NOALE – BIBIONE: PIANURA & TRAPPOLE
Tappa interamente pianeggiante per la corsa rosa, che non ne vedeva una simile dalla cronometro d’inizio Giro ad Apeldoorn e che tornerà a pedalare su un velluto totale solo nella frazione conclusiva frazione di Torino. Pianura “a go-go” non vuol dire zero insidie, perché nel ciclismo non bisogna mai tenere basso il livello d’attenzione, neppure in queste giornate d’apparente calma piatta. Richie Porte ne sa qualcosa…. Giro 2015 docet.
Se il Giro d’Italia si corresse sul mare questa sarebbe una giornata di autentica bonaccia, da godersi fino all’ultima goccia con ritmi da crociera. Ma nel mondo del ciclismo si va sempre a mille, al posto dell’acqua c’è la dura consistenza dell’asfalto e così anche tappe come quella di Bibione, prive della benchè minima “onda” (al confronto, erano più movimentate le due disegnate nella piattissima Olanda), possono nascondere mille insidie, non certo suggerite dall’altimetria perfettamente liscia, seconda delle tre frazioni di questa edizione a non presentare neppure un microscopico zampellotto (la prima era stata la crono d’apertura ad Apeldoorn, la prossima sarà la passerella conclusiva torinese). E che queste tappe siano comunque insidiose e d’affrontare con le antenne ben dritte lo sa bene l’australiano Richie Porte che al Giro dello scorso anno si ritrovò sul groppone quasi 5 minuti di ritardo accumulati proprio in due tappe praticamente “piallate” come quella odierna: 47” di ritardo per una foratura nel finale di Forlì, ai quali si aggiunse la penalizzazione di due minuti per cambio irregolare della ruota, e altrettanti minuti a Jesolo – non molto lontano dalla località dove terminerà questa frazione – dove rimase coinvolto in una maxi caduta avvenuta a 3,2 Km dal traguardo, appena duecento metri prima del punto dal quale scatta per regolamento la neutralizzazione dei distacchi causati da incidenti.
La terzultima tappa di quiete prima della tempesta si disputerà interamente sulle strade del Veneto, partendo da Noale, la cittadina della provincia di Venezia dove ha sede l’Aprilia, la celebre azienda che in origine, quando fu fondata nel 1945 dal cavalier Alberto Beggio, non si occupava ancora di motocicli ma di bicicletta, produzione convertitasi ai mezzi a motore alla fine degli anni ’60.
Toccato subito dopo la partenza Santa Maria di Sala – paese che ha dato i natali a ben quattro corridori professionisti, Antonio “Toni” Bevilacqua (11 vittorie di tappa al Giro e la Parigi-Roubaix nel 1951), Attilio Benfatto (due tappe del Giro) e i fratelli Arturo e Alfredo Sabbadin, quest’ultimo vincitore di tre frazioni alla corsa rosa – nei primi venti chilometri il percorso procederà in direzione sud, portandosi nella zona nota come “Riviera del Brenta”, conosciuta per la presenza di numerose ville affacciate sul corso del fiume come la celebre Villa Foscari di Oriago, passata alla storia dell’arte con il soprannome di “Malcontenta” perché vi sarebbe stata relegata una dama di casa Foscari a causa della condotta di vita un po’ troppo libertina della donna, mentre nel 1965 nei suoi ambienti si aggirò un “mostro sacro” del cinema italiano, Marcello Mastroianni, che qui girò diverse scene di “Casanova ‘70”. Lasciato il Brenta, riprenderà la sua rotta verso nord portandosi a Spinea (paese d’origine della nuotatrice Federica Pellegrini e nel quale ha vissuto a lungo il farmacista Giovanni Battista Zampironi, conosciuto per esser stato l’inventore dello “Zampirone”) e quindi a Mestre, la principale frazione “terrestre” della paradisiaca venezia, il cui simbolo è la Torre dell’Orologio, ricordo del distrutto castello che svetta in fondo alla centralissima Piazza Ferretto. Lo scorso anno dopo il passaggio da Mestre il tracciato della tappa “veneziana” della corsa rosa accostava la laguna, mentre stavolta i chilometri successivi si snoderanno nelle campagne a nord della cittadina, tenendosi apparentemente lontano dall’insidia del vento che spira dal mare ma però, a causa della mancanza di elevazioni, potrebbe spingersi facilmente verso le terre attraversate dalla corsa, costituendo ugualmente una dispendiosa variabile da mettere in conto: se il gruppo dovesse spezzarsi sotto i “colpi” del vento, chi rimarrà staccato dovrà faticare non poco per ricucire lo strappo e la storia del ciclismo è ricca di episodi di corse decise proprio da simili occasioni.
Percorrendo inizialmente il cosidetto “Terraglio”, il rettilineo quasi perfetto che collega Venezia a Treviso, si giungerà nel moderno centro di Mogliano Veneto, altro comune con il suo bel “curriculum” di ville tra le quali spicca Villa Torni, costruita tra il XVII e il XIX secolo e convertita nel 1882 in un ospedale per la cura della pellagra, che fu il secondo in Italia del genere dopo quello di Legnano e che poi sarà indirizzato ai malati psichici. Abbandonato il Terraglio, il percorso incrocerà quello del fiume Sile, il cui tracciato è interamente protetto da un parco naturale regionale istituito nel 1991, subito prima di portarsi a Casale sul Sile, centro che un tempo era un piccolo borgo sublagunare prevalentemente abitato da pescatori e barcaioli e la cui più antica testimonianza è rappresentata dalla Torre dei Carraresi, unico resto di un imponente sistema di forticazioni oggi situato all’interno di una proprietà privata.
La prossima meta del gruppo sarà Treviso dove si costeggerà la cinta muraria che ne racchiude il centro storico, imperniato attorno a Piazza dei Signori, lambendo la cinquecentesca Porta San Tomaso, sotto la quale dodici mesi fa transitarono i “girini” impegnati nella lunga crono che da questa cittadina li condusse a Valdobbiadene. Ricalcato il tratto iniziale della tappa conquistata dal bielorusso Kiryenka, il percorso virerà poi in direzione del fiume Piave, superato a circà meta del cammino giornaliero subito dopo aver toccato la piccola frazione di Salettuol, presso la quale due monumenti ci rammentano che questi furono luoghi d’aspre battaglie durante la prima guerra mondiale. Di là del fiume, nel punto più elevato toccato nel corso di questa frazione, appena 38 metri sul livello del mare, attenderà il passaggio del gruppo il centro di Tezze, con il suo Borgo Malanotte che divenne avamposto dell’esercito austro-ungarico durante la Grande Guerra e che, rimasto pressochè immutato da 300 anni, è iscritto nell’elenco dei Centri Storici del Veneto. Ripresa la strada del mare, ancora molto distante, la corsa farà visita a San Polo di Piave – dove si trova lo scenografico Castello Papadopoli Giol, che sembra una villa trapiantata dalla lontana Inghilterra nella pianura veneta – e quindi a Oderzo, la romana “Opitergium” dalla quale prese il nome l’intera laguna veneta (detta, appunto, opitergina) per l’importanza che ebbe tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo questo centro dove una quarantina d’anni fa sono stati riportati alla luce i resti del Foro Romano. In un succedersi di sterminate estensioni pianeggianti e corsi d’acqua, il Giro andrà ora a specchiarsi nel corso del Livenza, fiume che ha le origini nel vicino Friuli e che la corsa intercetterà a Motta di Livenza, cittadina che all’epoca dei Dogi ebbe l’onore di essere considerata dapprima “Figlia primogenita della Serenissima” (1291) e più tardi “Figlia prediletta della Serenissima Repubblica” (1511). Ricevuta la “benedizione” dal Santuario della Madonna dei Miracoli, eretto sul luogo dove nel 1510 la Madonna era apparsa a un contadino, la corsa farà una fugace capatina in territorio friulano, mille metri fuori regione per poi tornare sul suolo veneto all’altezza di Annone e poi proseguire in direzione di Portogruaro, cittadina ricca di spunti per una visita, dal duomo al gotico palazzo municipale, mentre occorre uscire di qualche chilometro dal centro per raggiungere l’abbazia di Summaga o il vicino comune di Concordia Sagittaria, dove ammirare la cattedrale di Santo Stefano Protomartire e il battistero dell’XI secolo. Il traguardo bussa oramai alle porte, nonostante sia distante ancora una quarantina di chilometri, e sul veloce e lungo tratto sulla statale “Pontebbana” che s’incontrerà all’uscita da Portogruaro – costituito da un rettifilo di 4 Km e, dopo una dolce curva di raccordo – da uno successivo lungo il doppio – comincerà pian piano a sgretolarsi il vantaggio accumulato strada facendo dai fuggitivi di giornata, sotto l’incalzare del gruppo che anche dopo aver lasciato la statale troverà parecchio pane per i denti delle formazioni degli sprinter. Le curve si conteranno sulle punte delle dita d’una mano anche percorrendo il nastro d’asfalto che da San Michele al Tagliamento condurrà sull’isola di Bibione, dove a partire dal 1956 fu creata dal nulla quella che è divenuta la seconda località balneare per numero di presenze, gettonata in particolare dai turisti tedeschi, per i quali rappresenta la spiaggia mediterranea più vicina a “casa”. Nel 2016, nel sessantesimo “compleanno” di Bibione, il Giro tornerà nuovamente a bagnarsi in quest’ambito litorarale, che in passato ha applaudito i successi del belga Patrick Sercu nel 1971, di Guido Bontempi nel 1981 e dello slovacco Jan Svorada nel 1994, tre campioni dello sprint di tre nazioni differenti. Con che linguaggio ci parlerà stavolta la poliglotta spiaggia bibionese?
Mauro Facoltosi
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Noale, Piazza Castello
La Riviera del Brenta all’uscita da Mira
Mestre, Torre dell’Orologio
Mogliano Veneto, Villa Torni
Casale sul Sile, il corso del fiume Sile e, seminascosta dalla vegetazione, la Torre dei Carraresi
Treviso, Piazza dei Signori
Il piccolo sacrario di Salettuol
Tezze sul Piave, Borgo Malanotte
San Polo di Piave, Castello Papadopoli Giol
Santuario della Madonna dei Miracoli, Motta di Livenza
Il Palazzo Municipale di Portogruaro
Abbazia di Summaga
Concordia Sagittaria, cattedrale di Santo Stefano Protomartire