PINEROLO – RISOUL: A RISVEGLIAR L’AGNEL CHE DORME!!!

maggio 27, 2016
Categoria: News

Il penultimo tappone alpino ha il suo momento clou nell’ascesa ai 2744 del Colle dell’Agnello, secondo valico per altitudine d’Italia dopo lo Stelvio. Non ci sarà soltanto l’alta quota a rendere dura la vita ai corridori poiché il colle franco-piemontese sfodera numeri di tutto rispetto anche per quanto riguarda il chilometraggio e le pendenze che si dovranno affrontare, soprattutto negli ultimi 10 Km. Unico neo è la distanza che separa la cima dell’ascesa dal traguardo, posto in vetta alla decisamente meno impegnativa salita di Risoul. Ma bisognerà trovare il coraggio di osare sull’Agnello per fare di quell’ultima difficoltà una dura parete per i diretti avversari.

L’agnello è il simbolo della mansuetudine, figura che è stata presa a prestito dalla religione cristiana per rappresentare il personaggio di Gesù Cristo che, salendo al Calvario, “maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Libro del profeta Isaia). Il 27 maggio 2016 dovrete, però, dimenticarvi di tutto questo perché l’Agnello accampato a 2744 metri d’altezza, al confine tra Italia e Francia, non è certo innoffensivo e, anzi, è in grado di mostrare i denti e di usarli pure, attanagliando le stanche membra dei “girini” che si saranno presentati a questo punto della gara, oramai prossima al suo epilogo, con le energie al lumicino. Le doti per far esplodere la classifica le ha tutte, a partire dall’alta quota poiché si tratta del secondo valico stradale italiano per altezza, battuto solo dallo Stelvio che lo supera d’appena 13 metri. Gli ingredienti più pepati sono, però, le pendenze medie degli ultimi 10 Km e l’intero sviluppo della salita che misura ufficialmente 21,3 Km, distanza che raddoppia con gli interessi se si considera anche la risalita a dolce pendenza della bassa Valle Varaita. E poi c’è un elemento ingannatore, che potrebbe da una parte portare a sottovalutare l’ascesa e dall’altra a frenare gli ardori degli scalatori: il culmine dell’ascesa, che sarà la Cima Coppi di quest’edizione, non è vicinissimo all’arrivo poiché dopo bisognerà percorrere quasi 55 Km per andare al traguardo, a sua volta in salita. Considerato l’andazzo visto negli ultimi anni, con lo “scattino” per la selezione piazzato in prossimità dell’arrivo, c’è il rischio che gli scalatori si mettano paura e, per evitare di sprecare energie utili, salgano con il passo degli avversari attendendo l’ultima difficoltà. È un grave errore questo, perché senza uno-due tentativi sull’Agnello, giusto per far stancare i rivali e magari per toglierne di mezzo qualcuno, le possibilità poi di staccarli sull’ascesa finale si ridurranno. La strada che sale a Risoul, infatti, oltre a non presentare inclinazioni che mandano particolarmente in sollucchero gli scalatori, non ha più “misteri” per molti elementi del gruppo perché, pur essendo affrontata per la prima volta al Giro, in questi ultimi 6 anni è già stata proposta come arrivo di tappa in tre occasioni, prima al Criterium del Delfinato del 2010, quindi al Tour de l’Avenir dello stesso anno per poi rifarsi “vedere” al Delfinato nel 2013, prova generale del più prestigioso dei quattro traguardi finora allestiti a Risoul, al termine della 14a frazione del Tour de France del 2014, quello della vittoria di Vincenzo Nibali, che quel giorno si piazzò secondo a 24” dal polacco Majka.
La partenza da Pinerolo sarà l’ultima delle quattro organizzate, in questa edizione, nella medesima località dove si era arrivati il giorno prima (gli altri traguardi sono stati quelli di Nimega, Praia a Mare e Foligno). I primi 50 Km non presenteranno difficoltà altimetriche, pur non incontrandosi vera pianura ma un susseguirsi di dolci falsipiani, percorrendo strade poste al margine occidentale della Pianura Padana, dove questa incontra le pendici delle Alpi Cozie. Prima di entrare nel territorio della provincia di Cuneo si toccherà Bibiana, centro posto all’imbocco della Val Pellice (una delle tre storiche Valli Valdesi assieme alla Valle Germascana e alla Val Chisone) e nei cui pressi si trova il “Buco del Diavolo”, canale sotterraneo di 30 metri che in realtà non fu opera del maligno ma fu progettato dopo il 1041 dai monaci della vicina Abbazia di Santa Maria di Cavour, allo scopo di deviare le acque del torrente Pellice per irrigare le campagne circostanti il monastero. Si giungerà quindi a Barge, località situata ai piedi del Monte Bracco, famoso in epoca medioevale per le sue cave di gneiss e di quarzite, che furono molto probabilmente visitate da quel genio che corrisponde al nome di Leonardo Da Vinci poiché le citerà in un manoscritto oggi conservato presso gli Archivi Nazionali Francesi di Parigi. Attraversato il centro di Revello, dove ammirare la tardogotica Cappella Marchionale, il tracciato incontrerà il corso del Po che, dopo esser nato al non lontano Pian del Re, da queste parti perde i connotati di torrente per assumere lentamente quelle del fiume più lungo d’Italia. Subito dopo si toccherà la principale cittadina d’arte collocato lungo il tracciato di gara, Saluzzo, il cui principale richiamo è costituito dalla chiesa gotica di San Giovanni, alla quale segue “a ruota” il Duomo dell’Assunta, una delle più vaste cattedrali piemontesi. Chi predilige i castelli, invece, dovrà puntare sul vicino borgo di Manta, con l’omonimo maniero che dal 1984 è una delle numerose “perle” della nostra nazione a essere gestito dal FAI, che l’ha restaurato e riportato allo splendore originario. Subito dopo la corsa sarà sulle strade di Verzuolo, paese dove sono nati Flavio Briatore, l’ex corridore Davide Perona e il CAI, ufficialmente fondato il 23 ottobre 1863 a Torino ma in realtà “concepito” in Casa Voli a Verzuolo il 12 agosto precedente dal politico Quintino Sella, che era anche un alpinista e che poche ore prima aveva fatto parte della prima spedizione totalmente italiana a conquistare la vetta del Monviso. Per chi fosse alla ricerca di una meta di “cineturismo” segnaliamo, sempre in questo comune, le Cartiere Burgo, fondate nel 1905 e nel 1967 divenute set del film “Il fischio al naso”, dove ricoprivano proprio il ruolo di una cartiera diretta dal protagonista della pellicola, l’industralia Giuseppe Inzerna, impersonato da Ugo Tognazzi.
Ancora una manciata di chilometri alla presenza della pianura e poi il tracciato le volgerà le spalle per intraprendere l’interminabile risalita della Valle Varaita, che culminerà una cinquantina di chilometri più avanti con lo scollinamento al Colle dell’Agnello. Il contesto nel quale si pedalarà è uno dei più ricchi di verde tra quello delle valli cuneesi e, per questo, è nota con il soprannome di “smeraldina” la vallata che accoglierà i corridori con un lievissimo e quasi impercettibile crescendo delle pendenze, che si potrebbero nemmeno considerare salita per una buona ventina di chilometri, tratto che però rischierà di rendere indigesto l’Agnello vero e proprio se a quel punto il gruppo sarà già lanciato a passo di carica. Prendendo gradualmente quota si toccherà per primo il centro di Venasca, per poi lasciare sul versante sinistro la strada che sale ripida a Valmala e al soprasante santuario, principale luogo di culto della valle costruito a partire dal 1851 nel luogo dove la Vergine Maria era apparsa in più occasioni ad alcuni pastorelli.
Dopo Casteldelfino – comune nel cui territorio ricade il Bosco dell’Alevé, la più grande estensione di pini cembri d’Italia (825 ettari) – la valle si sdoppia e i “girini” imboccheranno la diramazione di destra, mentre le pendenze cominceranno a farsi più concrete e con una prima balza di 5,2 Km al 5,6% si andrà a costeggiare il lago artificiale di Castello, realizzato nel 1942 abbattendo la frazione di Chiesa. Lungo le rive del bacino la salita smorzerà nettamente i toni e, tranne una breve intrusione, su tali livelli si manterrà nei successivi 5,6 Km, fino a Chianale, il centro abitato più elevato della Valle Varaita, iscritto nell’associazione dei “Borghi più belli d’Italia” e presso il quale terminarono tre frazioni del Giro. Se nella prima (1993, successo di Marco Saligari) e nell’ultima occasione (2003, Dario Frigo) effettivamente si trattava di un traguardo di tappa programmato dall’organizzazione, nel 1995 avrebbe dovuto esserci semplicemente un traguardo volante, nel mezzo del cammino della Mondovì – Briançon, ma ci si vide costretti a fermar la corsa proprio in questo borgo, dove fu registrato primo l’elvetico Pascal Richard, a causa delle intemperanze dell’Agnello, sulla cui strada a pochissime ore dal passaggio del gruppo si rovesciarono tre slavine, sotto le quali rimasero anche alcune vetture della carovana. Col ricordo ancora addosso di questo precedente è con un pizzico di brivido che si attaccheranno ora i tratti più mordaci del colle franco-piemontese, che vince i rimanenti 981 metri di dislivello in 10,5 Km, andando incontro a una pendenza media del 9,3%, condita da due picchi al 15%. Superato il confine di stato, la Francia accoglierà il Giro nella regione del Queyras – il cui nome deriva da quello della popolazione d’origine celto-ligure che per prima la abitò, i Quariates – nella quale ci si lancerà con una discesa lunga una ventina di chilometri, pendenti in particolare nei primi 6 Km (media dell’8,8%) e negli ultimi 7 (7,2%), tratto nel quale si transiterà per il centro di Molines-en-Queyras: all’uscita da questo comune si trova, sulla sinistra scendendo, la chiesa di Saint-Romain, una delle più celebri della regione, distrutta durante le guerre di religione e ricostruita dopo il 1628. Terminato il “grosso” della discesa, la strada – un po’ come il versante italiano dell’Agnello – continua a planare più soavemente per un lungo tratto, all’inizio del quale si toccherà con un piccolo zampellotto Château-Queyras, comune dominato dall’omonimo forte, pure in parte distrutto durante i citati conflitti e in seguito rafforzato dal Vauban, passato alla storia come uno dei più grandi ingegneri militari della storia, al punto che dodici delle fortificazioni da lui progettate sono state nel 2008 inserite nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità dall’UNESCO. Giunti al bivio per il mitico Colle dell’Izoard i “girini” tireranno dritto incrociando le loro rotte con quelle della “Route des Grandes Alpes”, una delle più spettacolari strade delle Alpi, che collega in 684 Km le acque del Mediterraneo con quelle del Lago di Ginevra superando 16 celebri valichi, tra i quali ci sono il Vars e la Bonette, che il Giro scavalcherà il giorno successivo nel corso dell’ultima frazione di montagna, diretta al Santuario di Sant’Anna di Vinadio. Per ora se ne percorreranno una ventina di chilometri, placidimente tracciati nella stretta gola della Combe de Queyras, dalla quale si uscirà in vista dal passaggio da Guillestre, punto d’attacco dell’ascesa finale alla stazione di sport invernali di Risoul 1850, poco più d’una dozzina di chilometri al 6,9% addolciti da dieci tornanti e che riservano le pendenze più cattive negli ultimi 3800 metri che salgono all’8,6%. Lì sì che ne vedremo delle belle… sempre se qualcuno abbia avuto l’ardire di stuzzicar l’Agnel che dorme!

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Colle dell’Agnello (2744m). Vi transita la strada che mette in comunicazione Chianale con la località francese di Fontgillarde. Si tratta del secondo valico stradale asfaltato d’Italia per altezza, preceduto solo dallo Stelvio. Se si considerassero anche i passi sterrati (limitatamente a quelli ciclabili con le mountain-bike) scivola addirittura al 9° posto della speciale classifica, dominata dai 3000 metri spaccati del Colle del Sommeiller, che si trova sopra Bardonecchia. Il battesimo ciclistico dell’Agnello è avvenuto nel 1976, quando non era ancora asfaltato, inserito nel percorso della tappa Sampeyre – Embrun / Les Orres del Tour de l’Avenir, vinta dallo svedese Tommy Prim. Bisognerà attendere ben 28 anni per rivedere una corsa transitare lassù, la 20a tappa del Giro del 1994, Cuneo – Les Deux Alpes, che vide Stefano Zanini transitare per primo all’Agnello. Ricacciato giù il Giro nel 1995, l’Agnello sarà poi reinserito nel percorso della corsa rosa nel 2000 (José Jaime González, Saluzzo – Briançon) e nel 2007 (Yoann Le Boulanger, Scalenghe – Briançon). L’anno successivo sarà per la prima volta di scena al Tour de France, conquistato dal kazako Maksim Iglinskij durante la Pinerolo – Col du Galibier. In questi precedente si è sempre saliti dal versante italiano, salvo il successivo e ultimo ritorno del Tour, che lo propose nel 2011 dalla parte del Queyras nella Embrun – Prato Nevoso, stavolta conquistato dallo spagnolo Egoi Martínez.

RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Bibiana, ponte sul torrente Pellice

Barge, il Monte Bracco

Revello, Cappella Marchionale

Il ponte sul Po che s’incontererà prima di Saluzzo

La cattedrale di Saluzzo

Castello della Manta

Verzuolo, Casa Voli

Le Cartiere Burgo di Verzuolo viste nel film ‘’Il fischio al naso’’ (www.davinotti.com)

Le Cartiere Burgo di Verzuolo viste nel film ‘’Il fischio al naso’’ (www.davinotti.com)

Santuario di Valmala

Lago di Castello

Il borgo di Chianale

Molines-en-Queyras, chiesa di Saint-Romain

Château-Queyras, Fort Queyras

Combe de Queyras

La stazione invernale di Risoul 1850

 L’ultimo tornante del versante italiano del Colle dell’Agnello e, in trasparenza, l’altimetria della diciannovesima tappa del Giro 2016

L’ultimo tornante del versante italiano del Colle dell’Agnello e, in trasparenza, l’altimetria della diciannovesima tappa del Giro 2016

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