FOLIGNO – AREZZO: ALLA SCOPERTA DI POTI, CROCCANTE ALPE DI PANE
Inizia la seconda settimana del Giro e cambia decisamente la musica. D’ora in avanti i velocisti saranno solo comparse all’interno dello spettacolo della corsa rosa che oggi proporrà la prima tappa d’alta classifica. In programma la salita sterrata verso l’Alpe di Poti, dove il fondo bianco si sposerà con le prime pendenze a doppia cifra di questa edizione. Roccaraso a parte, conosceremo oggi i nomi delle prime “vittime”, agonisticamente parlando, del Giro 2016.
Cambia la musica al Giro d’Italia. Fin qui erano state solo tappe per velocisti, con le dolci intrusioni della crono di Apeldoorn e del moderato arrivo in salita di Roccaraso; da oggi si farà sul serio, si suonerà una nuova sinfonia e le note cominceranno a esser dolenti per qualcuno, a cominciare da coloro che usciranno con qualche minuto sul gruppone dall’inedito e spettacolare finale di Arezzo, che rappresenterà l’annuale rendez-vous con le strade sterrate. Terreno unico di gara nelle corse d’inizio secolo scorso, con il tempo erano state soppiantate dai nastri d’asfalto e, dopo la scomparsa degli ultimi tratti “bianchi” del Gavia, il Giro è andato a nuovamente a ricercarsele, scoprendo così le suggestioni del Colle delle Finestre e del Plan de Corones, ma, soprattutto, quelle delle strade toscane, croccanti come il pane e pronte a sbriciolarsi e sfarinarsi sotto il macinìo delle ruote dei corridori, che le hanno saggiate per la prima volta alla “Strade Bianche” e poi nelle tappe di Montalcino e di Orvieto dei Giri del 2010 e del 2011. In quelle occasioni i tratti da pedalare sulla “terra” erano più d’uno, nella frazione aretina della corsa rosa 2016 ce ne sarà uno solo ma destinato a lasciare il segno, poiché non meno croccanti del fondo stradale saranno le pendenze che l’accompagneranno salendo verso l’Alpe di Poti, con inclinazioni che, per la prima volta in questa edizione, abbatteranno il traguardo della doppia cifra. Chi ne uscirà con le ossa peste poi avrà di fronte a sé una ventina di chilometri di strada per tentare un disperato recupero ma, come vedremo, questa non sarà totalmente a favore.
La tappa n° 8 muoverà gli ormeggi da Foligno e salperà superando in partenza la dolce onda verso Assisi, dove nell’edizione del 2011 – salendo dal ripidissimo muro di San Damiano – s’impose lo spagnolo Joaquim Rodríguez. Transitati all’ombra del maestoso Sacro Convento – la cui costruzione iniziò il 17 luglio del 1228, giorno successivo a quello della canonizzazione di San Francesco – il gruppo si porterà nell’alta valle del Tevere incontrando un tratto leggermente increspato disegnato ai piedi del Monte Urbino, elevazione che si colloca geograficamente tra le città di Gubbio e Perugia e il cui nome ricorda l’antica e tuttora presente vocazione agricola di queste terre poiché deriva dal termine latino “urvum”, che significa “ricurvo” e che ricorda la forma del manico dell’aratro.
Raggiunte le rive del fiume di Roma inizierà – per continuare a usare un termine marinaresco, un po’ fuori luogo in una regione totalmente circondata dalla terraferma – una lunga fase di bonaccia che si potrarrà per quasi 50 Km, a cavallo della quale ci sarà il passaggio da Umbertide, cittadina che il 25 gennaio del 1863 cambiò l’originario nome di Fratta intitolandosi all’allora principe ereditario Umberto di Savoia (il futuro re Umberto I) e che il 25 aprile del 1944 fu oggetto di un bombardamento degli alleati – nel tentativo di far saltare il ponte sul Tevere – che sbriciolò parte del centro storico, nel quale si possono ammirare la poderosa rocca medioevale e l’ex chiesa di Santa Croce, trasformata in un museo il cui pezzo forte è la “Deposizione dalla croce” di Luca Signorelli. Arrampicandosi sulle colline alle spalle della cittadina è possibile, infine, raggiungere il suggestivo borgo forticato di Civitella Ranieri, tuttora di proprietà della famiglia che lo edificò a partire dal 1078 e che ne ha fatto la sede di una fondazione culturale, il cui scopo è di fungere da punto d’incontro per tutti quei giovani che siano interessati alla poesia, alla musica, alla letteratura e all’arte, accogliendo anche una piccola galleria che espone le opere lasciate dagli artisti che vi hanno soggiornato.
Abbandonata la valle del Tevere e sfiorata l’antica abbazia di Petroia, costruita nel 960 per conto del marchese di Bourbon Ugo, i “girini” entreranno in Toscana percorrendo la strada diretta a Castiglion Fiorentino – paese natale di Roberto Benigni – per lasciare pure questa “direttrice” ai piedi della prima delle tre difficoltà altimetriche che caratterizzano la seconda metà di questa frazione. Come l’Alpe di Poti, anch’essa costituirà una novità poiché finora il Giro non era mai salito agli 865 metri del Valico della Rassinata, dove si giungerà dopo aver affrontato un’ascesa lunga una dozzina di chilometri, pedalabile nelle pendenze (4,4% la media, 12% la massima) ma che sicuramente metterà in fila indiana il gruppo a causa della carreggiata non particolarmente ampia e che potrebbe rivelarsi più selettiva dopo il GPM, percorrendo la ripida discesa di 5,8 Km al 7,1% verso Palazzo del Pero, frazione aretina che si trova nei pressi della millenaria pieve di San Donnino a Maiano, documentata sin dal 1064, e ai piedi della più celebre ascesa di giornata, almeno sino al pomeriggio del 14 maggio 2016. È la Foce di Scopetone, salita simbolo del “Giro di Toscana”, corsa nata nel 1923 e che, dopo un anno di stop, dovrebbe tornare in calendario in una nuova versione a settembre 2016, trasformata da classica in linea a prova di tre giorni che sarà intitolata da Alfredo Martini e che abbinerà il Toscana a un altro tradizionale appuntamento autunnale, la Coppa Sabatini, e a una terza corsa creata “ad hoc” e che dovrebbe disputarsi in quel di Pontedera (Pisa). In cima alla Scopetone, che il gruppo affronterà dal suo versante più “light” (3 Km al 3,3% e un centinaio di metri di dislivello), ci sarà l’ingresso nel circuito finale, seguito dalla veloce discesa dal lato classico dell’ascesa aretina, che terminerà alla periferia orientale della cittadina toscana, il cui cuore ruota attorno alla bellissima e un po’ sbilenca Piazza Grande, immortalata nel 2007 nel film premio Oscar “La vita è bella”, diretto e interpretato dal citato Roberto Benigni.
Transitati una prima volta sul rettilineo d’arrivo, i “girini” raggiungeranno la frazione di San Polo, teatro il 14 luglio del 1944 di un eccidio nazista che fece 65 vittime, dove inizierà l’attesa ascesa verso l’Alpe di Poti, la montagna di Arezzo, spicchio di Toscana nel quale convivono, grazie ad una recente opera di rimboschimento, cedri provenienti dalla catena montuosa africana dell’Atlante e pini neri dell’Austria. Attenderanno ora i corridori 10,7 km inclinati al 5,9% per giungere sino a 827 metri di quota e di questi poco più di 6 saranno da percorrere su fondo bianco, con il tratto più impegnativo posto proprio a cavallo del “passaggio di consegne” tra l’asfalto e lo sterrato, nel bel mezzo di un tratto di 1600 metri nel quale la pendenza media, globalmente non temibile, schizza al 10,2% e la massima addirittura al 21,3%. Come anticipato, chi dovrà recuperare il tempo perduto salendo verso Poti non troverà terreno favorevolissimo in discesa, soprattutto nella prima parte di quest’ultima, percorrendo una strada panoramica asfaltata non particolarmente larga, nel corso della quale la planata sarà interrotta da un tratto di falsopiano dolcemente ascendente, al termine del quale si ritroverà la Foce di Scopetone. Rientrati in città, infine, ci sarà, “dulcis in fundus”, la rampa di quasi un chilometro in porfido per arrivare al traguardo, posto nel cuore di Arezzo, accanto al bel duomo intitolato a San Donato: la pietra a far da companatico alla terra nel finale della tappa dal sapore più “antico” del Giro 2016.
Mauro Facoltosi
LAVORI IN CORSO
Modificata la fase centrale della frazione. Al posto delle salite della Rassinata e dello Scopetone si affronteranno lo strappo di Anghiari e quindi quella di Scheggia (6 Km al 3,9%, max 10%)
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico della Rassinata (865m). Valico non citato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo), è attraversato dalla SP 41 “della Rassinata” tra Santa Maria alla Rassinata e Sant’Agata alle Terrine. ANNULLATO
Valico di Scheggia (575m). Valicato dalla SP 43 “della Libbia” tra Anghiari e Chiassa, è localmente conosciuto come “Passo della Libbia”. È quotato 576 sulle cartine ufficiali del Giro 2016 mentre il pannello di valico riporta il toponimo di “Valico della Scheggia”. È stato affrontato due volte come GPM alla corsa rosa: nel 1990 vi transitò in testa l’australiano Anderson nel corso della tappa Fabriano – Vallombrosa, due anni più tardi sarà Indurain il più veloce nel corso della crono Arezzo – Sansepolcro. L’ultimo passaggio del Giro è avvenuto in occasione della Sansepolcro – Firenze del Giro del 2013, ma non era valido per la classifica degli scalatori.
Foce di Scopetone (526m). Quotata 524 metri sulle cartine del Giro 2016, è valicata dal vecchio trattaciato della SS 73 “Senese Aretina” tra Palazzo del Pero e Arezzo. Vi si stacca, inoltre, una delle strade d’accesso all’Alpe di Poti. Al Giro è stata affrontata come GPM una sola volta, nel finale della tappa Uliveto Terme – Arezzo del 1992, vinta dal corridore italo-britannico Maximilian Sciandri dopo che sullo Scopetone era transitato in testa Claudio Chiappucci.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Il Sacro Convento di Assisi visto dal percorso di gara
Il Tevere alle porte di Umbertide
La Rocca di Umbertide fa capolino tra i vicoli della cittadina umbra
Abbazia di Petroia
Un tratto dell’impegnativa discesa dal Valico della Rassinata
Palazzo del Pero, Pieve di San Donnino a Maiano
Foce di Scopetone
A cavallo del tratto più duro dell’ascesa dell’Alpe di Poti, ecco il punto dove ha inizio lo sterrato
Alpe di Poti, scollinamento e fine sterrato
Arezzo, il rettilineo d’arrivo a cospetto del duomo