TAPPA ANNULLATA MA NIENTE NEVE. POLEMICHE SULLA TIRRENO
La decisione presa ieri di annullare la tappa odierna per previsione di neve sotto i 700 metri ha deluso molti atleti che avrebbero avuto la possibilità di giocarsi la vittoria nell’unica tappa di questa edizione che consentiva la possibilità di un attacco serio alla maglia di leader, specialmente se si pensa alla presenza di una cronosquadre di 22 Km come apertura.
Purtroppo, la decisione è stata presa la sera prima, in tutta fretta e, forse, più sull’onda dell’emotività per quanto successo alla Parigi-Nizza e per il ricordo del Terminillo lo scorso anno, che sulla base di un ragionamento serio ed equilibrato.
Di fatto, la neve non è caduta sulle rampe del Monte San Vicino ed era sicuramente possibile, come è stato fatto altre volte, arrivare in cima alla salita evitando le prime due (come avvenne, ad esempio, alle Tre Cime di Lavaredo al Giro 2013).
Alle polemiche seguite ad un meteo che non ha riservato precipitazioni, Vegni ha risposto affermando che il problema era sulle prime due salite ma a questo punto sorgono spontanee due domande.
Perchè ieri ha detto una cosa diversa?
Non era possibile disputare solo i chilometri della tappa successivi alla seconda discesa, in maniera tale da non mandare in tilt la preparazione della viabilità da parte delle Forze dell’Ordine e mantenere l’unico arrivo in salita previsto per questa edizione? Già , perché alla delusione di Nibali si è anche aggiunta la richiesta di Vinokourov, indirizzata direttamente a Vegni, di modificare la tappa di lunedì, prevedendo un arrivo in salita, cosa naturalmente molto difficile, dato che, con le località di arrivo ci sono accordi pregressi che potrebbero dar luogo a responsabilità contrattuali da parte della società organizzatrice.
Per quanto riguarda la tappa di oggi, infatti, si è trattato di una applicazione del nuovo protocollo per le condizioni meteo estreme, anche se, a ben vedere, pare che le condizioni previste per l’applicazione del nuovo regolamento in realtà non ricorressero nel caso di specie.
Per condizioni estreme, infatti, si intendono pioggia gelata, accumulo di neve sul manto stradale, vento forte, temperature estreme, scarsa visibilità e inquinamento dell’aria. In questo caso, la neve non è caduta e a fortiori non si è accumulata sul manto stradale, le temperature, pur rigide, non potevano certo considerarsi estreme, dato che oggi, con i vari tipi di abbigliamento sportivo, è certamente possibile correre con temperature intorno allo zero, cosa che tra l’altro è successa molto spesso negli ultimi anni. Insomma, si è vista una decisione che dà l’impressione di essere stata eccessivamente affrettata, anche se Vegni si è giustificato dicendo che andava presa la sera precedente anche perchè, in caso di conferma del percorso, le autorità si sarebbero dovute organizzare per consentire il passaggio della corsa.
Tuttavia, come già si accennava sopra, appare davvero incomprensibile una decisione di totale annullamento presa con tanto anticipo ed in presenza di previsioni meteo che potevano essere valutate al momento, anche con una eventuale interruzione della corsa come avvenuto alla Parigi Nizza qualche giorno fa.
Il discorso appare ancor più chiaro se si pensa che il protocollo sulle corse con condizioni estreme prevede solo come “extrema ratio” l’annullamento della tappa e il percorso alternativo, che Vegni ha giudicato non fattibile in così poco tempo. Un’altra opzione era la modifica del luogo di partenza e/o arrivo. Per quale motivo non si è cercato di praticare quest’ultima, rimandando la decisione almeno alla mattina della gara? E come mai non è stato predisposto un percorso alternativo, dato che è ben possibile che a metà marzo possa nevicare a 1200 metri altitudine?
Molti corridori hanno commentato polemicamente – affermando che i ds, recatisi sul posto, hanno constatato la mancanza di qualsiasi accumulo di neve sull’asfalto – ma la reazione più pesante è stata quella di Vincenzo Nibali che ha legato quanto avvenuto ad un possibile cambio di programma rispetto al Giro d’Italia.
In effetti al Giro sono previsti tre arrivi sopra ai 2000 metri e dieci passaggi sopra quella quota, comprese salite che, come il Colle dell’Agnello e il Col de la Bonette, superano entrambe i 2700 metri.
La preoccupazione di Nibali, a sentire quanto affermato oggi da Slongo, pare essere la paura di compromettere il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi, anche se l’impressione è quella di una reazione forte per mandare un messaggio a Vegni, specialmente per il fatto che, indubbiamente, oggi le condizioni per disputare la tappa in sicurezza c’erano. Un messaggio diretto a valutare attentamente la situazione al Giro. Nel 2013 il meteo era stato particolarmente inclemente e nel caso della tappa delle Tre Cime non fu possibile neppure intraprendere il percorso alternativo, la tappa di Gavia e Stelvio venne annullata, quella del Galibier mutilata. Fu indubbiamente un annata particolare e Nibali riuscì comunque a vincere il Giro.
Ora, se nel 2014 Vegni si era preso un bel rischio nel far passare la corsa su Gavia e Stelvio con neve che scendeva e condizioni davvero al limite, specialmente nelle due discese, questa volta si è decisamente esagerato in prudenza, si è andati molto al di là del protocollo e certamente al prossimo Giro d’Italia si dovrà fare molta attenzione e ponderare meglio simili decisioni, non tanto per gli annunci, comunque inopportuni, di certe squadre e certi corridori, quanto per garantire una corsa regolare ed equilibrata che non venga completamente snaturata. Del resto, ha colpito certamente molti il fatto che, per la tappa di oggi, un percorso alternativo non fosse proprio stato previsto, specialmente dopo quanto successo l’anno scorso al Terminillo; in quell’occasione sì che la neve si era accumulata, ricoprendo completamente l’asfalto e lasciando vedere chiaramente la scia delle ruote della bici di Nairo Quintana che andava a conquistare la vetta della generale. In quel caso si aspettò l’evolversi della situaziome meteo e fu possibile disputare la tappa che solo nell’ultimo chilometro riservò qualche difficoltà dovuta alla neve che si stava accumulando sull’asfalto, ripulito solo poche ore prima.
Benedetto Ciccarone