PONTE – ROCCARASO: UNA MONTAGNA PER PARLAR DI GIRO…. DICENDO MOLTO SENZA DIR NULLA!
Dopo ben 4 frazioni consecutive destinate alla volata finalmente arrivano le montagne. Le salite vere debutteranno con la Bocca della Selva e, soprattutto, con l’arrivo in salita a Roccaraso, non particolarmente “puntuto” e dunque ideale per la prima tappa di montagna di un grande Giro, che non deve “ammazzare” subito la corsa ma permettere di stabilire il livello delle forze in campo e i nomi di coloro che non hanno ancora raggiunto il top della condizione. Per qualcuno i sogni rosa potrebbero infrangersi molto presto, contro gli scogli dell’appennino abruzzese.
Se le montagne avessero il dono della parola staremmo lì per ore ad ascoltar incantanti i loro racconti, ricchi di pagine di storia del ciclismo, d’imprese memorabili e di sconfitte cocenti. Anche Roccaraso, la meta odierna della “corsa rosa”, ne ha di fatti da narrare, dal passaggio del primo Giro d’Italia – lontanissimo nel tempo, datato 18 maggio 1909 – al successo di Giorgio Albani il 24 maggio del 1952, la prima volta che Roccaraso fu scelta come traguardo. Come tacer poi dei successi di due grandi del ciclismo del calibro di Coppi e Hinault, primi a giunger lassù rispettivamente nel 1953 e nel 1980? Stavolta, però, la montagna abruzzese non avrà moltissimo da dire poiché arriverà al termine della prima tappa di montagna del Giro, disegnata con mano non troppo pesante per non “ammazzare” subito la corsa alla prima settimana. Insomma, ci ritroveremo a sciorinare il solito adagio che recita “oggi non sapremo chi vincerà il Giro, ma certamente conosceremo il nome di chi non lo vincerà”. Accade sempre così, quando s’incontra, per la prima volta nel corso dell’edizione, una grande salita: i big più attesi rimangono tutti assieme, al massimo distanziati l’un l’altro da piccole manciatine di secondi e a pagar dazi più pesanti sono coloro che, schieratisi al via con la condizione ancora da definire, non hanno ancora raggiunto l’obiettivo e si ritrovano così già un pesante fardello sul gruppone, che talvolta li costringe a rimettere nel cassetto le speranze di vestirsi di rosa nella meta finale della corsa. La salita specifica, poi, di suo non aiuta, pur non essendo una passeggiata i venti chilometri finali, decisamente più impegnativi rispetto all’approdo dell’anno scorso all’Abetone che, nonostante la facilità delle pendenze, diede una bella “strigliata” alla classifica. Più che le pendenze, a far male nella frazione di Roccaraso potrebbero essere le continue variazioni di ritmo che proporrà l’ascesa finale, nella quale si alternano con frequenza tratti impegnativi ad altri più pedalabili, se non addirittura pianeggianti. In aggiunta a queste difficoltà arriverà, proprio a ridosso dell’ultima ascesa, un altro lungo tratto di superstrada in salita, una ventina di chilometri in un contesto “autostradale” simile a quello che aveva caratterizzato il tracciato della tappa di Benevento, stavolta inserito nel tracciato per cause di forza maggiore. E non è ancora finita perché la tappa presenterà altre salite strada facendo e la prima inizierà al “chilometro 0” e, dunque, se i corridori si schiereranno al raduno di partenza già con il coltello tra i denti la giornata diventerà ancor più impegnativa di quel che lasciano suggerire le cartine.
Dunque, lo start sarà in salita, muovendo da Ponte, piccolo centro della valle del Calore, e portandosi nei primi 8 Km – caratterizzati da una pendenza media del 4% – verso Torrecuso, comune arroccato sulle prime pendici del Monte Pentime e sfiorato dai confini del Parco Regionale del Taburno-Camposauro, istituito a protezione dell’omonimo massiccio, soprannominato la “Dormiente del Sannio” perché, visto da Benevento, il suo profilo ricorda quello di una donna supina. Tornato subito nella valle del Calore, il gruppo scivolerà quindi via in pianura in direzione di Telese, località nata dopo il terremoto che, se da un lato distrusse la vicina Telesia costringendo gli abitanti a riparare altrove, dall’altro contribuì alla ricrescita di questo sito poiché il sisma provocò anche la fuoriscita di sorgenti di acqua sulfurea, ben presto rivelatesi curative e che portarono alla creazione, alla fine dell’ottocento, di una stazione termale.
Seguiranno una ventina di chilometri scarsi di “apprendistato” in lieve collina che – toccato l’interessante centro di Cerreto Sannita, luogo di produzione di ceramiche tra il XVII e il XVIII secolo – faranno lentamente acclimatare il gruppo in vista dell’approccio alla prima grande salita del Giro 2016, l’inedita Bocca della Selva, valico situato all’estremità meridionale della catena del Matese, presso il quale è attiva una piccola stazione di sport invernali. Per raggiungerne i quasi 1400 metri di quota bisognerà affrontare due balze già denotate da pendenze importanti (6,3% nei primi 9,2 Km e 7% negli ultimi 6200 metri) ed ecco che una salita apparentemente ininfluente perché collocata a oltre 100 Km dall’arrivo potrebbe rimanere nelle gambe se la gara sarà già “agguerrita”. Percorso il primo tratto della discesa la corsa entrerà in Molise, completando poi la planata in direzione di Guardiaregia, centro presso il quale si trova la seconda oasi WWF d’italia per estensione (2187 ettari), nella quale è possibile ammirare diversi fenomeni tipici del carsismo (canyon, grotte e cascate, come quelle di San Nicola). Raggiunto il fondovalle il tracciato della sesta tappa incontrerà quello di una delle principali strade statali d’Italia, la SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica”, vera e propria “spina dorsale” della viabilità italiana nell’area appenninica collegando in 340 Km la città pugliese di Foggia con L’Aquila e il Lazio, dove ha termine poco prima di giungere a Rieti. Su di essa i “girini” pedaleranno per i successivi 76 Km, sino ai piedi dell’ultimo tratto dell’ascesa finale, e anche nella prima metà della successiva frazione di Foligno, affrontandone per primo un tratto abbastanza veloce e filante che sfila pianeggiante ai piedi della catena del Matese, sfiorando il centro di Bojano, che la leggenda vuole fondato per volontà del dio Marte sul luogo dove un bue si sarebbe improvvisamente fermato durante le emigrazioni delle genti sannite dalla natìa Sabina. Lasciata sulla sinistra la strada per Campitello Matese – la principale stazione di sport invernali molisana, sede di tappa al Giro dell’anno passato – la statale 17 proporrà quindi la dolce salitella verso il modesto Valico di Pettoranello, nei cui pressi si trova la “Lourdes del Molise”, il Santuario di Maria Santissima Addolorata, costruito in stile neogotico nel luogo dove il 22 marzo del 1888 la Madonna apparse alle pastorelle Serafina e Bibiana ed elevato alla dignità di basilica il 21 settembre del 2013 con un atto di Papa Francesco, che la visiterà l’anno dopo.
Successivamente la corsa giungerà in quel d’Isernia, il terzo centro della regione per numero d’abitanti nonché capoluogo di provincia, dov’è possibile ammirare la Fontana Fraterna, una delle più monumentali d’Italia, costruita nel 1835 su iniziativa della nobile famiglia dei Rampini e riedificata dopo i gravi danneggiamenti subiti il 10 settembre 1943 durante un bombardamento alleato. Siamo alle porte del tratto più impegnato della SS 17 che, a cavallo del confine con l’Abruzzo, si esibisce in un appuntito tridente costituito dalle ascese consecutive del Macerone, di Rionero Sannitico e della stessa Roccaraso, affrontato spesso al Giro che lo propose fin dalla prima edizione (1909) e che a lungo rappresentò un vero e proprio spauracchio, a causa delle pendenze e del fondo stradale sterrato. Sparito quest’ultimo sotto il moderno asfalto, oggi le difficoltà si possono definire dimezzate, ma per i partecipanti al Giro 2016 – come già avvenuto l’anno scorso nella tappa di Campitello – saranno quasi del tutto annullate perché, a causa di vasto movimento franoso non ancora sanato, la corsa sarà dirottata su una variante della statale che salterà a piedi pari il Macerone e affronterà molto alla “leggera” l’ascesa verso Rionero, addolcita dai tradizionali 8,1 Km al 7% ai 10 Km al 4,3% del tracciato alternativo che, come abbiamo anticipato, potrebbe rivelarsi più ostico del previsto a causa dell’ampiezza della carreggiata.
Il Rionero d’emergenza, surrogato d’un valico che ha notevole importanza anche in ambito geografico costituendo il confine tra Appennino Meridionale e Appennino Centrale, anticiperà di qualche chilometro l’ingresso in Abruzzo, dove i corridori attraverseranno proprio ai piedi dell’ascesa finale Castel di Sangro, centro il cui nome fa memoria del mediovale maniero che fu distrutto nel 1228 dalle truppe del cardinale Colonna per punire un signorotto locale della fedeltà dimostrata al re di Sicilia Federico II di Svevia. La memoria degli appassionati di sport e di calcio in particolare ricorderà, invece, i due anni trascorsi nella serie B (1996-1997 e 1997-1998) dalla locale squadra di calcio, per le cui partite dopo la promozione fu costruito un nuovo stadio, intitolato al pittore castellano Teofilo Patini e nel quale è scesa in campo anche la nazionale azzurra in occasione di alcune amichevoli.
Come detto, siamo alle soglie dell’ascesa finale, divisa in due fasi distinte da un breve troncone pianeggiante. La prima parte, lunga 9 Km, si snoderà sulla strada d’accesso a Roccaraso e presenterà le pendenze più rilevanti dell’intera ascesa, concentrate nei 4,6 Km al 7,9% che proporranno il picco massimo del 12% poco prima del passaggio dal vecchio al nuovo tracciato della SS 17. Attraversato il centro della principale stazione sciistica abruzzese, dove finora si erano concluse le frazioni roccarasine del Giro, inizierà l’intervallo tra le due fasi dell’ascesa, poco più di 3 Km lisci lisci tracciati all’estremità meridionale delle Cinquemiglia, il più celebre degli altopiani abruzzesi, luogo temutissimo ancor prima della scoperta da parte del ciclismo per i rischi che proponeva ai viandanti, che solevano far testamento prima di un’attraversata nel corso della quale potevano incappare in branchi di lupi, in orde di briganti e in frequenti tormente di neve, come quelle che, tra il 1528 e il 1529, decimarono due eserciti di passaggio causando ben 800 vittime. Il settore dell’altopiano solcato dai “girini” è quello dove si trova la stazione ferroviaria più alta d’Italia dopo quella del Brennero, situata a 1268 metri di quota e che nel 1968 fu set del film “Straziami ma di baci saziami”, con l’indimentica Nino Manfredi in scena: nella finzione serviva l’immaginario paesino di Sacrofante Marche mentre nella realtà i centri titolari della fermata sono Pescocostanzo e Rivisondoli, quest’ultimo frequentato non solo per sport invernali ma anche da chi sale lassù per assistere spettacolare presepe vivente che viene allestito tutti gli anni alla vigilia dell’Epifania.
Si cambierà ora altipiano e, abbandonate le Cinquemiglia, si tornerà a salire puntando verso il Piano Aremogna, campo base delle piste del più vasto comprensorio sciistico dell’Italia centromeridionale, ma l’ascesa avrà un volto completamente diverso rispetto a quella affrontata fino a pochi chilometri prima, sulla carta più benevola per il suo “aggredire” la montagna con apparente facilità poiché nei 6,6 Km che mancheranno per andare al traguardo la strada affronterà una pendenza media complessiva non preoccupante, attestata al 5,1%, dato mitigato da un paio di contropendenze che potrebbe far pensare a un’ultima parte di ascesa più “sciolta” e che spezzeranno il ritmo di una gara che, a questo punto, sarà decisamente forsennata e farà le prime vittime ad alto livello del Giro 2016.
Mauro Facoltosi
LAVORI IN CORSO
Tolta dal tracciato la salita di Torrecuso, prevista subito dopo il via da Ponte.
I VALICHI DELLA TAPPA
Bocca della Selva (1393m). Vi transita la SP 89 tra Pietraroja e la Sella del Perrone
Sella del Perrone (1257m). Spartiacque tra il versante tirrenico e quello adriatico del massicio del Matese, è valicato dall’ex SS 158 dir “della Valle del Volturno” tra Piedimontese Matese e Guardiaregia. Vi transita il confine tra Campania e Molise e da essa partono due strade provinciali rispettivamente dirette a Campitello Matese e Bocca della Selva (dalla quale proverrano i “girini” in discesa). Il Giro vi è transitato due volte, sempre salendo da Piedimonte: nel 1984 scollinò primo Martial Gayant nel corso della tappa Cava de’ Tirreni – Isernia, vinta dallo stesso corridore; nel 1988 vinse il GPM lo spagnolo Angel Ocaña durante la Santa Maria Capua Vetere – Campitello Matese conquistata da Franco Choccioli. L’ascesa al Perrone (da Guardiaregia) era prevista anche nel percorso originario del Giro del 1993, nel corso della tappa Scanno – Marcianise, ma poi Carmine Castellano – al suo primo anno da direttore – decise di toglierla dal tracciato per venire incontro alle richieste dei velocisti, per i quali quell’anno non erano stati predisposti moltissimi traguardi.
Valico di Pettoranello (739m). Spartiacque tra il bacino del Biferno e quello del Volturno, è attraversato dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica”, tra Pastena e il bivio per Pettoranello del Molise.
Valico del Macerone (684m). Storico passaggio del Giro d’Italia, valicato dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica” tra Isernia e la località Vandra. È stato in 19 occasioni traguardo GPM: il primo passaggio fu conquistato da Gino Bartali nel corso della Chieti – Napoli del 1946 (primo al traguardo Mario Ricci), l’ultima volta è scollinato in testa il polacco Tomasz Marczynski (2012, tappa Sulmona – Lago Laceno vinta da Domenico Pozzovivo). Come lo scorso anno, causa frana sarà saltato dal Giro che percorrerà una variante della statale
Sella Rionero Sannitico (1022m). Valicata dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica”, si trova nei pressi dell’omonima località. Diciotto i traguardi GPM finora disputati su questo valico: la prima volta scollinò in testa Remo Bertoni nel 1934 (tappa Campobasso – Teramo vinta da Learco Guerra), l’ultima volta l’australiano Matthew Lloyd nella tappa Lucera – L’Aquila del 2011 (vinta dal russo Evgenij Petrov). Come lo scorso anno, causa frana sarà saltata dal Giro che percorrerà una variante della statale
Colle della Gallina (1006m). Valicato dala SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica”, scendendo da Rionero Sannitico a Ponte Zittola. Vi transita il confine regionale tra Molise e Abruzzo. Come lo scorso anno, causa frana sarà saltato dal Giro che percorrerà una variante della statale
Valico Coppo dell’Orso (1550m). Valicato dall’ex SS 437 “dell’Aremogna”, che sale da Roccaraso al Piano Aremogna.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Ponte, Abbadia di Sant’Anastasia
Le terme di Telese
Cerreto Sannita, Piazza San Martino
Scorcio panoramico dalla salita di Bocca della Selva
Duomo di Bojano
Il santuario dell’Addolorato di Castelpetroso visto come dalla stessa prospettiva dei corridori, dalla SS 17 tra Bojano e Isernia
Isernia, la Fontana Fraterna in Piazza Celestino V
Tornante nel centro di Roccaraso, al terminedella prima parte dell’ascesa finale
Rivisondoli visto dalla SS 17, nel tratto in piano che spezza in due tronconi l’ascesa finale