LEVICO TERME – BRESCIA: SIAMO FUORI DAL TUNNEL
maggio 27, 2010
Categoria: News
È l’ultima tappa dedicata ai velocisti, ma non saranno certo una passeggiata i 140 Km che uniranno Levico Terme a Brescia, almeno dal punto di vista degli sprinter. Per le loro formazioni non sarà facile tenere cucito il gruppo in un percorso bello da pedalare, per gli suggestivi scorci che offrirà sul Garda, ma complicato da gestire a causa delle numerosissime gallerie che costringeranno a correre alla “cieca”. Con tutto vantaggio per gli attaccanti di giornata, sempre che le forze li sorregganno fino ai chilometri conclusivi, i più filanti e adatti alle grandi manovre dei treni.
Le abbiamo paragonate a pepati ingredienti di un banchetto ma possono essere equiparate anche a dei tunnel le salite, dipende dai punti di vista. Lo sono certamente per i velocisti, che avranno vissuto le scorse giornate nascosti nel buio della “rete”, il gruppo più arretrato del plotone. Lungi da intenzioni belligeranti, avranno avuto modo di gustarsele con calma come fanno sempre i cicloamatori ma per loro saranno comunque state un infinito calvario, una lunga galleria nella quale stringere i denti nell’attesa di riemergere alla luce di un bel rettilineo dritto e filante.
Questo “leitmotiv” sarà incarnato alla perfezione dalla frazione che condurrà la carovana del Giro da Levico Terme a Brescia e che rappresenterà l’ultima occasione per i velocisti rimasti di battagliare su di un traguardo alla loro portata. La principale insidia di giornata, infatti, non sarà costituita tanto dalle difficoltà altimetriche (poche) da superare, quanto dall’elevato numero di gallerie che s’incontreranno strada facendo. Ne saranno previste ben 30, nella maggior parte delle quali il gruppo s’infilerà percorrendo la “Gardesana Occidentale”, spettacolare itinerario che – quando non si viaggerà al “coperto” – offre impareggiabili viste sul Benaco e che è stato scelto dagli sceneggiatori di “Quantum of Solace”, l’ultimo film della saga di 007, per girarvi lo spericolato inseguimento iniziale, nel corso del quale la realtà ha superato la “fiction” quando l’Aston Martin di James Bond è realmente finita nelle acque del Garda.
I “girini” non correrrano questo rischio, ma nelle gallerie non potranno arrivare alle ammiraglie gli aggiornamenti di “radio corsa” e i treni degli sprinter si ritroveranno a correre alla “cieca”, senza poter aver sotto controllo il polso della situazione, se in quei frangenti si troverà all’attacco un gruppetto di fuggitivi. Questa giornata, infatti, potrebbe rappresentare anche l’ultima chanches per iscenare simili tentativi con ottime possibilità d’andare al successo, essendo nelle due giornate successive previste delle autentiche “pareti” nei finali (Santa Cristina, Mortirolo, Gavia) contro le quali quasi inevitabilmente s’infrangeranno le fughe da lontano. Tra l’altro, subito dopo il via il percorso odierno presenterà la salita di Vigolo Vattaro, che sembra posizionata nel tracciato a mò di trampolino di lancio. Tetto della tappa, non sarà coronata dal GPM e questo a tutto vantaggio degli attaccanti della prima ora, che non vedranno soffocato il loro tentativo dalla bagarre per la maglia verde, destinata per quest’oggi a rimanere sulle spalle del miglior scalatore del gruppo. Viaggiando verso la Lombardia il percorso supererà anche il praticamente inavvertibile Passo di San Giovanni, la salita “mondiale” di Tormini e un ultimo zampellotto proprio nel centro di Brescia, che spezzerà momentaneamente la pianura imperante negli ultimi 30 Km di gara. Poche difficoltà, insomma, ma che potrebbero intervenire a rompere le uova nel paniere di un gruppo difficilmente controllabile, anche perché la maggior parte degli sprinter avrà già da tempo preso la strada di casa e, di conseguenza, diverse squadre generalmente all’opera in queste tipologie di finali non avranno l’interesse a tenere cucita la corsa.
La quartultima frazione del Giro 2010 prenderà le mosse da Levico Terme, una delle principali località turistiche della Valsugana, nella quale si può dire che le acque siano sfruttate a 360°: non offre solo la possibilità di cure termali – possibili anche nella frazione di Vetriolo, teatro d’una dura cronoscalata al Giro del 1988 – ma anche di praticare gli sport invernali sulle piste della Panarotta (sede dal 2007 del “Trofeo Topolino” di sci alpino) e di pescare nelle ricche acque del Lago di Levico, il più esteso del Trentino dopo quello confinante di Caldonazzo. Lungo le rive di quest’ultimo si svolgeranno i primi istanti di questa frazione, prima di giungere ai piedi del trampolino di Vigolo Vattaro, la cui scaletta d’accesso è corta ma ripida: i suoi 2600 metri all’8,2% (c’è un “gradino” al 15%) sono stati recentementi sfruttati con successo da Alessandro Bertolini che, all’ultimo Giro del Trentino, è scappato proprio sul Vigolo nella vittoriosa frazione di Trento, riuscendo poi a resistere al forsennato inseguimento del gruppo, che ha fallito il ricongiungimento per appena due secondi.
Terminata la discesa, il tracciato della 18a frazione confluirà nella statale del Brennero, sulla quale si permarrà nei successivi 23 Km, dominati dalla vetta del mitico Bondone. Transitati ai piedi del colle sul quale troneggia Castel Beseno, la più vasta fortificazione della regione, la corsa farà il suo ingresso in Rovereto, centro gravido di ricordi bellici (Campana dei Caduti sul Colle di Miravalle, Museo storico italiano della Guerra accolto tra le quattrocentesche mura del castello dei Castelbarco) ma che in tempi recenti si è arricchito artisticamente accogliendo una delle due sedi del MART, museo d’arte contemporanea tra i più importanti d’Italia.
A questo punto ci s’infilerà nella valle di Loppio che, separando il massiccio del Bondone da quello del Monte Baldo, mette in comunicazione diretta la Val Lagarina con l’Alto Garda. Percorrendo questo canale si rasenterà l’alveo di quello che fino al 1956 era il Lago di Loppio, scomparso a causa dello sprondamento delle falde acquatiche, in seguito all’apertura del canale sotterraneo Adige-Garda. Superata quest’area, oggi trasformatasi in una vasta zona palustre e protetta come biotopo, avrà inizio la salita verso il Passo di San Giovanni, un ostacolo che il gruppo quasi non percepirà dovendosi superare meno di una quarantina di metri di dislivello in circa 1500 metri di strada. Non si può dire lo stesso della successiva discesa, in particolar modo della seconda parte, una picchiata di 1,4 Km al 9% che farà compiere ai “girini” un simbolico tuffo nelle ventose acque del Garda. La corsa raggiungerà le strade rivierasche a Torbole – piccolo centro noto per essere la capitale italiana del windsurf, sport praticabile grazie alla costante presenza di due forti venti, l’Ora e il Peler, che potrebbero, al contrario, dare qualche grattacapo ai corridori – passato il quale inizierà la tiritera delle gallerie. Le prime due il gruppo le incontrerà viaggiando in direzione della nota località di soggiorno di Riva del Garda, punto d’inizio del tratto più spettacolare della “Gardesana Occidentale”, strada aperta tra il 1929 e il 1931. Gli ingenti lavori furono iniziati su sprone di Gabriele d’Annunzio, che la soprannominerà “il meandro” per le sue tortuosità. Concepita per collegare direttamente i centri di Gargnano, Campione e Limone, fino allora raggiungibili solo via lago o percorrendo i ripidi sentieri che scendevano dagli altipiani di Tignale e Tremosine, nel suo disegno originale prevedeva il superamento di ben settanta tunnel (molti dei quali utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale per alloggiarvi fabbriche d’armi), oggi quasi dimezzati nel numero in seguito ai frequenti ammodernamenti apportati alla strada. Entrati in Lombardia si toccherà subito il centro di Limone, il cui nome nulla ha a che fare con gli aspri agrumi poiché deriverebbe dall’antico termine celtico “lemos” (olmo) oppure dal latino “limes”, significante frontiera (dove oggi c’è il confine regionale, un tempo correva il limite tra il bresciano e il Principato Vescovile di Trento). Grazie al clima particolarmente favorevole, però, i limoni sono realmente coltivati in gran numero nel paese di San Daniele Comboni (il missionario fondatore degli istituiti religiosi dei comboniani e delle Pie Madri della Nigrizia), la cui casa natale era proprio un’abitazione colonica attigua alle caratteristiche “limonaie”.
L’abitato successivo è Campione del Garda, villaggio creato alla fine dell’800 per dare alloggio agli operai impiegati in un locale cotonificio e oggi divenuto una delle mete predilette dagli appassionati di sport acquatici. I “girini” neanche lo vedranno, poiché salteranno la ridotta striscia di terra sul quale insiste Campione affrontando una delle più lunghe gallerie della “Gardesana Occidentale”, particolarmente insidiosa perché tracciata in formato elicoidale e in pendenza sostenuta (2,4 Km all’8%, affrontati nel verso della discesa). Fortunatamente non ci sarà l’insidia dell’oscurità poiché questa, come tutte le altre gallerie, sono debitamente illuminate, artificialmente o mediante ampi finestroni che consentono suggestivi scorci sul lago e sul Monte Baldo.
I frequenti “chiaroscuri” termineranno col transito per Gragnano, il centro nel quale stabilì la propria dimora Benito Mussolini durante i 19 mesi della Repubblica di Salò.
Tornati alla luce del sole, il percorso si farà più filante, puntando velocemente verso Toscolano Maderno e Gardone Riviera, altra grande località turistica benacense, al cui sviluppo diede un notevole impulso la presenza di Gabriele d’Annunzio, che vi si ritirò in esilio volontario dopo il fallimento dell’Impresa di Fiume. Qui il “vate” trascorse gli ultimi 17 anni della propria esistenza nella villa oggi conosciuta come “Vittoriale degli Italiani”, cittadella concepita dal poeta stesso, che si circondò dei cimeli delle sue più celebri imprese, come il motoscafo della “Beffa di Buccari” e l’aereo del volo su Vienna.
L’ultimo tratto di litoranea condurrà il Giro a Salò, la frequentata stazione climatica che, nei terribili anni del secondo conflitto mondiale, fu la capitale “nominale” della Repubblica Sociale Italiana, lo stato “fantoccio” creato da Mussolini nelle settimane successive alla firma dell’armistizio di Cassibile tra il Regno d’Italia e le forze anglo-americane. Lasciatosi alle spalle questi dolorosi ricordi passati, Salò è tornata a essere conosciuta come località di villeggiatura e come patria di Gasparo Bertolotti, il liutaio considerato dagli storici uno dei padri del violino. Il rilancio turistico di Salò è passato anche attraverso il ciclismo, con l’effettuazione dei mondiali del 1962, conquistati dal francese Stablinski. L’impegnativo anello salodiense proponeva due asperità, il ripidissimo chilometro conclusivo verso il Belvedere e la più morbida salita di Tormini, che ora sarà affrontata anche dai partecipanti al 93° Giro d’Italia. Non vi è nulla di trascendentale in questa penultima difficoltà di gara (a parte uno strappo all’11%), che si vincerà dopo aver affrontato 2500 metri di strada al 5% circa, scollinando alle porte di Roè Volciano, il centro della Valle Sabbia che ha dato i natali all’ex corridore Bruno Leali, una delle maglie rosa più anziane della storia del Giro, capoclassifica per tre giorni nell’edizione 1993.
D’ora in avanti sarà quasi tutta pianura fin sul traguardo di Via XX Settembre a Brescia. Il tracciato scorrerà via velocemente, inserendosi nel canale che separa le prime pendici delle prealpi bresciane dai colli morenici della Valtenesi, area di produzione d’eccellente olio extravergine d’oliva e di vini rossi DOC come il Groppello, attraverso la quale si snoda una piacevole pista ciclabile.
Alla vigilia del Mortirolo ci sarà anche l’occasione per un fugace tuffo tra ricordi pantaniani, quando si transiterà per Nuvolento, il paese di Davide Boifava, primo direttore sportivo del “Pirata”.
Lambendo il bacino marmifero di Botticino, il secondo per importanza dopo quello di Carrara, il Giro giungerà a Rezzato, alle soglie della Pianura Padana, e cambiando direzione di marcia prenderà ora a puntare con decisione verso la “Leonessa d’Italia”, alle cui porte si giungerà quando mancheranno 5 Km al traguardo. Non ci sarà circuito ma, transitati a poche centinaia di metri dalla linea d’arrivo, i “girini” si fionderanno nel cuore della città, affrontando l’ultima difficoltà, sotto forma d’una strada non ampissima che, in lievissima ascesa, li condurrà a sfiorare il Duomo Nuovo (la sua cupola è la terza più grande della penisola dopo quella di San Pietro in Vaticano e di Santa Maria del Fiore a Firenze) e a infilarsi nell’ultimo galleria di giornata, che passa nelle viscere del Cidneo, il colle sul quale è arroccato il poderoso Castello di Brescia, eretto in epoca medioevale e oggi sede di due musei.
Un ultimo tunnel dal quale si riemergerà a denti stretti, nella spasmodica attesa di mettere a segno l’ultimo rigore.
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Vigolo Vattaro (725 metri). Coincide con l’omonimo abitato, toccato dalla SS 349 “di Val D’Assa e Pedemontana Costo”, che sale da Trento all’Altopiano di Lavarone. Una strada secondaria sale da Calceranica al Lago (percorsa in salita durante la tappa).
Passo di San Giovanni (274m). Vi transita la SS 240 “di Loppio e Val di Ledro”, tra Loppio e Nago. Il pannello di valico segnala una quota di 287m.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: uno scorcio della litoranea gardesana (panoramio)
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