AD HAYMAN LA PIU’ FOLLE DELLE ROUBAIX
aprile 10, 2016
Categoria: 4) PARIGI - ROUBAIX, News
Dopo più di 100 km di corsa all’arma bianca, la 114a edizione della Parigi-Roubaix ha trovato in Mathew Hayman il più impronosticabile dei padroni. L’australiano, 38 anni fra 10 giorni, ha negato allo sprint il record di 5 Parigi-Roubaix a Tom Boonen, forse all’ultima occasione per staccare Roger De Vlaeminck nella classifica dei plurivincitori. Tagliati fuori da una caduta Cancellara e Sagan, prima ancora dell’entrata nella Foresta di Arenberg.
È forse giusto che la Parigi-Roubaix più pazza, impronosticabile e divertente della storia recente sia finita nelle mani di un corridore che, alla vigilia, forse nemmeno rientrava nel pur folto ventaglio degli outsider. Nessuno, peraltro, ha meritato il trofeo più umile e al contempo più ambito messo in palio dalle grandi classiche più di Mathew Hayman – nessun errore di battitura: Mathew con una t sola -, infilatosi nella fuga a quindici che ha caratterizzato quasi quattro ore di corsa, e capace poi di rimanere in scia ai migliori fino alla fine dei tratti in pavé, di andare più vicino di tutti alla stoccata vincente, e infine di trovare le forze per bruciare uomini più quotati di lui allo sprint.
Da appassionati di ciclismo e di sport, però, è difficile non provare un po’ di rammarico per il secondo posto di un Tom Boonen per il quale nessun superlativo sarebbe sprecato. A dispetto delle dichiarazioni ottimistiche rilasciate alla vigilia dal diretto interessato, inserire il quattro volte vincitore della regina delle classiche nella rosa dei favoriti sembrava anacronistico; del resto, anche a posteriori, alla luce della quasi-vittoria, la sensazione è che Tommeke sia finito sul podio più con la classe e con la testa che con le gambe, molto meno esplosive di quelle di quattro o cinque primavere or sono.
Mai Boonen avrebbe potuto dire la sua in una Roubaix dallo svolgimento lineare, con il gruppo dei favoriti ad assottigliarsi per selezione naturale e i migliori a separarsi definitivamente sul Carrefour de l’Arbre. Le chance di dare l’assalto al quinto successo passavano per la capacità di sovvertire le gerarchie della corsa, approfittando di un’eventuale opportunità . E l’opportunità si è presentata, sia pure quando ancora mancavano più di 100 km alla conclusione.
La prima possibilità di veder deviare la Parigi-Roubaix dal canovaccio usuale si era in realtà presentata già dopo una quarantina di chilometri, quando nell’andirivieni di scatti e controscatti per entrare in fuga si è sganciato un drappello di ventiquattro unità . Fra queste, spiccava una foltissima rappresentanza della Trek di Cancellara, forte di Devolder, Van Poppel, Stuyven e Coledan, cui andava ad aggiungersi il tandem Etixx composto da Van Keirsbulck e Matteo Trentin. Il gruppetto ha acquisito un vantaggio massimo di circa quaranta secondi, prima che le squadre escluse – Astana in particolare – si rendessero conto del pericolo e si impegnassero a fondo per neutralizzare l’azione.
Il forte vento laterale incontrato in quel tratto ha fatto sì che il forcing dei kazaki producesse la spaccatura del gruppo principale in più tronconi, ma quando il grosso dei battistrada è stato raggiunto, lasciando al comando i soli Viviani, Van Poppel e Porsev, la situazione è tornata sui binari previsti.
Nemmeno il terzetto di Viviani ha avuto via libera, rimandando così ancora di qualche chilometro la partenza della fuga buona. Ad avere successo è stato l’attacco di Le Bon, Puccio, Kump, Popovych, Martinez, Declercq, Bozic, Van Rensburg, Backaert, Erviti, Wallays, Chavanel, Daniel, Nielsen e Hayman, uscito probabilmente dal gruppo senza avere la più pallida idea di dove quell’azione avrebbe contribuito a portarlo.
Nulla ha più scosso la gara fino al tratto in pavé di Monchaux-sur-Écaillon, settore numero 20, apparentemente innocuo con le sue tre stellette di difficoltà e la sua collocazione a quasi 120 km dal traguardo. È stato allora che una delle tante cadute, con protagonista Porsev, ha prodotto in gruppo il frazionamento destinato a segnare le sorti della Roubaix. Davanti sono infatti rimasti Burghardt (BMC), Haussler e Saramotins (IAM), Durbridge (Orica), Wallays (Lotto Soudal), Pichot (Direct Énergie), Boasson Hagen e Eisel (Dimension Data), e soprattutto tre massicce rappresentanze di tre formazioni di punta: Rowe, Knees, Moscon e Stannard della Sky; Vanmarcke, Castellijns, Tjallingii, Van Asbroeck, Wagner e Wynants della Lotto NL – Jumbo; Boonen, Keisse, Van Keirsbulck e Martin della Etixx. Cancellara, Sagan, Kristoff e tutti gli altri favoriti sono rimasti intruppati nel secondo gruppo, ritrovatosi con un ritardo prossimo al minuto prima di poter organizzare qualsiasi inseguimento.
Boonen, che ha corso e vinto abbastanza su queste strade da poter leggere le pieghe della Roubaix meglio di chiunque altro, ha capito immediatamente che quello poteva essere lo spiraglio che aspettava, e ha subito spedito Tony Martin a mettere a frutto le sue doti di cronoman. Il tedesco ha forse perfino esagerato, riducendo il drappello, nel tratto di Haveluy, a sole cinque unità , con i soli Boonen, Boasson Hagen, Stannard e Wagner alla sua ruota, raggiunti in un secondo momento da Durbridge.
Dietro, Cancellara ha provato a prendere le redini delle operazioni nella Foresta di Arenberg, riuscendo da un lato a rosicchiare qualche secondo, ma falcidiando dall’altro la già scarna rappresentanza di compagni dei leader attardati.
Il drappello di Boonen è stato rimpolpato, poco prima di entrare nel settore di Hornaing, ad un’ottantina di chilometri dal termine, dal rientro di quel che rimaneva del gruppo Vanmarcke, che ha rinvigorito un’andatura che il solo Tony Martin non riusciva più a mantenere abbastanza elevata.
Nello stesso tratto di pavé, il numero 16, Hayman si è sbarazzato dei compagni d’avventura, salvo poi subirne il rientro pochi chilometri più avanti, per quella che sembrava la parola fine alle già esigue possibilità del quasi 38enne in maglia Orica di emulare le gesta di Stuart O’Grady, fino ad oggi unico aussie ad alzare le braccia nel velodromo.
Per una ventina di chilometri ancora la corsa è vissuta sull’inseguimento fra i due gruppi di favoriti, che ha visto Cancellara e Sagan riportarsi fino a 30 secondi abbondanti, prima di essere respinti dall’entrata in azione di Salvatore Puccio, poco dopo il ricongiungimento di Boonen e compagni alla fuga.
All’imbocco del tratto 12, quello di Orchies, il tandem svizzero-slovacco ha così provato a mettersi in proprio, ma quando la sfuriata iniziale si è esaurita e il distacco, ridottosi ancora intorno al mezzo minuto, ha ripreso a salire, si è avuta la sensazione che la vittoria sarebbe stata questione fra gli atleti al comando.
Nemmeno l’harakiri del Team Sky, che nel settore #11, Auchy-les-Orchies à Bersée, ha visto un eccezionale Gianni Moscon volare a terra e trascinare con sé Luke Rowe, per poi essere imitato dopo poche centinaia di metri da Puccio, evitato miracolosamente da Stannard, è servito a dare nuova linfa all’inseguimento. E quando, a Mons-en-Pévèle, Cancellara è volato a terra, tradito dal fango lasciato in eredità dalla pioggia della notte, le possibilità di rientro si sono pressoché azzerate, malgrado la prodezza con cui Sagan ha schivato la bicicletta dello svizzero, finitagli praticamente sotto le ruote.
Quasi in contemporanea, Vanmarcke ha sferrato il suo primo affondo, trovando in un primo tempo risposta dal solo Stannard. Boonen, Boasson Hagen, Erviti, Hayman e Saramotins si sono ricongiunti al termine del tratto in pavé, mentre Rowe, Sieberg e Haussler si sono rifatti sotto nel settore #8, Pont-Thibaut.
Malgrado un tentativo alla chetichella di Sieberg, un più deciso allungo di Boonen su asfalto ai -30, e una sorta di mini-ventaglio orchestrato dagli Sky, risultato fatale a Saramotins, per ulteriori colpi di scena si è dovuto attendere Camphin-en-Pévèle, dove ad allungare è stato Ian Stannard. Boonen, Hayman, Vanmarcke e Boasson Hagen non si sono fatti sorprendere, andando a formare un quintetto che, fra mille vicissitudini, spaccandosi e riformandosi infinite volte, si sarebbe poi riproposto all’ultimo giro nel velodromo.
Lo scatto secco di Vanmarcke all’imbocco del Carrefour de l’Arbre ha illuso i belgi, ma, dopo l’allungo iniziale, Boonen, Stannard e Boasson Hagen – cui si è aggiunto nel settore di Gruson un già allora stupefacente Hayman – sono riusciti a mantenere il passivo entro i 10”, chiusi poi da Stannard con un’impressionante trenata al ritorno su asfalto.
Gli ultimi 6 km si sono trasformati in una girandola di scatti ininterrotti: tutti hanno provato almeno una volta, ma solo ai -3, quando Boonen ha tentato il secondo affondo, si è avuta l’impressione che un attacco potesse essere vincente. È stato allora che Hayman ha denunciato di essere meno allo stremo di quanto tutti ipotizzassero, riportandosi sul fiammingo e permettendosi anche il lusso di ripartirgli in faccia, dando per qualche istante la sensazione di poter tirar dritto fino al velodromo. Più con la tenacia che con le gambe, Boonen ha colmato il gap, e sarebbe stata allora questione fra i due per la vittoria, non fosse stato per il marcamento reciproco che ha permesso il rientro prima di Vanmarcke, all’entrata del velodromo, e poi anche di Stannard e Boasson Hagen, poco prima della campana.
In una volata al rallentatore, è stata la scelta di tempo e posizione di Hayman a fare la differenza, permettendo all’australiano di presentarsi davanti all’uscita dall’ultima curva. Boonen, secondo all’imbocco del rettilineo conclusivo, ha provato ad uscire, ma quella rimonta che in altri tempi gli sarebbe riuscita con tre colpi di pedale si è oggi arrestata prima di cominciare davvero.
Prima di consegnare agli archivi una corsa che difficilmente potremo rimuovere dalla memoria, c’è stato ancora il tempo per un ultimo momento da ricordare, allorché, più di sette minuti dopo l’arrivo di un ancora incredulo Hayman, Cancellara ha raccolto il meritato ultimo applauso del velodromo in cui ha potuto alzare per tre volte le braccia, mettendo la parola fine all’ultima recita sul palcoscenico che ha ispirato le più belle pagine della carriera.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Mathew Hayman (Aus) Orica-GreenEdge 5:51:53
2 Tom Boonen (Bel) Etixx – Quick-Step
3 Ian Stannard (GBr) Team Sky
4 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNl-Jumbo
5 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data 0:00:03
6 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling 0:01:00
7 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal
8 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling
9 Imanol Erviti Ollo (Spa) Movistar Team 0:01:07
10 Adrien Petit (Fra) Direct Energie 0:02:20
11 Peter Sagan (Svk) Tinkoff Team
12 Maarten Wynants (Bel) Team LottoNl-Jumbo
13 Oliver Naesen (Bel) IAM Cycling
14 Luke Rowe (GBr) Team Sky
15 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Alpecin
16 Dylan Van Baarle (Ned) Cannondale Pro Cycling
17 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Alpecin
18 Luke Durbridge (Aus) Orica-GreenEdge 0:04:40
19 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team 0:05:48
20 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:06:18
21 Gijs Van Hoecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
22 Frederik Backaert (Bel) Wanty – Groupe Gobert
23 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
24 Zakkari Dempster (Aus) Bora-Argon 18
25 Tom Van Asbroeck (Bel) Team LottoNl-Jumbo
26 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
27 Maarten Tjallingii (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:06:28
28 Maxime Daniel (Fra) AG2R La Mondiale 0:07:12
29 Nikias Arndt (Ger) Team Giant-Alpecin
30 Mark Cavendish (GBr) Dimension Data
31 Preben Van Hecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
32 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
33 Salvatore Puccio (Ita) Team Sky
34 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale
35 Andre Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:07:24
36 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step
37 Borut Bozic (Slo) Cofidis, Solutions Credits
38 Gianni Moscon (Ita) Team Sky 0:07:26
39 Jasper Stuyven (Bel) Trek-Segafredo 0:07:35
40 Fabian Cancellara (Swi) Trek-Segafredo
41 Stefan Kueng (Swi) BMC Racing Team 0:11:14
42 Bert Van Lerberghe (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
43 Magnus Cort Nielsen (Den) Orica-GreenEdge
44 Bernhard Eisel (Aut) Dimension Data
45 Mike Teunissen (Ned) Team LottoNl-Jumbo
46 Timo Roosen (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:12:55
47 Bjorn Thurau (Ger) Wanty – Groupe Gobert 0:14:22
48 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:14:23
49 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team
50 Michael Morkov (Den) Team Katusha