GUILLESTRE – SANT’ANNA DI VINADIO: E IL GIRO BUSSÒ ALLE PORTE DEL CIELO

maggio 28, 2016
Categoria: News

Estrema occasione per gli scalatori, che oggi avranno dalla loro parte due autentici “moloch” alpini, i colli della Bonette e della Lombarda. Entrambi inediti per la corsa rosa, non presentano in nessun caso pendenze estreme, ma costringeranno i big a dar fondo alle energie residue a causa dei loro numeri di tutto rispetto, che avranno il corpo di chilometraggi infiniti, di dislivelli imponenti e di quote d’altissima montagna. La partenza sarà in salita con il Vars: è una giornata che potrebbe riservare clamorosi ribaltoni!

Sarà quasi come toccare il cielo con un dito, prima salendo a sfiorare uno dei punti più elevati dell’intera rete stradale alpina e, infine, bussando alle porte di uno dei più alti santuari mariani delle Alpi. Ma non sarà certamente una giornata paradisiaca quella che si vivrà sabato 28 maggio 2016 tra Francia e Italia poiché alla vigilia della conclusione andrà in scena una delle frazioni più dure e intense del Giro d’Italia, che può essere paragonata a quella della Val Martello affrontata nel 2014, che proponeva uno dietro l’altro il Gavia, lo Stelvio e la lunga ascesa finale, il tutto concentrato in 139 Km, con 60,5 Km complessivi d’ascesa e 4267 metri di dislivello totali, pari a una pendenza media globale del 7%. La tappa di Sant’Anna di Vinadio sarà leggermente più breve (134 Km), avrà praticamente lo stesso dislivello – con un “gap” per difetto di appena 4 metri – e 2 Km d’ascesa in più e ciò vuol dire una pendenza media globale inferiore (6,8%). In pratica, però, sarà molto più probante perché rispetto all’altra, che fu inserita all’inizio della terza settimana, questa arriverà al penultimo giorno di gara e, dunque, in un momento nel quale più o meno tutti avranno dato fondo alle energie. Oltre alla successione dei colli, fortunatamente intervallati da tratti nei quali rifiatare, ci sarà poi un altro fattore da tenere in conto ed è quello dell’ampiezza delle strade sulle quali si pedalerà sino al momento del rientro in territorio italiano, vale a dire sino alla cima del Colle della Lombarda, piazzata a 10 Km dall’arrivo: è risaputo che le carreggiate ampie tendono a “ingannare” l’occhio e far intendere pendenze più lievi rispetto alla realtà, un errore nel quale è più facile incorrere alla fine di un grande Giro, quando oltre ad un sacco di energie fisiche se ne sono spese parecchie anche a livello mentale. E, come la tappa della Val Martello “decollò” col Gavia, anche questa frazione partirà in salita, dalla cittadina di Guillestre – un tempo circondata da mura delle quali rimangono quattro porte – verso i 2108 metri del Col de Vars, storico valico che il Tour de France ha inserito 33 volte nel tracciato ma che negli ultimi anni era caduto nel dimenticatoio se si pensa che l’ultimo passaggio della “Grande Boucle” risale alla tappa Draguignan – Briançon affrontata nel 2000, ben 16 anni fa. Per arrivare lassù i “girini” dovranno, una volta transitati sotto l’arco del “chilometro 0”, affrontare 18,2 Km d’ascesa al 6%, non continua perché un tratto di quasi 4 Km privo di pendenza la spezza in due tronconi, il secondo dei quali prevede il passaggio dall’omonima stazione invernale, una delle principali al mondo per la pratica del chilometro lanciato: famosa in particolare è la pista della Chabrières, sulla quale il 4 aprile del 2005 l’italiano Simone Origone ha battuto il record mondiale della disciplina (già da lui detenuto) scendendo alla vertiginosa velocità di 252,632 Km/h. Sfiorata la piccola cappelletta dedicata alla Maddalena, situata poco oltre lo scollinamento del Vars, la prima delle tre discese di giornata condurrà il gruppo nella valle del fiume Ubaye (ideale per la pratica del kayak e del rafting), situata in una posizione che nel corso dei secoli fu individuata dall’uomo come militarmente strategica e per questo dotata di importanti fortificazioni giunte ai nostri giorni, come la Ridotta di Berwick, progettata dal celebre Vauban a Saint-Paul-sur-Ubaye, e il Forte di Tournoux, che fu soprannominato la “Versailles militare del XIX secolo” e che si trova nei pressi di La Condamine-Châtelard, paese dal quale parte la rotabile che il genio militare francese costruì tra il 1891 e il 1911 per superare mediante un traforo di 500 metri il Col du Parpaillon, valico tuttora “tabù” per le competizioni ciclistiche a causa della presenza di tratti sterrati su entrambi i versanti. Giunti sul fondovalle s’incontrerà l’unico tratto veramente tranquillo di questa frazione e per circa 7 Km si pedalerà sul velluto della pianura, lasciando sulla sinistra la strada che conduce in Italia attraverso il Colle della Maddalena, uno dei più agevoli valichi alpini di confine, che fu la prima delle cinque ascese della mitica Cuneo-Pinerolo, il tappone per antanomasia della storia del Giro. La “pacchia” terminerà alle porte del piccolo villaggio di Jausiers, che nel 2008 fu traguardo di una tappa del Tour partita da Cuneo (vinse il transalpino Cyril Dessel), dove si abbandonerà la strada che conduce verso Barcelonnette e Gap per andare all’assalto della Bonette. Il suo nome abbinato a quello del Giro d’Italia avrà fatto spiccare, il giorno della presentazione del tracciato, un salto sulla sedia a più d’una persona poiché salire lassù significa arrampicarsi sino a 2802 metri, 45 metri più in alto dello Stelvio. In realtà il primato del passo valtellinese rimarrà imbattuto perché i “girini” saliranno solo fino al valico poco sottostante, a 2715 metri di quota, senza percorrere il piccolo circuito sommitale di 2 Km attorno alla Cima della Bonette, proposto invece in occasione dei passaggi del Tour de France. Questo taglio, però, non intaccherà la durezza dell’ascesa, non particolarmente potente sotto l’aspetto delle pendenze (la media è del 6,7%, la massima del 10%), ma che – a questo punto della corsa – lascerà certamente un indelebile segno nei muscoli dei corridori in virtù della mole del dislivello da superare (poco meno di 1500 metri) e della lunghezza poiché si dovrannno percorrere ben 22 Km per raggiungerne la cima, seguendo quella che fino al 1832 era una semplice mulattiera militare, successivamente ampliata e resa carrozzabile ma rimasta sterrata fino al 1964, anno nel quale il Tour de France l’aveva già scoperta essendoci salito per la prima volta ventiquattro mesi prima. Testimoniano il passato “strategico” di questa strada la diroccata caserma del Restefond, sfiorata dal tracciato 3 Km prima di giungere al valico, e il Camp des Fourches, piccolo villaggio fantasma costituito da casermette oggi in abbandono costruite ai lati della strada tra il 1896 e il 1910 e che si attraversa nel corso della discesa, dopo esser penetrati nel territorio del parco nazionale del Mercantour, istituito nel 1979 per proteggere un territorio che era stato come classificato come riserva reale di caccia da Vittorio Emanuele II nel 1859: fino al 1947, infatti, queste terre appartennero al Regno d’Italia e poi alla neonata Repubblica, che le cedette alla Francia come risarcimento per i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale. Lunga quasi il doppio rispetto alla precedente scalata, l’interminabile discesa dalla Bonette si svolgerà nella valle del fiume Tinea, attraversando la località di villeggiatura di Saint-Étienne-de-Tinée, stretta attorno alla chiesa del santo patrono, costruita in stile neoclassico nel XVIII secolo per sostituire la precedente parrocchiale, distrutta assieme all’intero villaggio da un incendio appiccato su ordine del governatore della contea di Nizza dopo che una truppa di ugonotti si erano impadroniti della valle e asserragliati nella chiesa, della quale si salvò solamente il bel campanile di stile romanico-lombardo. Divenuta morbida e velocissima nella sua ultima parte la discesa terminerà nel borgo di Isola, il cui nome ancora ci ricorda l’antica appartenenza di queste terre alla nostra nazione, verso la quale ora si dirigerà la corsa. Il rientro in Italia avverrà attraverso una “porta” di tutto rispetto, il Colle della Lombarda, altra ascesa dotata in numeri pur se non estrema (2350 metri di quota e 1482 di dislivello, 19,8 Km al 7,5% e una massima del 12%) e che, per questo, dopo aver scavalcato Vars e Bonette potrebbe rivelarsi un’autentica “mazzata” nelle gambe dei corridori. Strada a parte, 5 Km sotto il passo l’unico segno della presenza umana lungo l’ascesa della Lombarda sarà rappresentato da Isola 2000, la stazione sciistica più vicina alla Costa Azzurra, caratterizzata da una posizione particolarmente felice poiché realizzata negli anni ’70 in una delle zone che ancora oggi è una delle più nevose e fredde della catena alpina (il 28 dicembre del 2005 la colonnina di mercurio scese fino a 27 gradi sotto lo zero). E poi ci sono anche quassù i segni dei trascorsi bellici di queste terre, che si concretizzano nei resti di alcune costruzioni innalzate poco sopra lo scollinamento, nella presenza di veri e propri bunker e di ammassi di fili spinati oramai arrugginiti dal tempo. Raggiunto il valico – che anticamente si chiamava Colle di Brasca e che deve l’attuale nome al vento che imperversa nella zona e che nel linguaggio provenziale era definito “loumbardo” – l’ingresso in Italia sarà particolarmente “sensibile” perché superato il confine di stato diminuerà nettamente il calibro della carreggiata, che era stata discretamente larga anche nel tratto terminale della Lombarda. Inizialmente si planerà senza eccessive pendenze in un ambiente decisamente brullo, punteggiato da piccoli laghetti nei quali nuotano i girini (quelli veri, senza le virgolette, le future ranocchie), poi la strada entrerà nel bosco e si farà più ripida. 8 Km al 6,5% deporranno infine i corridori ai piedi dell’ultima difficoltà del Giro 2016, i 2300 metri all’8,1% che condurrano i corridori, pellegrini a pedali, fino a Sant’Anna di Vinadio (2015 metri), il santuario mariano (la santa titolare è la genitrice della Madonna) più alto d’Italia tra quelli raggiungibili su strada, perché in realtà il valdostano Oratorio di Cuney lo batte alla grande dall’alto dei suoi 2652 metri. Inizialmente era una piccola chiesetta affiancata a un ospizio costruito per dare alloggio ai viandanti; diventerà l’attuale santuario in epoca barocca, costruito su di una roccia fortemente inclinata e per questo è forse questa l’unica chiesa al mondo ad avere il pavimento in decisa salita. Una chiesa che punta al cielo… proprio come quest’ultima tappa montana.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Col de Vars (2108m). Separa il massiccio del Parpaillon da quello d’Escreins ed è valicata dalla “route départementale 902” tra Vars e Saint-Paul-sur-Ubaye. Il Giro d’Italia vi è salito finora 4 volte, 3 in occasione delle riedizioni “classiche” della Cuneo-Pinerolo e l’ultima durante la Santuario di Vicoforte – Briançon del 1996, sempre dal versante che quest’anno si percorrerà in discesa: a conquistarne la cima sono stati nell’ordine Fausto Coppi nel 1949, lo spagnolo Antonio Gómez Del Moral nel 1964, il connazionale e quasi omonimo Isidro Juárez Del Moral nel 1982 e Rodolfo Massi nel 1996. I 33 passaggi del Tour sono stati inaugurati dal belga Philippe Thys nel 1922, poi ci limitiamo a ricordare le sette affermazioni italiane: la doppietta di Bartolomeo Aymo nel bienno 1925-1926, Gino Bartali nel 1938, Fausto Coppi nel 1951, Antonino Catalano nel 1958, Imerio Massignan nel 1960 e buon ultimo Davide Cassani nel 1993.

Faux Col de Restefond (2639m). Vi transita la “route départementale 64” nel corso dell’ascesa al Col de la Bonette da Jausiers. Nonostante il nome (faux significa falso), si tratta effettivamente di un valico geografico: è stato adottato semplicemente per distinguerlo dal vicino Col de Restefond, che non è toccato direttamente dalla strada.

Col de Restefond (2680m). Separa il Monte Restefond dalla Cime des Trois Serrières. È sfiorato dalla “route départementale 64” nel corso della salita da Jausiers al Col de la Bonette. Per raggiungerlo occorre abbandonare la strada asfaltata, imboccare un sentiero e percorrerlo per 250 metri. Oltrepassato il valico, il sentiero prosegue in discesa fino a ritrovare l’asfalto all’altezza del Col de Raspaillon.

Col de la Bonette (2715m). Talvolta chiamato anche Col de la Bonette – Restefond, separa la Cime des Trois Serrières dalla Cime de la Bonette ed è il punto più elevato della “route départementale 64” che collega Jausiers con Saint-Étienne-de-Tinée. Dal punto di valico si stacca una strada asfaltata che compie un anello attorno alla Cime de la Bonette, toccando la quota massima di 2802 e rientrando quindi al colle in circa 2 Km. Il Tour de France è salito quattro sulla Bonette, la prima nel 1962 nel corso della tappa Antibes / Juan-les-Pins – Briançon, che vide scollinare per primo Federico Bahamontes al GPM, segnalato sull’altimetria come “Col de Restefond”. Lo scalatore spagnolo bisserà questo successo nel 1964 durante la Briançon – Monaco, poi lascerà lo scettro di re della Bonette prima a Davide Cassani (1993, tappa Serre Chevalier – Isola 2000) e poi al sudafricano John-Lee Augustyn (2008, Cuneo – Jausiers). Nel 1996 era stata inserita anche nel tracciato del Tour de France femminile, ma poi fu levata dal percorso.

Col de Raspaillon (2513m). Chiamato anche Col des Granges Communes e Col de Vermillou, vi transita la “route départementale 64” nel corso della discesa dal Col de la Bonette verso Saint-Étienne-de-Tinée.

Col des Fourches (2261m). Sfiorato nel corso della discesa dal Col de la Bonette verso Saint-Étienne-de-Tinée. Per raggiungerlo occorre lasciare la strada e imboccare per 200 metri un sentiero.

Colle della Lombarda (2351m). Separa la Cima della Lombarda dalla Tête de l’Adrech ed è valicato dalla strada che collega la stazione invernale francese di Isola 2000 con il comune italiano di Vinadio. Chiamato anche Col de la Lombarde, è quotato 2350 sulle cartine del Giro 2016. La prima competizione ciclistica ad averlo superato è stata la prima edizione della Gran Fondo Fausto Coppi, disputata nel luglio del 1987, mentre i professionisti hanno scoperto la Lombarda solamente nel 2008 quando, durante la Cuneo-Jausiers, transitò per primo al GPM il tedesco Stefan Schumacher. In precedenza i due versanti erano stati parzialmente affrontati al Tour del 1993 e al Trofeo dello Scalatore del 2000, in occasione di due tappe rispettivamente terminate a Isola 2000 e Sant’Anna di Vinadio, conquistate dall’elvetico Tony Rominger e dal messicano Julio Alberto Pérez Cuapio. L’anno successivo il Giro avrebbe dovuto fare tappa a Sant’Anna, ma la frazione fu annullata a causa dello sciopero dei corridori, inscenato in seguito al blitz dei NAS a Sanremo.

FOTOGALLERY

Guillestre, Porte d’Eygliers

Col de Vars

La cappella dedicata alla Maddalena poco sotto la cima del Col de Vars

Saint-Paul-sur-Ubaye, Ridotta di Berwick

La Condamine-Châtelard, Forte di Tournoux

La caserma del Restefond lungo la salita al Col de la Bonette

Col de la Bonette

Il Camp des Fourches


Il campanile romanico della chiesa di Saint-Étienne-de-Tinée

Colle della Lombarda

Delizioso laghetto all’inizio della discesa dalla Lombarda verso Vinadio

Il santuario di SantAnna di Vinadio e, in trasparenza, l’altimetria della ventesima tappa del Giro 2016

Il santuario di Sant'Anna di Vinadio e, in trasparenza, l’altimetria della ventesima tappa del Giro 2016

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