BRESSANONE – ANDALO: NELLA BOTTE PICCOLA…
È la più breve tra le 18 frazioni in linea del Giro 2016, ma non sarà per questo una delle giornate più semplici per chi ambisce al successo nella 99a edizione della corsa rosa. I primi 40 Km “lisci” e la brevità complessiva della tappa potrebbero invogliare il gruppo a una partenza molto veloce e dispendiosa, rendendo più selettive del previsto le salite previste nella seconda parte del tracciato. In particolare, potrebbe lasciare il segno in classifica l’ascesa verso Fai della Paganella, che il gruppo incontrerà a ridosso del traguardo, a sua volta preceduto da un altro tratto di strada che punta verso l’alto.
… c’è il vino buono, recita un vecchio adagio che sembra calzare a pennello per le due frazioni più brevi – cronometro escluse – del 99° Giro d’Italia e che costituiranno un vero e proprio “concentrato di montagna”, tangibile in particolare nella durissima frazione che, al penultimo giorno di gara, condurrà il gruppo da Guillestre al santuario di Sant’Anna di Vinadio. Ma anche la frazione che terminerà ad Andalo, decisamente meno impegnativa rispetto a quella franco-piemontese, non sfugge a questa caratterizzazione, che ne fa una tappa ben più rilevante delle tre stelle di difficoltà attribuitole dall’organizzazione. Sono, queste, tappe di montagna infide proprio per il basso chilometraggio che, spesso, spinge i corridori a interpretarle al massimo sin dalla partenza proprio per la loro brevità, con il rischio di rendere più selettive di quel che suggeriscono dati e cartine le salite previste dal tracciato e che, in questa frazione, risponderanno al nome di Passo della Mendola e di Fai della Paganella. Quest’ultima è la più rilevante ed anche la più appetitosa per quegli scalatori che sono in lotta per la classifica perché, caratterizzata da pendenze importanti anche se non mirabolanti, si trova molto vicina al traguardo (a sua volta, posto al termine di un tratto in salita), distante meno di 10 Km, e al confronto, strizza più loro l’occhio rispetto al tappone di Corvara che poneva Il Valparola a 20 Km dal traguardo e il più ripido e selettivo Giau ai -41 dalla meta. I primi 40 Km totalmente privi di asperità, alla fine, potrebbero addirittura costituire la “quarta salita” del tracciato odierno proprio perché, come anticipato, consentiranno una partenza decisamente rapida, con velocità che poi potrebbero rimanere nelle gambe al momento d’affrontare le ascese vere. E questa non sarà l’ultima insidia perché ce ne sarà un’altra che sulla cartina non si vede, il giorno di riposo che la carovana avrà vissuto ventiquattrore prima e che per diversi corridori è un danno più che un aiuto perché spezza un ritmo di gara che tavolta si ritrovare a fatica e di certo si dovranno sudare sette camicie per recuparla se il resto del gruppo dovesse vivere al massimo questa tappa.
L’ultima frazione della prima fase alpina scatterà da Bressanone, deliziosa cittadina che porta i “segni” del dominio dei principi-vescovi che la ressero per ben 776 anni e sotto i quali furono eretti i principali monumenti cittadini, dal Duomo al seminario maggiore, dal Palazzo vescovile alla celeberrima Abbazia di Novacella, presso la quale nel 1971 Pier Paolo Pasolini girò alcune scene del suo “Decameron”. La prima parte di questa sedicesima tappa si snoderà in dolcissimo falsopiano discendente sul fondovalle del fiume Isarco, toccando pochi chilometri dopo il “via!” il centro di Chiusa, sovrastato dall’alta rupe dalla quale la sorveglia il monastero di Sabiona, uno dei più antichi delle Alpi, inaugurato il 18 novembre 1686 sul luogo dove in precedenza si trovava il vescovado dei principi-vescovi, poi trasferitisi a Bressanone, e che era stato distrutto 150 prima da un fulmine. In seguito la corsa “intercetterà” le basi di due dei più celebri valichi dolomitici, Ponte Gardena e Cardano all’Isarco, da dove si vanno all’attacco rispettivamente dell’omonimo passo e del Costalunga, il cui accesso è sorvegliato da Castel Cornedo, aperto al pubblico nel 2006 e nella cui cappella si possono ammirare affreschi trecenteschi. Quasi al termine di questo veloce tratto introduttivo i “girini” transiteranno per Bolzano, a due passi dalla centralissima Piazza Walther, sulla quale prospetta l’abside del duomo dell’Assunta e che prende il nome da quello di un celebre poeta dal cognome quasi impronunciabile (Von der Vogelweide), le cui opere furono vergate in “Mittelhochdeutsch”, la lingua tedesca parlata in epoca medioevale, tra il 1050 e il 1350. Intersecate le proprie rotte con quelle della “Strada del vino dell’Alto Adige” – uno dei più antichi itinerari enologici d’Italia, fondata nel 1964 e che attraversa 4250 ettari di vigneti (l’83% dell’intera estensione viticola dell’Alto Adige) – il percorso andrà ora a proporre la lunga ascesa verso il Passo della Mendola, quasi 15 Km al 6,4% per raggiungere un valico le cui fortune turistiche iniziaron nel 1886 quando, un anno dopo l’apertura della strada che lo valica, l’originario maso Mendelhof fu trasformato in un albergo con stazione termale annessa, frequentato tra gli altri, dalla celebre principessa Sissi e nientemeno che dal “Mahatma” Gandhi. Entrati in provincia di Trento, i corridori intraprenderanno quella che può essere definita come una delle discese più lunghe del Giro 2016, una quarantina di chilometri di planata non continua durante i quali si disegnerà una sorta di arco attraversando la Val di Non, terra nota per le estese coltivazioni di mele della varietà Golden Delicious, originaria degli Stati Uniti dove fu scoperta nel 1891, e che il gruppo ben conosce grazie alle 23 edizioni del Trofeo Melinda, corsa professionistica nata nel 1992 su iniziativa di Marco Brentari per sostituire in calendario il non più organizzato Giro dell’Umbria e che lo scorso anno si è fusa con il Giro del Trentino divenendone la tappa conclusiva. Proprio a cavallo del tratto più impegnativo della discesa – comunque morbida nelle inclinazioni – ci sarà il passaggio da Fondo, il paese che accoglieva il traguardo del Melinda e che ha dato i natali al pittore Fortunato Depero, uno degli esponenti del cosiddetto “secondo futurismo”. Spezzata da frequenti contropendenze, la discesa proseguirà inizialmente tortuosa poi più lineare verso il Lago di Santa Giustina – il più grande bacino artificiale della regione, la cui diga all’epoca della costruzione (1946-1949) era la più alta d’Europa con i suoi 152,5 metri – e l’imbocco della Val di Sole, il cui culmine stradale è rappresentato dall’ascesa al Passo del Tonale, altro storico passaggio del Giro d’Italia, che però non l’ha in programma in questa edizione. Infatti, alle porte della valle il tracciato della tappa cambierà bruscamente direzione andando ad affrontare un tratto in falsopiano di quasi 4 Km che spezza in due fasi distinte la discesa dalla Mendola e che terminerà con il passaggio da Cles, il capoluogo della Val di Non, centro che ha tra i suoi figli più illustri Maurizio Fondriest e, andando molto più indietro nel tempo, il cardinale Bernardo Clesio, uno dei promotori del Concilio di Trento, evento per il quale tanto si prodigò, ma al quale non riuscì a partecipare perché morì a Bressanone nel 1539, sei anni prima dell’apertura del concilio. Ripresa la discesa, si supererà quindi l’ardito ponte di Santa Giustina, alto 144 metri sopra il corso del fiume Noce e costruito nel 1888 nel luogo dove, una sessantina d’anni più tardi, sarà eretta la diga del citato lago omonimo, le cui acque sommersero un luogo storico, il romano Ponte Alto presso il quale nel 1276 fu siglata la pace tra il conte del Tirolo Mainardo II e il vescovo di Trento Enrico II e che riemerge quando il livello del bacino viene abbassato. Tornata filante, dopo aver lasciato sulla sinistra la deviazione per Ton (da visitare Castel Thun, uno dei più monumentali e meglio conservati del Trentino), la discesa terminerà definitivamente con il passaggio nella stretta Chiusa della Rocchetta, stretta forra oltre la quale si apre quasi inattesa la Piana Rotaliana, pianura di forma triangolare il cui vertice è rappresentato proprio dalla gola e che è conosciuta agli appassionati del buon vino in quanto terra di produzione del Teroldego Rotaliano, il cui nome deriverebbe dal termine tedesco Tiroler gold (letteralmente “Oro del Tirolo) oppure dalla Teroldola, varietà d’uva che fu citata in un documento del Concilio di Trento. I “girini” non potranno godersi nulla, né questo “nettare”, né la pianura perché è proprio all’uscita dalla Rocchetta che si stacca sulla sinistra la salita più importante di giornata, diretta alla stazione invernale di Fai della Paganella, rimontando le pendici del sovrastante e omonimo gruppo montuoso, dirimpettaio del vicino Bondone, rispetto al quale ha un curriculum ciclistico meno nutrito e blasonato. Se la “montagna di Trento” vanta 13 precedenti alla corsa rosa, a partire dalla storica giornata di tregenda vissuta l’8 giugno del 1956, Fai può controbattare con appena tre passaggi, anche se può vantare un “padrino” d’eccezione, il grande Eddy Merckx, che nel 1973 s’impose, ultimo dei sei successi parziali conseguiti in quell’edizione, proprio nella tappa che terminava nella vicina Andalo, il cui finale era, però, leggermente diverso e meno impegnativo rispetto a quello di quest’anno. Il Giro ci tornerà poi nel 1993 e nel 1998 e, di conseguenza, quest’ascesa sarà, di fatto, una novità per gran parte dei componenti del gruppo, eccettuato chi avrà scelto come marcia d’avvicinamento alla corsa rosa il Giro del Trentino, che l’ha proposta nel finale della tappa di Mezzolombardo. La salita “ufficiale” verso Fai si compone di due tratti, il più consistente dei quali – che corrisponde quasi all’intera scalata – misura 8,5 Km e presenta una pendenza media del 7,9%. La massima, invece, è raggiunta nel corso degli ultimi 1,7 Km che salgono al 4,9% medio ma “strappano” improvvisamente nei duecento metri che precedono il GPM, nei quali la strada guizza fino al 15%. L’ascesa poi proseguirà non ufficialmente anche dopo aver superato lo striscione per portarsi in circa un chilometro (3,5%) ai 1033 metri del Passo del Santel, al quale fanno capo gli impianti sciistici della Paganella e dove, nella tappa vinta dal “cannibale”, iniziavano gli ultimi 5 Km di gara, parte in quota e parte in lievissima discesa. Al Giro 2016, invece, il finale sarà più impegnativo perché si scenderà dal Santel percorrendo una breve ma ripida picchiata di 2,3 Km all’8,6%, in fondo alla quale i corridori incontreranno la strada che sale ad Andalo dalla Rocchetta non lontano dai ruderi di Castel Belfort, rimasto in abbandono dal 1785 al 2013, quando le rovine sono state consolidate e messe in sicurezza per renderle accessibili ai visitatori. Ripresa la salita, questa sarà decisamente più accondiscendente al confronto della precedente e accompagnerà i “girini” fin alle porte del traguardo dove, nei pressi del piccolo Lago di Andalo (bacino di natura carsica, la cui estensione varia a seconda delle precipitazioni) terminerà un tratto di quasi 2 Km al 6,2%. Poi, nonostante la classificazione di arrivo in salita, la strada tornerà benevole e praticamente piatta negli ultimi due chilometri, un finale veloce così com’era stato il tratto iniziale di questa breve ma delicata frazione, decisamente “speedy”. Andalo, andalo, arriba arriba!
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo della Mendola (1363m). Chiamato anche Mendelpass, separa i monti Penegal e Roen ed è valicato dalla SS 42 “del Tonale e della Mendola” tra Appiano sulla Strada del Vino e Ronzone. Il Giro d’italia vi è salito 13 volte, la prima nel corso della tappa Merano – Gardone Riviera del Giro del 1937, disputata il giorno successivo il primo tappone dolomitico della storia e in entrambi i casi il grande mattatore, fra traguardi di tappa e GPM, fu Gino Bartali. L’ultimo a scollinarvi in testa è stato, invece, Alessandro Bertolini durante la tappa Brunico – Fondo / Sarnonico del Giro 2004. Nel 1999 vi si concluse anche una tappa del Giro del Trentino, vinta da Riccardo Forconi.
Passo del Santel (1033m). Valicato dalla SP 64 tra Fai della Paganella e Andalo, coincide con l’omonima località. Il Giro vi è salito 3 volte, sempre dal più impegnativo versante di Fai ma, come accadrà quest’anno, non vi è stato mai posto il traguardo GPM. La prima volta, nel 1973, lo striscione era posto nel centro di Fai nel corso della tappa Verona – Andalo, dominata da Merckx. Nel 1993 il GPM era collocato ad Andalo e vi transitò in testa Roberto Caruso (tappa Corvara – Lumezzane) mentre nel 1998, nuovamente a Fai, passerà in testa Mariano Piccoli in occasione della storica tappa Cavalese – Plan di Montecampione.
Sella di Andalo (1042 m). Sella prativa posta sull’altopiano che separa il gruppo della Paganella da quello delle Dolomiti di Brenta. Vi sorge l’omonimo abitato che fu sede di tappa al Giro del 1973 (vittoria di Merckx) e che, come sopra ricordato, ospitò un traguardo GPM anche nell’edizione del 1993.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Il duomo di Bressanone

Scena de ‘’Il Decameron’’ girata presso l’abbazia di Novacella, alle porte di Bressanone (www.davinotti.com)
Il monastero di Sabiona visto dall’autostrada del Brennero
Castel Cornedo
Bolzano, il duomo visto da Piazza Walther
Lo storico albergo del Passo della Mendola
Il lago di Santa Giustina e la città di Cles visti dai meleti della Val di Non
Cles, Castel Cles fa capolino tra i meleti
La diga di Santa Giustina vista dall’omonimo ponte

Il ‘’Ponte Alto’’ del Lago di Santa Giustina, visibile solo quando le acque si ritirano (panoramio)
Castel Thun
La Chiusa della Rocchetta
La Piana Rotaliana vista in direzione della Chiusa della Rocchetta
Fai della Paganella
Castel Belfort
Lago di Andalo (www.appartamentiandalo.it)

Il massiccio della Paganella e, in trasparenza, l’altimetria della sedicesima tappa del Giro 2016