalla nota frazione di Boario Terme, presso la quale sono sfruttate sin dalla metà del XIX secolo sorgenti d’acque ricchissime di sali minerali (soprattutto ferro).
Si solcheranno strade spesso frequentate dalla corsa rosa, poiché conducono ai piedi di celebri ascese come il Montecampione (che ha reso onore al suo nome favorendo le vittorie di fuoriclasse del calibro di Hinault e Pantani), il Passo del Vivione e il Croce Dominii (toponimo da scriversi correttamente con la doppia i finale), che a suo tempo fece tribolare non poco un certo Eddy Merckx. Questa salita ha inizio nel cuore di Breno, il principale comune della media valle, dal quale i “girini” transiteranno a una settantina di chilometria dal via. Poco più avanti si giungerà a Capo di Ponte, centro tre volte meritevole di una sosta, per visitarvi l’antichissima Pieve di San Siro, il monastero di San Salvatore e, soprattutto, il “Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane”, 30 ettari di massi incisi tra il periodo dell’epipaleolitico e l’età medievale, primo dei 44 siti italiani, in ordine di tempo, a essere stato insignito della denominazione “Patrimonio dell’Umanità” da parte dell’UNESCO (1979).
Giunti a Edolo si salirà una prima volta all’Aprica, permettendo così ai corridori di prendere le misure del muro che si dovrà affrontare anche nel finale, al termine di un circuito d’alta montagna lungo poco più di 80 Km. Tagliata la linea d’arrivo si scenderà per poco più di 6 Km sul versante valtellinese, per poi andare a imboccare i duri 7000 metri (media del 9,3%, massima del 14%) che condurranno al Valico di Santa Cristina, ascesa che nel 1994 riuscì a mandare in “apnea” Miguel Indurain, piegato da un ennesimo scatto di Pantani al punto che al navarro, come racconterà lo stesso corridore nelle interviste del dopo-tappa, si appannerà addirittura la vista. Giunti nel luogo dove tradizionalmente si transitava sotto lo striscione del GPM si svolterà a sinistra e, imboccata la strada panoramica che permette di raggiungere direttamente il Mortirolo dall’Aprica, la si seguirà per 4 facili chilometri (media del 4,5%), interrompendo la scalata a 1608 metri di quota, poco sotto l’abitato di Trivigno. È la più elevata frazione del comune di Tirano, verso il quale ci si dirigerà con una delle discese più impegnative e tecniche del Giro 2010, una dozzina di chilometri completamente asfaltati da non molti anni, ripidi e caratterizzati da parecchi tornanti.
Un tratto in falsopiano di circa 3 Km farà da “separè” tra la fine della discesa da Trivigno e l’attacco del Mortirolo e percorrendolo si transiterà per Tovo di Sant’Agata, antica base del passo più duro d’Italia. Da questo paese partiva la mulattiera diretta al Mortirolo e che fu percorsa nel 1859 da Giuseppe Garibaldi, giunto in Valtellina a capo dei “Cacciatori delle Alpi” per attaccare gli austriaci. Oggi questo itinerario è stato sistemato e costituisce un’impegnativa variante al già durissimo versante di Mazzo, accompagnando l’insidia delle pendenze elevate a quelle del fondo sterrato. L’eroe dei due mondi non aveva a sua disposizione una bicicletta, a differenza dei corridori che, salendo dal versante “moderno” di Mazzo, saranno impegnati per non meno di 42′40″, sempre che non sia battuto il record della scalata fatto stabilire l’8 giugno 1996 da Ivan Gotti.
Terminata la discesa e ancora sfiorata, toccata e fuga, la Valcamonica, da Edolo ci si rilancierà su per la valle di Corteno, tornando ad affrontare il muro tra Edolo e Santicolo, il mezzo chilometro al 13,8% che va a impreziosire i complessivamente pedalabili 13 Km conclusivi, caratterizzati anche dal traguardo volante posizionato nel cuore di Corteno Golgi, uno dei principali centri della valle. È la patria dell’illustre scenziato Camillo Golgi – che con Carducci fu il primo italiano a essere insignito del Premio Nobel (1906, per i suoi studi sull’istologia del sistema nervoso) – e si apre allo sbocco delle collaterali Valli di Sant’Antonio, piccola ma incantevole riserva naturale.
Ritrovata la strada “maestra” per l’Aprica, nel finale le energie in evitabile calando – nonostante pendenze che si affievoliranno man mano che ci si avvicinerà al traguardo – ergeranno in cattedra, scaglionati nelle singole fatiche, i migliori interpreti della 93a edizione del Giro d’Italia.
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Breno (342m). Vi sorge l’omonimo centro.
Passo di Aprica (1113m). Ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valtellina con la Valcamonica tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla SS 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2010, è stata affrontata alla corsa rosa 8 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Aprica vinta da Marco Saligari) e una – come accadrà quest’anno – come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Bassso s’impose in rosa nella Trento – Aprica). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi, nel corso della tappa Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa del Gavia, Chiesa Valmalenco – Bormio, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Leonardo Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Ivan Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte) ed Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano).
Valico di Santa Cristina (1427m). Si trova nei pressi della congiunzione delle strade che salgono a Trivigno da Tresenda e dall’Aprica. Il Giro l’ha affrontata tre volte, sempre in abbinamento al Mortirolo e sempre in occasione di frazioni terminate nella vicina Aprica. Anche per questo l’uomo primo al comando sul GPM è risultato poi il vincitore della tappa: Franco Chioccioli nel 1991 (il primo anno si salì dal versante più facile, tappa Morbegno – Aprica), Marco Pantani nel 1994 (Merano – Aprica) e lo spagnolo Roberto Heras nel 1999 (Madonna di Campiglio – Aprica).
Passo della Foppa (1852m). È il valico comunemente identificato come Mortirolo, attraversato da una strada provinciale che mette in comunicazione Monno con Mazzo di Valtellina. Sulle cartine del Giro è quotato 1854 metri. In realtà, il vero Mortirolo si trova altrove. Anzi, ne esistono due, il Passo del Mortirolo-Nord e il Passo del Mortirolo-Sud, entrambi alti 1896 metri. Il primo si trova a nord est della Foppa ed è raggiunto da una strada sterrata a fondo cieco, che si stacca dal tratto terminale del versante Edolo / Monno – Foppa; il valico sud, invece, è toccato da una strada di cresta asfaltata che permette di raggiungere la Foppa direttamente dall’Aprica, passando per Trivigno. Per i passaggi della corsa rosa vi inviamo all’apposito articolo.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: salendo al Mortirolo (www.math.ethz.ch)