ALPAGO (Farra) – CORVARA (Alta Badia): MARATONA DI DOLOMITI, STAFFETTA DI PASSI
È arrivo il momento dell’immancabile tappone disegnato tra i Monti Pallidi, che quest’anno ricalcherà il tracciato della più celebre gran fondo italiana, la Maratona dles Dolomites. I “girini” saliranno prima su Pordoi e Sella, poi su Gardena e Campolongo, per incontrare quindi le pendenze più importanti di giornata lungo i quasi 10 Km al 9,4% del Passo Giau, seguito da Falzarego e dall’inedito “muro del gatto”. C’è lo spazio per distacchi importanti, alla luce anche dell’insidiosa giornata vissuta ventiquattrore prima sulle prealpi friulane.
Sarà una vera e propria maratona e non soltanto per la lunghezza della tappa e per il succedersi di storici passi che s’incontreranno strada facendo. Quest’anno la “Maratona dles Dolomites” raggiungerà il traguardo della 30a edizione e il Giro celebrerà la più celebre e frequentata manifestazione granfondistica d’Italia proponendo ai “girini” l’esatto percorso della manifestazione creata nel 1987 dall’albergatore badiota Michil Costa, che lì vedrà salire prima sul Pordoi e poi Sella, quindi sul Gardena e sul Campolongo per poi terminare in bellezza con il meno blasonato ma più ostio Giau, affiancato dal Valparola e dall’ascesa che non ti aspetti a queste latitudini, un muro di spessore fiammingo annidato nel cuore della Val Badia. Verosimilmente, la corsa dei big si accenderà sugli ultimi due colli, vale a dire negli ultimi 50 Km di gara, poiché troppo distanti dalle fasi finali sono i precedenti e più classici valichi, che rimarranno comunque nelle gambe, anche alla luce di un tracciato che, aggiungendo la tranquilla fase d’avvicinamento alle montagne e al percorso della “Maratona”, complessivamente misurerà 210 Km e impegnerà i corridori per almeno sei ore di gara. Influenzerà non poco anche la situazione in classifica che si avrà all’uscita dalla frazione di Cividale, che potrebbe aver apportato un rilevante sconquasso, con diversi corridori motivati a far saltare il banco e tentare una zampata per rientrare nei “piani alti”. Da notare, infine, che inizierà oggi la terza ed ultima settimana di gara, spesso “fatale” per diversi pretendenti al successo finale.
In questa campale giornata, vero e unico tappone dell’edizione 2016, il Giro leverà le tende in quel di Farra, presso le rive del Lago di Santa Croce, bacino naturale ampliato artificialmente negli anni ’30 e situato ai piedi della regione storico-geografica dell’Alpago, nella quale si trova la vasta foresta del Cansiglio. I primi 15 Km si snoderanno in perfetta pianura verso Belluno, cittadina cara al Giro che la scelse come sede di partenza di uno dei più celebri tapponi dolomitici, proposto nel 1962 e poi replicato nel 1963 dopo che, l’anno precedente, una pesante nevicata impedì di arrivare fino al traguardo di Moena costringendo l’organizzazione a far concludere la tappa in vetta al Passo Rolle. Chi ha diverse primavere in più sulle spalle, invece, legherà questo centro al ricordo del celebre scrittore Dino Buzzati, nato il 16 ottobre del 1906 nella villa di famiglia a San Pellegrino di Belluno e che fu anche giornalista di ciclismo per il Corriere della Sera, inviato a seguire il Giro del 1949, disputato quando ancora non esisteva la televisione e ci si poteva informare sulle gesta dei campioni soltanto dalle pagine dei quotidiani oppure alla radio. I successivi 50 Km vedranno un progressivo ambientarsi del gruppo nelle montagne, che pian piano si stringeranno attorno ad un percorso che prenderà quota gradatamente, senza incontrare tratti in salita. Tutta questa fase di gara si snoderà nella valle del torrente Cordevole che il gruppo incontrerà all’uscita dal centro di Mas, non distanti dalla Certosa di Vedana, fondata nel 1457 sul luogo di un antico ospizio per i viandanti e che fino al 2014 è stata residenza di una piccola comunità religiosa, mentre nel periodo in cui fu vescovo di Vittorio Veneto (dal 1958 al 1969) vi risiedette per un mese intero il futuro papa Giovanni Paolo I. Usciti dalla forra del Canale di Agordo la corsa giungerà quindi nell’omonimo centro, il principale della valle, dove presso i rustici di Villa Crotta-De Manzoni è possibile visitare un museo dedicato agli occhiali, voluto dall’imprenditore Leonardo Del Vecchio, fondatore della principale azienda mondiale del settore, Luxottica, che ha uno dei suoi quattro stabilimenti proprio ad Agordo.
Una piccola balza altimetrica anticiperà il passaggio sulle rive del lago d’Alleghe, specchio lacustre che non avremmo incontrato se ci fossimo trovati da queste parti prima dell’11 gennaio del 1771, giorno della caduta di una grossa frana dal Monte Piz che causò una cinquantina di vittime e lo sbarramento del corso del Cordevole con la conseguente formazione di un invaso. Siamo alle porte della prima vera salita in programma, anche se mancheranno ancora quasi 25 Km prima dell’ingresso sul tracciato della “Maratona” e dell’inizio del valzer dei valichi: si dovranno ora affrontare i pedalabili 5,8 Km al 5,2% dell’ascesa che i cicloturisti hanno battezzato con il toponimo di “Digonera” e lungo la quale si sfiora il Sacrario Militare di Pian di Salesei, costruito sulle pendici del Col di Lana, montagna dolomitica simbolo dei combattimenti qui avvenuti durante la Prima Guerra Mondiale, durante la quale la sua cima fu fatta espoldere con una potente mina di 5 tonnellate dai genieri italiani per consentire ai nostri militari di conquistarla. In cima alla “Digonera” il gruppo imboccherà il tracciato della “Grande Strada delle Dolomiti”, uno dei più celebri itinerari turistici della catena alpina, la cui costruzione fu iniziata per scopi bellici sotto l’Impero austro-ungarico nel 1909, lo stesso anno nel quale si svolse la prima edizione del Giro d’Italia, che scoprirà i “Monti Pallidi” nel 1937, fortemente voluti dall’allora direttore Armando Cougnet per solennizzare la 25a edizione della corsa rosa. Raggiunta la vicina Arabba, il gruppo incontrerà il percorso della “Maratona” cominciando con il famoso Sellaronda, il circuito del gruppo montuoso del Sella che non è noto solamente agli appassionati di ciclismo ma anche agli sciatori perché, grazie ai collegamenti tra i comprensori della zona, è possibile percorrerlo rimanendo costantemente sulle piste. L’anello, lungo poco più di 50 Km, è incardinato attorno a quattro valichi e, procedendo in senso orario, i “girini” ne affronteranno per primo il Pordoi (2239 metri, 11,6 Km al 6,4%), il più celebre e più amato dalla corsa rosa poiché è a tutt’oggi l’ascesa dolomitica più presente sul tracciato del Giro, scalata per la prima volta nel 1940 e finora proposta 38 volte, precedendo nella speciale classifica di 15 lunghezze il Passo Rolle e di 20 il Falzarego. Inoltre, per molti anni è stato considerato il più elevato tra i grandi passi dolomitici, un po’ per colpa (indiretta) delle cartine storiche del Giro vergate in china dal mitico cartografo “Cesarino” Sangalli, che assegnavano la quota di 2213 metri al vicino Passo Sella, che sarà la prossima meta del gruppo. Tutto esatto, a onor del vero, tranne una cosa: dal Sella ci si passa solo nel corso della discesa successiva allo scollinamento che, dopo un’ascesa di 4,6 Km al 7,3%, avviene in realtà all’altezzo di un altro valico, la Sella di Col de Toi (2244 metri, 5 in più del Pordoi), alla quale salì anche una delle più celebri case cinematografiche statunitensi, la Paramount, che vi girò alcune scene del film “The Italian Job”, uscito nel 2003. Si salirà quindi ai 2121 metri del Passo Gardena, una delle più lunghe ascese dolomitiche della quale se ne percorreranno, però, solamente gli ultimi 4,3 Km, costituiti da due facili balze lunghe ciascuna 1500 metri e separate da un tratto pianeggiante. Scesi a Corvara e transitati per la prima volta dalla linea d’arrivo, si andrà quindi a completare il “Sellaronda” scalando il Campolongo (1875 metri, 5,1 Km al 5,8%), il più basso tra i quattro valichi del circuito e l’unico a tenersi sotto alla quota 2000. Rientrati ad Arabba si ripercorrerà, nella direzione di marcia opposta, il tratto di strada solcato dopo la Digonera per portarsi verso le fasi calde di questo tappone, prima delle quali si dovranno superare due brevi ascese collaterali, la più impegnativa delle quali è quella che conduce alla località di villeggiatura di Colle Santa Lucia (2,6 Km al 5,5%), il cui edificio più rilevante è la “Cesa de Jan”, oggi sede dell’Istitut Cultural Ladin. Alle porte del vicino centro di Selva di Cadore – dove è possibile ammirare, esposto nel museo intitolato al suo scopritore Vittorino Cazzetta, lo scheletro dell’”Uomo di Mondeval”, risalente a 7500 anni fa – si attaccherà la salita più “pepata” di giornata, il Passo di Giau, che controbatte con la ricchezza delle sue pendenze alla povertà del suo curriculum, decisamente scarno se paragonato ai “mostri sacri” del Sellaronda. Solo sette volte, infatti, il Giro è salito ai 2236 metri del passo e in questi precedenti quasi sempre s’è affrontato, come quest’anno, il versante sud, 922 metri di dislivello condensati in 9,8 Km di strada, vale a dire una pendenza media del 9,4% e le rasoiate più importanti (14%) proprio all’inizio. Scollinato il valico, uno dei più panoramici dell’area dolomitica, ci si lancerà verso Cortina d’Ampezzo, incrociando lunga la discesa il tracciato della Muraglia di Giau, costruita tra il primo luglio e il 30 settembre del 1753 dagli abitanti di San Vito di Cadore per segnare il confine con l’Ampezzano. Non si raggiungerà, però, la “Perla delle Dolomiti” perché arrivati nella località di Pocol, nei cui pressi si trova uno dei numerosi sacrari militari eretti in queste terre, si volgerà in direzione di un altro storico passo dolomitico, il Falzarego, decisamente meno impegnativo del precedente ma è notorio come le salite pedalabili affrontate immediatamente dopo ascese aspre finiscano, se prima c’è stata corsa vera, per accrescere i distacchi accusati in precedenza (si veda, per esempio, l’abbinamento tra Mortirolo e Aprica). Quest’anno, poi, l’ascesa al Falzarego sarà un pelo più impegnativa del solito perché arrivati nel luogo del tradizionale scollinamento s’imboccherà l’appendice di poco più di 1000 metri verso il vicino Passo di Valparola (2200 metri, 12 Km al 5,6%), altro valico che, al pari del Sella, ha avuto l’onore di finire sotto l’occhio delle cineprese di una storica casa di produzione, la gloriosa 20th Century Fox, in occasione delle riprese dello spassoso “Oggi sposi… niente sesso!”. In questo film, uscito come “The Italian Job” nel 2003, l’auto dei due neosposini protagonisti veniva spedita da una dispettosa vecchina giù per l’innevata scarpata del Valparola, una sorte che fortunatamente non spetterà ai “girini” che dopo l’ultimo dei sei GPM di giornata si lanceranno in una veloce e non particolarmente scoscesa discesa che li riporterà in Alto Adige. Planando attraverso la valle di San Cassiano (un tempo dimora dell’”Ursus Ladinicus”, alcuni resti del quale furono casualmente scoperti in una grotta nel 1987) si giungerà a La Villa, la più nota tra le frazioni che compongono il comune sparso di Badia, verso la quale “precipita” la celebre pista nera della Gran Risa, scoperta dalla Coppa del Mondo di sci alpino nel 1985 e da allora divenuta uno dei templi sacri del “circo bianco”. Proprio di fronte scaturisce dal fondovalle badiota, quasi a farle da controaltare, quella che potremmo definire la “Gran Risa ciclistica”, ovvero la ripidissima strada inserita nelle più recenti edizioni della “Maratona dles Dolomites” e che gli organizzatori della gran fondo hanno battezzato “Mür dl giat”, forse per il balzo felino che il nastro d’asfalto compie nel breve volgere di 360 metri, dando vita a un vero e proprio muro al 13,1% di pendenza media e al 19% di massima, verticale inserita all’interno di un’ascesa subdola perché i suoi 1,3 Km al 6,7% non lasciano di certo intendere quanto di pietra sia il suo cuore. Ripresa la strada di fondovalle si farà poi ritorno a Corvara con un finale in dolcissima ascesa, autentico calvario se le unghiate del “giat” avranno lasciato il segno.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo Pordoi (2239 metri). Chiamato anche Pordoijoch, Jouf de Pordoi e Jou de Pordou, è una larga sella prativa costituita dal Sasso Beccè e dal Sass Pordoi. Vi transita la SS 48 “delle Dolomiti” tra Arabba e Canazei. Il Giro l’ha scalato 38 volte e, in alcune occasioni, con due passaggi nella stessa tappa: la prima volta, il 5 giugno del 1940, vi scollinò in testa Gino Bartali nel corso della tappa Pieve di Cadore – Ortisei, vinta dallo stesso corridore toscano; l’ultima scalata risale al 25 maggio del 2008, quando Emanuele Sella conquistò questo storico traguardo subito dopo la partenza della Arabba – Passo Fedaia, che pure abbinò la conquista del GPM con quella della tappa.
Sella di Col de Toi (2244 metri). Valicata dalla SS 242 “di Val Gardena e Passo Sella” tra Canazei e Selva di Val Gardena, è l’ascesa che tradizionalmente è indicata sulle cartine del Giro come “Passo Sella”, che in realtà si trova 31 metri più in basso, sul versante gardenese. Il Giro l’ha inserita 16 volte nel tracciato, la prima sempre in occasione della sopra citata tappa di Ortisei del 1940, con Bartali in testa anche sul Sella. L’ultima volta è transitato per primo il venezuelano José Rujano durante la Mezzocorona-Ortisei disputata nel 2005.
Passo Sella (2213 metri). Chiamato anche Sellajoch, è una larga sella aperta tra i gruppi del Sasso Lungo e del Sella. Vi sorge l’omonimo rifugio e vi transita la SS 242 “di Val Gardena e Passo Sella” sul versante che da Selva di Val Gardena sale alla Sella di Col de Toi per poi scendere a Canazei.
Sella del Culac’ (2018 metri). Chiamata anche Kulatsch Sattel, vi transita la SS 243 “del Passo Gardena” tra Selva di Val Gardena e il Passo Gardena. Coincide con il culmine dei primi due tratti di salita di cui si compongono gli ultimi 4,3 Km dell’ascesa al Gardena (quelli che saranno affrontati nel corso della tappa).
Passo di Gardena (2121 metri). Chiamato anche Grödner Joch, separa il gruppo del Sella da quello del Cir e vi transita la SS 243 “del Passo Gardena” tra Selva di Val Gardena e Corvara. Il Giro l’ha scalato 16 volte, tenuto a battesimo da Fausto Coppi che per primo lo conquistò nel tappone Bassano del Grappa – Bolzano del Giro del 1949, da lui vinto. L’ultimo suo successore è stato il venezuelano Rujano, sempre in occasione della Mezzocorona-Ortisei del 2005.
Passo di Campolongo (1875 metri). Insellatura di pascoli aperta tra il gruppo del Sella e la catena Pralongià – Monte Cherz, è toccato dalla SS 244 “di Val Badia” tra Corvara e Arabba e costituisce il confine tra le Dolomiti occidentali e quelle orientali, mentre quello regionale non coincide con il valico, ma si trova circa un chilometro più a valle, sul versante badiota. È stato GPM al Giro d’Italia in 15 occasioni, la prima nel 1958 durante la tappa Levico Terme – Bolzano, quando transitò per primo il belga Jean Brankart. Fortunato Baliani è, invece, l’ultimo ad aver iscritto il proprio nome nell’albo d’oro del Campolongo al Giro, transitandovi in testa durante la tappa Agordo – Lienz del 2007.
Valico di Colle Santa Lucia (1435 metri). Coincide con l’abitato di Villagrande, sede del comune sparso di Colle Santa Lucia. Vi transita l’ex SS 638 “del Passo di Giau” tra località Rucavà e Selva di Cadore. È stato 4 volte sede di GPM, rispettivamente conquistati dallo spagnolo José Manuel Fuente nel 1973 (Andalo – Auronzo di Cadore), da Alberto Caiumi nel 1975 (Pordenone – Alleghe), dallo spagnolo Andrés Oliva nel 1976 (Longarone – Torri del Vaiolet) e dallo sloveno Jure Pavlič nel 1989 (Misurina – Corvara). Era previsto anche nel tracciato della tappa Trento – Marmolada del 1969, annullata per maltempo.
Passo di Giau (2233 metri). Situato ai piedi dei monti Nuvolau e Averau, è valicato dall’ex SS 638 “del Passo di Giau”, tra Selva di Cadore e Cortina d’Ampezzo. Quotato 2236 sulle cartine del Giro, è già stato affrontato sette volte, a partire dall’edizione del 1973, quando fu proposto nel tracciato della tappa Andalo – Auronzo di Cadore, vinta dallo spagnolo Fuente, primo anche al GPM. Gli italiani a transitar per primi sul Giau sono stati Leonardo Piepoli nel 2007 (Trento – Tre Cime di Lavaredo), Emanuele Sella nella tappa che vinse nel 2008 sulla Marmolada, Stefano Garzelli nel 2011 (Conegliano – Gardeccia / Val di Fassa, Nieve) e Domenico Pozzovivo nel 2012, nel finale della tappa Falzes – Cortina d’Ampezzo. Il Giau era stato inserito anche nel percorso della Silandro – Tre Cime di Lavaredo del Giro 2013, ma la salita fu tagliata a causa della neve.
Passo di Falzarego (2105 metri). Aperto tra il Piccolo Lagazuoi e il Nuvolau, è attraversato dalla SS 48 “delle Dolomiti” tra Pocol (Cortina d’Ampezzo) e Cernadoi (Livinallongo del Col di Lana). È il terzo valico dolomitico per numero di passaggi del Giro (senza contare le quattro volte nel quale fu “prolungato” verso il Valparola), con 18 traguardi GPM disputati tra il 1940, quando fu conquistato da Bartali durante la citata Pieve di Cadore – Ortisei, e il 2008 dell’affermazione di Emanuele Sella nella tappa vinta dallo scalatore veneto sul vicino Passo Fedaia. Si ricordano inoltre i tre passaggi in testa di Fausto Coppi nel triennio 1946-47-48 e quello di Merckx durante la Misurina – Bassano del Grappa del 1974.
Passo di Valparola (2192 metri). Aperto tra il Sasso di Stria e il Piccolo Lagazuoi e quotato 2200 sulle cartine del Giro 2016, è attraversato dalla SP 24 “del Passo di Valparola” tra il Passo di Falzarego e San Cassiano. È stato inserito sei volte nel percorso del Giro ma nello speciale albo d’oro del Valparola si contano solo 4 passaggi perché la prima volta, nel 1976, lo striscione del GPM fu anticipato al sottostante Falzarego mentre nel 1992 fu tolto all’ultimo momento dal tracciato a causa di una frana. A legare i loro nomi a questo valico sono così stati lo spagnolo Fernández Ovies nel 1977 (tappa Cortina d’Ampezzo – Pinzolo), il francese Charly Mottet nel 1990 (tappa Dobbiaco – Passo Pordoi), l’elvetico Fabian Wegmann nel 2004 (San Vendemiano – Falzes) e, unico italiano, Matteo Rabottini nel 2012 (Falzes – Cortina d’Ampezzo.)
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Il lago di Santa Croce visto da Farra d’Alpago
Belluno, Basilica di San Martino
San Pellegrino di Belluno, Villa Buzzati
Certosa di Vedana
Canale di Agordo
Agordo, Villa Crotta-De Manzoni
Lago di Alleghe
Sacrario di Pian di Salesei
Vista dal Passo Pordoi verso l’ossario austro-germanico
Scivolando con gli sci verso il Passo Gardena
La ‘’Cesa de Jan” a Colle Santa Lucia
Uno scorcio della salita al Passo Giau
Il Passo Falzarego e la deviazione per il Valparola
Il “Mür dl giat” e, sullo sfondo, la Gran Risa